Tsubasa
La One shoto che avevo promesso, scusate l'orario, ma vista la lunghezza capirete spero piaccia.
P.S.: Ci sarà una sorpresa dedicata interamente alle CLAMP.
BUONA LETTURA
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Nella vita l’unica cosa certa
è la morte, cioè l’unica cosa di cui non si
può sapere nulla con certezza
LA MORTE PORTA AMORE
Da quando conosceva il lavoro del biondo si domandava in continuazione
che razza di persona doveva essere, a sorridere così nonostante
tutte le morti viste alle quali aveva preso parte. Ma Fay continuava a
dire che era il suo lavoro e quindi non ne poteva fare a meno e dopo un
po' ci si faceva l'abitudine.
"Kuro-Pon dove vai oggi?" chiese divertito Fay dalla finestra, dalla quale entrava spesso senza il consenso degli altri
"Non sono affari tuoi! E smettila di entrare dalla finestra per non parlare del nome"
"Come sei scortese, io mi preoccupo solo della tua incolumità!"
si difese sedendosi sulla finestra, mettendo i piedi sulla scrivania di
Kurogane, posta sotto
"Beh, non ho bisogno di una balia e sopratutto se sei tu! In ogni caso,
non devi lavorare oggi?" chiese sperando di levarselo dalle scatole,
levandogli malamente i piedi da sopra la scrivania. Fay sorrise e
scosse la testa
"No, oggi ho il giorno libero!" esclamò contento "Quindi ti posso seguire anche in ufficio!"
"Non puoi entrare nel mio ufficio!" lo riprese scendendo le scale di casa
"Oh contrer, ti sei dimenticato, caro il mio Kuro-Chan che posso rendermi invisibile?"
"Tu provaci e vedi che ti succede!" lo avvertì Kurogane prendendo la giacca
"Perché, che potresti farmi? Sono morto!" fece presente Fay,
svolazzando per la casa. Il moro lo tirò giù per un
piede, facendolo cadere sul suo stesso sedere
"Non si vola per casa mia, quante volte te o devo dire!"
sussurrò avvicinandosi al biondo, il quale non disdegno stampare
un bacio sulla bocca del malcapitato. Kurogane divenne rosso e poi
prese a rincorrerlo perfino fuori casa, con l'altro che se la rideva.
"Guarda che farai tardi a lavoro, poi il tuo capo si arrabbia" lo informò Fay, sempre correndo
"Prima ti ammazzo e poi vado a lavoro!" lo riprese. Fay si voltò
di scatto vedendo Kurogane bloccarsi ad un centimetro da lui
"Mi sembrava di averti già detto che sono già morto"
ripetè per poi ridare un bacio a Kurogane augurargli buon lavoro
e sparire dalla sua vista. Kurogane odiava che svanisse così
davanti a lui, senza avvisare e sopratutto dandogli un bacio prima, ma
almeno se l'era levato dalle scatole o almeno lo sperava.
Arrivato al suo posto di lavoro si accomodò alla sua scrivania.
Aveva ancora un caso aperto e nessun colpevole trovato. Kurogane come
lavoro, faceva il poliziotto nella sezione omicidi di Tokyo, mentre Fay
.......
IL LORO PRIMO INCONTRO, QUATTRO GIORNI FA :
Kurogane aveva portato, il lavoro a casa ed erano le tre di notte e
tutto il quartiere era al buio per un black out e l'unica fonte di luce
per il poliziotto era la lampada ad olio, posta sulla scrivania sotto
la finestra. Le scartoffie che doveva firmare, onde finire finalmente
quel caso erano parecchie e per lui incomprensibili. Poi d'un tratto
una folata di vento non spense la lampada per un soffio, Kurogane aveva
lasciato la finestra aperta per il caldo, ma appena alzò lo
sguardo dai fogli per chiudere la finestra vide un ragazzo sedutovi
sopra. Era vestito di nero con il mantello aperto per le gambe
accavallate, il cappuccio ricadeva sulle spalle lasciando visibile il
viso di un ragazzo appena ventenne con un sorriso gioviale, ma con una
punta di sadismo mal nascosta e i capelli biondi sbarazzini ricadevano
sul tessuto nero, donandogli colore.
"Leva i piedi dalla scrivania" gli disse in tono di comando, non
capendo come avesse fatto a salire fino al terzo piano. Il ragazzo
aprì gli occhi, chiusi dal sorriso, rivelando due pozzi d'acqua
purissimi e alzando una mano in modo teatrale fece apparire una ascia
enorme
"Di solito le persone non reagiscono così alla nostra presenza" ironizzò lui scendendo dalla scrivania e
atterrando dietro Kurogane, il quale si girò irritato
"Non mi sembra di averti invitato ad entrare!" esclamò cercando di capire chi fosse
"Ti rivolgi a tutti così? oh io sono un eccezione?" chiese
scherzando mettendosi a sedere sul letto, con una gamba sotto a sedere
e l'altra ben piantata sul pavimento, mentre le mani erano appoggiate
al bordo e le spalle alzate. L'ascia volteggiava accanto a lui e
Kurogane poté vedere che sotto il mantello portava un paio di
pantaloni neri "Sai è da maleducati non fare il bravo padrone di
casa!"
