Immaginate che ora parta la
canzoncina “happy birthday to youuu”,
perché questo è un regalo.
Di poco conto, in
ritardo, ma pur sempre un regalo :occhioni:
Sì, sono
decisamente imperdonabile. :(
Buon compleanno,
Rò! Siamo a diciotto **
Osuwari.
Kagome, i piedi a penzoloni nel baratro del pozzo, considerò
la media giornaliera di Osuwari che avrebbe rifilato volentieri ad
InuYasha.
Media che poi restava solo ipotetica
- si corresse, malcelando una smorfia scontenta.
Quel… Quel dannato
- si arrabbiò ancor di più realizzando quanto i
termini con cui si esprimeva il mezzo spettro fossero diventati parte
del suo vocabolario mentale.
E desiderò lanciarsi dentro il pozzo, Kagome lo
desiderò con tutta se stessa. Tornare a casa, giustamente
imbronciata, frequentare la scuola qualche giorno.
Cose così, per farlo
spazientire. Perchè se l'era cercato.
Si morse un labbro. Per
farsi venire a prendere.
« Ehi, dove credi di andare? »
Kagome voltò il viso verso la voce.
Aggiornò il contatore da sedici Osuwari a diciassette, tutti
assolutamente meritati.
InuYasha sedeva nella sua solita posa canina - quella che in normali condizioni
l’avrebbe quasi intenerita -, la faccia piegata a destra in
una smorfia infastidita.
Quella delle grandi occasioni, quella di quando sapeva d’aver
torto ma si ostinava a non ammetterlo.
Evitava di guardarla, e Kagome desiderò ancor di
più buttarsi nel pozzo.
Casa. Bagno caldo. Amiche. Cuscino. Mamma. Nessun InuYasha pronto ad
azzuffarsi con Kouga per ogni sciocchezza proprio quando lei aveva
bisogno di silenzio.
Un Osuwari ci stava assolutamente,
lei l’aveva persino
avvisato!
« Un altro
stupido compito a scuola? » aveva risposto
seccato, e sicuramente già non ricordava più il
significato della parola compito.
Oh, nemmeno quello di scuola,
a voler essere sinceri.
Quindi lei gli aveva lanciato addosso un libro.
E lui se l’era presa - oh,
se l’era presa sì! -, aveva imprecato e la
pseudo-rissa con Kouga era ricominciata.
Quanto
sarebbe stato il caso di un Osuwari, quello.
Meritatissimo.
« A casa » commentò alzando le braccia
eloquentemente. Non si vedeva, forse?
InuYasha assunse un’espressione estremamente
indignata, si alzò e la raggiunse accanto al pozzo,
afferrandole le spalle.
La scosse.
« Ma non puoi! »
Kagome piegò un sopracciglio. « Da quando in qua
non posso più tornare a casa?
»
« Nnna--Naraku, i frammenti! Solo tu li percepisci, dannata!
Non puoi! » le urlò addosso.
« Qualche giorno non ucciderà nessuno, InuYasha.
Ho bisogno di tranquillità, devo studiare, la settimana
prossima- »
La presa alle sue spalle si allentò, ed il mezzo demone
abbassò lo sguardo.
« P--Puoi studiare anche qui » abbassò
terribilmente anche il tono di voce, che s’addolcì
« Pro--Prometto che non ti disturberò
più ».
Oh.
Era esattamente quello
il motivo per cui gli avrebbe voluto rifilare un altro Osuwari,
l’ennesimo. E poi l’avrebbe abbracciato, volendo.
Se lui non l'avesse scansata, in caso.
Perché
InuYasha accampava scuse su scuse. Ma in realtà quelle erano
dei semplici “resta”.
E tanto bastava.
« Baka
» commentò invece, ignorando il suo “feh, senti chi parla”,
mentre si lasciava aiutare a poggiare i piedi sul prato.
« Comunque ha iniziato lui » borbottò
InuYasha alla fine, incrociando le braccia dietro alla testa.
Kagome osservò l’erba verde sotto i suoi piedi,
rammaricandosi di quanto
fosse verde e bella.
Imperdonabile rovinarla con un mezzo spettro schiacciato al suolo.
Anche se la tentazione
era forte.
« Sì. Sì, immagino. E’
così ogni volta » si abbandonò al
sarcasmo, cominciando a camminare al
suo fianco.
Quello scemo.
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