Grazie per le fantastiche
recensioni, anche a chi era un slash-lover
convinto e si è fatto traviare. ;)
@LauraStark: potevo non fare
‘sti
due? Me lo chiedevano a gran voce! Insomma,
sì, è un figo. Draco è…
Draco, per quanto possa apprezzare il
personaggio, basilarmente è uno stronzo, e suppongo che la
guerra non l’abbia
certo fatto diventare un fiorellino. XD Mi fa piacere che ti sia
piaciuta
Astoria. Se fosse stata anche lei una stronza, dubito che avrei potuto
fare un
Malfoy così simpatico. Ergo, via di
mezzo. xD
@Damia: Tu qui! Aahaah, in effetti vedere voi
ragazze di NA su EFP ha
del paranormale! :P quindi non so davvero come ringraziarti! ^^ Mi fa
piacere
che Draco sia IC, avevo paura fosse troppo stronzo… ma
pensandoci, è uno
stronzo. xD
@Nefene: Che
mega-recensione! Grazie!
Beh, che dire,
hai detto tutto quello che io ho pensato scrivendo! E’
fantastico! E sono d’accordo
con te… se vuoi scrivere di un pg, che sia originale o meno,
non puoi
unicamente formarlo attraverso il rapporto con la sua amata o pucci-pu.
Devi anche
mettere la famiglia, gli amici. Una persona non vive e matura
certamente solo
in funzione dell’amore della sua vita, secondo me. Mi fa
piacere di non essere
l’unica a pensarla così! Essì, ho
sempre pensato a Sy come un mammone! :D Chi
amo di più? Hai ragione tu, li amo tutti… anche
se devo ammettere che scrivere
di Sy e Jamie è forse la parte più divertente del
tutto. E Draco sì, è sexy
anche magro e stile avvoltoio nero. XD
@Mikyvale: Davvero? Allora grazie ^^ Astoria…
beh, esiste, esiste, quando
le madri ogni tanto hanno un momento di grazia (no, non è
calcata sulla mia) Draco
è… Draco. Non scordiamoci che è figlio
di Lucius e che non è mai stato una
persona con della compassione o che la Row dicesse che fosse cambiato.
Probabilmente
è rimasto uguale, tranne qualche traccia di
umiltà che suo padre non aveva,
secondo me. Ma ehi, è un mio parere ^^ E le tue recensioni
vanno benissimo! E
sì, Ron è un uomo malvagio!
@Ombra: Eh,
hai proprio ragione… prima un orecchino, forse un tatuaggio.
Dove
andremo a
finire! XD
@MadWorld: Grazie!
@Ernil: O_o
vederti su una het ha dell’assurdo, in effetti Ern. xD E
grazie per i
complimenti a Draco. Quando, se mai, avrò un momento-Snape,
sai bene a chi
chiederò consiglio!:P Comunque sì, adoro i
momenti bromance tra James e Sy. I maschi sanno
essere imbecilli divertenti. XD Ps: Hagrid/Maxyme… mmmmh.
@Simomart: Essì,
potevo non dedicare loro uno spazietto? ;D Grazie per i complimenti ai
genitori, ho sudato un sacco per renderli plausibili, quindi grazie,
davvero!
@LunaM: Come
ho già detto, vedervi su questi schermi mi riempe di
orgoglio… il popolo di NA
che viene a commentarmi una het… gongolo! :D Guarda, io
… mi piace Draco, perché
è un pg umano, anche se stronzo, e la Row l’ha
fatto capire a chiare lettere
che non avrebbe avuto una fulminazione sulla via di Damasco e sarebbe
diventato
un tesorino d’uomo. Per questo mi piace. Una persona
così può essere anche un
buon padre, ma di sicuro non sarà il classico padre
‘sono amico di mio figlio’…
E per Sy/Rose, aspettati tanto zucchero! (ho calcato la mano stavolta
xD)
@NickyIron: il
pavone verrà citato, e forse un giorno usato, promesso! XD
Grazie per i
complimenti a Tory, thanks!
@Chu: Yay, ciao!
È bello
vederti qui! Sy
è il mio ragazzo ideale,
lo ammetto. Pulcino e Misantropia sono adorabili, ma sicuramente riesco
a
vederli solo come gay. invece Sy è il mio etero di ferro, e
… sì, mi diverto
come una matta a scrivere di lui e della sua famiglia. Anche Draco
è stato
bello scriverne, e mi fa piacere che tutte abbiate apprezzato che non
abbia
fatto un papino amoroso come Harry. Non ci stava proprio. XD E per il
resto…
cacchiolina… grazie. Mi hai fatta diventare tutta rossa!
>_< E per gli
aggiornamenti, lo sai, si fa del proprio meglio!
@Trixina:
Ahaahah, quel fanclub continua a riempirmi di orgoglio ogni volta che
lo guardo…
Mi ci iscriverei ma temo sarei patetica, quindi vi guardo da lontano,
gongolando come una povera demente. XD Essì, Sy aveva
bisogno di uno spazietto
suo! E Tory… beh, lei è una corvonero, ma si
può dire che indubbiamente sia
cresciuta tra serpeverde, quindi decisamente lo è almeno a
livello onorario! Essì,
Poo e Sy sono una bromance continua e ci hanno messo sei
anni… perché sono due
idioti. xD Ahaha, cubista e satanista… erano solo uno
vestito di nero e l’altro
con una cannottiera e jeans stracciati. Ovviamente hanno dovuto
prendersi
selvaggiamente per il culo per questo. Sono fatti così. XD
****
Capitolo II
I
thought love was only true in fairy tales
Meant
for someone else but not for me
Love
was out to get
me, that's the
way it seemed
Disappointment haunted all my dreams
Then I saw her face and now I'm a believer
(I’m a Believer, Neil Diamond)
27 Giugno 2023
Romania,
Vicino a Bucarest
Riserva
dei Draghi.
Rose non si era mai sentita
tanto impotente in vita sua.
No. Okay, non era vero, non
del tutto.
In quell’ultimo
semestre si
era sentita continuamente in quel
modo, per via di Al e tutta la faccenda di Thomas.
Ma la faccenda-Scorpius
gettava
invece luci inquietanti su quell’estate; aveva paura che la
sua fuga coatta in
Romania l’avesse ferito più di quanto avesse
pensato.
Ci pensò a lungo,
seduta a
gambe incrociate sul letto più alto della piccola stanza che
era toccata a lei
e Hugo. La base della riserva di draghi era poco più che un
fabbricato in
legno, e in tutta sincerità, abituata com’era alla
sua casa spaziosa nel centro
della City… si
sentiva… compressa.
Hugo dal letto di sotto
emise
un grugnito e una mezza imprecazione. Si sporse per vedere che
combinava. Si
rigirava tra le mani il lettore mp3 – sì, era
certa si chiamasse così – che i
nonni materni gli avevano regalato per il compleanno.
“Riesci a farlo
funzionare?”
Chiese, compartecipe della sua prostrazione.
“Col
cazzo.” Brontolò il
ragazzino, tirando un calcio frustrato alla doga finale del letto.
“Qua non
funziona nulla… Devono essere i draghi, eh.”
“O dev’essere che siamo in mezzo a barriere magiche
per evitare che ci divorino.”
Replicò con un sospiro. “Lascia perdere.”
“Non posso lasciar perdere! Se non posso guardare la tv e
ascoltare musica, che
stracavolo faccio tutto il giorno?” Piagnucolò.
“Leggi un
libro?”
“Odio questo
posto!” Sbottò di
contraccambio, imprecando nuovamente. “Cosa pensava di fare
papà portandoci
qua? In mezzo al nulla! Ora loro se
ne stanno in una città vera e noi siamo bloccati qui, per via di draghi in
calore!”
