Salve a tutti, gente! Sono tornata con una nuova storia che,
non ci crederete mai, non è una parodia!
Mi sono fissata parecchio con i contest in questo periodo (ora che ci
penso, ne ho tre in corso e non ho ancora iniziato nemmeno pensare ad
una storia. Vabbe, me ne tirerò fuori XD), e appena ho visto
questo ho pensato che fosse esattamente quello che faceva per me!
Perchè, vedete, adoro, adoro, adoro il pairing Draco/Luna, e
trovo pochissime storie su di loro, chissà
perchè. Per me sono adorabili.
In ogni caso, ho trovato questo contest in cui avevo la
possibilità di scegliere la coppia che preferivo, ed era
un'opportunità troppo allettante per rinunciarci.
Nel contest c'era anche la possibilità di scegliere un set
che veniva associato a quattro promt, un luogo, un colore, un oggetto e
una citazione. A me sono capitati
Luogo: Testa di
Porco,
Oggetto:Televisione Babbana,
Citazione: L'uomo
ragionevole adatta se stesso al mondo, quello irragionevole insiste nel
cercare di adattare il mondo a se stesso. (George Bernard Shaw),
Colore:
grano
Sono stata miracolata, direi, specialmente per quanto riguarda il
colore e la citazione, e non so come sono più o meno
riuscita ad adattare anche la televisione babbana alla storia che avevo
in mente. XD
Come storia è abbastanza assurda e lo riconosco, ma
stranamente mi ha lasciato quasi soddisfatta e sono stata premiata con
il terzo posto! (si, voglio un mazzo di fiori di congratulazioni,
grazie XD)
E...vi lascio alla lettura. Metterò in fondo punteggio e
giudizio.
Draco
sbuffò. Quella gita a
Hogsmeade non lo stava divertendo affatto. Anzi, ora che ci pensava
bene, come
gli era venuto in mente di andare a Hogsmeade? Tanto più che
si sentiva
piuttosto stupido, ad andare in giro da solo. Ripensò per un
momento a quello
che avrebbe dovuto fare una volta tornato a Hogwarts, a quel maledetto
Armadio Svanitore
che non ne voleva sapere di essere riparato, e sospirò. In
un certo senso,
qualunque luogo che non fosse la Stanza delle
Necessità in quel momento gli andava benissimo.
Si guardò intorno. Era San
Valentino, e sembrava che fosse appena stata emanata una legge che
vietava agli
studenti di andare in giro a gruppi di più di due persone.
Da dove saltavano
fuori tutte quelle coppiette? A Hogwarts non ce n’erano
così tante, ne era
sicuro. Forse si nascondevano, per poi venire fuori tutte in massa a
San
Valentino? Vista la manica di idioti che formava gran parte del corpo
studentesco di Hogwarts, Draco non ne sarebbe stato affatto sorpreso.
Probabilmente, però, lo studente medio semplicemente si
adattava a uscire con
chiunque gli passasse davanti, pur di non rimanere da solo a San
Valentino.
Come se fosse il massimo del disonore, rimanere da soli in un giorno da
idioti
come quello, pensò Draco malignamente. Per fortuna, lui
aveva ben altre idee su
quale fosse il massimo del disonore, e non aveva certo bisogno di
assumere
un’aria da pesce lesso per tutto il giorno per onorare un
fantomatico santo.
Cosa aveva mai fatto di così straordinario questo Valentino
per meritarsi un
tale appellativo, poi.
Vero era che, San Valentino o no,
andarsene in giro tutto da solo era abbastanza deprimente. La cosa
migliore da
fare, se non voleva tornare a Hogwarts per guardare con aria sconsolata
quello
stupido Armadio, era trovare un posto dove ci si potesse sedere in un
angolino
tranquillo per meditare sul da farsi. Escluse quasi immediatamente i
Tre Manici
di Scopa, troppa confusione. Madama Piediburro gli faceva venire il
voltastomaco. Non avrebbe mai dimenticato il San Valentino
dell’anno prima, quando
era stato trascinato in quella stupida sala da tè da una
Pansy entusiasta di
passare quella giornata con il suo Draco. Per fortuna a metà
della mattinata la Chang e Potter avevano
deciso di mettere in scena una tragedia greca, così lui
aveva potuto svignarsela.
In quel momento notò, in una via
secondaria, il pub la Testa
di Porco. Ne aveva sentito molto parlare, ma prima d’allora
non c’era mai
stato. Corrispondeva all’idea di posto tranquillo, e
sicuramente non avrebbe
trovato nessun altro studente; già il pub non era molto
frequentato
normalmente, figurati in un giorno come quello… Non
rappresentava di sicuro il
massimo del romantico.
Deciso, entrò nella viuzza e aprì
la porta. Il barista lo guardò male da dietro al bancone, ma
Draco non ci fece
molto caso: da quello che gli avevano raccontato, il vecchio signore
guardava
storto più o meno chiunque avesse l’ardire di
entrare nel suo bar. Si avvicinò
al bancone e ordinò una Burrobirra, per poi guardarsi
intorno alla ricerca del
tavolo più remoto e solitario della sala. Fu allora che
notò una testa bionda e
due occhi sporgenti che lo fissavano con aria sognante da un tavolino
che
corrispondeva proprio all’ideale di tavolino dove Draco
avrebbe voluto sedersi.
