Indovina chi.
Indovina chi.
Let’s play a Love Game,
Play a Love Game -
Una
goccia di sudore gli scivola lungo il collo, nel tempo di un sospiro.
Gli scosto i capelli bagnati dalla fronte sorridendo.
“Ti va di fare un gioco, Judsie?” Si morde un labbro con gli occhi lucidi.
“Oddio, ti prego, Rob. Abbiamo appena finito!” Mi
stropiccio gli occhi con le dita e mi lascio cadere sul cuscino. Tutto
quello che voglio fare, ora come ora, è dormire – magari
fra le sue braccia.
“Non quel tipo di
gioco Judsie…” Sollevo la testa incredulo per guardarlo
negli occhi. Possibile che Robert possa pensare ad un gioco che non
necessiti di una superficie rigida e di manette?
“Di che si tratta?” Mugugno, controvoglia.
“Mh, allora. Entrambi ci vestiamo da qualcosa e
l’altro deve indovinare cosa. Che so, qualcosa che ci
rappresenti, un nostro pensiero ricorrente…”
“-non un nostro personaggio.” Metto in chiaro, per evitare di trovarmi un Tony Stark in giro per la camera.
“Oh, e va bene, non un nostro personaggio.” Storce il naso. “Questo vuol dire che accetti?”
Una gara di travestimenti? Ma questo qua è mai cresciuto?
“Mpf, come vuoi. Poi però possiamo dormire? Saranno le due
di notte, come minimo…”
Si volta a guardare la sveglia sul suo comodino. “Le tre e trentasette, a dir la verità-”
“Oh, cazzo. Dobbiamo essere sul set fra quattro ore e tu-”
“Tre ore e ventitré minuti.”
“Rob!”
“Scusa. Dai, sarà una cosa veloce…” Fa
gli occhioni da cucciolo e sporge il labbro inferiore – e mi
ricorda Rudy quando mi chiede di comprargli un gioco nuovo. Ci
manca solo che mi chiami “Papiii~” e ci siamo.
“E va bene.”
“Grazie, Judsie! Lo sai che ti amo, vero?”
“Fanculo.”
Lui mi dà un bacio sulla guancia e salta giù dal
letto. Non riesco proprio capire perché, dopo averlo fatto, lui
è sempre scattante e sveglio, come se avesse bevuto due litri di
caffè, e invece io sembro in punto di morte.
“Allora, allora…” Stropiccia le mani, lo fa
sempre quando pensa. “Trovato! Ma mi serve la stanza,
quindi… tu ti prepari in bagno!”
“Che cazzo stai dicendo? Ma sei scemo? Io non mi alzo da
questo letto…!” Non ho la forza nemmeno per alzare la
testa e guardarlo.
“Avanti, Jude!”
“Oh ti prego, Rob!” Rotolo sulla pancia e affondo il
viso nel cuscino. D’un tratto sento dei passi leggeri e morbidi
sulla moquette – crede che non mi sia accorto di lui? “Rob,
no, no!” Biascico, ma lui mi è già saltato sopra,
facendomi il solletico su tutta la pelle scoperta – che non
è poca, dato che ho indosso solo i boxer. Inizio a ridere
convulsamente, mentre ci rotoliamo tra le coperte, intervallando il
tutto con qualche “no, ti prego”, “smettila,
Rob” e “no, lì no”. La smette effettivamente
quando mi ha fermato i polsi sopra la testa e mi ha immobilizzato le
gambe con le sue.
“Ora sei abbastanza sveglio per alzarti.” Un bacio
sul naso e si sposta da sopra di me, per poi alzarsi in piedi.
“Va bene, mi alzo.” Mi tiro a sedere e tendo le
braccia verso di lui, per essere aiutato. Mi abbraccia e mi tira in
piedi affianco al lui senza il minimo sforzo. Mi ha sollevato di peso. O io peso pochissimo, o lui è terribilmente muscoloso e non me ne sono accorto. Sì, cioè, me ne sono accorto, ma non credevo così. Cavoli, quest’uomo è una continua scoperta!
“Dai, pensa da cosa vestirti…” Oh, me
n’ero anche dimenticato! Allora, cos’aveva detto? Ah,
sì. “Entrambi ci
vestiamo da qualcosa e l’altro deve indovinare cosa. Che so,
qualcosa che ci rappresenti, un nostro pensiero
ricorrente…” Un pensiero ricorrente, eh? Beh, in questa stanza di hotel c’è di sicuro tutto il necessario per vestirmi dal mio pensiero ricorrente.
“Ok, Rob.” Mi metto le mani sui fianchi, cercando di
tenere gli occhi aperti. “Chiudi gli occhi e voltati
dall’altra parte. Io prendo quello che mi serve e vado in
bagno.” Da quanto tempo non lo dicevo? Con lui devo non averlo
proprio mai detto, ora che ci penso. Lui strizza gli occhi, li copre
con le mani e si siede sul letto verso il muro, sorridendo.
