One Man Army
La
taverna era semivuota da ormai una settimana, a parte loro.
Il
lerciume degli stivali appoggiati sopra al bancone era ormai un
avventore abituale e la puzza non se ne sarebbe andata tanto presto,
l'oste lo sapeva. Non c'era nessuno, nessuno in paese che sarebbe
stato capace di scacciare quei tipi da lì. Una banda di
quindici - e
dico quindici - bastardi armati. Ironia della sorte, la maggior parte
di loro nemmeno arrivava a saper contare oltre la dozzina.
Ma
non erano stupidi, no. Forse due o tre. Gli altri erano pericolosi,
cani randagi.
Con
le pistole.
Prese
uno straccio, ci sputò, e cominciò a pulire un
bicchiere. Inutile
fare tanti complimenti. Tanto nessuno avrebbe più
frequentato la sua
locanda, con la Banda stabilita lì ventiquattrore
al giorno.
Qualcuno andava e qualcuno usciva, ma c'era sempre
un buon numero di loro dentro.
A
mezzogiorno era l'ora di punta. Non si
sognavano
mica di andare fuori a rubare, col caldo che faceva.
«OSTE!
Dov'è la sguattera che ci porta da bere? Falle muovere quel
suo culo
da orba, abbiamo sete!»
Il
taverniere scosse la testa. Avevano sete, ma non pagavano mai, se non
per sfottere. Ed erano tanti. Le loro gole erano così
rovinate dal
sapore del tabacco da masticare, però, che non si
accorgevano di
tutta l'acqua di scolo che finiva regolarmente ad allungare la birra,
il che era un bene.
«LIIIIIIC!»
Anche l'oste urlò. Sospettava che quella dannata ragazzina
fosse
sorda, oltre che orba, a volte. Arrivò con il solito passo
da cane
bastonato e prese il vassoio con le birre senza dire una parola, lo
sguardo basso. Non era nemmeno arrivata al loro tavolo, che
già
avevano iniziato a prenderla in giro, mentre le loro mani scorrevano
sulla sua schiena. Erano più su di giri del solito, dato che
in
genere l'occhio cieco - non esattamente un bello spettacolo - bastava
a lasciarla in pace … entro un certo limite.
Le
loro mani …
Non
disse niente. Se solo avesse provato a fare qualcosa, sarebbe stato
solo peggio. Finì di servire le birre, e stava per andarsene
velocemente indietro quando uno di loro la fermò prendendola
per un
braccio.
«Dove
corri, bastarda. Non vedi che hai fatto schizzare tutta la birra
sulla mia giacca, eh? Ritardata.»
La
serva lo guardò, e i loro occhi si incrociarono. In quel
momento,
ebbe paura, perché nonostante gli insulti, capiva
benissimo.
Capiva che non c'era nessuna macchia di birra sulla giacca del
bandito, e che il suo tono non era quello di un uomo arrabbiato. Se
fosse stato arrabbiato, se la sarebbe potuta cavare con delle botte.
No.
Quegli
erano gli occhi di un uomo che aveva pensato a qualcosa di
divertente.
Occhi
che le facevano una paura dannata.
Non
ho fatto niente. Non ho fatto niente. Ora mi lascia andare. Ora mi
lascia andare.
Cercò
di dire delle scuse, ma le parole le uscirono fuori a pezzi. Scosse
la testa, i capelli neri che le ricadevano sul viso, e commise
l'errore di cercare di liberarsi.
«Ah-ah-ah.
Non pensarci nemmeno.»
I
compagni ridevano. Guardavano la scena, pendevano dalle labbra di
quello che parlava e si scambiavano sguardi complici.
