Q pro quo
Nota:
scritta per la BDT @
fanfic100_ita col prompt 034. Troppo
poco..
Disclaimer: i
personaggi non mi appartengono ma sono dei rispettivi
autori. La storia è scritta senza scopo di lucro.
Q
pro quo
Quello era uno dei rari momenti in cui
il Quadrante Delta sembrava tutto sommato un posticino tranquillo: da
circa due settimane la Voyager navigava in direzione della Terra senza
che nulla venisse a turbare il suo viaggio. Nessun attacco alieno,
nessuna frattura subspaziale, nessuna anomalia temporale, stava
diventando addirittura noioso. Il capitano Janeway era quasi troppo
incredula per poter essere ottimista e nello stesso tempo non osava
pensare a nulla di negativo per paura che si avverasse. Così
sedeva rilassata alla sua postazione sperando il meglio e preparandosi
al peggio. Senza alcun motivo apparente all’improvviso la Voyager
fu agitata da uno scossone e le luci si spensero per riaccendersi
più fioche.
- Torres a Capitano.
- Qui Janeway. Cosa succede?
- Capitano,
non so come, ma sembra che le nostre riserve di dilitio siano
drasticamente diminuite.
Kathryn scambiò un’occhiata preoccupata con Chakotay che
intanto stava esaminando i rapporti che gli arrivavano dalla sala
macchine.
- Che vuol dire che sembrano esaurite?
Chiese il Primo Ufficiale a B’Elanna.
- Quello che detto, Comandante.
- Non è possibile: ci deve essere un errore. Quanto ne rimane?
- Circa il venti per cento.
Janeway si mordicchiò il labbro inferiore cercando di non
sembrare troppo preoccupata. Si era alzata dalla sua postazione in
attesa di notizie.
- Con questo
livello di carburante avremo energia ancora per pochi giorni.
Continuò Chakotay osservando il capitano. Kathryn adesso aveva
il viso risoluto segno che aveva la situazione in pugno e
cominciò a dare ordini:
- Torres, come
prima cosa voglio una diagnostica dei sensori della sezione ingegneria:
non è possibile che centinaia di galloni di carburante
spariscano nel nulla. Veda di trovarli!
- Agli ordini Capitano. Torres chiude.
Kathryn si rivolse poi a Tuvok che le riferì che i sensori erano
stati ricalibrati da poco e che era possibile che qualcosa fosse andato
storto nella loro regolazione. Ma poteva anche esserci un problema alle
gelatine bioneurali. Kathryn annuì e ordinò il codice
blu: immediatamente gran parte dell’energia rimasta fu
convogliata al motore di curvatura e ai sistemi di sopravvivenza.
Chakotay diede ordine all’equipaggio di evacuare la maggioranza
dei ponti e riunirsi in sala mensa finché il problema non fosse
stato risolto. Kathryn lo gratificò per un momento con un
sorriso, poi si rivolse a Kim dandogli ordine di cercare pianeti o
asteroidi da dove potessero ricavare del materiale utile. Le mani del
guardiamarina si mossero agili sull’Lcars nella penombra e in
pochi minuti fu in grado di dare la risposta:
-
C’è un sistema di pianeti per la maggioranza di classe M
che gravita intorno ad una nana gialla a circa cinque mila chilometri
da qui.
- Paris con
l’energia che abbiamo quanto tempo possiamo metterci ad arrivare?
Il pilota valutò le opzioni un momento prima di rispondere:
- Non possiamo
andare a curvatura col carburante che ci rimane. A velocità
d’impulso e risparmiando energia direi un tre settimane.
Il capitanò imprecò a bassa voce: troppo tempo. Dovevano
trovare una soluzione creativa se non volevano rimanere alla deriva in
quella porzione del Quadrante Delta. Riflesse per qualche minuto mentre
nessuno in plancia osò dire una parola.
- Va bene
Paris: rotta verso le coordinate del sistema trovato da Kim. Tuvok
voglio che invii un SOS su tutte le frequenze, subspaziali e no.
- Capitano,
ritengo che non sia sicuro. Se qualche nemico dovesse intercettare la
trasmissione avrebbe vita fin troppo facile nel trovarci ed attaccarci.
Kathryn sospirò, sapeva che il vulcaniano aveva ragione ma non avevano molte altre alternative.
- In ogni caso
ci penseremo se e quando l’occasione si dovesse presentare.