Rose sospirò: sembrava una condanna karmica. I suoi genitori
erano andati a far
compere un paio di giorni prima a Bucarest, ma erano rimasti tagliati
fuori
dalla riserva, visto che c’era il pericolo che i draghi,
sovraeccitati dalla
stagione degli amori, attaccassero. Zio Charlie aveva sconsigliato a
chi non
era addetto ai lavori di spostarsi,
da
dentro a fuori e viceversa.
Così,
la segregazione.
“Ma
poi l’hai sentito Jam?” Chiese
Hugo, a cui non sfuggiva niente. “Perché non mi
sembrava lui quello con cui
parlavi…”
“Ehm.”
Riassunse esplicativa:
Hugo, forse a causa dei traumi che doveva avergli inferto Lily con le
sue
tresche amorose, capì al volo.
“Oh, merda, Rosie!” Sbuffò con aria
patibolare. “Se era Malfoy e papà lo
scopre…”
“Papà ci ha trascinato qui, deve solo stare
zitto!” Replicò in uno scoppio di
irritazione che ammutolì l’altro. Rose sapeva che
era raro sentirla parlar male
di suo padre. Lo adorava, e avevano sempre un rapporto favoloso.
Questo fino a quando si era
innamorata di Malfoy e ci si era messa assieme.
Almeno
papà ha avuto il buon gusto
di
mettersi con la sua migliore amica, grifondoro, Non Malfoy e dunque affidabile, no?
Chissà
perché sentiva la voce
di suo padre ripeterglielo a nastro nella testa, come quando il suo
primo
giorno di scuola le aveva caldamente raccomandato di non sposare mai un
purosangue per non dare un dolore al povero nonno.
Ma
nonno Arthur è un purosangue! E anche… Scorpius.
Il.
Mio. Ragazzo.
Certo la cosa era passata
sotto silenzio, tra sparizioni e omicidi, ma a King’s Cross,
due settimane
prima, suo padre si era accorto di qualcosa che probabilmente
sospettava da
tempo.
Cioè, a lei era
sembrato che
il saluto con Scorpius fosse casto, ma…
Probabilmente
dovevo evitare di farmi tenere la mano
tutto quel tempo. Probabilmente.
Hugo diede un calcetto al
materasso sopra di sé, facendola sobbalzare. “Ehi!
Quei piedi!” Lo riprese
indispettita.
“Scusa, eri di nuovo persa nelle tue seghe
mentali…” Replicò, mettendo fuori la
testa, una macchia color carota in mezzo a tutto quel legno scuro.
“Come sta
Malfoy?” Chiese poi ispidamente.
Rose sorrise appena: sapeva
che in fondo Hugo stimava Scorpius, se non come ragazzo, almeno come
capitano
del Grifondoro.
“Non lo so. Spero
bene.”
“Ma non ci hai parlato?”
“È complicato Hughie…”
“Cristo, lo dice sempre anche Lils. Perché per voi
donne è sempre
complicato?” Alzò gli occhi al cielo e poi si
incuneò nella
sua cuccetta, emettendo un gridolino soddisfatto quando
riuscì a far accendere
il suo lettore.
Rose si passò una
mano trai
capelli, studiando irritata il soffitto. Doveva leggere una lista di
libri che
James avrebbe definito un suicidio sociale, doveva scrivere una lettera
ad
Albus per sincerarsi del suo stato psicologico e…
Devo
capire come sta Scorpius.
Per quanto i compiti e Albus
fossero importanti… si rese conto che il suo ragazzo lo era
molto di più. Di
qualsiasi cosa, in realtà.
****
28
Giugno 2023, Romania.
Riserva
dei Draghi, Sera.
Quella sera alla riserva era
trascorsa esattamente come le precedenti.
Rose si raggomitolò sul davanzale della finestra, lontano
dai tentativi di suo
zio e gli altri di
coinvolgerla in una
partita di gobbiglie: da lontano poteva udire gli orribili ruggiti dei
draghi.
Aveva voglia di piangere e
urlare che era tutto sbagliato. Lei era utile in Inghilterra, non
confinata lì
a riflettere su quanto fosse inappropriato dare amicizia ad un Malfoy.
Si rigirò tra le
dita lo
specchio comunicatore. Aveva pensato per giorni al suo bislacco
personale, ma
nessun nome era apparso sullo schermo. Scorpius gli aveva mandato un
Gufo il
giorno prima, ma era stato poco più che un resoconto
stringato e freddo.
Vorrei sentirlo… ma forse lo
specchio non
ce l’ha più…
Il pensiero ebbe il potere
di
farla sentire ancora più desolata.
Scorpius le era sembrato strano. Nella loro breve conversazione era
certa che
si fosse sforzato di fare il cretino per non impensierirla.
Che
cavolo gli stanno facendo a casa sua?
Improvvisamente apparve il
nome di James sulla superficie dello specchio. Sospirò: non
poteva certo
ignorarlo. E comunque poteva avere informazioni.
“Ehi.”
Lo salutò non appena lo
vide materializzarsi. Gli stavano crescendo i capelli, arricciandosi e
arruffandosi ovunque.
È
colpa sua se Hugo si fa quei pasticci coi capelli…
“Ehi,
cugina.” La apostrofò
col solito tono che presumeva ti stesse prendendo per i fondelli.
“Siete
davvero reclusi come mi ha scritto Hugh?”
“Reclusi volontari, confermo. A meno che non vogliamo
diventare preda d’amore
di qualche drago maschio” Replicò facendolo
ridere. “Come sta Al?”
“Pasticcia con i suoi intrugli. Se è felice
così…” Fece una smorfia. Si vedeva
che pensava ad altro che non a lamentarsi del fratello minore.
“Hai saputo?”
“… Che
è successo a Scorpius?”
Lo
sapevo, lo sapevo!
“Eh?
No, che c’entra Malfuretto!”
Scosse la testa. “No, di… Ma davvero tu e Hugh non
sapete niente?”
“Jam, sono
tagliata fuori dal
mondo, se non lo avessi notato.”
“Oh. Beh.” Prese un’aria imbarazzata.
“Sai, su di me.” Aggiunse.
“Non me ne importa
un fico
secco.” Ammise spassionata. In quel momento gli attacchi di
egomania di James
erano l’ultima cosa che aveva bisogno di ascoltare.
Io!
Sono io quella con i problemi! Perché nessuno ha
voglia di ascoltare me una
volta tanto?
“Simpatia
travolgente come al
solito, vedo.” Sbottò seccato.
“Ricevuto, me lo tengo per me.”
Rose sapeva che non sarebbe
finita lì, ma decise di crederci. Di sperare.
“Scorpius ti ha ridato lo
specchio?”
“Eh.” Convenne irritato. “Certo. Se ce
l’ho io…”
“Ma sta bene?”
“L’ultima volta che l’ho visto aveva un
buco all’orecchio e un sacco di buste
di H&M. Un negozio babbano.” Specificò
soddisfatto della sua conoscenza
dell’altro mondo. “Di vestiti.” Aggiunse.
“Cosa siete, due
ragazzine?”
Ci fu silenzio, prima che
l’altro
scoppiasse a ridere come il matto che era. Decise di glissare. Le
contorsioni
mentali di suo cugino non le interessavano, davvero.
“Sì…
Lasciamo perdere. Sei
sicuro?”
James la guardò confuso. “Certo che sono sicuro.
Non sono una ragazzina.”
“James!”
“Okay, okay!
Certo, sta alla
grande! Perché, sai qualcosa che non so?”
“No, niente.” Mentì non sapendo se
mentiva. “Allora stanno tutti bene, sì?
Teddy?”
James fece una faccia strana. “Uh.” Emise tra il
divertito e l’irritato.
“Allora davvero non sai
niente…
Nessuna fuga di informazioni. Assurdo.”
Rose sospirò,
massaggiandosi
la sella del naso. A quanto sembrava, la sua famiglia non voleva darle
tregua.
