Salice e Falene
*
Lei sa danzare.
E lo fa,
involontariamente, nel suo muoversi dondolante e
incerto.
E' graziosa, nel suo balletto titubante, la mente
rapita dalla sua Poesia.
Uno… due… tre,
quattro, cinque!
Lui non è
imponente.
Ha foglie finemente seghettate e lunghi e sottili
rami penduli, protesi a sfiorare la loro bruna Terra
Madre.
Privo di contorni massicci, possiede però qualcosa
di regale, di pallidamente affascinante, nella sua
cornice di erba alta.
Vive solitario, nell'ampia radura senza vita, dove
pure l'erba stenta a crescere, e ingiallendo, muore
precocemente.
Come ogni anima
sola, è confortato unicamente dai colori caldi del
crepuscolo, del Sole che solo, riesce a scorgerlo ed
a raggiungerlo, coi suoi raggi di sangue e fuoco.
L'Albero, ha una rara e preziosa Aura di Poesia.
Come le Piante
legate dalla storia ad amanti, a traditori, a
delusioni e a sogni infranti, che sanno catturare la
tristezza nell'aria, e le restano fedeli per sempre.
Ha un'Aura di Poesia, di passiva infelicità e di
pacato tormento.
Un'essenza tesa a guardare il cielo piangere.
Lei lo sente,
certo.
Lei per prima, nel suo caschetto spettinato di
capelli corvini, danza attorno al Salice.
Salice che ha
piantato le radici in un luogo troppo inospitale per
lui. Pianta amante dell'acqua si è rifugiata in un
terreno arido e secco, e soffre della sua stoltezza.
Nella sua vecchiaia, ostenta orgoglio, per l'essere
riuscito a vivere, ad imporsi in quell'ambiente così
ostile, ma rimpiange il gli anni passati, giorni di
sofferenza e di prova, raccolto nella sua silenziosa
esistenza.
Sogna laghi e
fiumi, fantasie, immagini per lui così irreali e
lontane, narrategli da gazze e merli caritatevoli.
Sogna acqua, fresca e gorgogliante a nutrire le sue
fragili foglie, e un terreno soffice e umido, in cui
giacere.
Ma non può fare
altro.
Continua a sognare ed a sopportare le angherie del
clima, della siccità perenne. Continua a piangere,
aspettando che il cielo si unisca a lui.
Uno… due, tre…
quattro, cinque!
La ragazzina ne ha
pena.
E nella sua puerile danza, sfiorando leggermente le
foglie della sua chioma, lo osserva con quel
riflesso nei grandi occhi marroni. Quella leggera
opacità di compassione.
Le labbra dischiuse su di quel piccolo volto triste.
Ed io, riconosco
quello sguardo.
Perché è solerte nell'usarlo, nel compatire la
sofferenza nel mondo.
Ne è affascinata e rapita, come la Falena è attratta
dal Lume.
E come Falena, deve essere controllata e protetta,
prima che si bruci le ali.
Custodita, prima che si smarrisca tra stelle di
carta.
La vedo scostare le
sue fronde, infrangendo gentilmente le sue arcaiche
e verdi cinta murarie.
Il vento si fa strada attraverso la radura
provocando l'icresparsi di un mare d'erba, mentre i
rami del Salice tremano dolcemente, in ricordo del
passaggio della bambina, ormai scomparsa dietro
tende verdeggianti.
Allo stesso modo,
mi apro un varco tra le sue esili fronde; con un
fruscio solenne, l'Albero mi accoglie al suo
interno.
La luce del crepuscolo crea scacchiere e spiragli
rosso intenso filtrando dall'alto della piccola
campana di foglie.
Illuminata da quella luce irreale, lei, ha cessato
di ballare.
E' ore stretta in un platonico abbraccio, le braccia
cinte alla corteccia bruna e scanalata del salice.
Respira dell'Albero
e ne percepisce sotto le dita il lento vivere.
Tende l'orecchio per ascoltarne i pensieri…
E mentre io prendo
posto a terra, accogliendo un suo umile invito, lei,
separandosi dal Salice, impugna un rametto,
guardandomi come ad uno spettatore di cui si
richiede l'attenzione.
Inizia con la sua
fantasia, dalle radici dell'Albero, traccia linee
curve e ritte, girandole e parallele.
Dalla mia posizione non ne colgo il significato.
Ancora una volta dondolante, ancora danzante, i suoi
gesti non sembrano però legati ad una voglia
infantile, affidati a pensieri e immagini astratte,
nate dalla mente di un bambino annoiato.
Dal suo sguardo serio, traccia qualcosa che vuole
avere un senso.
Che deve averne uno.
Concentrata sul
terreno, ciocche d'ebano le ricadono
disordinatamente sul viso, mentre lei cerca
ripetutamente di contenerle dietro le orecchie con
un gesto annoiato.
