Di ancelle, bambini e famiglie problematiche di beat (/viewuser.php?uid=40068)
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Titolo: Di
ancelle, bambini e famiglie problematiche
Personaggi principali:
Gemini Saga, Gemini Kanon, OC
Altri personaggi:
Wyvern Rhadamanthys, Phoenix Ikki, Sagitter Aiolos
Rating: Verde
Genere:
Commedia, Fluff
Avvertimenti:
Long-fic; probabile e diffuso OOC, causa parentele inaspettate
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Di
ancelle, bambini e famiglie problematiche
Capitolo 1
Erano passati sette anni dalla fine della Guerra sacra.
Erano sette anni che la pace era tornata a regnare sul Santuario.
Sette anni da che Saga aveva lasciato la Tredicesima casa, da lui
abusivamente occupata.
Sette anni da che Kanon aveva lasciato Atlantide, luogo a cui non era
mai appartenuto.
Erano passati sette anni da che i due erano tornati a custodire la casa
di Gemini, finalmente insieme dopo così tanto tempo.
Quei sette anni erano trascorsi quieti, placidi. Ora che il Male era
stato soggiogato, la vita dei Saint trascorreva decisamente
più tranquilla.
Il Santuario era stato ricostruito e finalmente era tornato al suo
antico splendore. Le colonne bianche erano quasi abbacinanti quando il
sole le colpiva con viva forza.
La vita alla Terza casa era veramente tranquilla, scandita dalla
regolare routine di tutti i giorni.
Ed è proprio in uno di questi momenti di pacifica
quotidianità che prende il via la nostra storia. Fossi in
voi comincerei a preoccuparmi.
Tutto ebbe inizio una mattina come tante, una di quelle mattine di
inizio primavera dove la rugiada imperla ogni filo d'erba per terra e
ogni germoglio sugli alberi.
Era una mattina tranquilla, come sempre. Nessuna avvisaglia di pericolo
in vista, da nessuna parte uno si voltasse.
I due Gemelli stavano facendo colazione come loro solito. Seduti al
tavolo della cucina, uno di fronte all'altro, sembravano quasi separati
da uno specchio da tanto i loro movimenti era simili. Quando Saga
allungava una mano per prendere una fetta di pane tostato, anche Kanon
– quasi nello stesso momento – prendeva un
biscotto. E mentre Saga roteava il cucchiaino nella tazza del
caffè, intento a leggere il giornale che puntualmente ogni
mattina lo aspettava sul tavolo, Kanon continuava a intingere i suoi
biscotti nel the, mentre annoiato leggiucchiava la prima pagina, quella
che aveva di fronte, del suddetto giornale.
Sembrava davvero essere una mattina come tante. Se non fosse stato che
in quel preciso momento – mentre Saga avvicinava il naso al
giornale per leggere con più attenzione una notizia che
aveva catturato la sua attenzione, e mentre Kanon imprecava
silenziosamente all'indirizzo del biscotto che si era drammaticamente
rotto nella tazza – fu in quel preciso momento che nella
stanza entrò la persona che avrebbe letteralmente sconvolto
la giornata dei due ignari Gemelli.
Saga quasi non lo vide, troppo intento la divorare le lettere stampate.
Kanon invece lo notò. Lo notò eccome.
Di solito quella era l'ora in cui arrivava una delle ancelle a
rifornire la cucina di frutta fresca. Non capitava quasi mai che fosse
la stessa ragazza per più di due o tre giorni di fila: era
un compito per cui si davano i turni, e spesso veniva affidato a chi
era appena arrivato, in modo che i nuovi cominciassero a prendere
confidenza con i compiti futuri.
Per questo Kanon non si sorprese più di tanto quando vide
entrare un bambino con tra le braccia una cesta ricolma di mele.
C'erano anche alcuni ragazzini, anche molto giovani, tra le file della
servitù – figli delle ancelle per la maggior
parte. Il bimbo era entrato silenzioso come un'ombra, evitando in
contatto visivo con i due inquilini, e si era diretto a colpo sicuro
verso la credenza dove veniva riposta la frutta.
Kanon dapprima gli dedicò tanta attenzione quanto ne aveva
in precedenza data al giornale. Non fosse stato che, nel mentre in cui
osservava gli infruttuosi tentativi del piccolino di arrivare allo
scaffale giusto della credenza, troppo in alto per lui, Kanon non si
trovò a pensare che quel bambino gli ricordava qualcuno.
E nel momento in cui spostò lo sguardo dal bimbo a suo
fratello, dovette premersi con forza una mano sopra la bocca per non
scoppiare a ridere fragorosamente. Saga era ancora intento a leggere
qualche notizia che lo stava evidentemente indisponendo. Aveva le
labbra arricciate e le sopracciglia aggrottate sopra uno sguardo di
pura disapprovazione. La stessa identica espressione che in quel
momento aveva anche il bambino per il fatto di non riuscire ad arrivare
abbastanza in alto. Kanon si morse quasi a sangue la mano, le spalle
che gli tremavano all'inverosimile nella titanica impresa di soffocare
le risate.