Con
la mano libera il bandito estrasse la pistola, una colt nera polvere
da sparo, e dopo aver fatto alcuni giochetti con le dita, la prese
saldamente, e mise la canna tra le gambe di lei, proprio
tra
le ginocchia, dove finiva la gonna del vestito. Cominciò
piano, piano, a farla scorrere, verso il basso, ma poi subito verso
l'alto. Poteva sentire il metallo freddo sulla pelle nuda, e non
importava quanto stringesse i muscoli, gli altri si divertivano ancor
di più. Il vestito si sollevava docile man mano che la mano
avanzava, sempre più su, sempre più su, fino alla
biancheria …
«Oste.»
C'era una sagoma davanti all'ingresso. «Dammi da
bere.»
Il
nuovo arrivato era il primo vero cliente in una settimana. Si sedette
al banco. I cani randagi lo guardarono prima con diffidenza, ma
decisero che era più interessante il passatempo di prima.
La
ragazza si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando la
pistola
scivolò via dalla sua pelle, solo un attimo prima che la
tensione
aumentasse di nuovo e che sentisse la canna puntata contro le sue
natiche, alla ricerca … di un minuscolo … sporco
… buco.
Gemette,
ma la stretta del bandito era troppo forte.
«Che
ne diresti se sparassi, ora?» Le diceva quello «O
devo andare un
po' più a fondo?»
In
quel momento, un boccale da birra atterrò precisamente al
centro
della fronte del malvivente, rimbalzando sul pavimento e facendogli
perdere i sensi.
La
pistola cadde a terra, la presa si indebolì, la gonna del
vestito
tornò al suo posto.
Era
stato più veloce di quanto chiunque si sarebbe mai potuto
aspettare.
Gli sguardi di tutti si spostarono verso il banco. L'oste pavido e
opportunista? No. Era il nuovo arrivato. Aveva finito di bere, era
sceso dalla sedia girandosi, e aveva tirato il bicchiere, tutto in
una frazione di secondo.
«Chi
diavolo ...» I più veloci avevano già
le mani sulle fondine, ma
lo sconosciuto aveva fatto già qualche metro, aveva preso
una sedia
e l'aveva tirata contro il gruppo, colpendoli prima che potessero
premere il grilletto.
E
subito dopo, era già arrivato vicino a loro. O meglio.
Era
in piedi sul loro tavolo.
«Merda!
Ha una spada!»
«Ottima
visuale dei miei piedi, da qui.» Rispose lui, come se
c'entrasse
qualcosa. Con un calciò spazzò via tutti i
bicchieri dal tavolo,
mandando birra a fiumi e vetro ovunque, e cominciò a
spaccare la
faccia a tutti i banditi più vicini. Era uno spettacolo in
parte
terrificante e in parte ridicolo. Senza nemmeno estrarre un'arma,
aveva ridotto sette uomini allo svenimento se non alla morte, a
giudicare la strana angolazione del collo di qualcuno.
La
serva era immobilizzata, con l'unico occhio sano spalancato dallo
stupore, eppure non aveva smesso di tremare. Altri, sentendo il
rumore, stavano venendo giù dalle camere di sopra, scendendo
le
scale come un branco di bufali.
Mise
una mano al fodero ed una all'elsa.
Ed
erano tutti ad agonizzare sul pavimento quando la spada fu riposta.
Tranne uno, che era rimasto seduto in disparte, l'oste, e la ragazza.
Lo
sconosciuto si avvicinò a quello che non si era mosso.
«Tu
non mi hai attaccato» disse
«Perché?»
Il
capo-banda sorrise, cercando di nascondere il nervosismo.
«Ti
ho riconosciuto. Sarebbe stato inutile. So chi sei.»
«E
chi sono?»
«Sei
il Mietitore. Lo sterminatore di imperi. Sei l'esercito da un
solo
uomo.»
«Bene»
disse il Mietitore «Racconta a tutti che sono stato qui.
Racconta
ciò che hai visto.»
Detto
questo se ne andò, con calma e disinvoltura come se ne era
arrivato,
uscendo dalla taverna.
Una
puzza insopportabile proveniva dai pantaloni dell'oste.
Il
sangue colava sul pavimento giù dalle scale.
La
cameriera, finalmente, si mise a piangere.
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