Non
posso scappare, né da questa stanza e né tantomeno da
lei.
Il
suo sguardo è una bussola che dopo un rapido giro ha trovato
la sua meta, il suo bersaglio: sono io. Mi sta lanciando frecce di
continuo, con quegli occhi carichi di rancore. Alza il braccio, che
oscilla per il tormento. Ha sofferto per me? Ha sofferto fino a
tremare per il tormento? La mano oscillante si trasforma in un pugno.
Una lama si lascia stringere da esso. Questa stanza diventerà
strumento di vendetta, questo silenzio che nessuno potrà
violare. La distanza sarà per sempre mantenuta, ormai siamo
due scie lontane. Cosa vuole farmi? Vuole lasciarmi un segno, vuole
tracciarmi una ferita per far in modo che io mi ricordi di lei? Non
parla. Il silenzio diventa soffocante. Un silenzio soffocante e
inviolabile. Indietreggio d'istinto, come farebbe una gazella davanti
al leone. C'è violenza nei suoi gesti, violenza premeditata.
Non distoglie neanche per un istante lo sguardo da me, ora che ha
individuato la sua preda. Il braccio è sempre alzato, sempre
lì in alto solennemente. La lama risplende di luce fatale. Un
passo, un solo passo. Un piede che avanza di una piastrella, tutto
qui, ma io cado. Cado per il tuffo al cuore che ho provato in
quell'istante, in cui ero sicuro di aver visto il mio addio a questa
vita. Sono a terra, ora. Sono miserabilmente a terra, e non posso
rialzarmi. Una paralisi si impossessa della mia mente e del mio
corpo. Non posso far altro che tremare, insieme alla sua rabbia. Ci
siamo sintonizzati sulla stessa onda ora, ma io devo scappare. Perché
lei è vendetta, io sono strumento di sacrificio. Questo è
il mio castigo, per quello che le ho fatto. Ora lei è grande,
grande ai miei occhi. Agli occhi di un povero uomo caduto a terra,
che non può alzarsi neanche se lo volesse. Un altro passo, un
altro brivido di terrore. E' più vicina, è più
vicina. Il respiro si blocca, non può uscire. Il mio corpo
chiede pietà, facendo cascare gocce di sudore dalla mia
fronte. Aiuto. Chiedo aiuto, aiutatemi.
Tremo
dal terrore. Un altro passo, un altro passo. Ora è troppo
veloce. Un altro passo ancora. Devo salvarmi, no. Non sono pronto
alla resa dei conti, no. Non sono pronto a vedermi inflitta questa
punizione. Siamo troppo vicini, quella lama mi sta accecando. Devo
scappare. Posso venir salvato dai resti di questa distanza, posso
evadere? Devo rompere questa paralisi, questi quattro muri di vetro
che mi hanno intrappolato. C'è ancora tempo. Ed è
proprio il tempo che mi inganna. Un respiro mozzato, una sentenza
pronunciata. Una lama scagliata dopo lunghe attese, una lama che
taglia l'aria. E' finita per me. I miei occhi hanno registrato
quest'ultimo fotogramma, l'ultima immagine della mia collezione di
diapositive: la punta della lama, ipocentro di quella luce fatale,
che ha già scelto su chi conficcarsi.
Eppure
il secondo dopo respiro ancora, sono vivo. Non cola sangue dalla mia
pelle.
..la
lama mi ha mancato. E' un'illusione, è una allucinazione? No,
non lo è. Lei mi guarda, i nostri visi stanno condividendo lo
stesso quadro: la lama mi ha mancato, mi ha sfiorato il lobo
dell'orecchio e si è conficcata nel muro. Non è finita,
no. Un'altra lama viene sfilata dalla tasca dei jeans e si attacca al
suo palmo. Ne ha più di una? Quante lame può
nascondere?
Questa
volta nessuna attesa, non c'è più tempo. Il tempo
inganna, bisogna cogliere l'attimo.
Questa
volta non bisogna caricare il fucile, bisogna sparare subito. Non
bisogna far oscillare la lama, bisogna lanciarla subito. Compierà
un'impresa migliore.
Sono
impreparato, più di prima. Sono in una fossa, non posso
aggrapparmi ai suoi lati per risalire. Questa volta non la scamperò.
Panico. Brividi. Terrore. La morte fa paura, fa paura.
Un'altra
ultima diapositiva, un altro ultimo istante della mia vita. Non sono
pronto a lasciare questo mondo! Ecco la punta di quell'arma
terrificante, la mia morte che mi raggiunge.
Il
mio punto che mette fine alla mia ultima frase. Al mio ultimo
pensiero. Una paralisi, così forte da fermare i miei pensieri.
Addio.
Sono
vivo.
La
lama è lì, impiantata nel pavimento, proprio accanto a
me. Mi ha sfiorato la gamba.
Sta
diventando un tiro al bersaglio, questo? Si sta trasformando in un
gioco?
Un
graffio leggerissimo mi fa trasalire dalla sorpresa. Questa volta mi
ha segnato. Non si accontenterà, però. Non è un
graffio leggerissimo quello che vuole infliggermi.
No.
No. Una lama. E' stata velocissima, tre passi di un leopardo in
corsa. Ha mirato ad un innocente capello in testa, mi ha solo
punzecchiato per un momento. Il suo sguardo si accende, mi brucia gli
occhi. Il rancore diventa insoddisfazione e odio. Niente rimarrà
incompiuto, tutto tornerà al suo posto. Lei si permetterà
di soddisfarsi questa volta. Non si arrenderà. Il mio istinto
di sopravvivenza ha la meglio, riesco a evitare il lancio successivo.
E quello dopo ancora. Anche quest'altro. I riflessi diventano miei
complici, diventano strumento indispensabile. Quante lame ha lanciato
fin'ora? Le posso contare su una mano?
E
poi tutto si ferma. Tutto si immobilizza nel tempo, la lancetta
dell'orologio non raggiunge la tacca dopo. I passi si fanno
innumerabili, diventano spediti. Se è la distanza il difetto
dei suoi lanci, allora si farà più vicina. Deciderà
di sporcarsi le mani, o lancerà semplicemente da più
vicino? Cosa vuole fare? La sua faccia oscurata dai colori cupi che
le aveva schizzato il mio terrore, si avvicinò. Ora siamo più
vicini, più vicini. Adesso lei può respirare sulla mia
pelle, ci separa così poco ormai. Il suo sguardo pesa sul mio
cuore, si fa più grave. Brucia, mi corrode gli occhi. La luce
delle mie iridi diventerà cenere con questo fuoco assassino.
Il
suo petto si contrae nell'ansia di respiri smorzati. Trabocca della
tensione dall'aria, non si riesce a contenerla tutta in questo
semplice spazio. Niente di questo è avvenuto con attesa, è
stato un lampo. Una brusca mossa violenta. La punta della lama non si
è avvicinata con cautela, ha corso come un fulmine verso la
meta. Ha puntato sul mio cuore, si è preparata a colpirmi. Una
luce dettata dal terrore che quella sia veramente la mia ultima lama
mi invade, occupa tutto il mio campo visivo. E' finita.
Poi
l'inspiegabile, l'inenarrabile evento. La mia salvezza, il mio
continuo stupore. L'aria ha rotto la lama, ha lasciato che si
frantumasse in mille pezzi. Pezzi di quell'ombra mortale ripetuta
così tante volte. Una bomba, una bomba invisibile ha spaccato
la lama.
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