Il ragazzo sbuffò e si mise alla
ricerca di un altro posto, ma improvvisamente cambiò idea:
quello era il suo tavolo
e non esisteva al mondo nessuno che avrebbe potuto distoglierlo dal
proposito
di sedersi proprio lì.
Si incamminò deciso verso il
tavolino e disse, con tono arrogante: «Lovegood, cambia
posto».
Luna non batté ciglio, si limitò
a fissarlo con i suoi occhi sporgenti. Dopo circa trenta secondi,
durante i
quali Draco cominciò a sentirsi leggermente a disagio,
mormorò: «Perché?»
«Perché questo è il mio
posto» ribatté il Serpeverde.
«Ma c’ero prima io!» Non sembrava
una vera protesta, semplicemente la constatazione di un fatto
inequivocabile.
Draco sospirò. Non c’era niente che potesse
turbarla? Stando così le cose,
forse era meglio cambiare tattica.
«Lo so», disse quindi,
sforzandosi quanto più possibile di mantenere un tono
gentile «ma ero venuto
qui per stare tranquillo a riflettere e questo mi sembra il tavolo
migliore per
farlo»
«Ah, ma allora non c’è nessun
problema!» rispose Luna, guardandolo comprensiva
«Puoi sederti vicino a me, se
vuoi, non ti disturberò. Sto leggendo, vedi»
aggiunse, mostrandogli un
libricino.
Draco capì che, a meno di non
ricorrere alla violenza (e un Malfoy non alzava mai le mani su una
donna), non
c’era verso di smuoverla da quella sedia, così si
sedette, pregando tutti i
santi del Paradiso e la dea Ganesh che nessuno studente avesse la
malaugurata
idea di entrare nel bar in quel momento. Si immaginava già
la reazione che
sarebbe seguita alla notizia che Draco Malfoy era uscito con Luna
Lovegood a
San Valentino. Probabilmente ne avrebbero parlato anche sulla
Melevisione
Babbana, o come diavolo si diceva.
«Non ti devi preoccupare», disse
Luna, indovinando i suoi pensieri «Nessuno della scuola viene
in questo posto,
e io non lo dirò a nessuno, che ti sei seduto vicino a
me».
Draco quasi arrossì. Di sicuro
del rosa apparve sulle sue guance pallide. Era così facile
capire quello che
stava pensando? Tentò di sembrare indifferente «A
dir la verità, Lovegood, non
mi interessa un bel niente di quello che credono quegli sfigati dei
nostri
compagni di scuola. Niente di niente». Era così
poco convincente che non gli
avrebbe creduto neanche la bottiglia, ma Luna decise di non ribattere.
«Meglio per te» mormorò infatti
con un leggero sorriso, e tornò alla sua lettura.
Draco sospirò di nuovo e cominciò
a sorseggiare la Burrobirra,
guardando ovunque tranne che nella direzione della sua compagna di
tavolo. La
sua sensazione di disagio aumentò, senza che lui riuscisse a
capire perché; si
convinse che fosse il timore che qualcuno potesse entrare nel bar e
vederli, e
si abbandonò sulla sedia. In realtà, cominciava a
sentirsi leggermente idiota,
a stare lì seduto in perfetto silenzio, perciò
gettò alle ortiche il suo
proposito di riflettere in solitudine e si rivolse a Luna:
«Che cosa stai
leggendo?»
La ragazza alzò lo sguardo, e
Draco avrebbe potuto giurare che era stupita, a dispetto di tutto.
«Oh, un
libro Babbano, si intitola “Il Piccolo Principe”.
È molto bello» rispose.
«Ah.» possibile che non gli
venisse in mente una risposta sensata? «Di che cosa
parla?»
«Di amicizia» disse Luna.
«Wow, argomento originale»
commentò Draco, ironico.
«Non dire così. L’amicizia non
è
mai una cosa banale» disse Luna, con tono di rimprovero.
Draco la fissò stupefatto. Era
una sua sensazione, o la Lovegood era diventata
improvvisamente triste? La guardò con
attenzione, ma non gli sembrò molto diversa dal solito. Si
chiese cosa gli
potesse aver dato quell’impressione, ma prima che potesse
giungere a una
qualche risposta sensata Luna parlò di nuovo, lasciandolo
completamente di
stucco. «Secondo me, Draco, il tuo problema è che
non sei mai stato
addomesticato».
Il ragazzo la guardò a bocca
aperta per qualche secondo, assimilando quello che aveva detto.
Addomesticato?
L’aveva preso per un cane? «Cosa intendi dire, con
‘addomesticato’?» chiese,
quando recuperò l’uso della parola.
«Vuol dire che non c’è nessuno
che ritieni indispensabile» spiegò Luna,
pazientemente.
Draco continuava a fissarla con
l’aria di non aver inteso assolutamente nulla,
perciò la ragazza aprì il suo
libro e lesse: «Ma se tu mi addomestichi, noi avremo
bisogno l'uno
dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te
unica al mondo».
Richiuse il libro e lo guardò «Capisci
quello che voglio dire?»
«No» non era stata assolutamente chiara, e si
permetteva anche di farlo
sentire stupido? Perché diavolo era rimasto lì ad
ascoltare le sue
farneticazioni? Nonostante tutto, però, rimase ad guardarla
mentre riapriva il
libro e riprendeva a leggere: «Vedi
laggiù in fondo, i campi di grano? Io non
mangio il pane, e il grano, per me, è inutile. I campi di
grano non mi
ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli
color dell'oro.
Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il
grano, che è dorato,
mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento
nel grano...» Luna rialzò
lo sguardo «Capisci, ora?» chiese nuovamente.
Draco comprese che sarebbe stata capace di leggergli da cima a fondo
l’intero libro finché lui non avesse afferrato
quello che voleva dirgli, perciò
si concentrò «E’ un modo astruso e
complesso per dirmi che non ho mai amato
veramente qualcuno?»
Luna sorrise «Vedo che hai cominciato a capire!»
«E dimmi, perché questo dovrebbe essere un
problema? A cosa mi
servirebbe, essere addomesticato?» chiese Draco, la voce
impregnata di
sarcasmo.
«Be, per esempio, se fossi addomesticato adesso saresti a
Mielandia o
ai Tre Manici di Scopa in compagnia di qualcuno, invece di essere qui
seduto
con me» rispose Luna.
Draco ormai aveva perso il conto delle volte in cui era riuscito a
lasciarlo senza parole. In realtà aveva ragione, ma forse
non aveva considerato
che a lui non importava un bel niente di non avere nessuno con cui
andare da
Mielandia. Niente di niente.
«Sono sicura che invece ti importa» gli disse Luna,
guardandolo seria.
«Come diavolo fai a sapere tutto quello che sto
pensando?» ribatté
Draco, profondamente irritato.
«Oh, certe tue espressioni ti rendono un libro
aperto» rispose Luna,
soave.
Quello era troppo. Lui non era un libro aperto!
Lui era l’imperturbabilità fatta a
persona,
suo padre gli aveva insegnato fin da piccolo a non mostrare nessun tipo
di
sentimento. Aprì la bocca per ribattere qualcosa di
tagliente, ma Luna lo
prevenne «Se vuoi ti posso addomesticare io».
Draco ammutolì per l’ennesima volta. Lei lo voleva
addomesticare? Per
un momento pensò che stesse scherzando, ma la ragazza
sembrava seria. «Sì, lo
farò io», continuò «Davanti
al lago c’è un grande salice piangente. Si
può
stare lì sotto anche quando piove perché i rami
sono così fitti che rimane
asciutto. Ti aspetterò lì ogni giorno dalle sette
in poi». Senza dargli il
tempo di dire o anche solo pensare alcunché, si
alzò e uscì, lasciandolo a
bocca aperta a fissare la porta.
Draco rimase seduto al suo posto per parecchio tempo, a ripensare a
quello che era appena successo. Era possibile che la Lovegood
fosse
definitivamente impazzita? Per un momento gli venne in mente il prozio
Leopold,
il fratello di suo nonno. Era un uomo davvero straordinario, fino a
quando non
aveva incominciato ad allevare Acromantule da riporto immaginarie. A
quel tempo
Draco aveva solo cinque anni, ma ricordava perfettamente quando lo zio
Leopold
gli aveva messo in mano un bastoncino e gli aveva detto di lanciarlo
affinché
Betsy lo andasse a riprendere. Era stata la sua prima magia,
rifletté: aveva
così paura che lo zio ci rimanesse male che in qualche modo
il bastoncino era
ritornato galleggiando fino a lui. Tutta la sua famiglia aveva
esultato, a
parte ovviamente Leopold che continuava a ripetere di non capire
perché tutti
fossero così contenti che Betsy avesse appena fatto quello
che era sempre stata
abituata a fare.
Luna gli ricordava in qualche modo lo zio, pensò Draco, ma
in ogni caso
non se la immaginava ad allevare Acromantule da riporto. Probabilmente
con
quella storia dell’aspettarlo sotto il salice piangente lo
voleva solo prendere
in giro, e se lui le avesse dato retta il giorno seguente si sarebbe
ritrovato
a girare per tutto il parco alla ricerca di un albero che non esisteva.
Si
ripromise di dimenticare l’intera conversazione che era
appena avvenuta, finì
la sua Burrobirra e decise di tornare a scuola a fare qualche altro
tentativo
con l’Armadio Svanitore.
Il giorno dopo
passò con le parole di Luna che continuavano a tornargli
in mente nei momenti più impensabili. Era una fortuna che
quel giorno non ci
fossero tante lezioni, anche se quelle che aveva avuto probabilmente
bastavano,
vista la fine che aveva fatto fare al suo calderone durante Pozioni.
Era stato
così distratto che si era trasformato in una specie di Paciock più magro, e non aveva combinato
un
bel niente neanche con i compiti. Dopo cena era andato nella Stanza
delle
Necessità per fare qualche tentativo con
l’Armadio, ma aveva presto capito che
almeno per quel giorno non sarebbe riuscito a combinare un bel niente.
Mentre tendeva le orecchie per ascoltare se al di là del
muro che
separava la
Stanza
dal corridoio stesse passando qualcuno, Draco gettò
un’occhiata all’orologio:
erano le sette in punto.
“Ti aspetterò
lì ogni giorno dalle
sette in poi”
Salazar, era mai possibile? Non aveva già abbastanza
problemi senza
bisogno di una voce in testa che gli ripeteva in continuazione la
stessa frase?
