A!
Allora buonasera a tutti! Ho deciso di
autocondannarmi nello scrivere una raccolta Huddy. Sì, perchè non posso far a
meno di questa coppia! Credo che saranno tutte one-shot, non so ancora
bene; l'ambientazione sarà varia! L'unica cosa che unirà questa raccolta
sarà l'alfabeto. Una storia per ogni lettera! Buona lettura, sarebbe molto
apprezzato un commento U.U
AZZURRO:
"Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono
aperti nel mare,
non mi è stato più possibile vedere, pensare,
vivere come prima."
House strinse il bastone con forza nella mano
destra.
Dannazione, non riusciva a controllare il flusso dei suoi pensieri.
Non riusciva a fermarli.
Come gli
scogli non riescono a fermare le onde del mare.
Si ritrovava sempre
intrappolato in quell'azzurro profondo. L'azzurro dei suoi occhi.
Lei era
così vicina che ancora non riusciva a capire come fosse riuscito a resisterle.
Si era sentito annegare dentro quello sguardo così intenso.
Come un naufrago in mezzo
all'oceano.
Appena era entrato, per chiederle il consenso per una
biopsia, e si era avvicinato alla sua scrivania aveva sognato di farle scivolare
via quel vestito blu, lì, nel suo ufficio. La stoffa leggera lasciava
intravedere le gambe e le fasciava dolcemente i fianchi formosi. Era stato
davvero troppo.
Ora si ritrovava nel
suo studio, a stringersi la testa tra le mani e pensare ancora a quell'azzurro.
Dovette aprire e chiudere gli occhi più volte, cercando di cancellare
quell'immagine. Niente da fare. Continuava a fantasticare su di lei. Gli era già
capitato era vero, ma dopo l'eccitazione iniziale la sua mente tornava a
concentrarsi su altre cose. Ora come ora non ci riusciva. Doveva assolutamente
fare qualcos'altro.
Si alzò, prese il bastone e uscì.
Arrivò davanti
l'ufficio di Wilson e spalancò la porta come suo solito. Senza dire niente entrò
rapidamente e si sdraiò sul divanetto. L'amico lo fissò confuso. House chiuse
ancora gli occhi e portò la testa all'indietro, appoggiandola sulle mani.
Non sapeva neanche lui cosa fosse andato a fare lì, aveva semplicemente
bisogno di distrarsi, di uscire dall'acqua per prendere una boccata d'aria,
prima di immergersi nuovamente in quell'azzurro. Perchè era sicuro che si
sarebbe beato ancora della profondità di quegli occhi, ma era ugualmente sicuro
che sarebbe stato fatale per lui e che forse non sarebbe più riuscito a
riemergere.
Bloccato in lei per sempre.
"House, il gioco del silenzio non è
divertente...Avanti sputa il rospo: cosa vuoi?" Evidentemente Wilson non poteva
perdere tempo: doveva lavorare.
Il diagnosta
alzò lo sguardo quasi annoiato sul suo amico. Sbuffò rassegnato quando notò cosa
indossava: il mare lo inseguiva.
"Oh niente" disse facendo una smorfia "...mi piace
la tua cravatta..."
"Davvero?"
rispose Wilson, lisciandosi con fare compiaciuto l'oggetto in questione, azzurro
con piccole onde marine disegnate.
"Certo! Io
amo l'azzurro" sussurrò House a se stesso mentre era già scomparso al di là
della porta, cercando di non far sentire la sua ultima affermazione- dichiarazione- all'amico.
Spazio autrice:
[1] Allora,
per inagurare questa raccolta ho scelto un qualcosa di soft: la collocazione non
è precisata, ognuno può metterla in uno dei tantissimi momenti Huddy. House sa
che non ha scampo di fronte al sentimento che prova per Cuddy, ma di certo non
glielo dirà.
[2] La prima frase è una citazione di Jacques-Yves Cousteau.
Non ho la più pallida idea di chi sia, *me ignorante* ma appena ho letto questa
frase ho immaginato la storia. Prendetevela con lui quindi!
[3] Spero che vi
sia piaciuta!
|