collège saint michel
Collège
Saint Michel
Capitolo 1 - Compagni di stanza
- Ian, che cavolo, sta' attento! Stavo inciampando nel tuo trolley!
- Oh! - fece il ragazzo, fermandosi - Scusami, Daniel. Mi ero distratto
ammirando la nostra nuova scuola.
- Io non ci volevo venire, in Francia. - bofonchiò l'altro,
lanciando all'edificio uno sguardo accusatore.
Avevano percorso il lungo viale che dai cancelli portava alla scuola, e
finalmente potevano vederla chiaramente, non più coperta
dagli
alberi.
Era un largo edificio di tre piani, di colore chiaro, dall'aria
austera. Persino nello sventolare delle bandiere sopra il portone c'era
un che di rigido.
- Sarà una nuova esperienza, Daniel.
Il ragazzo scosse la testa guardando l'amico. Era da un anno che Ian
viveva con loro, da quando erano morti i suoi genitori, e Daniel capiva
quanto avesse bisogno di essere assorbito da una qualche nuova
avventura. In effetti, era questo il motivo per cui aveva acconsentito
a seguire i suoi genitori in Francia senza troppe storie.
- Mah, speriamo bene. - sospirò - Ma sarai tu a farmi da
interprete per i prossimi giorni.
Ian scrollò la testa. - Guarda che ho fatto solo un piccolo
corso pomeridiano, tanto tempo fa.
- Allora speriamo che in questo accidenti di collegio ci sia almeno
un'accoglienza bilingue, visto che si vantano di avere tanti studenti
stranieri.
Quando due ore dopo i due ragazzi si ritrovarono nell'atrio per andare
alla sala mensa, avevano entrambi molte cose da raccontare.
- Hai visto che belle le stanze, Daniel? Io affaccio sul giardino. -
disse Ian, mentre si infilava allegro nella folla degli altri studenti.
- Mi fa piacere. - rispose lugubre Daniel, seguendolo - Il mio compagno
di stanza è spaventoso. L'unica cosa positiva di lui
è
che parla inglese, ma ho sempre l'impressione che stia per minacciarmi.
Ian ridacchiò. - Io ne ho due, di compagni, mi sa che
è
perchè siamo dispari in classe. Sono entrambi francesi, e mi
sembrano simpatici. Anche il tuo lo sarà, conoscendolo
meglio:
magari ora è scorbutico perchè non voleva venire
in
Francia, come te. Ma è americano?
- No, mi ha ringhiato che era inglese. Credo si chiamo Geoffrey, ma
potrebbe essere un nome falso, quello vero dovrebbe essere Mefisto.
- Dai, non può essere così terribile!
Daniel sbuffò. Faceva presto, a parlare, Ian: aveva
più amici della Signora in Giallo.
- E perlomeno parla inglese. - rincarò l'amico - Poteva
andarti
peggio, se qui è così internazionale come dicono.
In realtà, nella mensa non si sentivano tutte le lingue
diverse
che lasciava supporre l'enfatico sito della scuola: principalmente, si
trattava di francese e inglese. Non c'erano neanche le vaste e
multietniche legioni di studenti che sembravano affollare le foto del
sito: la mensa infatti ospitava solo sei tavolate lungo le pareti della
sala, e una al centro, con il buffet. Sopra ogni tavolata c'era
l'indicazione della classe, e alla sesta sedeva il personale.
Ian augurò buon appetito a Daniel, e si diresse verso il
tavolo
del quarto anno, cercando con lo sguardo i suoi compagni di stanza.
Anche Daniel, dopo aver risposto all'augurio, si diresse al suo tavolo
e cercò con lo sguardo il suo compagno di stanza; Geoffrey
sedeva proprio sotto la scritta del terzo anno, al centro del tavolo.
Daniel tirò dritto verso un estremo, accanto a una ragazza
coi
capelli rossi, che aveva attirato l'attenzione di buona parte dei
ragazzi della sala. Non del malefico Geoffrey, sia chiaro, e nemmeno
del buon vecchio Ian.
Il cibo era buono, e più volte Daniel fece il bis al tavolo
centrale, immaginando anche che quell'abbondanza non sarebbe durata per
tutto l'anno. Anche uno dei suoi vicini era di quell'opinione, e dato
che era l'unico inglese dei paraggi - a parte forse la ragazza che
ciarlava in entrambe le lingue - passò la cena a
chiacchierare
con lui.
Si chiamava Carl, aveva i capelli castani ed era un po' robusto; era
americano, come lui, ed era venuto a studiare in Francia
perchè
i suoi genitori desideravano che imparasse il francese per una futura
carriera internazionale, e avevano approfittato del trasferimento in
Francia di un'amica di famiglia con la figlia.
- La ragazza con i capelli rossi. - specificò Carl - Si
chiama
Donna, e da quando la conosco è sempre stata la ragazza
più popolare della scuola. Siamo stati soltanto un'altra
volta
in classe insieme, alle medie, ed essere suo amico d'infanzia mi
ha reso celebre, per un po'.