Draco uscì con circospezione dalla Stanza delle
Necessità e lanciò
un’occhiata fuori dalla finestra del corridoio. Era una notte
limpida, senza
nuvole e senza luna, e non tirava un alito di vento. In fondo gli
avrebbe fatto
solo bene una passeggiata nel parco…tanto
l’avrebbe fatta comunque, camminare
aiutava sicuramente a liberarsi la testa dalle preoccupazioni. Corse al
dormitorio
a prendere il mantello e uscì dal portone della Sala
d’Ingresso.
Respirò a lungo l’aria fredda e si
sentì un po’ meglio. Al diavolo quella
scema della Lovegood, doveva trovare il modo di dimenticare davvero
l’intera
conversazione del giorno prima, concentrarsi per risolvere il problema
dell’Armadio e… E doveva ammettere che almeno da
un certo punto di vista aveva
avuto torto: il salice piangente esisteva davvero, si trovava
esattamente sulla
sponda opposta del lago. Quello però non voleva dire niente,
magari la
Lovegood aveva intenzione
di attirarlo lì per fargli qualche stupido scherzo.
Con un po’ di rimorso, però, dovette ammettere che
Luna non gli sembrava
affatto il tipo di persona che potesse fare una cosa del genere.
Possibile che
stesse parlando sul serio? E soprattutto, perché questa
domanda gli tornava in
mente così spesso?
Incapace persino di credere a quello che stava facendo, Draco si
incamminò nella direzione del salice. Con circospezione
spostò i lunghi rami è
dette una rapida occhiata all’interno, quando una voce lo
fece sobbalzare «Non
pensavo che saresti venuto».
Draco sfoderò la bacchetta e la accese, e vide Luna seduta a
gambe
incrociate con la schiena appoggiata al tronco, che lo fissava con la
solita
aria sognante.
«Se non lo pensavi, come mai sei venuta ad
aspettarmi?» le chiese,
cercando quanto più poteva di mantenere un tono sprezzante.
Luna alzò le spalle «Immagino che sia vero quel
detto secondo cui la
speranza è sempre l’ultima a morire. Tu invece,
perché sei venuto?»
Draco tentennò, indeciso su cosa rispondere, poi
alzò le spalle «Non
pensavo che ti avrei trovato»
Luna fece un sorrisetto «Lo sai, Draco, sei veramente
strano».
Questo poi era il colmo. Lunatica Lovegood gli diceva che lui era
strano?
In che mondo stava vivendo? Aprì e chiuse la bocca un paio
di volte, furioso,
quando Luna si alzò e cominciò a incamminarsi
verso il castello. Suo malgrado,
Draco le corse dietro «Ehi, ma dove stai andando?»
«Nel mio dormitorio» gli rispose la ragazza,
imperturbabile.
«Che cosa?» che cosa? «Mi hai fatto
venire fin qui e poi te ne torni al
castello?»
«Certo», disse Luna «ti devo
addomesticare, e non bisogna affrettare
troppo le cose. Oggi sei venuto, e penso che sia già un
grande risultato. Ti
aspetterò anche domani». Gli sorrise e corse su
per le scale.
Draco rimase impalato nella Sala d’Ingresso per qualche
minuto, prima di
scendere nei dormitori di Serpeverde. La Lovegood
aveva davvero iniziato ad
addomesticarlo? No, decisamente no, e lui non aveva nessuna intenzione
di
farglielo credere ancora a lungo. Domani non sarebbe più
tornato da lei.
Nelle settimane successive
Draco riuscì a mantenere intatto il suo
proposito di mantenersi il più possibile lontano dal salice,
ma non poté
trattenersi dal lanciare occhiate al tavolo di Corvonero ogni volta che
ne
aveva l’occasione. La Lovegood non sembrava
triste o arrabbiata per la sua mancata
presenza agli appuntamenti, era sempre la solita ragazza solitaria con
l’aria
sognante, e Draco notò più di una volta, non
senza una punta di irritazione,
che non guardava mai nella sua direzione. Era forse quello il modo di
addomesticarlo?
Poco più di un mese dopo il primo appuntamento sotto il
salice, Draco non
resistette più e decise di uscire di nuovo nel parco. Voleva
almeno accertarsi
se era stata così stupida da andarlo ad aspettare per tutto
quel tempo. Scostò
piano i rami dell’albero ed avanzò con passo
sicuro: certo che era proprio un
bel posto, sarebbe dovuto andare lì più spesso
per riflettere un po’ e…«Sei in
anticipo!»
Per poco non gli venne un infarto. Si girò e vide Luna che
lo fissava
sorridente. «Sei impazzita?» urlò quasi
«Mi hai fatto venire un colpo!»
Luna lo fissò dispiaciuta «Oh, mi dispiace tanto,
davvero». Non sembrava
affatto dispiaciuta, visto che continuava a fissarlo con il sorriso
sulle
labbra, ma Draco dimenticò tutte le sue rimostranze appena
vide com’era
vestita.
«Non hai freddo?» le chiese stupefatto. La ragazza
indossava un abitino
lilla senza maniche che non gli sembrava molto adatto per quella
stagione.
«Oh, un po’», disse Luna noncurante
«ma non avevo molto altro da
indossare… La gente si diverte a prendermi le cose e a
nasconderle, sai. Non so
perché, ma prima della fine di gennaio mi sono spariti tutti
i maglioni. E ieri
è scomparso anche il mantello, quindi non ho più
niente per coprirmi.»