Non che non se lo aspettasse: il Clan Potter-Weasley chiedeva un
tributo ben
alto per appartenervi. Assoluta e totale lealtà.
Semper
fidelis.
“Dimmi,
Jamie…”
James si lanciò
uno sguardo
attorno. “Nah, lascia perdere.” Decise, capriccioso
come sempre. Lo vide però
arrossire e pensò che forse
sarebbe
valsa la pena scoprire cosa bolliva in pentola. Ma James non le diede
il tempo
di chiedere. “A proposito, ti ho chiamato anche per una
consulenza.”
“Eh?”
“Il regalo.” Disse con tono profetico e fece una
smorfia alla sua aria confusa.
“Il regalo per Malfoy, Rosie!”
“… Regalo?” Mormorò, sentendo
che cascava da una nuvola particolarmente elevata.
James la guardò ilare. “Che ragazza da schifo che
sei, cuginetta. Il trenta è
il compleanno del Malfuretto. Non te lo ricordi?”
Perché non mi ha mai detto quando
è nato!
– Protestò offesa. Questo, prima di fare mente
locale.
È
il suo compleanno ed io sono qui?!
****
28
Giugno, Romania.
A
poche ore dalla terribile realizzazione.
Okay. Doveva semplicemente
ricordarsi di respirare.
Rose impugnò con
forza la
bacchetta e spinse la porta sul retro della cucina.
Respirare. Era facile, non
doveva farsi prendere dal panico per questo. Assolutamente no.
Il fatto era… era
che doveva
uscire da quella stramaledetta riserva e forse sarebbe morta nel
tentativo.
Si trovò fuori,
nell’aria
esterna del fabbricato. Era illuminata dalla luce lattiginosa di una
luna a tre
quarti, e sembrava tutto tranquillo. Persino i ruggiti orripilanti dei
draghi
sembravano essersi quietati.
Doveva uscire da quella
stramaledetta
riserva, e non era difficile, davvero. Doveva solo prendere una delle
jeep
nella rimessa e guidare fino all’uscita. Fatto questo,
trovare una città con un
quartiere magico, trovare l’ufficio passaporte per poi
finalmente tornare a
casa.
Facilissimo.
Certo, ai suoi genitori
sarebbe venuto un infarto, zio Charlie avrebbe perso la sua calma
surreale e
suo fratello avrebbe imprecato per tre giorni consecutivi quando
avrebbero
scoperto che era sparita.
Dettaglio
trascurabile. Dettaglio trascurabile.
Fece un salto quando
sentì un
fruscio dietro di sé. Con un sospiro di sollievo si rese
conto che erano solo
le fronde degli alberi.
Okay.
Lo sapeva che non era
un’idea
brillante, ma non poteva più restare lì.
Davvero, non poteva.
Tra due giorni, due, ci sarebbe stato il compleanno di
Scorpius. La sua maturità magica!
Il cretino ne aveva ciarlato
per mesi, parlando di feste monumentali, lanci di fuochi
d’artificio magici,
svaligiamento precedente di tutti i negozi di scherzi del paese e
persino la
presenza di elefanti e contorsioniste asiatiche.
Questo perché
ovviamente una
cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Non perché fosse
potenzialmente folle
e assurda – tutto quello che pensava Scorpius era
potenzialmente folle e
assurdo del resto.
Ma
perché…
Si morse il labbro, sentendo
lo stomaco contrarsi di dispiacere. Questo gli diede la spinta
necessaria per
entrare nella rimessa silenziosa come un dissennatore in ricognizione.
…
perché nessuno al di sotto dei quarant’anni e suo
parente verrebbe comunque.
James non sarebbe stato
invitato, causa ira del Capofamiglia, né tantomeno nessuno
che di cognome
faceva Potter o Weasley. E non è che Scorpius avesse molti
altri amici.
Forse
Zabini e Nott… Loro sono purosangue e
certificati, no?
Fece una smorfia.
Sì,
sai che compleanno con quei due… Da spaccarsi dalle
risate.
Scorpius era un grifondoro.
A
lui piacevano le feste con urla, colori e … il
sano casino che doveva essere palesemente mancato nella sua
infanzia, a
giudicare dai suoi evidenti squilibri emotivi.
Rose ricordava la sua festa dei diciassette anni: la Sala
Comune di Grifondoro gremita, Tiri Vispi azionati ovunque, gente che
ballava e
fiumi di succo di zucca e burrobirra che avevano reso il pavimento
appiccicoso.
Scorpius ne era rimasto estasiato e Rose non ricordava più
tutte le volte che
l’aveva trascinata dietro l’arazzo di Godric
Grifondoro per baciarla in modo
travolgente e augurarle buon compleanno.
Solo dopo le aveva
confessato
che era la prima festa a cui era stato invitato.
“Stai
scherzando?”
Scorpius le stava dando una mano a rimettere a posto la Sala, come
regole
imponevano dopo una festa. James e Al da qualche parte litigavano sulla
precedente disposizione di uno dei tavoli, Lily era scomparsa e Hugo
dormiva
raggomitolato su un divano, russando come un trattore.
Praticamente
erano gli unici a lavorare, lì dentro. Ma
le era andato bene. Le era piaciuto avere un momento tutto per
sé con il suo
ragazzo.
“Mi
stai dicendo che non sei mai stato invitato ad una
festa di compleanno in Sala Comune?”
“Uhm. Sì?”
“Io pensavo…” Si era morsa un labbro.
“Non ti ho mai visto ad una festa in
effetti.”
“Oh, ma a quelle della scuola non manco mai!” Aveva
protestato con un sorriso
disarmante. “Ma i compleanni… sai, sembra che il
mio invito si perda sempre.”
“Scusa…Avrei
dovuto… Insomma. Invitarti prima. Sei un
grifondoro anche tu.” Aveva concluso, avvampando mentre
l’altro rideva.
“Caramellina, fino all’anno scorso mi detestavi.
Avrei pensato ad una trappola.”
Le aveva assicurato placidamente. “Tutto a posto.”
“Ora che ci penso non ti ho mai visto festeggiare la
tua.”
“Perché la festeggio in estate. E ti assicuro che
assomiglia più ad una cena di
gala che…” Aveva fatto un gesto svolazzante che
aveva abbracciato tutta la
sala. “… a questa roba qui.”
“E
questa
roba
qui ti piace?”
Scorpius si era chinato per stamparla un bacio sulle labbra. Sapeva di
whisky
incendiario ed era certa che c’entrassero James e gli
Scamandro. Gli brillavano
gli occhi però, quindi lasciò perdere.
“Un
sacco.”
La festa di Scorpius doveva
essere così.
E se non poteva esserlo per
motivi temporali – Hogwarts era chiusa – poteva
almeno avvicinarcisi.
E
comunque non esiste che non festeggi il compleanno
con lui!
Che
razza di ragazza sarei?
Una
pessima,
le suggerì la sua coscienza, un’orribile strega. Una con cui Malfoy non vorrebbe avere niente a che
fare. Sai bene
quanto siano solitari i suoi compleanni… Lo sai! Ti sei
dimenticata il suo
compleanno per piangerti addosso! Sei un orribile fidanzata Rose
Weasley!
Doveva trovare il modo per
tornare in Inghilterra e doveva farlo subito.
Cioè
prima che il coraggio mi abbandoni del tutto.
Trovò la jeep che
usava suo
zio. Era babbana, ma stata incantata in modo che, toccato il quadro
comandi con
la bacchetta, si mettesse in moto.
Rose sperò che la
parentela e
il sangue magico c’entrassero davvero qualcosa, come avevano
spiegato a Storia
della Magia.
Si accese.
La soddisfazione si spense
ben
presto quando sentì una risata un po’ soffocata
venire dalla sue spalle.
“Rosie, non avrei mai immaginato di vedere proprio te, a combinare guai!”
