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{palpitation
Una
sagoma andò sfumando sempre di più sull'asfalto
mentre il sole
fiacco e invernale si oscurava lasciando posto alle nuvole nere e
minacciose accompagnate da quel forte vento freddo che scuoteva i
suoi capelli bruni boccolosi. Gabriella strappò dal freddo
le sue
mani infilandole nelle tasche del giubbotto che indossava mentre il
vento la obbligava a chiudere gli occhi per sopportare
quell'improvvisa raffica.
La
ragazza riaperti i grandi occhi da cerbiatta spostò il suo
sguardo
sugli alberi tinti di colori caldi anche se in maggioranza spogli.
L'autunno lasciava posto all'inverno e nella tristezza di quella
stagione si trovava in perfetta armonia mentre lasciava che i ricordi
le invadessero la mente esplodendo in essa con una chiarezza e una
nitidezza quasi inverosimile. Il tempo tornò indietro e nei
suoi
ricordi le nuvole cedevano posto ad un sole caldo ed estivo, un sole
che scottava la pelle piacevolmente provocandole un piacevole
formicolio e una sensazione di pace. Tanti ragazzi che si aggiravano
frettolosi per quei marciapiedi mentre il bus giallo lasciava gli
studenti liberi di recarsi a scuola. Quell'enorme edificio ora grigio
e buio, in attesa della fine delle vacanze invernali per riaprire i
battenti e accogliere i suoi studenti, improvvisamente tornava
rivestito dal rosso sgargiante dei Wildcats mentre un vociare alto e
caotico investiva le orecchie della moretta trasmettendole una
sensazione famigliare e piacevole che le spingeva sulle labbra la
parola “casa” senza però permettersi di
farla uscire.
Una
nuova ventata gelida la strappò con violenza dalla
freschezza dei
suoi ricordi. Un peso al cuore mentre una profonda sensazione di
nostalgia la impregnava fino alla punta delle dita. Dei passi rapidi
e leggeri alle proprie spalle la fecero riprendere e voltandosi
incrociò le braccia al petto stringendosi nel giubbotto. Una
bambina
dai capelli castani scuri lunghi, legati in due codine scodinzolanti,
con gli occhi azzurri e un grande sorriso stampato sul viso, correva
lei incontro. Aveva indosso una mantella pesante di un rosso vivace,
sotto ad essa appena visibili dei jeans e delle scarpette da
ginnastica rosse. La bambina sporse la boccuccia dalla sciarpa che le
cingeva calda il collo e parlò con una vocina dolce e timida.
-Senti
mamma, quando viene?-
Gabriella
sorrise chinandosi sulla piccola e arrivata alla sua altezza le
sistemò la mantella notando i roscetti sulle guance della
bimba per
la corsa mentre il suo evidente fiatone provocava delle nuvolette che
si dissolvevano nell'aria.
-Accidenti
ti stropicci sempre i vestiti, sei proprio un caso perso piccola
mia...-
Mormorò
ridacchiando la donna mentre senza guardare negli occhi la figlia le
sistemava i vestiti lisciandoli con le mani. Risalì con una
mano sul
volto della sua bambina e le carezzò una guancia sempre
mantenendo
lo sguardo perso e distratto. La bambina allora si imbronciò
e con
uno scatto sfuggì dal tocco della madre cercando i suoi
occhi prima
di dire con voce un po' più acuta dovuta all'irritazione di
non
ricevere una risposta.
-Mamma!
Ma mi ascolti?-
Gabriella
allungò una mano e afferrò il polso gracile della
bambina
attirandola nuovamente a se prima di scioglierle una codina e
pettinandola con le dita, con dolcezza preparandosi a rifargliela
dato che per tutti quei frenetici movimenti la codina le era un po'
calata. Mentre passava le dita fra quei fili bruni la donna fissava
le proprie mani con un piccolo sorriso dipinto sul volto. Doveva
sorridere, non poteva permettersi di mostrarsi angosciata e ansiosa
come era in realtà, ma soprattutto non poteva dire alla sua
piccola
Aira che forse luinon
sarebbe venuto. Sarebbero iniziate le domande e come piegare il
perchè di quell'improvvisa sparizione. Non poteva certo
dirle che
era stata tutta colpa sua che lo aveva messo davanti ad una scelta.