Draco non sapeva cosa dire, né cosa fare. Non era mai stato
un granché a
consolare, senza contare che Luna in realtà non sembrava
badare affatto ai
dispetti che i suoi compagni le facevano. Quasi senza rendersene conto,
però,
si tolse il mantello e lo porse alla ragazza: Lunatica o meno che
fosse, se si
fosse presa una polmonite sarebbe stata colpa sua, e doveva pur
mostrare un po’
di cavalleria. Era pur sempre un Malfoy, e nessun Malfoy avrebbe mai
lasciato a
piedi una fanciulla in difficoltà, no?
Luna allargò ancora di più il suo sorriso, prese
il mantello e lo
indossò. «Devo ammettere che così va
molto meglio» disse.
Draco rimase in silenzio per qualche secondo, poi cedette alla
curiosità:
«Come mai ti rubano le cose?» chiese.
«Oh, sai, penso che si divertano così»,
rispose Luna con un’alzata di
spalle «mi ritengono un po’ strana…
Avrai sentito anche tu, tutti mi chiamano
Lunatica».
Draco la guardò, improvvisamente irritato
«Perché fai così? Perché
continui a comportarti così? Non puoi fare qualcosa per
… Per adattarti al
mondo?»
Luna si strinse nel mantello «Cosa intendi dire?»
gli chiese.
Il ragazzo sbuffò, senza sapere bene cosa dire, poi
recitò: « ‘L'uomo
ragionevole adatta se stesso al mondo, quello irragionevole insiste nel
cercare
di adattare il mondo a se stesso’.
Perché continui a voler essere
irragionevole?»
Luna finalmente si voltò a
guardarlo, e con enorme sconcerto Draco si accorse che stava ancora
sorridendo.
«Questo è vero, ma hai dimenticato la fine:
‘Così il progresso
dipende dagli uomini irragionevoli’. Ed
è vero!
Anch’io ho fatto un’importante progresso»
Draco la guardò stupefatto. Che
genere di progresso poteva aver fatto? Aveva trovato un Ricciocorno
Schiattoso?
«E sarebbe?» le chiese incredulo.
«Ti sei arrabbiato!» disse Luna,
deliziata «Ti sei arrabbiato quando ti ho detto che la gente
mi prende le cose…
Vuol dire che ti sei preoccupato per me! Ho cominciato ad
addomesticarti!»
Ah, stava cominciando ad
esagerare «Stammi bene a sentire, ok?»
sbottò «Nessuno può addomesticarmi,
tantomeno tu! Quindi puoi anche smettere di venire in questo posto,
perché non mi
vedrai mai più, hai capito bene?» Furibondo,
cominciò a camminare velocemente
verso il castello.
«Aspetta!» urlò Luna, correndogli
dietro.
«Non provare nemmeno a scusarti,
non ho nessuna intenzione di
ascoltare…»cominciò Draco, ma lei lo
interruppe.
«Non volevo scusarmi! Volevo solo ridarti il
mantello!» Glielo porse e si alzò
sulle punte dei piedi per dargli un piccolo bacio sulla guancia
«Ci vediamo
domani» aggiunse, prima di correre via.
Draco non sapeva se essere
arrabbiato perché era la terza volta di fila che lei lo
lasciava da solo come
un idiota, o sconcertato per il bacio. Optò per la prima
opzione e tirò un
calcio rabbioso a un povero innocente sasso che si trovava
lì di passaggio, per
poi marciare verso il suo Dormitorio.
Non
ne aveva la minima
intenzione, ma la sera dopo i suoi piedi lo portarono quasi
automaticamente al
salice. Luna era già là seduta, vestita con il
leggero abito della sera prima,
immersa nella lettura dello stesso libro che aveva alla Testa di Porco.
«Non hai ancora finito di
leggerlo?» le chiese Draco incredulo.
«Oh, sì, ma lo sto rileggendo»,
rispose lei. «Mi piace davvero tanto»
Il ragazzo le si sedette accanto,
e per qualche minuto nessuno dei due parlò: Luna
continuò a leggere, mentre
Draco si tormentava le mani, cercando disperatamente qualcosa da dire.
«Posso farti una domanda?» le
chiese infine.
Luna annuì.
«Prima di ieri…non sono venuto
per più di un mese» cominciò.
«Cinque settimane» puntualizzò la
ragazza, senza alzare gli occhi dal libro.
«Sì, ecco…in cinque
settimane…sei
sempre venuta qui ad aspettarmi?» non sapeva nemmeno
perché glielo stesse
chiedendo, ma gli sembrava una cosa importante.
Luna lo guardò, leggermente
stupita «Certo», rispose, come se fosse la cosa
più ovvia del mondo «Ti avevo
detto che l’avrei fatto, no?»
«Sì, ma…» no, non poteva
sentirsi
in colpa, non esisteva. Un Malfoy non si sente mai in colpa.
«Dopo un po’, non
ti è venuto il sospetto che forse non sarei più
venuto? Se io ieri sera non ci
fossi stato, avresti continuato ad aspettarmi fino a giugno? Magari
avresti
continuato anche l’anno prossimo?»
«Ieri c’eri» gli disse Luna, come
se quello chiudesse la questione.
«Sì, ma se non ci fossi stato?» chiese
Draco, spazientito.
