GrimmUlqui Prologo
NekoRika
autor's note: Buonasera~! Questa è la prima
collaborazione made in NekoRika'n'Vale GilBird ^__^
Nata sui banchi di un'aula giapponese durante la nostra vacanza
studioXD Sarà una GrimmUlqui, naturalmente, e per questo
primo
capitolo io ho avuto il piacere di "interpretare" GrimmicioXD E' stato
davvero divertente. Spero di esere stata un Grimmicio abbastanza rompi
scatoleXD
Vale
GilBird autor's note: Buonasera! Come ha già
detto la Rika,
i nostri cervelletti pazzi&sadici hanno partorito questa
GrimmUlqui
<3 Io ho avuto il piacere e l'onore di interpretare il mio
adoratissimo emo Espada, ovvero Ulquiorra! *rullo di tamburi*
Che
dire, non aggiungo altro, buona lettura XD
Go Ulqui-chan! (come lo chiamano i suoi amici più intimi,
ovvero Aizen ed io XD )
Grimmjow sbadigliò mentre entrava in classe. La sera
precedente
era uscito con gli amici e aveva fatto tardi. Quella mattina,
naturalmente, non aveva sentito la sveglia. Non ricordava bene i
dettagli: forse l'aveva spenta al primo trillo, forse non l'aveva
nemmeno attivata la sera precedente, fatto stava che era arrivato in
ritardo.
Non era certo una novità: era sicurissimo che il
professore,
stufo di riprenderlo per ogni volta che arrivava tardi, non avrebbe
avuto niente da ridire. Le cuffie ben salde sulle orecchie, un panino
alla mano -non aveva fatto colazione-, entrò in classe.
Ulquiorra stava prendendo appunti tranquillamente, quando la
sua
quiete fu interrotta da un losco figuro dai capelli azzurri,
l'espressione spaesata di chi cerca dove sedersi, un panino
mangiucchiato in mano e la musica metal ben udibile attraverso le
cuffie. Un tizio che stava dando parecchio nell'occhio, e che aveva
fatto interrompere l'insegnante e voltare metà della classe
nella sua direzione. Chi cavolo era?
Il tipo in questione, fregandosene allegramente del professore
e del
resto degli studenti, fissò il posto libero vicino al suo.
"Scusa, è libero?" Ulquorria spostò la
sua borsa,
infastidito. Sperò che il ragazzo, dopo il casino iniziale,
se
ne stesse per i fatti propri. Stava prendendo appunti e ci teneva
abbastanza a continuare indisturbato.
Grimmjow sospirò, scocciato, dopo un primo mezzo
minuto di
silenzio. Spense l'Ipod, scartando il panino e dandovi un morso,
ignorando l'occhiataccia dell'insegnante. Si stiracchiò,
sbadigliò, sbuffò di nuovo. Che lezione era
quella?
Storia dell'arte? Probabile. Annoiato, prese a fissare il suo compagno
di banco. Capelli neri, pelle pallida. Che tipo strano. Tanto
più se si considerava che stava persino prendendo appunti.
"Certo che ce n'è di gente strana!" si
lasciò scappare, iniziando a frugare nella borsa.
Le speranze di Ulqiorra svanirono all'istante. Il losco figuro era
l'ultima persona a poter commentare: capelli color azzurro cielo primaverile,
piercing al labbro e al sopracciglio destro e tenuta da spiaggia:
canottiera bianca con disegno discutibile (due donne in costume in posa
simil-lesbo), bermuda a fiori e infradito. Gli mancava solo la tavola da
surf. E si permetteva pure di giudicare, pensò
sconsolato Ulquiorra.
Grimmjow continuò a sbuffare, senza prendere
nemmeno in
considerazione pensieri simili. Dopo il risveglio, il mal di testa
mattutino post-sbornia, il trascinarsi per casa in cerca dei vestiti e
dello zaino, era riuscito ad arrivare a lezione. Eppure, gli sembrava
di scordare qualcosa. Ma
certo, la penna!
Ignorando le occhiate insistenti del professore iniziò a
cercare, prese la borsa -una sacca decorata con un tema floreale che
faceva molto Hawaii- e iniziò a rovistare furiosamente.
Nell'ordine tirò fuori: tre panini, la PSP, il cellulare, un
telo da mare, i racchettoni, l'olio solare, il latte dopo sole e gli
occhiali scuri. Tutto sul banco, sparpagliato ovunque.
Ulquiorra lo fissò sbalordito: come poteva
comportarsi
così, all'università, durante una lezione,
incurante sia
del professore che degli altri?! Dopo essere arrivato tardi, con la
musica spacca timpani, come se fosse a casa propria.
"Signor Jeagerjacques, è comodo? Sa, al momento
c'è
una lezione in corso. Vuole un caffè? Chiamo qualcuno che le
porti una brioche? Forse del tè?"
"Si, grazie, ora che ci penso un caffè andrebbe
bene. Macchiato, con poco latte, non troppo caldo."
Silenzio di
tomba.
"Signor Jeagerjacques, il suo umorismo di primo mattino
è
qualcosa di impagabile, lo sappiamo. Ma dopo cinque anni non ha ancora
capito che questa è un'aula universitaria e non un bar?"
"Ok, ok, prof. Sono pronto. Mi siedo e non rompo
più." E con ciò, si voltò verso
Ulquiorra.
Grimmjow recuperò con calma tutta
la roba sparsa sul banco, infilandola a forza nello zaino.
Solo quando il banco fu nuovamente libero si rese
conto di qualcosa:
aveva scordato la penna a casa.
"Senti tu, come è che ti chiami? Ce l'hai mica una
penna da prestarmi?"