-Tu
devi capire che... non puoi fare così. Non puoi apparire
nella sua
vita e impossessarti di quel posto che per lei è stato sin
da quando
è nata vuoto. Non puoi, non puoi e non devi.
Perchè se non vuoi
prendere quel posto devi andartene, devi sparire. Non reggerebbe la
perdita, e già tiene troppo a te... quindi ti prego, prendi
una
decisione.-
Il
fiato corto e i continui singhiozzi a rendere quel discorso un
completo disastro. Mentre nella sua mente si malediceva per quella
debolezza che si era promessa di non mostrare, e mentre dentro di se
pregava un qualsiasi dio di darle la forza per sostenere quello
sguardo senza cedere o vacillare sentiva le lacrime rigarle il viso.
Portò le mani su esso coprendolo alla sua vista, nascondendo
la sua
fragilità che sgorgava dagli occhi e le inondava il viso
rendendola
ancora più bella e dolce, sensibile... delicata.
Percepiva
a pochi passi il respiro di lui lento e regolare mentre poteva
percepire su di se il suo sguardo intenso, penetrante che la fissava,
che le bruciava la pelle e le provocava una stretta al cuore. Lo
sguardo che purtroppo amava ancora, che aveva sempre amato.
-Ho
bisogno di stare solo...-
Si
risvegliò dal quel vivido ricordo quando con una dolorosa
stretta al
cuore sentì una manina piccola e calda posarsi sul suo viso.
I suoi
occhi lentamente si riabituarono al grigiore, al tempo e al momento,
trovando negli occhi della figlia di fronte a se la preoccupazione e
il dolore più profondi che ricordasse di aver mai visto su
quel
delicato visino. Una profonda agitazione la scosse per quel dolore,
ma quando si rese conto di esserne la causa imprecò
poggiando una
mano gelida su quella calda della bambina. La strinse e
forzò un
sorriso mentre le lacrime cessavano di rigarle le guance.
Si
era lasciata andare. Aveva pianto di fronte a sua figlia senza
nemmeno rendersene conto. Come aveva potuto? Che razza di madre era?
-Mamma...-
Mormorò
la bimba con gli occhioni lucidi di lacrime mentre immancabilmente le
sue soffici e rosee labbrucce tremavano nello sforzo di non piangere.
Gabriella allora sgranò gli occhi con sorpresa e asciugatasi
frettolosamente le lacrime cinse il corpicino fragile della bimba
contro il proprio. Avvertì il calore di quel fagotto fra le
sue
braccia e un sorriso caldo e innamorato le disegnò le labbra
. Le
carezzò la nuca e chiusi gli occhi mormorò con
voce tranquilla e
serena.
-Piccola
scusami, non piangere. Va tutto bene. Ma tu non piangere d'accordo?-
La
sentì mugugnare un “Si”
poco convinto ma sorrise con
dolcezza. La sua bambina era forte.
Quando
si separò da lei si accorse che l'espressione della piccola
Aira era
tornata serena e tranquilla. Le carezzò la nuca sorridendo
raggiante, e quel sorriso era sincero. Tutto per la sua piccola, per
la sua bambina.
Gabriella
lanciò uno sguardo all'orologio e con una lenta
consapevolezza si
rese conto che di tempo ne era passato fin troppo. L'ennesima
delusione, l'ennesimo dolore. Ma infondo lo sapeva già. Lui
non sarebbe venuto... lui non era
venuto.
-Dammi
la mano piccola, andiamo a casa.-
La
bambina allora annuì sorridendo e intrecciò la
sua manina con
quella della madre portandosi il ditino dell'altra mano alle labbra.