- Posso immaginare. - rispose Daniel divertito - Io invece sono venuto
perchè mio padre, che è un ufficiale, ha ottenuto
un'incarico all'ambasciata. Quel ragazzo alto coi capelli lunghi del
quarto anno è mio fratello adottivo. Ho anche un fratello
più piccolo, va alle elementari. Lui non sta in un collegio,
e
mi chiedo perchè io e Ian non ci siamo iscritti a un bel
liceo
normale per poi tornare a dormire a casa.
Carl rise. - Forse perchè questo è il liceo
più
prestigioso della zona. Donna mi ha rintronato, a furia di dirmelo. A
proposito, com'è il tuo compagno di stanza? Simpatico? Parla
inglese?
- Parla inglese e non è simpatico.
- Mi dispiace. - fece Carl - Il mio è simpatico, allegro e
sorridente, però mi pare di aver capito che sia della
Svizzera
tedesca, e si ostina a parlare francese pensando di farmi un favore.
E'quello laggiù vicino al cartello, accanto a quello
dall'aria
truce.
Daniel rabbrividì. - Quello dall'aria truce è il
mio compagno di stanza.
- Oh.
Alla fne del pasto, uno degli insegnanti si alzò in piedi,
presentandosi come il preside, e annunciando gli orari di sveglia e
lezioni, e ovviamente quello per cui si aspettava che la
comunità civile sparisse nelle camere. Concluse sorridendo e
augurando un buon anno al Collège Saint Michel.
- Che cosa facciamo ora? - chiese Daniel, temendo il momento in cui
sarebbe stato di nuovo solo in una stanza con quella presenza
inquietante, e volendolo ritardare il più possibile.
- Chiediamo a Donna, scometto che gli altri ragazzi del nostro
tavolo avranno fatto a gara per spiegarle come funzionano le cose, qui.
- Carl alzò un braccio, e lo sventolò sopra i
piatti
vuoti - Donna!
La ragazza con i capelli rossi si voltò. - Che
c'è, Carl?
- Sai che dobbiamo fare, adesso?
La ragazza sbuffò e si alzò in piedi, come molti
intorno
a lei avevano iniziato a fare. - Puoi uscire in giardino, se non hai
freddo, ma io ti consiglierei di tornare in camera a mettere i vestiti
a posto. Se ti serve una mano, posso venire dopo che ho finito.
- Non ho cento vestiti come te, posso fare da solo, grazie. -
ridacchiò Carl, e si alzò anche lui - Oh, a
proposito,
lui è Daniel, ed è americano!
Daniel, sentendo che gli sguardi della metà maschile della
sala,
prima ferocemente puntati su Carl, si erano spostati con sdegno e
raccapriccio su di lui, arrossì. - Ciao.
Lei sogghignò. - Sei il compagno di camera di Carl?
- No. - disse Carl - Il mio compagno di camera è quello
biondo al centro del tavolo. Parla tedesco e francese.
- Oh! - fece Donna illuminandosi - E' molto simpatico! E' quello che mi
ha indicato la strada per la mensa. Dopo passo in camera vostra,
così lo ringrazio.
- Parli bene il francese? - domandò Daniel invidioso.
- Si, mia madre è francese. Vivevamo in America, ma ci siamo
trasferite perché i miei hanno divorziato. Piacere di averti
conosciuto, Daniel, ci vediamo!
La ragazza si allontanò, e Carl guardò Daniel
preoccupato. - Salgo in camera a sistemare le cose, vuoi
ospitalità per un po'?
Daniel rabbrividì. - Grazie. Se cerca di uccidermi corro
subito
in camera tua. Preparami una brandina. Che camera sei? Io la
trentacinque.
- Trentotto. Vicino alle scale.
- A dopo, allora, vado a salutare il mio amico del quarto.
Carl ricambiò il saluto e Daniel si diresse verso Ian, in
piedi
accanto al suo tavolo insieme ad altri due ragazzi. Uno aveva i capelli
ricci e scuri, e sembrava aver monopolizzato la conversazione; l'altro
era biondo slavato, con gli occhi chiari, dalla carnagione pallida,
dall'aria impenetrabile. Accanto a Ian sembravano bassi, come tutti, ma
Daniel valutò fossero abbastanza alti.
- Ciao. - lo accolse Ian, per poi voltarsi verso i suoi amici
e
presentarlo in francese. I due ragazzi sorrisero, e gli diedero la
mano, mentre Ian spiegava che quello bruno si chiamava Etienne e quello
biondo Henri, e che erano i suoi famosi compagni di stanza.
- Piacere.- fece Daniel, invidiandoli. Lui non avrebbe presentato per
nessuna ragione al mondo il suo
compagno di stanza.
- Stavamo giusto per salire in camera. - aggiunse Ian - Sali anche tu?
- Temo di si. - sospirò il ragazzo, rassegnato - Sai che
numero
è, si? Vienimi a trovare, se puoi. Non credo di resistere,
da
solo con quello là.
- Esagerato. - ridacchiò Ian - Ci vediamo. Socializza, mi
raccomando.
Daniel aprì con timore la porta della sua stanza. - Geoffrey?
