Non più come prima
Lo vedo diverso. È diventato palese, da un po’ di tempo a questa parte.
Il signor Raiko... non è più quello di prima. Almeno, non per me.
Posso cercare di
convincermi quanto voglio, ma so che tutto ciò che posso dirmi
sono parole vuote con le quali cerco solo di mascherare ai miei occhi
la verità.
Una verità che, mio
malgrado, non mi sento ancora pronto ad accettare, o che forse non
voglio semplicemente accogliere, difficile dire con certezza quale
delle due.
Io lo vedo diversamente. Per me lui non è più solo “il signor Raiko”.
È questa la realtà.
Eppure è lacerante,
stargli al fianco e fingere che tutto sia come sempre, che io e lui
fossimo solo amici, o ancor peggio, semplici compagni di squadra,
affini solo per il compito che è stato loro affidato.
Sento ogni momento di
più crescere in me la percezione che se lasciassi
“libera” la parte di me che desidera il compiersi del
cambiamento, lo perderei. Ho paura che se gli dicessi quello che sento,
potrebbe decidere di abbandonarmi, e questo non lo sopporto.
È stupido e strano,
me ne rendo perfettamente conto, ma non posso fare a meno di
domandarmi: se il signor Raiko lo scoprisse, come reagirebbe?
Ed io... non sono ancora sicuro di volerlo sapere.
- Gau come ti senti? -.
Sono steso a terra, su di
un prato in un parco pubblico, illuminato dall’opaco riverbero
delle stelle e dalle fioche luci artificiali che mi giungono da poca
distanza. Sopra di me è chino il signor Raiko, nello sguardo,
cupo ed intenso, un guizzo ben visibile d’angoscia.
L’ennesimo shinobi
che mi aggredisce mentre io cerco di proteggere il samurai. Ormai
inizio a non sentire quasi più male ogni volta che mi colpiscono
allo stomaco: chissà perché, scelgono tutti sempre lo
stesso punto.
Inizio a pensare che la mia soglia del dolore fisico si stia lentamente alzando.
- Posso rialzarmi signor Raiko... non si preoccupi - mormoro.
- Sei sicuro? - chiede, senza spostarsi di un solo centimetro.
Annuisco: non voglio che si
preoccupi per me. Non deve ricoprirmi di attenzioni, altrimenti
mentirgli e fingere diventerebbe più complicato e sarebbe
più doloroso di quanto già non fosse.
Diverrebbe semplicemente intollerabile.
Mi metto seduto e noto che continua a fissarmi, assorto e serio.
- Sto bene, signor Raiko - gli assicuro, stirando le labbra in un sorriso che io stesso avverto forzato e fasullo.
Eppure lui semplicemente sorride a sua volta e mi porge la mano per rialzarmi.
- Andiamo. Qui abbiamo finito -.
Quel contatto, il tepore
del suo corpo, tutto ciò intensifica quella mia percezione
diversa del signor Raiko, a tal punto da farla divenire intollerabile.
Nonostante ciò, non
voglio dirglielo. Mi ostino a sopprimere in me quel cambiamento che
temo possa essere fatale al nostro legame.
Andiamo a casa e lì mi metto a stilare il rapporto sulla missione, che a breve avremmo dovuto consegnare al capo.
Il signor Raiko non
è, a detta sua, particolarmente bravo in quel genere di cose,
perciò lo aiuto ancor più volentieri: voglio essergli
utile in ogni modo.
Almeno in quella maniera riesco ad acquietare un poco ciò che si agita e si dibatte dentro me senza tregua.
Non appena rientrati, lui
va a farsi una piccola doccia per lavarsi via dal corpo il sangue della
sua ultima vittima, così rimango solo nel piccolo e modesto
soggiorno del nostro appartamento, a lavorare sul rapporto della
missione.
E, dopo un po’, mentre lavoro tranquillo, qualcosa di bagnato e liscio mi sfiora il collo, facendomi rabbrividire.
- Gau... - mi sento
sussurrare all’orecchio, e subito mi raddrizzo: è lui...
ma da quanto è lì dietro?
- Sì, signor Raiko? - domando, cercando di apparire naturale, ma percependo la rigidità del mio corpo.
Sento i suoi passi sul
pavimento, poi lo vedo venire a sedersi accanto a me, i capelli coperti
da un asciugamano e con indosso solo un accappatoio azzurro.
Solo allora mi accorgo di quanto sia bello:
aveva un fisico desiderabile, e quell’unico pensiero mi basta a
scatenare dentro di me una sequela di reazioni tutte nuove, che vanno
da un ulteriore irrigidimento della mia postura a pensieri
tutt’altro che casti i cui protagonisti siamo, ovviamente, io e
lui.