Luna alzò le spalle e distolse lo
sguardo «Sì, avrei continuato ad aspettarti anche
questa sera, e anche la sera
seguente, e quelle dopo ancora. Se vuoi addomesticare qualcuno, devi
dargli un
po’ di fiducia. Tu mi hai dato fiducia, no? Ieri sei venuto
lo stesso, anche se
non eri sicuro che io fossi qui»
Il ragazzo rimase in silenzio,
pensando a cosa rispondere. «Forse… Forse la
differenza fra te e me è che io
non mi merito nessuna fiducia»
Luna tornò a guardarlo, con gli
occhi pieni di rimprovero «Non dire così. Tutti ci
meritiamo un po’ di fiducia»
«Non è vero, io non me la merito
affatto», mormorò Draco «E tu dovresti
saperlo, no? Sei amica di Potter… Lui è
sicuro che io stia combinando qualcosa di losco, qualcosa che ha a che
fare con
il Signore Oscuro. Non mi stupirei se mi venisse ad accusare di essere
un
Mangiamorte. Se avesse ragione? Rimarresti delusa, ti pentiresti di
aver avuto
fiducia in me!»
La ragazza lo fissò a lungo,
senza dire nulla. Poi disse: «Non rimarrei delusa. Lo so che
non sei cattivo…
Penso che tu abbia solo paura».
«Come puoi essere sicura che non
ti importerebbe, sei io fossi davvero un Mangiamorte? Come fai a sapere
che non
sono cattivo?» insistette Draco.
«Lo so che non sei cattivo»,
ripeté Luna. Gli porse il libro «Dovresti
leggerlo, sai? È proprio bello. Io
penso che andrò a dormire, ora» lo
baciò sulla guancia e si allontanò.
Il
giorno dopo pioveva a dirotto.
Draco meditò a lungo se fosse il caso di andare al salice o
se fosse meglio
rimanere al caldo della propria sala comune. Pioveva davvero tanto,
come faceva
a sapere che Luna non avesse deciso di rimanere dentro il castello?
Tanto più
che probabilmente i suoi simpatici compagni di dormitorio le avevano
rubato
anche l’ombrello, e di sicuro nemmeno lei era così
scema da correre a braccia
aperte verso un raffreddore assicurato.
Aveva appena deciso di non
uscire, quando alcune parole della sera prima lo colpirono come una
randellata:
‘Se vuoi addomesticare qualcuno,
devi
dargli un po’ di fiducia’.
Ci teneva davvero, ad
addomesticare Luna? No, certo che no… Perciò
decisamente non riusciva a
spiegarsi come mai stava correndo attraverso la Sala
d’Ingresso con un ombrello in mano. Oh, be,
ormai era lì, tanto valeva controllare… Se non ci
fosse stata –ed era sicuro che
non ci sarebbe stata- avrebbe potuto finalmente levarsi dalla testa
quella
pazzoide e concentrarsi su qualcosa di più serio…
Come fare a pezzi quel
maledetto Armadio che ancora non voleva saperne di funzionare.
Scostò i rami dell’albero e non
poté non sentirsi alquanto infame per la sua mancanza di
fede: Luna era seduta
ad aspettarlo, completamente fradicia, e sorrise apertamente non appena
lo vide
«Non pensavo che saresti venuto!»
esclamò.
«Io non pensavo di trovarti… Se
davvero credevi che non sarei venuto, perché eri qui ad
aspettarmi?» le chiese.
«Se non pensavi di trovarmi,
perché sei venuto?» gli domandò lei di
rimando.
«Ho pensato che avrei dovuto
darti un po’ di fiducia, suppongo» sorrise Draco
«Tieni, ti ho portato il mio
mantello di riserva», aggiunse, porgendoglielo.
No, un momento… Quand’è che aveva
preso il suo mantello di riserva? Era per caso impazzito?
«Oh, grazie mille!» disse Luna,
raggiante, prima di stringerselo addosso «Cominciavo ad avere
veramente
freddo».
Si sedettero uno a fianco all’altra,
in silenzio come al solito; poi la ragazza chiese: «Hai letto
il libro che ti
ho dato ieri?»
«Oh, ehm…sì, l’ho letto.
Scusa,
ho dimenticato di portarlo con me» rispose Draco,
imbarazzato. L’aveva letto
sì, e in pochissimo tempo… Anche se in
realtà gli era sembrata un po’ una cosa
da femminucce.
«Ti è piaciuto?» domandò Luna
«Io… Sì, sì, mi è
piaciuto molto»
mentì Draco. Cielo, e adesso da quando gli importava che lei
non ci rimanesse
male? Gli sembrava di essere di nuovo in compagnia dello zio Leopold.
Luna sorrise «No, non è vero.
Scommetto che ti è sembrato troppo sdolcinato»
«Ok, hai ragione», si arrese il
ragazzo «Però non proprio tutto, alcune parti mi
sono piaciute!»
«Per esempio?»
«Be…per esempio il capitolo
dell’ubriacone».
Luna fece una risatina «Sì,
quello era divertente»
Calò nuovamente il silenzio.
Draco moriva dalla voglia di farle una domanda, ma si accorse di avere
il
terrore della risposta che lei avrebbe potuto dargli. Perciò
rimase zitto a
tormentarsi un lembo del mantello.
«Puoi chiedermelo, sai» disse
Luna all’improvviso.
Draco la fissò stupefatto
«Chiederti cosa?» domandò
«Quello che vuoi chiedermi»
rispose Luna, voltandosi a guardarlo.