Ma la stanza buia non gli rispose, e per un attimo il ragazzo si chiese
se il suo compagno fosse stato inghiottito dalle tenebre, da cui
chiaramente proveniva.
- Non entri? - fece una voce vellutata, vicinissima alle sue orecchie,
mentre una mano gli si posava sulla spalla.
Daniel fece un balzo degno di gatto Silvestro, e, voltatosi, si
trovò davanti due freddi occhi grigi.
- Oh. Ciao. - esalò Daniel, sperando che la sua voce non
suonasse troppo acuta, e che il suo compagno limitasse simili
esibizioni a quando si trovava sul set di Dracula.
- Stai bene? - s'informò Geoffrey, entrando in camera e
accendendo la luce - Se sei stanco e vuoi andare a dormire subito, va
bene. Tanto ho già sistemato tutto, non mi serve la luce.
- No, no, tranquillo. - rispose velocemente Daniel - Contavo di andare
a trovare un amico più tardi.
Geoffrey, dando prova di una vera eleganza vampiresca,
sollevò un
sopracciglio. - Ah.
Daniel si affrettò a raggiungere la propria borsa e a
rivoltarne
il fondo con aria impegnata, con un pesante silenzio che gli ruggiva
nelle orecchie.
- Beh... io vado. - azzardò, dopo un ragionevole lasso di
tempo.
- Ciao. - rispose laconico Geoffrey, seduto sul suo letto con un
computer portatile.
Daniel divise equamente il resto della sua serata tra Ian e i suoi
Allegri Compari francofoni, e Carl e il suo amico svizzero,
che li
intrattenne entrambi con dei giochi di carte, riuscendo incredibilmente
a farne comprendere il senso.
Quando alle undici meno cinque Daniel fu di nuovo in corridoio, vide
una ragazza uscire dalla sua stanza, e passargli accanto diretta alle
scale. Sorrideva, notò il ragazzo con meraviglia, e sembrava
poco più piccola di lui.
Daniel entrò in camera in punta di piedi, sbirciando
Geoffrey, e
lo trovò nella stessa posizione di quando l'aveva lasciato:
solo
che emanava onde positive, adesso, con l'aria pacifica di una piccola
statua del Buddha.
Daniel si fece coraggio. - Era... uhm... la tua fidanzata?
Geoffrey lo guardò. Le onde positive erano svanite. - Mia
sorella.
Seguì un lungo silenzio, e Daniel, a disagio, decise di
prepararsi per la notte. Poco dopo era nel letto, guardando ansioso
l'altro che spegneva il computer.
- Buona notte. - disse.
- Buona notte. - bofonchiò l'altro in risposta.
Daniel si rigirò sul fianco. Era già passata la
prima
sera, ed era ancora vivo: ma avrebbe superato la prima notte? Con
questo pensiero in testa, e l'immagine delle sue pantofole sul
pavimento, si addormentò.
Angolo delle
Autrici
Salve! Per chi non avesse letto "Via col kunai", o per chi l'ha fatto e
non si ricorda, kaze è altrimenti nota come akuby_ge, mentre
dietro il nome in codice di rai, si nasconde l'invincibile,
inimitabile, ineffabile (che vuol dire?, nd kaze) (boh, nd rai)
cioccolatoprego.
Rispetto allo scorso anno, molte cose sono cambiate: questo non
è un improbabile cross-over, ma una semplice AU.
E, cosa di ben maggiore importanza, e che voi non potevate aver notato,
è che kaze è stata messa a dieta, e quindi non ci
sarà il solito ritornello di "kaze vuole un biscotto".
Semmai,
"kaze vuole una galletta biologica" (ahah, molto spiritosa, nd kaze)
(sì, lo so, nd rai). Se a voi questo interessi o meno, non
lo
sappiamo (che gliene deve importare, scusa? nd rai), ma per kaze era
importante.
Abbiamo, ovviamente, dovuto modificare le età, e toglieremo
i
"de" nobiliari dai cognomi, per adattarli alla nuova situazione; siamo
molto contente di vederli al liceo, e kaze è molto contenta
di
aver fatto Geoffrey con la voce vellutata, anche se per convincere rai,
ha dovuto imitare la scena facendo la parte di Geoffrey, e raggelando
rai. Specifichiamo che non è nostra intenzione far lottare
un
sensuale Geoffrey e una diabolica Jodie per il povero, ingenuo Daniel.
E' solo che kaze
ha letto troppi manga sentimentali, di recente, e quindi voleva almeno
un Figo Tenebroso Ma In Realtà Buonissimo.
Comunque, in questa storia non ci sono salti nel tempo, ma sono tutti a
scuola. Ci auguriamo venga gradita comunque.
Recensite in tanti!
nota di kaze: questa fan-fiction, ovviamente, è anche un
augurio di buon anno scolastico! (ti strozzo, nd rai)
Tra parentesi, rai è al liceo, ma kaze trotterella felice
verso
il secondo anno di giurisprudenza, con i quaderni di Bella Sara
nascosti in una borsa di pelle (è irrecuperabile, nd rai)
(roll
roll, nd kaze felice).
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