La sfida
Sirius
lascia che Marlene guidi la sua motocicletta, solo
una volta, e se ne pente.
Si
tiene sulla strada, ignorando le sue istruzioni per avviare
l’incantesimo volante della moto. Si tiene sulla strada,
sfrecciando attraverso
il traffico babbano tra una sinfonia di clacson chiassosi e insulti
strillati.
Marlene
non ha bisogno dell’incantesimo per volare; il
veicolo babbano è abbastanza magico per lei. Sfida la
gravità e le leggi
babbane sul traffico. Il vento le schiaccia i capelli sulla faccia, e
lui si
stringe di più a lei per tenere le lunghe ciocche lontane
dai suoi occhi.
Lei
grida esaltata mentre sorpassa un camion, la testa così
inclinata all’indietro che non può
guardare
la strada, e Sirius urla con lei, indeciso se piangere di terrore o
euforia. Le
braccia la tengono più stretta mentre prende una curva
troppo velocemente; la
ghiaia scricchiola sotto le ruote e per un momento si aspetta quasi che
la moto
scivoli da sotto di loro, per disarcionarli sull’asfalto,
togliendo il piacere
di eliminarli a qualche Mangiamorte. Ma lei raddrizza la moto mentre
questa conclude
miracolosamente la curva e tuona lungo il rettilineo, il motore romba
mentre
accelera oltre la sanità mentale nella pazzia.
Lui
è imprudente, ma non ha mai provato niente di simile
prima d’ora. Marlene sta gettando tutto quello che ha (e
tutto quello che ha lui, in
verità) sotto
le ruote della sua motocicletta,
sfidando il mondo ad inseguirla. E lui è con lei in questa
folle corsa.
La
lascia, i capelli scarmigliati e gli occhi illuminati, di
fronte al suo appartamento frusto in un caseggiato di Liverpool. Lei
gli
sorride mentre va, e ci sono strisce grigie che corrono dagli angoli
dei suoi
occhi alle tempie e nei capelli, dove le lacrime prodotte dal vento
hanno
sciolto il trucco senza tener conto della gravità. Sembra
più viva che mai. Mai
più, la avverte lui, piegandosi sul
manubrio, la farai schiantare in un muro.
E lei sorride di più, senza nemmeno tentare di negarlo,
forse ne è anche un po’
fiera. Ti ammazzerai un giorno o
l’altro,
McKinnon, un giorno salterai e non ci sarà niente a
prenderti, mormora
mentre riaccende la moto.
Beh, allora magari mi
farò crescere un paio d’ali, ribatte
lei, spensierata e viva e irriverente,
mentre sale i gradini di cemento. E
sennò, meglio buttarsi che precipitare!
È
la corsa migliore della sua vita, l’unica volta che non ha
guidato. E, mentre torna a casa attraversando le nuvole, si chiede se
è così
l’amore, sedersi dietro a qualcuno e tenersi forte
perché sai che ti stanno
portando in qualche avventura, in qualche posto bellissimo e pericoloso
che non
avresti mai potuto trovare per conto tuo.
Si
scrolla il pensiero dalla testa, buttandolo dalla moto da
qualche parte sopra Leeds. Anche lui si fa crescere un paio
d’ali a quanto pare
e riesce a tornare da lui, scovandolo mentre sta da solo sotto il cielo
grigio
di Stirling, le mani nelle tasche della giacca di pelle, accanto alla
tomba di
Marlene ancora fresca. Lo lascia vagare per un po’,
abbastanza per dirsi “forse”
e immaginare per poco quello che
sarebbe potuto essere, fino a quando è tutto un
po’ troppo doloroso per Sirius
Black e se ne libera tornando alla sua moto.
Si
allontana al modo di Marlene, scorrazzando tra il
traffico babbano ad una velocità da rompersi il collo, i
clacson arrabbiati e
gli improperi come musica di sottofondo. La sprona ancora,
perché vuole
mostrarle quello che lei gli ha mostrato quel giorno, in quella corsa,
perché
c’è almeno un momento in cui può
credere che lei sia seduta dietro di lui, le
dita piantate nei suoi fianchi, la sua risata nelle orecchie sopra
l’urlo del
vento, ma ovviamente quel profumo di sigarette e profumo che arriva al
suo naso
e riporta alla memoria tutti i ricordi dolorosi e belli è
solo gas di scarico e
mera illusione.
(A Sirius non piace
particolarmente questo ricordo. Sa solo che deve essere bello,
perché Azkaban
gliel’ha rubato.)
NdT: Ta-dan! Eccomi di nuovo a tradurre la mia nuova ossessione: Sirius
x Marlene! Questa era la prima storia su cui avevo messo gli occhi
quindi sono stata particolarmente contenta quando l'autrice mi ha detto
che avevo il permesso di tradurla. Se ne avete la
possibilità, correte a leggere l'originale, la mia
traduzione può solo imitare le emozioni che mi ha suscitato
la versione inglese.
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