Il ragazzo invece distolse lo
sguardo «Ecco… E’ difficile da spiegare.
Non so neanche da dove cominciare»
«Non sono una grande esperta, ma
ho l’impressione che sia sempre meglio cominciare
dall’inizio» disse lei.
«Molto spiritosa», mormorò Draco,
anche se non era proprio del tutto sicuro che stesse scherzando
«Comunque…be,
ecco, diciamo che ho qualcosa da fare, e non è affatto una
bella cosa. Non è
che muoia dalla voglia di farla, ma, ehm…devo. E
probabilmente, quando avrò
fatto questa…questa cosa, se ci riuscirò,
dovrò andarmene da scuola… E forse
non potrò tornarci l’anno prossimo.»
balbettò, continuando a guardare il
pavimento.
«Oh» commentò Luna «E qual
è la
domanda?»
«Be, ecco… Ora che sai tutte
queste cose, non ti importa? Probabilmente
‘addomesticarmi’ non ti servirà a un
bel niente, perchè forse non ci rivedremo mai
più. Vuoi…vuoi lo stesso continuare
a vedermi?» chiese Draco, studiando un filo d’erba.
«Certo», rispose la ragazza, che
invece non aveva smesso un attimo di fissarlo
«Perché non dovrei?»
«Perché… Perché sicuramente
soffrirai, e ci rimarrai male, e magari desidererai non avermi mai
conosciuto.
Cosa ci guadagnerai?» no, non poteva piangere, non in quel
momento. Nessun
essere vivente poteva vederlo piangere. Be, a parte Mirtilla
Malcontenta, ma
non era proprio esatto classificarla come ‘essere
vivente’.
Luna si inginocchiò a fianco a lui
e lo abbracciò dolcemente, accarezzandogli piano i capelli.
«‘Ci guadagno il colore
del grano’» sussurrò.
Banale, ma se non altro era
riuscita a fargli a ricacciare indietro le lacrime. Draco fece un
sorrisetto
«Non ci sono campi di grano intorno a Hogwarts»
Anche Luna sorrise «Vorrà dire
che per pensare a te mi porterò sempre dietro un limone.
Anche se», aggiunse,
pensierosa «Non sono sicura che mi servirà un
limone per pensare a te»
«No, infatti», scherzò lui
«Non
ho i capelli color limone. Magari un pompelmo ti sarà
più utile allo scopo»
Luna sciolse l’abbraccio e lo
guardò attentamente «Non hai neanche i capelli
color pompelmo»
«Meno male» disse Draco,
accennando una risata.
Gli occhi della ragazza si
illuminarono «Sono riuscita a farti ridere!»
Draco rise ancora più forte «No,
per favore, non dire così. Non sono il Piccolo Principe, la
mia risata non ha
niente di straordinario»
«No, però non ridi molto spesso»
gli fece notare Luna.
«È vero», ammise Draco «Forse
vuol
dire che, a dispetto di tutto quello che pensavo, sei riuscita ad
addomesticarmi»
«Già…a meno che non ti abbia
pizzicato un Nargillo, ovviamente», disse Luna, guardando in
alto «Ma è molto raro
che si nascondano nei salici piangenti» continuò
pensierosa.
Era tornata la solita Luna di
sempre, a quanto sembrava. Meno male, stava cominciando a
preoccuparsi… Draco
la studiò attentamente, mentre lei continuava a guardare per
aria. Sembrava
molto più minuta del solito, avvolta in quel mantello troppo
grande e con i
capelli fradici… Era molto carina.
No, un momento, l’aveva pensato
davvero? Luna Lovegood non era carina. Non era carina per niente.
«No, decisamente qui non ci sono
Nargilli», stava dicendo «Quindi vuol dire che se
hai riso è davvero merito
mio!» aggiunse, mentre il suo sorriso si allargava ancora di
più.
Draco rimase imbambolato. Ok, era
carina. Era parecchio carina. Come aveva fatto a non notarlo prima?
Dove aveva
gli occhi?
«Ehi… Va tutto bene? Ti è entrato
un Gorgosprizzo in un orecchio?» gli chiese Luna, premurosa.
Be, in fondo era meglio un
Gorgosprizzo che un’Acromantula da riporto, si disse Draco,
che ormai aveva
completamente scollegato il cervello. Sapeva solo che in quel momento
Luna era
davanti a lui, a meno di trenta centimetri dal suo viso, e che voleva
baciarla.
Non si chiese nemmeno come diavolo avesse fatto quel pensiero a
entrargli in
testa, per quello che lo riguardava tutti i Gorgosprizzi del mondo
potevano
essergli entrati nelle orecchie con l’intenzione di
penetrargli nel cervello e
aprirci un night club, non gli sarebbe importato un bel niente. Niente
di
niente.
Luna gli si avvicinò ancora di
più, con l’aria preoccupata. Doveva avere proprio
la faccia più idiota del
mondo, immobile a fissarla come se l’avesse notata solo in
quel momento. Il che
non era del tutto falso, l’aveva veramente notata solo in
quel momento.
Oh, no, sarebbe stato molto
meglio se si fosse allontanata. Era troppo vicina, i loro nasi quasi si
toccavano. Draco non resistette e avvicinò le sue labbra a
quelle di lei, per
poi sfiorarle leggermente.
