La nave era salpata dal porto già da una mezz’oretta
quando, il mio cellulare squillò. Scostai la cuffia
dall’orecchio destro, guardai
distrattamente lo schermo del cellulare, e quando vi lessi sopra
“Mamma”
sbuffai rumorosamente. Sicuramente voleva farmi le ottocentomila
raccomandazioni che mi aveva fatto e rifatto già talmente
tante volte che
potetti ripeterle a mente tutte, e non dimenticarne nessuna. Rimisi la
cuffia
nell’orecchio e posai il cellulare in tasca. Era una
bellissima giornata: il
sole era alto in cielo, isolato da qualunque fenomeno atmosferico che
poteva in
qualche modo ostacolarne la suprema bellezza. In poche parole, non vi
era
nessuna nuvola minacciosa. Avevo lo sguardo fisso a guardare la
sottilissima
linea che sembrava dividere il cielo dal mare, il vento tra i capelli
ed il
sole che mi baciava il viso, rilassata come non mai. Appoggiata
scomodamente
con il braccio sulla ringhiera della nave e la testa sopra, a
mezz’ora dal mio
arrivo, decisi di passare quest’ultima sonnecchiando
all’interno della nave. Scelsi
una coppia di sedili liberi, su di una poggiai la borsa, e
sull’altra mi
accomodai pesantemente. Stavo per prendere sonno quando il cellulare
squillò di
nuovo. Esasperata e innervosita risposi: -Mamma, che cavolo vuoi ora?-.
Ci fu
silenzio per un momento, poi una voce sottile e timida disse: -Kate
sono io. Fra
quanto arrivi?-. Arrossii vistosamente. : -Ehm dovrei arrivare tra una
ventina
di minuti-. –D’accordo allora scendo-. Rispose lei
in fretta. Volevo
controbattere, dirle di non scendere e di restare a casa a dormire, che
non ce
n’era bisogno visto che conoscevo la zona. Ma visto quanto mi
faceva piacere
vederla le risposi solo: -Ok, Rose. Ci vediamo dopo-. Attaccai il
telefono e
sorrisi. Ma non di quel sorriso del momento, che poi scompare subito.
No, quel
sorriso mi rimase stampato in viso fino a quando la nave non
arrivò al porto. Scesa
dalla nave, la vidi quasi subito. Era appoggiata ad un albero che
guardava
distrattamente nella mia direzione. Non mi aveva ancora vista.
Sorpassai
impaziente il fiume di gente che ci divideva e le corsi incontro. Lei,
appena
mi vide mi fece un grandissimo sorriso e spalancò le
braccia. Poco dopo mi ci
tuffai dentro, la attirai a me ed affondai il viso tra il suo collo e
la sua
scapola. Accarezzai i suoi fianchi morbidi ed annusai il suo profumo
che mi era
tanto mancato. Quanto avevo potuto odiare l’estate
quest’anno, non riesco ad
esprimerlo. Lei mi stringeva forte a sé, segno che anche io
le ero mancata
molto. Ed io, stupidamente, ne ero felice. Già,mi ero
innamorata della mia
migliore amica. Per tutto il viaggio non avevo fatto altro che
immaginare il
suo viso, i suoi occhi bellissimi, il suo corpo sensuale, le sue labbra
morbide
ed il suo sorriso che, bhè che ve lo dico a fare, mi faceva
impazzire. Dopo un po’
ci staccammo ed iniziammo a camminare. C’era silenzio tra
noi, ogni tanto ci
guardavamo e ci sorridevamo contente. Ma io ero in imbarazzo, da quando
avevo
dovuto ammettere a me stessa che ero innamorata di lei, tutte le volte
che
restavamo sole ero imbarazzata. Dosavo e controllavo che ogni mio gesto
non
fosse contro mettente o esagerato. Non volevo rovinare la nostra
amicizia e non
volevo nemmeno che lei mi rifiutasse. Semplicemente volevo che le cose
restassero così come erano. Lei mi prese la mano,
interrompendo il mio flusso
di pensieri, ed annodò le sue dita alle mie. Poi
iniziò a raccontarmi tutte le
sue novità, il ragazzo che ora le piaceva, il suo ex che
rosicava, le ragazze
con cui aveva litigato. Il tempo volò in fretta tra una
chiacchiera ed un
sorriso e dopo poco erano già le 13. Ci avviammo in spiaggia
con un’altra
amica, e dopo poco eravamo tutte in costume con i piedi affondati nella
sabbia.