Sempre più incredulo, Ulquiorra pensò
che il suo
vicino di banco aveva tirato fuori l'impensabile dallo zaino e... non
aveva una penna! Una
fottuta penna!
Non poteva
essere vero, quel tizio. Sembrava uscito da un cartone
animato.
"Ulquiorra," rispose, brusco.
"Ti chiami Ulquiorra? Ulquiorra! Che nome assurdo! Cazzo,
certo che
ce n' è di gente strana in giro! Ulquiorra... bah! Io sono
Grimmjow," rispose quello
con il nome normale, esclamandolo orgogliosamente.
"Comunque, allora me la presti la penna?! Già che ci sei, mi
servirebbe pure un foglio."
No, non esisteva. Era solo il frutto di un'illusione della sua
mente: ieri sera aveva esagerato col cibo. I funghi dovevano essere
allucinogeni...
"Tieni." gli porse penna e foglio, in volto l'aria
più infastidita che riusciva a palesare.
"Mica serve essere così scazzati, è solo
una penna,
mica te la mangio..." Grimmjow fissò il foglio, poi il
professore, il professore e poi di nuovo il foglio.
"Ma dove siamo arrivati?" borbottò scrivendo un
paio di
parole a casaccio tra quelle pronunciate dall'insegnante. "Si capisse
qualcosa... senti, Ulqui-qualcosa, non è che potresti
mettere il
libro in mezzo?"
Ulquiorra era sempre più convinto che il suo vicino
di banco
non esistesse. Era tutta una finzione. Da un momento all'altro la
classe si sarebbe alzata in piedi urlando "Candid camera!"
Sì,
doveva essere così.
Con l'idea che il tizio si sarebbe calmato, mise il libro in
mezzo.
Grimmjow, osservando il manuale con scarso interesse, ne
sfogliò
le pagine.
"Ma che argomento è?" sbadigliò,
cercando un titolo
fra le mille parole. "E che corso è? Arte 1? Arte 2?" si
allungò sul tavolo, incrociando le braccia e portandoci il
viso
sopra, usandole praticamente come cuscino. "Che palle, che cazzo di
sonno!" sbadigliò, stiracchiandosi sul banco.
Ulquiorra iniziò a perdere la pazienza: quel tipo
era
incredibile. Che fosse entrato nella prima aula che aveva trovato?
Magari era pure di un'altra università... No, cazzo, il
professore lo conosceva.
"Arte 1," rispose controvoglia.
"Cazzo, la solita noia. Sono cinque anni che sento le solite
stronzate. Certo però, tu non è che mi aiuti, non
sei
molto socievole! Rispondi a monosillabi!"
Ulquiorra impiegò un paio di secondi per formulare
una risposta più o meno decente.
"Cinque... anni?!" Cinque anni... e doveva ancora passare arte
1? Ma cosa era, un
incubo?! Quindi, facendo un calcolo, doveva avere
più o meno... venticinque
anni.
"Beh, che c'è di strano? Il mio vecchio spera
ancora nella
mia laurea, ed eccomi qua," sbuffò scocciato Grimmjow.
"Meglio
comunque che trovarmi un lavoro." Afferrò la borsa, cercando
al
suo interno, estraendo la PSP.
"Vuoi giocare in wireless con me?" chiese, dando per scontato
che
anche Ulquiorra ne avesse una. "Proprio ieri ho sbloccato quei nuovi
accessori in Soul Calibour... Anzi, visto che questa lezione
è
una rottura di palle, perché non andiamo in mensa?"
Ulquiorra iniziò seriamente a perdere la pazienza.
Quel tipo era troppo assurdo per esistere: dopo cinque anni -cinque anni-
di università non passare arte 1 era grave, molto grave.
Chiedere di andare in mensa, durante una lezione, con tre panini
infilati nella borsa, era semplicemente stupido.
"Tu non sei vero."
"Cazzo dici? Dai, Ulqui! Ah, posso chiamarti così,
vero? Allora, giochiamo? Sta lezione è una noia assurda!"
"Tu non esisti."
"Dai, Ulqui, vuoi venire almeno in mensa? Non mi hai risposto!"
"A parte il fatto che sono solo le dieci e mezzo... saremmo
nel
mezzo di una lezione. Sai, c'è gente che vorrebbe seguire."
"Ma chi cazzo vorrebbe seguire una rottura di palle come
questa?"
Grimmjow scrollò le spalle, come se fosse
un'ovvietà. "E
poi la pizza è buona a tutte le ore!"
"Beh, sai, io vorrei passare l'esame, non voglio trovarmi fra
cinque
anni con una chioma azzurra, arrivare in ritardo alla lezione e rompere
le palle al vicino di banco che cerca di stare attento"
sottolineò con un tono più o meno pacato.
Grimmjow immaginò Ulquiorra con i capelli azzurri,
fissandolo perplesso, molto perplesso.
"No, non ci staresti bene," rispose semplicemente, scrollando
le spalle. Ulquiorra lo fissò, sgranando gli occhi.
"Tu non puoi esistere. Cazzo, era una battuta. Capisci almeno
l'ironia?"
Grimmjow lo squadrò, scocciato. "Capisco solo che
sei un
cazzo di tipo noioso. Almeno quanto questa lezione inutile."
Afferrò lo zaino, alzandosi, abbandonando lì
foglio e
penna. Senza salutare si incamminò verso l'uscita dell'aula.
Non sapendo che fare, Ulquiorra lo fissò andarsene.
Nel bel mezzo della lezione. Dopo
aver rotto le palle tutto il tempo.
"Signor Schiffer, vuole continuare a fissare il vuoto o
seguire la lezione?" infierì la voce dell'insegnante.
|