Gabriella chiuse gli occhi inspirando a pieni polmoni l'aria gelida
di quel pomeriggio di fine autunno.
Mentre
camminavano Aira aveva preso a saltellare facendo ondeggiare le
codine e cantando una canzoncina che aveva appreso all'asilo.
Gabriella la guardava con un sorriso divertito anche se leggermente
malinconico. L'ennesimo uomo usciva dalla sua vita, ma non era come
le altre volte. Perchè questa volta faceva più
male delle altre.
Non sarebbe stata debole, non avrebbe pianto nuovamente di fronte a
tutto ciò che amava, non avrebbe pianto di fronte ad Aira un
altra
volta. Avrebbe lottato per quel sorriso spensierato.
-Gabriella!-
Una
voce improvvisa e prepotente risuonò alle loro spalle. La
ragazza si
irrigidì incapace di voltarsi mentre Aira riconoscendola si
voltò
con un sorriso enorme stampato sul viso. La mora rimase immobile a
fissare stupita di fronte a se. Nemmeno quando Aira lasciò
la presa
sulla sua mano e corse indietro riuscì a riprendersi.
-Troy!-
Gridò
la bimba correndo verso quell'uomo che le fissava da dove poco prima
le due erano venute via. La bimba quando fu a pochi passi
saltò
letteralmente in braccio al ragazzo che la accolse con un sorriso
grande e malinconico. La strinse con forza contro il proprio petto e
annegò il viso nella piccola spalla della bimba. La
sentì accaldata
e fremente fra le proprie braccia e un pensiero squarciò la
sua
mente come un lampo a ciel sereno.
'Mia
figlia...'
-Pensavo
ti saresti ricordata che non vado molto d'accordo con la
puntualità.-
Gabriella
rimase a fissare di fronte a se mentre un sorriso raggiante e
spensierato le dipingeva le labbra, un sorriso bagnato di lacrime.
Diverse nuove, che pulivano il viso della castana da tutto il dolore.
Così come aveva fatto Troy con la sua vita, l'aveva ripulita
dalla
sofferenza e vi aveva seminato la felicità. Ora doveva solo
pazientare e raccogliere i frutti di quella gioia. Con lui al proprio
fianco.
Non
si voltò, non si mosse, ma solo quando sentì un
braccio cingerle la
vita trovò la forza di voltare un poco il viso trovandosi
Troy al
proprio fianco con quell'espressione innamorata e solo sua.
Poggiò
il capo sulla sua spalla, così perfetta che sembrava fatta
apposta
per accogliere lei, solo lei. Aira intanto parlava con Troy ancora
tenuta saldamente in braccio al biondo.
-...
dobbiamo andare allo zoo, me lo avevi promesso Troy!-
-Ci
andremo presto piccola, abbiamo tutto il tempo che vuoi per andarci.-
La
bambina sorrise e lo abbracciò di nuovo dopo aver osservato
il
sorriso sulle labbra della sua mamma. Non l'aveva mai vista sorridere
così, era un sorriso stupendo. Gabriella non si
stupì affatto di
quella frase perchè solo con la sua presenza, solo ora
sentendosi
fra le sue braccia aveva capito che Troy non l'avrebbe mai
più
lasciata.
-Ti
amo...-
Un
sussurro che solo lei avvertì, seguito da un bacio debole e
timido
sul lato delle sue labbra. La donna cinse con un braccio la vita di
Troy mentre lui le cingeva le spalle e con il sorriso stampato sul
viso si diressero a casa mentre Aira si dilungava a parlare di quanto
volesse vedere i panda, perchè i panda erano i suoi animali
preferiti.
Fine
Note
dell'autore:
Gente,
come mi sento in imbarazzo. Era una vita che non tornavo in questa
sezione. Sono arrugginita e mi dispiace. Come avete potuto notare non
torno con una Chaylor, mia coppia prediletta, ma con una Troyella un
po' malinconica. Almeno c'è il lieto fine. ;D