No, non posso farmi soggiogare così dal momento!
- Mi sembri... diverso,
ultimamente. Sembri più distaccato, più... distratto,
anche. Come se tu cercassi di nascondere una cosa importante.
C’è per caso qualcosa che ti turba, Gau? - mi chiede,
senza tanti preamboli.
La sua domanda mi strappa
ai miei pensieri e mi riporta dolorosamente alla realtà. A quel
punto, non posso fare altro che stringere i pugni: che cosa devo dirgli?
Non posso cercare di spiegargli la verità. Non posso e basta.
- A me puoi dire tutto, lo sai, vero? - continua lui, come se mi avesse appena letto nel pensiero.
Oppure... posso?
Lo fisso negli occhi e
inaspettatamente vi trovo un forte desiderio di comprendere e poter
aiutare. Quello sguardo mi fa arrossire: sento un calore unico e
potente divamparmi in tutto il viso.
Devo esternare tutto
quanto? Devo trovare il coraggio per dirgli ciò che per
così tanto ho nascosto? Devo cercare... di affrontare la sua
reazione, qualsiasi essa possa essere?
Devo... o semplicemente voglio?
Perché è questo che ho sempre soppresso: il desiderio di confidarmi con lui a causa della mia stupida paura.
Ma ora... posso farlo.
Sento che se mi lascio sfuggire questa opportunità di dirglielo,
poi non se ne presenterebbero più altre.
Inspiro profondamente, quindi inizio: - Signor Raiko, io... io la vedo in modo diverso da prima -.
Lui sbatte le palpebre,
giustamente perplesso, perciò ritento: - Cioè, non
più come prima, ma in maniera più...
“profonda”. Sì, insomma... -.
Non riesco a trovare le
parole per dirglielo: è troppo imbarazzante! Ci giro
inevitabilmente intorno, senza riuscire ad arrivare al punto.
In quel momento, noto che sorride, come divertito.
- Gau non è che ti sei... innamorato
di me? - chiede, con tutta la naturalezza e la calma del mondo, come se
sia cosa di tutti i giorni chiedere ad un altro maschio se si sia preso
una cotta per te.
Stavolta è il mio turno di sbattere le palpebre e fissarlo, sentendomi avvampare di nuovo, con più forza.
- C-cosa dice?! - sbotto,
sussultando sul posto, guardandolo con costernazione: inutile tentare
di dirglielo, quindi tanto vale continuare a nasconderlo.
All’improvviso mi
ritrovo tra le sue braccia, il suo mento poggiato delicatamente sui
miei capelli e il viso affondato nel suo petto profumato di sapone e di
pulito.
- Gau... - mi richiama, con un tono di bonario rimprovero.
- S-sì? -.
Io stesso percepisco l’incertezza della mia voce.
- Sei... sicuro di non aver nient’altro da dirmi...? - mi domanda.
Sembra certo che io abbia
altro da aggiungere, ed in effetti è così, ma non posso.
Ormai mi sono tirato indietro. Però... non è giusto! Devo
farlo, devo riuscirci, altrimenti non avrò più occasione
di farlo!
Stringo i pugni e sussurro: - Signor Raiko... lei mi piace -.
È un mormorio labile
quello che sfugge alle mie labbra, me ne rendo conto, eppure è
tutto ciò che riesco a fare, così sopraffatto dai
sentimenti e dalla situazione da non trovare abbastanza voce per farmi
sentire.
È così frustrante...!
Eppure, lo sento ridere sommessamente e le sue braccia mi stringono a sé con un poco più di vigore.
- Ah, Gau... - sospira, tenendomi stretto a sé - ... possibile che tu temessi di dirmelo? -.
- Quindi... lei non è arrabbiato con me? - chiedo con timore, sgranando gli occhi.
- Ma certo che no!
Perché dovrei? - mi domanda, perplesso dal mio quesito - Lo sai
che per qualsiasi cosa, io ci sarò sempre! - aggiunge, in tono
vispo.
Che idiota sono stato! Un
vero e proprio idiota, per tutto questo tempo. Non avrei mai dovuto
temere la sua reazione, perché non c’era motivo.
- E ti dirò di
più! - aggiunge, allontanandomi da sé un poco, per
sfiorarmi la punta del naso con fare dolce e giocherellone -
Confesso... che anche tu mi piaci un po’, Gau! - ammette,
sorridendo, senza farsi alcun problema.
Io lo guardo, confuso
dall’improvvisa affermazione, poi mi abbandono di nuovo contro il
suo petto e mi lascio abbracciare ancora: è così
piacevole...!
- Signor Raiko... - sussurro, senza poterne fare a meno.
- Sì, Gau? - mi chiede, paziente.
- ... grazie -.
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