Suo zio Charlie aveva le braccia incrociate, un sorriso sardonico
stampato in
faccia e probabilmente nessuna intenzione di farle raggiungere il
villaggio più
vicino, ah, così agognato.
Cavolo.
Cinque minuti dopo era
seduta
al lungo tavolo della cucina, a guardare suo zio prepararle una
cioccolata
calda che non voleva.
“Zio…
io…” Inspirò. Cosa
poteva dirgli?
Volevo fare una passeggiata, perché
sai,
vedere delle fauci gocciolanti sangue, al chiaro di luna, è
profondamente
suggestivo.
Ironica, ma menzognera.
Voglio
stare con il mio ragazzo il giorno dei suoi
diciassette anni! Perché lo amo e so che ha bisogno di me! E
comunque vi odio
tutti!
Non suonava
granché maturo,
però era la verità.
“Ci ho messo un
po’ di
zenzero. Provala.” Disse tranquillo, posandogliela davanti.
Poi si sedette
anche lui e le sorrise. Era il ritratto della pacatezza, suo zio
Charlie,
nonostante le cicatrici, le scottature praticamente continue e gli
avambracci
grossi come due funi ritorte. Rose poteva contare sulle dita di una
mano le
volte che avevano scambiato due parole più elaborate di
‘Ciao zio, è bello
rivederti, buon Natale’.
Si sentiva un po’
a disagio
quindi, e bevve accuratamente la cioccolata.
“Così…
vuoi tornare a casa dal
tuo ragazzo.” Proclamò placido.
Rose quasi si
strozzò con un
sorso e annaspò pietosamente. Suo zio rise di gusto, ma la
lasciò riprendere
fiato. Gliene fu grata.
“Come…
Come fai a saperlo?”
Balbettò, sentendosi le orecchie prendere fuoco. Maledetta
genetica. “Io non…”
“Ho fatto un paio di calcoli. È il primo anno che
Ronnie vi porta qui da me e
sembrava davvero contento di potervi… poterti…”
Si corresse. “… tener lontano
dall’Inghilterra. Hugo mi ha accennato qualcosa e
poi… sembri
proprio incazzata.”
Rose si mordicchiò il labbro. “No,
cioè… i draghi sono… forti?”
Fece una pausa in cui suo zio si rimise a ridere. “Mi
dispiace, è che proprio…”
“Non c’è problema, davvero. Sono
già felice che almeno uno dei miei nipoti
abbia ereditato la mia passione, non chiedo di
più.” Le strizzò l’occhio.
“Dom
li ama quanto me, ma so che non sono esattamente cuccioli da coccolare.
E tu
non vuoi stare qui. E so che non sei tipa da rubare una jeep e
rischiare il
collo se non c’è un buon motivo. E alla tua
età…” Scrollò le spalle.
“Dev’essere un ragazzo.”
Rose guardò i
filamenti fumosi
della cioccolata attorcigliarsi attorno alla luce del lampadario,
mentre
rifletteva sulla sensibilità inattesa di un uomo che di
mestiere domava mostri
sanguinari. “Devo tornare a casa.”
Confessò. “È…
importante.”
“Quanto
importante?” Spiò.
“Questo…
ragazzo… compie
diciassette anni. Devo fare in modo
che la sua festa sia… come la vuole. Esattamente come la
vuole lui.” Inspirò,
sentendo le guance bruciare, e non era il calore della cioccolata che
si portò
alle labbra. “Se lo merita.”
“Tuo padre non le
sa queste
cose?”
“Non proprio…” Mugugnò.
“O meglio, ha sicuramente intuito qualcosa. Per questo
sono qui. Perché non gli piace.” Poi si
affrettò a spiegare, alla faccia
perplessa dell’uomo. “Ma è davvero in
gamba! Non si merita i pregiudizi che
hanno su di lui! Persino Jamie si è ricreduto, ora sono
amici!” Abbassò lo
sguardo, sentendosi un po’ stupida ad infervorarsi
così, senza neanche dare un
nome al suo principe azzurro. “… è
davvero un bravo ragazzo.” Concluse.
Suo zio parve riflettere
attentamente, poi sospirò. “Ronnie mi
ucciderà, ma…” Si alzò,
facendole cenno
di rimanere seduta. “Resta qua e finisci la tua cioccolata.
Torno subito. E
niente fughe rocambolesche, intesi?”
Rose annuì, perché non c’era molto da
fare. Era stata scoperta, e si sarebbe
persino meritata una strigliata coi fiocchi.
Ora che
l’adrenalina stava
scemando, si rendeva conto di quanto fosse stata stupida a pensare di
poter
scappare così.
E
quando mai ne combino una giusta quando c’è di
mezzo
Malfoy?
Le veniva da piangere, e
avrebbe voluto ricordare a tutti che era maggiorenne e in grado di
prendere le
sue decisioni autonomamente.
Ma c’era anche il
fatto che
non riusciva a dare un dolore ai suoi genitori, a suo padre. Scorpius
in questo
la capiva. Forse era per questo che non si era arrabbiato. Forse era
per questo
che non le aveva voluto dire cosa lo tormentava.
Finì la
cioccolata, che era
buona ma non aveva sufficiente endorfine per calmarla, e
aspettò. Pochi minuti
dopo suo zio tornò indietro, stringendo quella che sembrava
il manico, rotto,
di una tazza di ceramica.
Rose capì
immediatamente
cos’era: una passaporta. Si trovò a guardarlo
senza parole, con il cuore
inzuppato di speranza.
Poetico, ma era la
verità.
“Guarda caso
domani sarei
dovuto tornare alla Tana per prendere un po’ di roba per
l’inverno. Qua è
davvero freddo e rimaniamo bloccati per mesi senza poter scendere in
città.”
Gliela posò davanti. “Dirò che
l’ho rotta mentre mettevamo un segnalatore ad un
drago, visto che la tenevo in tasca.”
“Zio…” Non si sarebbe aspettata tanta
empatia da un parente che vedeva solo
alle feste comandate, ma evidentemente la fedeltà al clan
Weasley sorpassava la
barriera dello spazio e del tempo.
Evvai!
“Posso
inoltrare le pratiche per
farmene dare un’altra tra un paio di settimane,
sta’ tranquilla.” Le fece un
mezzo sorriso. “Però è calibrata per
durare fino alla mezzanotte del trenta. Il
che significa che a mezzanotte e un minuto si
attiverà e ti riporterà
indietro.” Le spiegò pratico.
“Quand’è il compleanno del tuo
ragazzo?”
“Il trenta…”
“Il delitto perfetto, no?” Ghignò.
“Non credo che per allora Ronnie e tua madre
riusciranno a rientrare alla riserva.” Le strizzò
l’occhio. “Ma ehi, acqua in
bocca. Interrogato, negherò ogni mio
coinvolgimento.”
Si alzò in piedi
e lo
abbracciò. “Sei… sei lo zio migliore
del mondo!” Esclamò, senza trovare davvero
parole per ringraziarlo. Charlie rise, dandole un buffetto sulla
guancia.
“Se sapessi cosa
io ho
combinato per vedere chi mi piaceva…”
Scherzò. “No, è meglio che certe cose
rimangano a discrezione di tuo zio Bill soltanto.”
Rose sorrise, stringendo
quel
pezzo di ceramica appuntito come se fosse il Sacro Graal. Per lei lo
era
davvero. “E quando si attiva?”
“Mmh, tra un’ora esatta. Ero andato alla rimessa
per controllare fosse tutto in
ordine…” Ironizzò. “Quindi direi di sbrigarti.”
…
nel frattempo in Inghilterra, Devon. Casa
Potter-Weasley…
James era beatamente nel
mondo
dei sogni, abbracciato con amore al suo cuscino, quando
sentì un orrendo rumore
di cocci rotti provenire dal piano di sotto.