Intanto il bambino era andato a recuperare uno sgabello appoggiato in
un angolo: vi era montato sopra e aveva appoggiato il cesto di frutta
dove andava collocato.
Rimise al suo posto lo sgabello e, con evidente soddisfazione,
uscì trotterellando dalla cucina.
Kanon aspettò ancora un momento prima di scoppiare,
finalmente, in una risata liberatoria.
Sentendo tanta inusuale ilarità nel fratello, Saga
abbassò il giornale per vedere che cosa stava succedendo.
“Kanon? Che hai?”
Kanon allungò un braccio ad indicare la porta dalla quale il
bimbo era appena uscito, prima di esclamare con vivo sentimento:
“Ma quello è tuo figlio!”
La scena seguente vide Saga sputare metà del
caffè che stava bevendo, strozzandosi con l'altra
metà, mentre Kanon ormai aveva le lacrime agli occhi per il
troppo ridere.
Ci volle qualche momento perché Saga riuscisse a riprendersi
completamente. Peccato per lo sguardo a dir poco esterrefatto che aveva
in faccia.
“Mio… cosa?!”
Kanon, piegato in due dalle risate, stava battendo convulsamente un
pugno contro il tavolo, e non sembrava in grado di poter rispondere al
fratello.
Saga, senza bene sapere cosa stava facendo, si alzò dalla
tavola e, senza riuscire a controllare i propri movimenti, si mosse
alla velocità della luce verso l'uscita del tempio. Si
affacciò verso le scale, giusto in tempo per vedere il
bambino prima che questi sparisse dietro una curva.
Fu solo per pochissimi secondi, ma non ebbe dubbi nel notare quando
quella corporatura, quel viso, e stramaledizione, anche colore e taglio
di capelli gli fossero così viscidamente familiari.
Saga era ancora immobile a fissare le scalinate, quando suo fratello lo
raggiunse, rantolando per le risate.
“Quello… quello…”
“Se non è tuo figlio è il tuo
clone!” riuscì infine ad esclamare Kanon
“Per gli dèi, sieti uguali!”
“Ma…”
“Ti sei fatto una servetta, eh fratellone?!”
ammiccò Kanon, dandogli di gomito.
Saga si voltò a fissarlo, l'espressione oltraggiata.
“Kanon!”
“Che c'è? E non negare che tanto lo so!”
“Sentiamo, che cosa sapresti, tu?”
“Ti conosco. Come le mie tasche!”
Kanon ammiccò e Saga distolse lo sguardo, borbottando
qualche cosa di inintelligibile. Il fratello ridacchiò di
gusto, sapendo che qualunque argomentazione Saga avesse potuto tirare
fuori, non c'era scusa che reggesse se era con lui che stava parlando.
E anche Saga lo sapeva, infatti non cercò nemmeno di
tirarsene fuori con nessuna epica arrampicata sugli specchi.
“Allora, che hai intenzione di fare?”
“Prego?”
“Eddai! Con il bambino!”
“Kanon, tu stai affrettando drammaticamente le cose. Te ne
rendi conto, sì?”
Kanon scoppiò di nuovo a ridere.
“Va bene, vorrà dire che farò delle
ricerche!”
“Ricerche?!”
“Immagino che tu voglia sapere se quello è davvero
figlio tuo no?”
“Ma…”
“Non ti preoccupare! Pensa a tutto il tuo adorato
fratellino!”
Saga fissò il fratello per un lungo, lunghissimo attimo.
Sapeva che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
Si limitò dunque a sospirare, scuotendo piano la testa.
“Va bene. Ma ti
prego, non fare danni, non spettegolare con nessuno, e per
l'amor di Athena non dire nulla al bambino!”
“Fidati di me Saga!” gli urlò Kanon,
già lanciato di corsa su per i gradini.
No che non si fidava. Non si fidava per nulla. E aveva pure un brutto
presentimento.
In quel momento Saga avvertì l'impellente bisogno di farsi
un bagno. Un lungo bagno.
Doveva schiarirsi i pensieri e decidere che cosa fare.
Che brutta, brutta giornata!
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Angolo dell'Autrice:
Questa storia è nata da un delirio. Mio e di ayay,
a cui
dedico questa storia.
È la prima long in cui mi cimento per quanto riguarda Saint
Seiya. E devo dire che parto proprio benissimo! XD Vi chiedo scusa!
éOè
Non sarà nulla di troppo serio, ve lo dico fin da subito.
Ma per lo meno, non ci sarà angst. A parte la paturnie di
Saga, ma dovremmo esserci abituati, ormai!
Kanon invece si divertirà un sacco! XD
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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