Con movimenti
circolari, arriva fino a tracciare il suo disegno
davanti a me.
L'ultima riga termina di colpo, nel terreno secco,
protesa nella mia direzione.
Le labbra serrate si ammorbidiscono in un sorriso,
prima di ritornare sui suoi passi, attenta a non
calpestare la sua opera. Tornando al tronco
dell'albero, inizia ad aggiungere nuovi elementi
alla sua creazione.
Mani infantili
raccontano di pesci immaginari, gru dai lunghi
becchi e gruppi di canne.
Insetti acquatici e grandi libellule adornano le sue
incisioni nel terreno, che prendono forma e vita ai
miei occhi.
Acque. Calme,
placide acque, torrenti, cascate e mulinelli.
Tutto trova un significato.
Incide, col suo rametto, un sogno per l'Albero, che
si appresta a proteggerlo dal vento con i suoi rami,
e che per un attimo è calmo, per un attimo è felice.
Si lascia
trasportare, affidandosi innocentemente al regalo
della bambina, e ride. Dopo tanto tempo, ride piano,
per non farsi sentire, e le sue foglie fremono
mentre immagina di essere, per una volta, non
afflitto dalle sofferenze che la sua umile
condizione gli comporta.
Riesce quasi a sentire l'acqua penetrare nel
terreno…
Ora, anche lei
sembra più felice. Si abbassa e abbandona
delicatamente il suo rametto, alla base del Salice.
Posa un' ultima volta la mano sulla sua ruvida
corteccia, in un saluto innocente.
Il cielo si fa
sempre più cupo e rossastro. Nella semioscurità che
regna all'interno dell'albero, la figura graziosa
della bambina, illuminata da piccole fiaccole rosse,
diventa sempre più sfuggente e indefinita.
La sua fuggevole
ombra si avvicina a me, gli occhi nocciola caldi e
brillanti in modo surreale.
Sul terreno, nel mondo compreso tra le fronde del
Salice, risuonano i suoi passi leggeri.
Si blocca
esattamente davanti a me, e Falena, studia il Lume
con occhi dolci, guardando la sua ragione di vita.
Perché le falene vivono amando i Lumi, e quando
muoiono, è perché hanno amato troppo, perché si sono
spinte oltre i confine che li divide.
Hanno infranto un equilibro iniziale che si placherà
solo con le creazione di un nuovo equilibro, a
scapito di uno dei due.
Dopo aver sistemato
l'ennesima fastidiosa ciocca con un gesto
involontario, tende una mano verso di me, tracciando
delicatamente il contorno della mezzaluna impressa
sulla mia fronte.
Il sottile dito scivola sulla mia pelle, come privo
di consistenza.
Cercando di
custodirla, finisco col diventare io stesso suo
Lume.
I profondi occhi
marroni guadagnano un'improvvisa tinta di
malinconia, mentre il suo sorriso si fa incerto.
"Sei felice? Sei
felice? Come faccio a renderti felice?"
Felice.
Se le Falene vivono
con gioia, gli istanti di vita loro concessi,
assuefatte dal loro amore incontrollato, i Lumi non
godono di questo privilegio.
Loro sanno fin da subito che la Falena si brucerà a
causa loro, perché altre Falene ci sono state, altre
ali sono state corrose dalla loro fiamma.
E la Falena,
perciò, non può rendere felice il Lume.
Può cercare di allietarlo, col suo volo distratto e
danzante, ma non lo renderà mai veramente
felice.
Anche il Salice
tornerà a piangere una volta che il suo Sogno verrà
cancellato dalle intemperie.
In un movimento
stanco si abbandona su di me, leggera, cingendo
lentamente le braccia al mio collo.
Sussurra qualcosa che non capisco, un suono
gutturale senza senso, trasparente, mentre il suo
dolce profumo mi avvolge.
Solitari uccelli
volano alti, immergendosi nei toni cupi del
tramonto. Muti e rispettosi, non osano infrangere la
pace immortale del Sole che muore. La pace immortale
del Lume e della Falena che condividono un istante.
E quando anche i
Lumi si concederanno un attimo di serenità, di
moderata felicità, anche le Falene gioiranno
maggiormente, sbattendo le ali con più vivace
vigore.
E guadagnando un motivo in più per essere felici.
Gli ultimi
riverberi del tramonto tingono di rosa il cielo,
all'orizzonte.
Le falene
continueranno sempre a cercare di rallegrarli.
Perché, dopotutto, i Lumi vivono di malinconia,
mentre le Falene, anche quando finiscono per
bruciarsi le ali, piangono di gioia.
…:::::::…
Aaah, che bello, finalmente
posso commentare. xD
Fic nata da non so nemmeno io cosa… forse solo dalla
voglia di evadere un po' scrivendo.^^
Poi non so… da quelle immagini che ti piacciono
tanto e che ti ronzano per la testa… il salice, le
falene, il disegno inciso sulla terra… |