Lì per
lì non ci fece caso;
poteva essere quello scemo di Al che scendeva per farsi uno spuntino
notturno,
dopo aver rimestato nei suoi calderoni puzzolenti tutta la notte.
Fece per riaddormentarsi,
quando la porta di camera sua si aprì con uno schianto,
investendolo della luce
urticante di un lumos.
“Cosa…
Come… Perché?”
Annaspò cercando di districarsi
dalle coperte traditrici. Afferrò la bacchetta confusamente,
pronto a
schiantare l’intruso. “Sono armato!”
Urlò.
“Non fare
l’imbecille, Jam,
sono io!” Sbottò una voce femminile e vagamente
affannata, come se avesse
sbattuto contro qualcosa e stesse trattenendosi per non imprecare.
Mise a fuoco la massa di
capelli castani e la figura della cugina. Non lo guardava e sembrava
piuttosto
imbarazzata e soprattutto reduce da un viaggio, considerando
l’aria sgualcita.
“È un
incubo? Se è così non
spogliarti, per favore. Sono impressionabile…”
“Vestiti imbecille!” Sbuffò fissando con
insistenza una serie di poster dei Chudleys.
“Sei in mutande!”
Okay, era davvero Rosie.
“Rosie…?”
“Che acume!” Fu la risposta mentre gli venivano
lanciati un paio di pantaloni
che infilò alla cieca.
“Che cavolo ci fai qua?” Sbottò
incredulo. “Non dovresti essere, tipo, in
Romania?”
La ragazza si
massaggiò un
braccio, probabilmente dove aveva sbattuto. Nonostante questo, alla
luce del lumos, vide che era
determinata e
sveglissima.
“Evidentemente no,
non ti
pare?” Borbottò. “Forza! Alza il culo e
renditi presentabile… dobbiamo
organizzare una festa!”
James batté
lentamente le
palpebre: in che diavolo di dimensione parallela era finito se Rose
Weasley
diceva una cosa del genere? Poi capì. “Per
Malfuretto?” Non poté fare a meno di
sghignazzare. “Ma che brava
fidanzatina…”
Rose arrossì e gli lanciò una maglietta in testa.
****
30
Giugno 2023.
Inghilterra,
Wiltshire.
Malfoy Manor. Pomeriggio.
Scorpius aveva diciassette
anni da due ore, cinquantasette minuti e trentasei secondi.
E si sentiva talmente
depresso
che si sarebbe impiccato.
No, okay. Forse quello no.
Era
troppo bello per morire.
Suo padre non aveva revocato
la punizione, ed era il suo compleanno; avrebbe dovuto essere un giorno
felice.
Beh,
se non altro mi eviterò le vecchie zie.
Ma si sarebbe evitato anche
i
regali, gli auguri di sua madre e di sua nonna. E forse anche una
partita di Quidditch
con Zabini e Nott nel parco.
Era stato un idiota a
pensare
che con i diciassette anni sarebbe cambiato qualcosa. Certo, era cambiato qualcosa. Adesso aveva degli
amici ed una ragazza, ma…
Ma
lei è in Romania e mio padre farebbe divorare i miei
amici dai pavoni albini.
Forse piangersi addosso non
era la strategia migliore, ma…
Al
diavolo.
Sentì un piccolo pop! che gli annunciò che il
suo elfo
domestico era tornato per informarsi delle sue condizioni. Probabile
l’avesse
mandato sua madre.
“Il Signore non
vuole mangiare
niente?”
“No
Calzino.” Avrebbe dovuto,
un giorno, informare Calzino che era un buon elfo per non essersi
ribellato e
averlo picchiato quando, a cinque anni, gli aveva appioppato
quell’infamata di
nome. Ma non quel giorno, perché gli aveva ricordato la sua
miseria di
compleanno. “Non voglio niente. Morirò
d’inedia.”
L’elfo
uggiolò disperato,
tanto che fu costretto ad abbandonare la sua comoda posizione a uomo
vitruviano
sul letto per guardarlo. “Il Padrone si sta facendo morire di
fame!”
“No, ma
dai… sto scherzando.”
Cercò di non ridere. “Certo, se mi portassi una
fetta di torta di zucca…”
“Con la glassa?” Gli occhi di Calzino sembrarono
traboccare di lacrime e gioia
infinita.
“Molta
glassa.” Convenne perché aveva il cuore tenero. E
comunque
aveva fame. “E vedi se riesci a trafugare del whisky
incendiario dal mobiletto
degli alcolici.”
L’elfo lo guardò di nuovo disperato.
“L’ultima volta Padron Draco mi ha
ordinato di non prenderlo mai più.”
Scorpius lo vide guardare lo stipite del suo comodino, il suo posto
preferito
per punirsi.
“No!” Lo
fermò rapidamente.
“Okay, niente whisky. Basta la torta. Vai.”
“Ci sono i Signori
Nott e
Zabini alla porta, Signore.” Lo informò, poco
prima di sparire. “Li faccio
passare?”
Scorpius sospirò. “Entrerebbero comunque.
Sì, falli passare.”
Pochi attimi dopo Scorpius si trovò in camera i due amici di
infanzia. Nott si
accese la pipa, proprio perché sapeva che lo infastidiva il
fumo di quella
roba, mentre Zabini gli lanciò un lungo sguardo snob,
incedendo come una regina
di Saba in jeans e camicia di seta cangiante.
“Non trovi, Signor
Nott, che
il nostro amico Malfoy sia un po’
sciupato?”Osservò. “Oserei dire che ha
un
aspetto da schifo.”
“Assolutamente, Mastro Zabini.” Convenne
l’altro soffiandogli il fumo in faccia.
Un giorno, decise Scorpius tossendo, gliel’avrebbe fatta
ingoiare.
“Posso farvi notare che siete due stronzi?”
Li apostrofò di cattivo umore, lanciando un cuscino a
Michel, che lo schivò con
grazia.
“Moderi il
linguaggio, Lord
Malfoy, ormai è un adulto.” Lo canzonò
quest’ultimo, raccogliendo il cuscino e
rilanciandoglielo.
“Buon
compleanno.” Offrì Loki,
togliendosi la pipa dalle labbra. “Perché non sei gaio?”
“Perché non sono Michel?”
Ironizzò beccandosi un’occhiataccia
dall’erede degli
Zabini. “No, scusa, ho frainteso… Intendevi dire
allegro? Beh. Fatemi pensare…”
Finse di ponderare. “Sono in punizione, avrò forse una cena piena di vecchie cariatidi
al posto di una festa
vera e le persone che mi piacciono non ci saranno.” Si stese
sui cuscini e
intrecciò le mani dietro la nuca, guardandoli.
“È il compleanno davvero
più fico del mondo, no?”
Poteva giocare a fare il principino viziato anche lui, se voleva. E
voleva.
Voglio Rose. Voglio un compleanno
decente. Voglio mettere le mani addosso alla mia ragazza e voglio un
compleanno
da paura!
Ho
diciassette anni da tre ore e non è successo niente
di grandioso!
Michel e Loki si scambiarono
uno sguardo. Loki scosse la testa.
“Quel Potter ha
impoverito il
tuo linguaggio… fico…”
Tirò un’altra boccata, fingendo indignazione. Oh,
se
odiava quella pipa. “Forse dovremo andarcene.”
Scorpius cercò di non tradire il desiderio di supplicarli di
rimanere lì e di
non farlo morire di noia. Lo dominò bene perché
era un esperto occlumante.
Sperava.
“Se lo
meriterebbe, ma lo sai,
abbiamo una missione, il dolce Albus ce l’ha
affidata.” Michel sorrise,
godendosi la sua faccia allarmata. “Smettila di fare il
broncio, principino. Fatti
la barba, rinfrescati e vestiti. Usciamo.”
Scorpius batté le palpebre confuso. “Quale parte
del fatto che sono in
punizione non avete capito?” Poi fece mente locale.