Sarò nella mia sala tattica: fatemi avere quei rapporti al
più presto. Comandante ha il ponte.
Entrando nel suo sancta sanctorum Kathryn fece quasi un salto dalla
sorpresa: seduto sul suo divano c’era un ragazzino di non
più di dodici anni dal viso serio e perfettamente abbigliato in
una divisa da capitano della Flotta Stellare. Kathryn tentò di
fare un sorriso e si avvicinò all’intruso:
- Salve io sono Kathryn Janeway. Tu chi sei?
- Io sono Q.
Il capitano sospirò sconfortata: doveva saperlo che di mezzo ci
doveva essere un’entità del Continuum. Cercando di non
sembrare troppo irritata chiese ancora:
- Sei stato tu a…nascondere tutto il nostro carburante?
L’entità fece un sorriso furbetto. Kathryn ne aveva
già abbastanza, aveva avuto fin troppa pazienza con le
entità del Continuum: Q, suo figlio, la moglie e anche il tizio
che voleva suicidarsi. Ma tentò di rimanere calma.
- Q lo sa che sei qui?
- Voglio fargli una sorpresa: è mio nonno!
- Bene,
grandioso! Sono sicura che sarà molto orgoglioso di te, adesso
vuoi ridarci il carburante per favore?
Di nuovo il piccolo Q sogghignò con fare saputo:
- Ad una condizione!
La pazienza di Kathryn stava arrivando pericolosamente al punto di
rottura. Quella conversazione le sembrava ridicola, si rimise dritta e
con voce più severa rispose:
- Puoi dire a
tuo nonno che la mia nave non è il giocattolo dei Q! Ora fai il
bravo, restituiscici ciò che è nostro e vai a giocare con
qualche supernova o che so io!
Il piccolo Q saltò dal divano imbronciato e incrociando le braccia fece un gesto di diniego con il capo.
- Non è
giusto! Papà lo hai tenuto sulla Voyager perché io no!
Kathryn si prese la testa fra le mani, perché doveva sopportare i capricci di un Q preadolescente? Perché tutti i Q avevano una passione per lei?
Alzò gli occhi ed incontrò quelli umidi
dell’entità che si mordeva le labbra per impedirsi di
piangere. L’immagine la intenerì e capitolò:
- Va bene.
Dimmi la tua condizione. Ma – alzò un dito – non ti
assicuro che l’accetterò.
Il viso dell’entità si aprì in un largo sorriso ed esclamò tutto contento:
- Un bacio!
Kathryn non poté fare a meno di rilassarsi e sorridere: non era un prezzo esoso in fondo.
- A te?
Il viso di Q si contorse in una smorfia di disgusto:
- Ovviamente no! Tra te e quel tizio tatuato!
Kathryn gelò per buoni dieci secondi totalmente sorpresa da
quella richiesta, tanto che dovette sedersi lentamente. Come diavolo
gli era venuto in mente a quel piccolo squilibrato di farle una
proposta del genere, pensò frastornata. Di sicuro doveva esserci
lo zampino di quell’altro mentecatto di Q.
- Che te ne importa di chi bacio, scusa?
Q assunse un’aria seccata, poi con calma, come se il capitano fosse una povera stupida, spiegò:
- Ti ho detto
che voglio fare una sorpresa al nonno o no? E allora lui dice sempre
che sta ancora aspettando che tu ti decida visto che l’hai
rifiutato per quel balordo.
- Innanzitutto
il Comandante Chakotay non è un balordo e tu dovresti imparare a
moderare i termini quando parli di gente che non conosci. Anche se sei
un Q!
Lo rimproverò veemente. Poi continuò difendendo il
proprio primo ufficiale e ribadendo che non era affatto pentita di
quello che aveva fatto e che se proprio avesse dovuto scegliere avrebbe
di sicuro scelto mille volte Chakotay piuttosto che chiunque altro.
Dopo quella tirata nella sala tattica era calato il silenzio, Kathryn
si pentì immediatamente di aver esposto così chiaramente
i suoi sentimenti ad un estraneo e ringraziò che non ci fosse
nessun altro a sentirli. Sul viso del Q era spuntato un sorrisetto
compiaciuto:
- Allora
– affermò – non dovrebbe essere un sacrificio tanto
pesante, no?
- Non è così facile…
Cominciò Kathryn ma Q fece schioccare le piccole dita:
- Ops, senza
volerlo avete consumato almeno un altro venti per cento di dilitio.