Giocammo un po’ con la palla, pranzammo e poi raggiungemmo
altri ragazzi, tra i
quali c’era quello che piaceva a Rose. Lei non gli prestava
troppa attenzione,
ma restava accanto a me, per paura, credo, che mi potessi sentire fuori
posto. Aveva
iniziato una conversazione con quel ragazzo, quando la
troncò bruscamente, si
sedette vicino a me, e mi abbracciò da dietro, appoggiando
la testa sulla mia
schiena. Sussultai vistosamente e lei ridacchiò. Poi prese
ad accarezzarmi la
schiena, mentre io imponevo al mio senso di autocontrollo di restare
vigile, e
a tutti i miei pensieri, di restare tali. Si fecero le 18 quando
decidemmo di
tornare al nostro ombrellone. Nel camminare sul lungomare Rose mi
passò un
braccio intorno alla schiena e mi disse: -Mi abbracci un
pò?-. Non me lo feci
ripetere due volte, le passai un braccio dietro la schiena e con
l’altro l’abbracciai
totalmente. Passò anche la serata finchè,
ubriache, tornammo a casa. Dovevamo
dormire nello stesso letto, in una camera separata da quella dei
genitori di
Rose ed il mio autocontrollo era totalmente annebbiato
dall’alcool. Sotto le
coperte, ridevamo come due pazze isteriche e ad un certo punto, non
chiedetemi perché,
visto che non ne ho la minima idea, i nostri visi erano vicinissimi. Io
smisi
di ridere, con gli occhi puntati nei suoi, e dopo poco lo stesso fece
lei. Una
ciocca di capelli le cadde sull’occhio sinistro ed io gliela
scostai,
avvicinandomi di più a lei. Ora eravamo davvero oltre il mio
limite di quella
poca sicurezza rimastami e, ancora insicura, le accarezzai il viso.
L’alcool mi
regalò un po’ di palle,
tant’è che le dissi: -Io tra cinque secondi ti
bacio-. Lei
mi guardò e poi iniziò a ridere come una pazza,
rigirandosi involontariamente. Io
la girai verso di me e contai: -Quattro- Mi avvicinai. –Tre.-
Ancora di più. –Due-.
I nostri nasi si toccavano. –Uno-. Le nostre labbra si
sfioravano. “Zero”
Pensai tra me, baciandola. Le nostre lingue si unirono ed iniziarono a
muoversi
all’unisono, mentre lei mi cingeva i fianchi. Da un bacio,
diventarono due, poi
tre, quattro. Tanti e tanti ancora finchè lei non
iniziò a spogliarmi, ed io
feci lo stesso. Eravamo totalmente annebbiate dall’alcool per
non renderci
conto di quello che stesse succedendo. Ma soprattutto lei. Dopo aver
baciato e
leccato tutto il possibile, mi penetrò con le dita. Con
violenza, con
impazienza. Sentii un dolore atroce, che si moltiplicò
quando lei iniziò a far
entrare ed uscire le dita, velocemente.Poco dopo ed entrambe ci
stendemmo sulla schiena e ci addormentammo. Avevamo fatto
l’amore, noi due, due
donne. Io lo volevo, Rose ero quasi sicura di no, anche se non capiva
nulla in
quel momento. Ma, cosa fondamentale, per me era la prima volta. E non
con una
donna. Era la prima volta in assoluto.
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Beeeeeeeeeeeeeeeeeeene, beeeeeeeeeeeeeeeeeene, beeeeeeeeeeeene. Questa
è la mia primissima storia di questo genere. Ma dovevo
scriverla. Questo è ovviamente un mio film mentale, quanto
vorrei che accadesse una cosa del genere *.* Ma non
succederà mai -.- E non posso manco dirlo alle mie amiche,
quindi e pertanto DOVEVO scriverlo. Ovviamente questa storia
continuerà con tutti i problemacci di queste ragazze. QUindi
spero che almeno vi piaccia ^^ A presto, prestissimo. <3
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