“Albus? Al Potter?”
Cosa
c’entra lui con il mio compleanno? Okay, ce
l’avrei invitato, perché è mini-Potter,
però…
“Quante
persone conosci con un nome
così ridicolo?” Sbuffò Michel.
“Allora, vuoi muoverti?”
Scorpius li
squadrò
attentamente, sentendo un briciolo di speranza riaccendersi nel suo
profondo.
In effetti, notò, erano vestiti a festa. Ma non per una
festa purosangue.
Il panciotto di Loki
sembrava
avere inquietanti somiglianze con quelli dei folletti della Gringott
– suo
padre l’avrebbe affatturato se glielo avesse visto
addosso– e Michel sembrava
uscito da un serial tv babbano dove era l’omosessuale
lascivo.
“Perché
siete vestiti a festa?”
Spiò. “E comunque sono in
punizione.”
“Non essere sciocco, tuo padre non può tenerti in
punizione il giorno del tuo
compleanno.” Sospirò Michel, accarezzandogli la
testa come un cane poco sveglio.
“L’ha revocata.”
“… Oh. Ma rimane la vostra tenuta da
party.”
“Giusta
osservazione, Lord
Malfoy…” Convenne Loki mentre Michel si infilava
nel suo guardaroba,
probabilmente per scegliere il meno penoso a detta sua.
“Beh, siamo vestiti così per la tua festa.”
“Io non faccio una festa.”
Loki si strinse nelle
spalle,
con quel sogghigno reso ancora più inquietante a causa degli
occhi bicolori. “A
quanto pare, invece, sì.”
“Come…”
Ammetteva di sentirsi frastornato.
“Era una sorpresa
Loki!” Urlò
Michel dal suo guardaroba, prima di riemergere imbronciato e con un
pacco di
vestiti che gli scaricò tra le braccia. “Pecchi
sempre di irruenza!”
“Chiedo venia.” Replicò Loki,
minimamente turbato.
Scorpius continuò
a sentirsi
stordito, come se una pluffa l’avesse centrato e non sentisse
però dolore,
anche quando accettò di andare a prepararsi.
Non poteva essere un buon
segno, giusto? O forse sì.
Quando fu infine fuori dal
Manor gli sembrò di vedere alla finestra dello studio la
silouette di suo padre
guardarlo.
Sorrise incerto e
provò un
cenno di saluto; ma lo sapeva davvero? Sua madre lo aveva
convinto? Era ancora arrabbiato? Fu ricambiato, e questo lo rese
leggermente più consapevole
che tutta quella follia forse aveva un senso ed era reale. Si
sentì improvvisamente più leggero.
Appena fuori
dalla proprietà,
Michel gli mise una mano sul braccio. “Pronto a
smaterializzarti?”
“Perché, dove andiamo?”
“Diciamo che, in quanto purosangue di nobile schiatta, io e
il buon Nott
abbiamo dovuto accettare dei compromessi…” Michel
fece una piccola smorfia e
Loki una risatina. “… con certa
gente.
Credimi, Scorpius, lo facciamo perché ti vogliamo
bene.”
“E un giorno, quando sarai famoso e influente, ci
ripagherai.” Aggiunse Loki.
“Profumatamente.”
Scorpius a quel punto decise
di puntare i piedi. Doveva sapere.
Solo
per capire se sto rischiando la salute o qualche
arto.
“Ma si
può sapere che diavolo
sta succedendo?” Sbottò. Loki e Michel non
risposero, ma lo afferrarono,
bloccandogli i movimenti.
Odiava le materializzazioni
congiunte.
Le odiava specialmente
quando
finiva con lo stomaco rivoltato come un calzino in dirittura di un
pavimento.
Si sentì afferrare da due paia braccia e tirare su prima che
si sfracellasse a
terra.
Dov’era finito?
“Eddai, Malfuretto… Un po’ di contegno.
Sei maggiorenne adesso!”
Poo?
Alzando la testa mentre il
mondo smetteva di girare si rese conto di avere effettivamente davanti
la
faccia ilare di James. E anche quella del professor Lupin…?
Erano loro ad averlo
acchiappato al volo mentre entrava in planata… era entrato
in un posto, già.
“Ragazzi, non l’avrete materializzato senza dargli
il tempo di prepararsi?” Si
informò preoccupato il professorino,
mentre Loki e Michel, ne era certo, ghignavano alle sue spalle.
“Non dovevate!”
Okay. Fece mente locale.
Era dentro un locale, era in
una stanza, c’era legno ovunque, locandine alcoliche e dei
tavoli e delle sedie.
Un pub.
Il pub babbano in cui si era
incontrato con Potter!
Ritrovando l’equilibrio e
raddrizzandosi
dignitosamente, si rese conto sì, era proprio
così, e c’erano anche delle persone.
C’erano i due
bastardi, Lupin,
James, la piccola Potter con una minigonna assassina e infine il
mini-Potter
che stava parlando con una ragazza che dava le spalle alla scena,
armeggiando
su un lungo tavolo pieno di pacchetti. Regali.
Ma non poteva essere Lei.
È
in Romania…
“È il
mio compleanno?” Chiese come
un povero demente, facendo ridacchiare tutti.
Poi la ragazza si
voltò. Ed
era Rose. Rose in jeans e maglietta, senza trucco e con un sorriso
semplice e
un po’ sfinito. Reggeva una torta con diciassette candeline
che brillavano come
tanti piccoli soli.
“Così
ci hanno informato
Malfoy…” No, decise, era il suo sorriso a brillare
come un piccolo sole. “Tanti
auguri.”
****
Devonshire, Ottery
St. Catchpole.
The
London Inn. Dieci di sera.
La festa era stata una festa.
Rose era soddisfatta, e lo
era
sul serio, nonostante fosse quietamente distrutta: aveva passato
quarantotto ore
a pianificare con quella testa di legno di James, spedire Gufi ed
evitare i
suggerimenti perversi di Lily che prevedevano una torta da cui uscire e
lei
poco vestita. Oltretutto aveva dovuto aspettare che Al si decidesse a
scrollarsi di dosso un po’ di inedia per darle una mano.
Aveva fatto del suo meglio e adesso la testa le ciondolava dal sonno
mentre in
una brumosa cacofonia di suoni e luci soffuse vedeva Lily sparire in
compagnia
di Nott, Zabini cercare di convincere Al a buttare giù tutto
di un sorso
qualcosa di estremamente alcolico e James e Teddy bere e ridacchiare in
un
angolo; la testa di James era abbandonata sulla spalla di Teddy, che
gli
accarezzava distratto i capelli. O erano ubriachi, o avrebbe dovuto
farsi dare
delle spiegazioni da Al.
Ma dopo.
Adesso…
“Ehi.”
Sentì un soffio leggero sulla nuca e seppe che Scorpius era
dietro di lei,
mentre le circondava la vita con le braccia.
Com’era possibile?
Oh, giusto.
Era seduta su uno sgabello.
Si voltò, con un
mezzo
sorriso. “Ehi.” Ricambiò. Forse aveva
bevuto un po’, oppure era solo
l’adrenalina che era scemata gradualmente quando si era resa
conto che Scorpius
era veramente contento e che non l’avrebbe piantata per
essere la peggiore
ragazza del mondo.
Scorpius aveva uno stupido
cappellino in testa e una maglietta con un motto spiritoso che gli
aveva
regalato James. Non la leggeva da quell’angolazione, ed era
felice di esserselo
dimenticata. Gli fece chinare la testa per toglierlo, e lui
acconsentì
docilmente.
“Due passi
fuori?” Offrì al
suo orecchio, e le sembrò una proposta allettante visto che
rischiava di
addormentarsi su una ciotola di noccioline.
“Acconsento.”
Mugugnò
facendolo ridacchiare. “Tirami su.”