A Kathryn venne voglia di schiaffeggiarlo ma prima che potesse muoversi il suo comunicatore cinguettò:
- Tuvok a
Capitano: non siamo riusciti a capire come ma abbiamo quasi finito
tutta la nostra scorta di dilitio.
- Lo so Tuvok.
Comandante Chakotay vuole venire in sala tattica, per favore?
Era meglio finire subito quella farsa prima che Q combinasse qualche
disastro ed era già sulla strada giusta. Le porte della sala
tattica si aprirono e come lei anche Chakotay fu sorpreso di trovarvi
il piccolo intruso.
- Chi è questo ragazzino?
Kathryn gli spiegò tutto compresa l’infame condizione a
cui dovevano sottostare. Chakotay ammiccò verso
l’entità mentre un lento sorriso si diffondeva sul suo
volto. Kathryn lo prese da una parte e bisbigliò:
- Chakotay non ti ci mettere anche tu, per favore!
L’uomo alzò un sopraciglio interrogativo:
- Il prezzo mi
sembra basso: io dico accontentiamolo e riprendiamoci il dilitio.
- E cosa mi dici dei precedenti? Diamogliela vinta una volta e la prossima volta chissà cosa ci chiederà!
- Magari di andare a letto insieme…
- Zitto, non dargli l’idea!
Bisbigliò terrorizzata Kathryn, Chakotay scoppiò a ridere:
- Dai,
Kathryn, è un Q: sono imprevedibili. Magari invece così
ci lascia in pace.
- E se non lo fa?
Il viso del comandante tornò serio:
- Abbiamo
finito tutto il carburante e abbiamo poca energia, forse dovremo cedere
per questa volta o forse facciamo i duri e ci lasciamo morire per una
stupida questione di principio. Tua la nave, tua la scelta.
Kathryn si mordicchiò il labbro inferiore, osservando il viso
del suo primo ufficiale e migliore amico, non voleva che per il
capriccio di uno stupido ragazzetto, fosse un entità onnipotente
o meno, potesse rovinarsi il rapporto che aveva con Chakotay. Lui
sembrò capirla e il suo viso divenne tenero, le premette
complice una mano sulla spalla e Kathryn alla fine accettò.
- Va bene, lo
facciamo. Tu, devi darmi la tua promessa solenne di Q che poi ci darai
indietro il nostro carburante. Anche tuo padre ha fatto una promessa
simile e noi terrestri ci teniamo molto. Lo prometti?
L’entità raddrizzò la schiena e col viso più
serio che poté giurò che avrebbe mantenuto la sua parte
del patto.
- Mano sul cuore.
Concluse così cerimonioso che entrambi gli ufficiali dovettero
trattenere un sogghigno. Dopo un momento di indecisione Chakotay
avvicinò il viso a quello del Capitano, lei aveva chiuso gli
occhi e gli sembrò così bella da far male. Le bocche
s’incontrarono, le labbra si sfiorarono e prima che entrambi
potessero trattenersi quello che era cominciato come un casto pegno da
pagare divenne un lungo e passionale bacio. Quando si staccarono erano
entrambi senza fiato e si sorrisero complici. Chakotay si voltò
verso Q apostrofandolo:
- Contento adesso? E ora mantieni la promessa.
Ma il ragazzino sembrava scioccato: aveva gli occhi grandi come
piattini da tè e le labbra piegate all’ingiù.
- E’ stato disgustoso!
Esclamò poi schioccò le dita e sparì. Chakotay non
riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere seguito da
Kathryn. Quando si calmarono lei affermò:
- Ecco cosa accade quando si desidera ciò che non si conosce.
- Sei un
Capitano molto saggio, Kathryn Janeway. E’ stato disgustoso anche
per te?
Kathryn ghignò e scosse il capo in un piccolo gesto:
- Senza dubbio ho vissuto esperienze peggiori.
Chakotay la trattenne per la vita e gratificandola con uno dei suoi gloriosi sorrisi promise:
- Se vuoi
ripetere l’esperienza io sono disponibile. Sai con la pratica si
migliora.
- Chakotay…
- Qui Tuvok.
Sono lieto di comunicare che la nostra riserva di dilitio è
tornata a livelli ottimali e che ora siamo a piena operatività.
La voce fredda del vulcaniano frantumò la magia del momento ed
entrambi si trovarono a sorridere pronti per una nuova giornata di
lavoro.
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