Frugo un po’ in giro alla ricerca dei suoi vestiti. Anche
se non mi andranno bene non importa, basta farlo contento e tornare a
letto. Sul pavimento trovo la giacca e la camicia (a cui manca un
bottone per colpa mia), sul comodino il papillon (l’aveva usato
per legarmi i polsi alla testiera del letto) – per i pantaloni
devo stendermi sotto il letto. Sono sicuro che lui stia cercando di
scoprire cosa sto sto prendendo per il travestimento, dato che frugo
così rumorosamente per la stanza, ma per mia fortuna non
è abile quanto Holmes, sono quasi sicuro che non abbia capito.
Mi avvicino al bagno e, prima di sgusciare dentro, mi giro.
“Puoi guardare.” E lui si volta di scatto, ma io mi sono
già chiuso la porta alle spalle.
Butto tutto su una sedia affianco al lavandino e apro il
rubinetto, aspettando che l’acqua diventi tiepida. Ho delle
occhiaie indecenti, e domani si torna al lavoro - le truccatrici
dovranno fare un lavoraccio per nasconderle. Mi sciacquo il viso,
passandomi una mano bagnata fra i capelli.
“Juuude?!” La voce è appena udibile,
dev’essere distante dalla porta. Sbraita qualcos’altro che
non capisco e rispondo un “sì, arrivo!” di
circostanza.
Mi vesto, lentamente e, come avevo previsto, i vestiti non sono
della mia taglia. I pantaloni mi arrivano alle caviglie e la giacca
– sartoria italiana, complimenti – ha le spalle un
po’ troppo larghe per me. Devo sembrare veramente ridicolo. Cosa
manca? Oh, sì, i capelli. Prendo nell’armadietto il suo
gel extrafissante e mi sistemo il ciuffo ben pettinato
all’indietro – un’imitazione poco riuscita di Tony
Stark.
“Juuude, avanti!”
“Due secondi e arrivo!” Prendo al volo il rasoio a
mano (odio usarlo, ma lo tengo sempre per le evenienze) e mi rado la
barba lunga di tre giorni di vacanza, concessi da Guy in uno sprazzo di
misericordia – tre giorni passati interamente chiuso in camera
con Robert, ovviamente.
Quello che ottengo è un pizzetto mal riuscito e un taglio sul
collo – dannazione. Frano fuori dalla stanza, con l’unico
desiderio di stendermi e lui dov’è? Steso sul letto a
mo’ di statua greca, con il lenzuolo attorno alla vita, lo
sguardo fisso sul muro e le mani a mezz’aria ad indicare il suo
viso.
“Che cazzo è?”
Si scompone immediatamente e mi guarda offeso. “Come che
cazzo è! E’ Cupido!” Sorride, convincente.
“Cupido.”
Annuisce. “Non avevo ali e arco sottomano, ma usa un po’ tu l’immaginazione!”
“A-ha… E vorrebbe dire “amami”?”
“Un filino più narcisista?”
“Mh, “non puoi non amarmi”?”
“Esatto!” Esclama, estasiato. “Come hai fatto?”
“E’ piuttosto da te, sai, ti conosco.” Borbotto.
“Tu piuttosto, perché mi hai rubato i vestiti? E ti
sei fatto anche un orribile pizzetto, cavoli, ti sei sforzato e no, non
dirmi che-”
“Sì, ti ho fregato il gel. Te ne compro altri venti, ok?”
“Va bene. E allora, perché ti sei conciato in maniera così ridicola?”
“Beh, tu mi avevi detto potevo vestirmi da un mio pensiero
ricorrente-” Ha capito, sorride. “E io mi sono vestito da
te.”
It’s complicated and stupid,
Got my ass squeezed by sexy-Cupid.
Yes, you want to play, want to play?
A Love Game, a Love Game?
NdA^^
Come promesso, ecco la one-shot ;)
Dopo aver ascoltato un centinaio di volte Love Game di Lady
GaGa, mi sono impuntata sulla frase "Got my ass squeezed by sexy-Cupid"
e ho pensato che si addicesse terribilmente a Robert. Quella frase
presa alla lettera, un Love Game e il fatto che stessi morendo in
vacanza con i miei hanno fatto il resto. E' la mia prima song-fic,
spero vi piaccia :)
Passando a "Stupendo" grazie mille a barbydowney e Ilaria1993 che hanno recensito, aXce e EugyChan che preferiscono e Elena Malfoy che ricorda! :)
Che dire, scorrete la pagina verso l'alto, sì, ancora un
po', ecco vedete? C'è scritto "Inserisci una recensione", ecco. Ecco. *guarda fisso*
EDIT: Ho cambiato Rafferty in Rudy, giusto perchè Rafferty ha
due anni meno di me e non credo chieda i giochi a suo padre XD
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