Sentì la mano asciutta di Scorpius intrecciarsi alla sua,
mentre da qualche
parte risuonava una canzone.
Don't know why
I'm
still afraid
If you weren't real I would
make you up…
I wish that I could follow
through
I know that your love is true
and deep as the sea²
Era piuttosto certa di
conoscerla, ma forse era colpa di Hugo e del suo amore per la musica
babbana.
La porta si chiuse alle loro
spalle, disegnando rombi colorati sul ciottolato del vicolo. La luna era
momentaneamente oscurata da una
nuvola filamentosa, ma era comunque una serata magnifica.
Scorpius le sorrise.
“Non me
l’aspettavo,
pantofolina.” Ammise e il tono vibrava di un sacco di cose
che Rose era certa
volesse dirle, ma ormai aveva capito: Scorpius aveva lo stesso problema
di
tutti i maschi di sua conoscenza ad esternare, anche se sembrava un
giullare
estroverso. “Non me l’aspettavo davvero.”
“Visto? Sono una
ragazza piena
di risorse…” Scherzò, anche se
nonostante tutto si sentì arrossire di piacere.
Scorpius non disse nulla,
soltanto
la attirò contro di sé e la baciò. Fu
un bacio… diverso.
Rose lo capì che
era diverso
perché sentì quello che c’era dietro.
C’era passione, gratitudine… Era strano,
ma poteva percepirlo. Si chiese confusamente se per i babbani fosse lo
stesso.
Se anche loro potessero capire con un bacio che il tuo ragazzo ti stava
dicendo
grazie.
Gli passò le mani
sulle
braccia, sentendole forti e salde. Non avrebbe mai pensato, un anno
prima, che
stare tra le braccia di un Malfoy l’avrebbe fatta sentire salda.
Quando si staccarono
Scorpius
le toccò la fronte con la sua. Sentiva le sue mani
accarezzarle la schiena, in
un lento movimento gentile.
“Voglio dire,
Michel e Loki…” Continuò,
con tono pieno di stupore e Rose rise. “Per Merlino, Rosie,
hai fatto un
miracolo!”
“Mi sono fatta
aiutare da Al.
Ha un ascendente niente male su quei due.”
“Quel ragazzo diventerà un caposcuola e un giorno
qualcuno, te lo dico io.”
Proclamò serio. “Ma … tu sei quella che
davvero mi ha stupito più di tutti. Hai
fatto proprio un casino, eh?” Le sorrise baciandole
l’angolo della bocca.
“A te sembra
piacere…”
Replicò. “Anche se convincere Jamie che sono sono
stata sostituita da una mia
copia malvagia è stato piuttosto difficile, devo
ammetterlo.”
Lo sentì ridere piano. Forse erano i drink bevuti, o il
fatto che erano le dieci
passate e avevano passato le precedenti quattro ore nei bagordi, ma
Rose si
sentì… languida. Non aveva voglia che Scorpius
smettesse di abbracciarla o di
toccarla in quel modo particolare, come se maneggiasse qualcosa di
estremamente
fragile.
“La mia
rosellina…” Le
sussurrò all’orecchio.
“Senti.” E si fermò.
“Quanto puoi restare?”
Scorpius era sempre stato un ragazzo sveglio.
“Un altro paio
d’ore, poi la
passaporta mi riporterà alla riserva. Il delitto
perfetto.” Copiò le parole di
suo zio Charlie, anche se sentiva una fitta di acuto dispiacere
all’idea di
lasciarlo. Per un mese ancora, poi. Forse di più. Non osava
contare i giorni.
“Allora. Io,
pensavo.”
Sembrava in preda ad un dilemma con quell’aria comicamente
tormentata.
“Pensavo…” Continuò.
“Ti va di stare un po’…?”
Rose batté le palpebre. Sentire Malfoy ingarbugliarsi con le
parole, lui, che
aveva una logorrea esasperante era qualcosa di inaspettato e
tenerissimo. “Un
po’…?” Gli chiese, trattenendo un
sorriso.
Scorpius fece una smorfia
indispettita,
perché alla fine sì, era terribilmente permaloso
nel suo amor proprio. “Un po’ da
soli.” Terminò, prima di squadernare
uno dei suoi sorrisi. “È il mio regalo di
compleanno!”
“Sei il solito
bambino
viziato…” Iniziò con cipiglio serio,
per poi scoppiare a ridere alla sua
espressione ferita e offesa. Stavano scherzando entrambi, ed era bello
perché
lo sapevano.
Ovviamente Rose si
sentì comunque nel
panico, perché sapeva che
sarebbe stato un modo diverso di essere soli quella notte. Ma la
accantonò,
quando Scorpius la prese tra le braccia, tirando fuori la bacchetta.
“Pronta?”
“Oh, Malfoy, non penserai che abbia paura di una
materializzazione?”
Più
che paura non salto di gioia, ma sono l’unica ad
essere passata al primo colpo di tutti
noi, quindi…
Scorpius fece un sorrisetto, scuotendo la testa.
“Non lo penserei mai.”
“L’hai
appena pensato.”
“Touché.”
“Ti odio.” Sbuffò, mentre prendeva la
sua bacchetta e gli afferrava la mano.
“Vedi di pensare ad un posto romantico, o ti
mollo.”
“Ricevuto!”
Quando si materializzarono,
ovunque si fossero materializzati, Rose continuò a tenere
gli occhi chiusi per
farsi passare la nausea cocente che la assalì. Era sicura
che un giorno si
sarebbe abituata come i suoi genitori, e l’avrebbe eseguita
facilmente come
respirare… ma per il momento…
No.
“Sai, i babbani
hanno davvero
svoltato con quella storia dell’automobile e i mezzi con le
ruote…” Borbottò
mentre Scorpius annuiva, con l’aria di chi non voleva
scoppiare a ridere per
educazione. “Mi piacciono le auto.”
“So che tuo padre ne ha una, che è…
volante.” Offrì magnanimo, dandole il tempo
di ricomporsi. “Quella babbane non lo sono, giusto?”
“Quelli sono aerei.” Spiegò
cattedratica, guardandosi attorno. Ed ammutolì
mentre realizzava di essere a…
Stonehenge.
Conosceva il posto per
sentito
dire, visto che i babbani erano convinti avesse grandi poteri mistici:
in
realtà era col Mondo Magico non c’entrava niente.
Quello che non si aspettava
era che, con le stelle, fosse uno dei posti più suggestivi
su cui aveva mai
messo occhio.
Scorpius accanto a lei era
certa stesse gongolando. “Bello, vero? Siamo dietro casa mia.
Da piccolo ci
andavo sempre quando avevo voglia di starmene un po’ per i
fatti miei. O se
avevo voglia di incontrare qualcuno invece…”
“È…”
“Abbastanza romantico? Ma è naturale! Io sono
romantico.”
“Oh, sta’ un po’
zitto…” Lo fece ridacchiare.
La prese poi per mano, guidandola tra gli arbusti e le rocce sporgenti.
Il
cielo era qualcosa di luminosissimo, come se avessero steso una
trapunta tarlata
sulla luce pura. Si fermarono in mezzo ad una piccola radura con
l’erba soffice
e Scorpius si tolse il giubbotto per trasfigurarlo in una coperta.
“La mia prima
magia estiva!” Esordì
con tono allegro. “Sento che è un momento
importante. Fammelo gustare!”
Rose rise e si accomodò con lui sulla coperta. Era morbida e
si chiese quante
volte avesse provato quell’incantesimo nei terreni di
Hogwarts per essere così
bravo.
Sentì una piccola
fitta di
gelosia e gli si accostò. Scorpius le passò un
braccio attorno alla vita, forse
fraintendendo e pensando che avesse freddo.
Oh, andava bene comunque.
“So che non dovrei
dirlo
pantofolina…” Iniziò e la voce era un
sussurro caldo al suo orecchio. “… sai,
per via di Dursley e tutto il resto. Ma questo è
l’anno migliore della mia
vita.”