Luna si allontanò all’improvviso
come se si fosse scottata, con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Be,
pensò
il ragazzo depresso, se non altro aveva la soddisfazione di vedere Luna
Lovegood spiazzata per la prima e probabilmente unica volta nella sua
vita.
Certo, il fatto che il suo bacio l’avesse praticamente fatta
fuggire era una
variabile assolutamente irrilevante. Non gli importava un bel niente.
Niente di
niente.
Impacciato, mormorò delle scuse e
si alzò per andarsene, ma la voce della ragazza lo raggiunse
pochi secondi dopo
«Mi hai baciata!»
Draco sì voltò a guardarla, con
il sopracciglio inarcato «Sì, si dice
così quando le labbra di una persona
toccano quelle di un’altra persona».
Luna parve non cogliere il
sarcasmo, o comunque decise di ignorarlo. Continuava a fissarlo come se
fosse
la cosa più strana che avesse mai visto.
«Perché lo hai fatto?» chiese.
Quella era una domanda sensata.
Perché lo aveva fatto? Non riusciva proprio a capirlo, ma
dopo tutto negli
ultimi giorni aveva fatto parecchie cose che non sapeva spiegarsi.
Essersi
seduto a vicino a lei alla Testa di Porco, per dirne una.
Luna nel frattempo si era alzata
e gli si era avvicinata «Draco… Per caso, io ti
piaccio?» chiese, guardandolo
negli occhi.
Piacergli? No, non poteva
piacergli. Non c’era nessuna possibilità che lui
si fosse preso una cotta per
Luna Lovegood… Ok, ammise a sé stesso, perdendosi
negli occhi blu della ragazza,
forse una piccola possibilità c’era.
«Sì, forse» mormorò a voce
così
bassa che quasi non si sentì.
Evidentemente quell’ammissione
sussurrata a Luna non bastava «Dimmelo sul serio, se no
è come
se non fosse vero»
Come se non fosse vero? Cosa
voleva dire? Il bacio che le aveva dato non era forse stato
già abbastanza
esplicito? Aveva però ormai imparato che discutere con lei
non sarebbe servito
a niente.
«Mi piaci, Lovegood» borbottò
quindi.
Luna scosse la testa «Non va
bene…devi dirlo meglio»
«Dirlo megl…insomma, mi piaci,
ok?» sbottò Draco «Sei carina e hai dei
occhi bellissimi e anche se dici un
sacco di assurdità quest’ultimo mese continuavo a
guardarti durante i pasti,
anche se non capivo perché, e adesso l’ho capito,
è perché mi piaci, Luna, va
bene così? Ogni volta che sono con te riesco a non pensare a
tutti i miei
problemi e a quello che mi aspetta se riuscirò a fare
quello…che devo fare e
sono un pochino più sereno, e poi adesso grazie a te anche
una cosa anonima
come il grano mi sembrerà bellissima e mi verrai in mente
ogni volta che
mangerò carboidrati e…» si interruppe
perché Luna l’aveva baciato di slancio,
lasciandolo senza fiato.
«Ecco, così andava bene» gli
disse, quando si staccarono.
«Lo dici tu», borbottò lui «A
me
non è bastato affatto» disse, prima di baciarla di
nuovo.
Era davvero incredibile, pensò.
Chissà come avrebbe reagito Theo se lo avesse saputo.
Probabilmente sarebbe
svenuto, e una volta ripresosi avrebbe cominciato a correre per tutta
Hogwarts per
raccontarlo a chiunque gli passasse davanti. Con ogni
probabilità, ne avrebbero
parlato anche alla Delevisione Babbana, o come si diceva.
Guardando il sorriso di Luna,
però, capì che alla Testa di Porco almeno su una
cosa non aveva mentito: non
gliene importava niente di quello che avrebbero pensato quegli sfigati
dei loro
compagni di scuola. Niente di niente.
E' raro che io mi lasci andare a robe sdolcinate di questo tipo
(cioè, non capita mai), perciò non so davvero se
questa storia in realtà fa schifo. Alla giudicia
però è piaciuta, quindi direi che è
quantomeno sopportabile.
Vi lascio qua il giudizio:
- Originalità: 10/10;
- Grammatica: 9/10;
- Forma: 8/10;
- Caratterizzazione personaggi: 10/10;
- Attinenza al tema: 10/10;
- Gradimento personale: 5/5;
- Punto bonus: 4/4.
Totale: 56/59.
Commento:
che-coppia-assurda O.O
Questo pairing assolutamente allucinante ti ha fatto guadagnare il
punteggio massimo nell’originalità e, unitamente
all’utilizzo di tutto
il set (e quindi tutti e quattro i punti bonus), il massimo
nell’attinenza.
Alcuni errori di battitura, spazi mancati e maiuscole e
minuscole ‘invertite’ ti hanno penalizzata sia
nella forma che nella
grammatica; i personaggi erano veri e vivi, e infatti la
caratterizzazione ha il punteggio pieno.
Ti devo confessare una cosa: se avessi letto la tua fic due
settimane e mezzo fa, mi avrebbe fatto davvero schifo, e sai
perché?
Perché il Piccolo Principe mi ha perseguitata per
metà della mia vita,
e l‘ho sempre odiato. Dopo averlo letto, invece,
l’ho apprezzato
(molto, tra l’altro) e di conseguenza ho gradito anche la tua
storia.
Ti è andata bene ;D
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