Rose gli cercò la mano e la strinse, cercando di non farsi
venire gli occhi
lucidi e la voce tremolante. “Per aver rischiato la vita un
paio di volte?”
“Sai che amo il brivido, bambina… Sono un vero
duro.” Scherzò, ma poi il tono si
fece di nuovo serio. Attento. “Però, sai. Ogni
anno esprimevo un desiderio… non
che ci credessi, perché ero un piccolo stronzetto cinico, ma
mi dicevo che male può fare?”
“E
qual’era?”
“Avere tutto questo. Non che non sia un rampollo viziato e
adorato, ma fuori
dalla cerchia della mia famiglia non sono esattamente un re.”
Si schiarì la
voce, era imbarazzato. “Volevo questo… e
soprattutto… avere qualcuno a cui dire
queste cose.” Fece una risatina. “Beh, da un paio
d’anni a questa parte non mi
sarebbe spiaciuto se fossi stata tu. Avevi l’aria di una che
capiva, Weasley.”
“Scorpius…”
“E poi mi piacevi da morire.”
Rose a quel punto se ne
fregò
se gli pizzicavano gli occhi e tutto il resto, perché alla
fine Scorpius sapeva
che era una tipa piagnucolosa. Gli prese il viso tra le mani e lo
baciò.
“Non sarai solo,
Scorpius… mai
più.”
Scorpius le strinse la vita, accarezzandole i fianchi e scostandole la
stoffa
della maglietta per toccarle la pelle, risalire fino alla schiena in
una
carezza che la fece tremare. Forse era così che ci si
sentiva quando si amava
qualcuno. Andare a fuoco, eppure non era spiacevole.
Era meraviglioso.
“Guarda che ci
conto…” Le
sussurrò sulle labbra, prima di farla scivolare sotto di
sé e farla stendere.
Le baciò il collo e Rose sentì le endorfine
schizzare dritte fino al cervello,
facendole fare un piccolo gemito sorpreso. Non era la prima volta, ma
era la
prima volta che quello preludeva qualcos’altro.
… Ci aveva
pensato, a quel
qualcos’altro, perché aveva diciassette anni e un
ragazzo che amava. E le erano
prese crisi di panico da tenerla sveglia nel cuore della notte.
In quel momento si
sentì stupida.
Di cosa doveva aver paura quando lo voleva così tanto?
Ho
quasi affrontato dei draghi per lui. Senza il quasi.
C’erano dei draghi.
Sentì le dita di
Scorpius
sfiorarle il seno, esitanti. E poi sentì come una carezza,
leggera, gentile,
dentro la sua testa. Batté le palpebre sorpresa. Gli occhi
si erano abituati al
buio e sapeva che Scorpius la stava guardando di rimando.
È
stato lui. È dentro… è nella mia testa?
“Cosa…?”
“Scusa.” Mormorò, premendole le labbra
sulla piega del collo. “Non… tutta
quella Occlumanzia. Legimanzia. Se mi agito mi parte in
automatico…” Soggiunse.
“Io… penso di essere un po’
nervoso.” Borbottò. “Vorrei tanto
sapere… Se vuoi.
Perché se non vuoi…” Fece una lunga
pausa, in cui sentì i suoi muscoli tremarle
addosso nell’evidente sforzo di non continuare.
“Scusa.”
Rose sentì il cuore riempirlesi di una tenerezza infinita
mentre gli allacciava
le braccia attorno al collo e se lo tirava di nuovo vicino. Non era
certo un
clima mite, quello inglese, ma non si era mai sentita così
calda e protetta.
“Guarda che
voglio.”
“Oh.”
Rose sorrise. Sentiva che, se non l’avesse baciata, sarebbe
potuto finire il
mondo. Se non l’avesse toccata, anche.
Era una sensazione strana,
dover dipendere così tanto da qualcuno. Ma andava bene.
Scorpius non usò
la magia per
spogliarli, anche se avrebbe potuto. La spogliò con le mani,
attardandosi per
baciarle le spalle, il seno e lo stomaco.
Non sapeva se un giorno
avrebbe cambiato idea, ma in quel momento l’avrebbe amato per
sempre.
Scorpius la baciò
ancora, e
ancora. Era una vera tortura doversi staccare e interrompere quel
contatto. Si
sentiva le gambe di gelatina, lui, il vero uomo, lui che aveva avuto
mille…
okay, un po’ di ragazze.
Ma non era
quello il punto. Proprio no.
La tenne tra le braccia,
fragile eppure fortissima. Chi altro avrebbe fatto tanto per lui?
Chi altra gli si sarebbe
donata, con quella spontaneità totalmente sincera? Rose lo
voleva e lui poteva
sentirlo.
Voleva lui.
Non era straordinario?
“Sei… sicura?”
“Se me lo chiedi un’altra volta ti lascio qui da
solo…” Lo minacciò con una
voce che gli fece salire un calore lungo la spina dorsale ed altre
terminazioni
nervose.
Rose avrebbe fatto strada.
Nel
farlo impazzire del tutto, sicuramente…
Fu comunque piuttosto sicuro
a
quel punto che fosse sicura.
Finalmente.
E poi non ci fu
più tempo da
spendere in parole o pensieri.
We're made out
of blood and
rust
Looking
for someone to trust…
You're the honey
and the moon
That
lights up my
night
“Dov’è
la tua costellazione?”
“… Uhm?”
“Scorpius, la costellazione da cui hai preso il
nome…”
“Aaah. Beh, non ne ho idea. Da qualche parte. In mezzo a
tutte queste…
costellazioni.”
“Merlino, ho un
ragazzo che è
una capra.”
“Bee. Ferisci i miei
sentimenti
fiorellino.”
Una risata, ancora dei baci.
Sul collo, sulle guance, sulle labbra. Rose si chiese, mordicchiandogli
il lobo
e facendolo borbottare qualcosa di incoerente sulle donnole, quale dei
loro
vestiti avesse trasfigurato in un’altra coperta in cui si
erano avvolti. Non
che avesse importanza, comunque.
Se era la sua maglietta
nuova
l’avrebbe ucciso.
“Ho sempre odiato
il mio nome.
Quindi ho rimosso la costellazione, credo.” Le
confessò piano.
“Però…”
“Però?”
“Ora mi piace… specie quando l’hai
pronunciato poco fa, mentre ero dentro di te
ed hai…”
“Ti ammazzo.”
“Sì, anch’io ti adoro, mio bel
fiorellino di cactus.”
C’era silenzio.
Rose sapeva
che tra pochi minuti la passaporta nei suoi jeans avrebbe ricominciato
a
brillare. Sapeva che avrebbe dovuto rivestirsi e tornare ad essere la
brava
ragazza Weasley, la bambina di papà che non commetteva mai
una cavolata e che
non si sarebbe mai innamorata di un Malfoy, tanto da farci
l’amore in mezzo
alle pietre di Stonehenge e tra le stelle.
Gli nascose il viso contro
il
collo, ispirando il suo odore di pulito e di sole – persino
se era notte.
Solo un altro po’…
“Rosie?”
“Eh…”
“Questo andava bene di nomignolo?”
“Meno osceno di tanti altri.”
But right now
everything is
turning blue,
And
right now, the sun is trying to kill the moon,
And
right now…
I wish I could
follow you to
the shores of freedom
Where
no one lives…
****
Note:
Eccoci qua! Spero che vi sia
piaciuta, cotta-e-mangiata, anche se ho tardato tanto ad aggiornare.
Sì, lo so, il fluff ci sommergerà tutti
adesso.
Che dire, ai posteri
l’ardua
sentenza!
1.
Qui
la canzone che fa da titolo il capitolo.
2.
Honey&Moon di Joseph Arthur, la canzone che
sentono da dentro il
pub e negli incisi.
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