"È da maleducati entrare in casa di sconosciuti senza essere
invitati! Chi sei?" chiese restando seduto. Il letto era accanto alla
scrivania e quindi poteva benissimo guardarlo dritto degli occhi senza
alzarsi. Il ragazzo alzò una mano e con un dito indicò
l'ascia volteggiante accanto a se, Kurogane storse il naso non capendo
"Non ti dice nulla?" domandò stupito il biondo. Il poliziotto lo
guardò peggio di prima e il ragazzo si mise un dito al mento
come a pensare, po sbattè la mano chiusa a pugno contro l'altra
aperta "Giusto! Forse così capisci!" esclamò alzandosi il
cappuccio fino a coprire il viso, poi restando sempre nella stessa
posizione con le gambe, prese l'ascia in mano e aspettò
"La morte?" chiese ironico appoggiandosi con il gomito destro alla scrivania e il sinistro alla sedia
"Non proprio! In teoria io non uccido" specificò levandosi il
cappuccio "Porto solo le anime, al luogo prestabilito" spiegò
"Sono uno Shinigami" disse infine. Il poliziotto spalancò gli
occhi incredulo, mentre il ragazzo davanti a lui sorrideva poi si
riprese dallo shock
"Io sarei morto?" domandò serio portando le braccia incrociate sul petto
"No" rispose monosillabico il biondo. Kurogane si alzò dalla
sedia arrivandogli davanti e appoggiandosi con la mani a fianco delle
gambe dello shinigami si abbassò quel tanto che bastava per
incombere su di lui e farlo arretrare con la schiena, costringendolo ad
appoggiarsi sui gomiti
"E allora che ci fai a casa mia?" sibilò ad un centimetro dal
suo naso. Il biondo si ritrovò con due occhi rossi specchiati
nei suoi, sembrava che gli sondassero l'anima, poi quando arrivò
la domanda ne rimase colpito
"Beh, devo fare tirocinio per una settimana, nel mondo degli uomini e
quindi..." cominciò sorridendo "....Diciamo che sei la mia
cavia!" spiegò portandosi un dito davanti alla faccia
"COSA?" urlò il moro, prendendolo per il mantello all'altezza
del collo e alzandolo dal letto "Io la tua cavia? Non ho tempo per
questo ed ora vattene!" esclamò facendolo ricadere sul letto con
le ginocchia allargate, tonando alla scrivania
"Mi avevano avvisato del tuo caratteraccio, ma non pensavo fossi così burbero!"
"Non sono burbero, semplicemente non voglio una palla al piede!" spiegò
"In vece mi spiace, ma dovrai sopportarmi" gli disse alzandosi dal
letto e sistemandosi il mantello addosso "Sono stati i miei superiori a
decidere e quindi ti ci dovrai abituare, signor.....?" chiese. Il
povero poliziotto si girò ringhiando, poi guardò di
sottecchi lo shinigami che, si levava il mantello. Aveva un fisico
molto sello e slanciato a differenza di lui, più alto e
muscoloso, lo vide avvicinarsi "Mi sembra di averti fatto una domanda!
Domandare è lecito rispondere è cortesia"
"Prima di chiedere un nome bisognerebbe dire il proprio" ringhiò appoggiando il manto su una mano
"Fay" si presentò. Il poliziotto spalancò gli occhi stupito, per la seconda volta.
"Kurogane" sputò acido, alla fine. Il biondo alzò gli
occhi al cielo in modo drammatico ed infine si mise a pensare facendo
avanti e indietro davanti a Kurogane, camminando dal letto alla
scrivania e viceversa "Si può sapere a che diavolo stai
pensando? Mi sembrava di averti detto di andartene" lo riprese
Kurogane, sperando se ne andasse il prima possibile.
"Zitto un secondo sto pensando!"
"A cosa?" chiese ironico
"Ci sono!....." esclamò trionfante fermandosi a metà
strada, poi voltandosi verso il poliziotto gli puntò il dito
contro con fare solenne, mentre l'altra mano si appoggiava ad un suo
fianco "...Da oggi ti chiamerò Kuro- Chan!" proclamò
contento. Kurogane strabuzzò gli occhi e infervorandosi subito
si avventò contro lo shinigami di nuovo, urlandogli contro
Da quel giorno Fay non lasciò Kurogane solo per più di
qualche ora, per quattro giorni consecutivi. Il poliziotto ormai si era
abituato alla presenza del biondo e ai soprannomi, ma la cosa che non
sopportava era il fatto che gli entrava perennemente dalla finestra
appoggiando i piedi sopra la scrivania. Ma nonostante tutte le
lamentele aveva spostato apposta degli oggetti così da lasciare
lo spazio libero per i piedi di Fay, era un po' un controsenso, ma
cominciava a voler bene a quel ragazzo, il quale non sembrava per
niente un dio della morte, solo che quei sorrisini non gliela
raccontavano giusta.
In ogni caso i ricordi potevano aspettare, il lavoro lo chiamava e
doveva darsi da fare per trovare un omicida se non due. Avevano trovato
una donna morta a casa sua e il marito ucciso nell'auto salone dove
lavorava e del quale era il proprietario, i sospetti ricadevano sulla
figlia minore, ma le prove erano troppo evidenti e poi c'era anche il
fratello maggiore, il quale aveva un buon motivo per uccidere i
genitori. Il problema era che sia il padre che la madre erano stati
uccisi nello stesso momento e visto, che i cadaveri erano in due luoghi
abbastanza distanti l'uno dall'altro la cosa era un po' strana.
Kurogane aveva provato a suppore insieme al suo capo Clow Reed,
l'ipotesi che i fratelli si fossero messi d'accordo e avessero ucciso i
genitori, ma il figlio aveva un alibi inattaccabile e quindi l'idea
fece un buco nell'acqua. Come altri sospettati c'erano: il proprietario
di una ditta concorrente, che più volte aveva chiesta alla
vittima di vendergli l'auto salone e il datore di lavoro della moglie.
Solo rimaneva il fatto che, erano stati uccisi insieme e a chilometri
di distanza quindi, o l'assassino era un mago, oppure erano due e
allora si ritornava ai fratelli e Kurogane non ne usciva più.
Gli mancava un tassello, ma quale?
"Kuro-Tan!" esclamò una voce troppo allegra davanti all'entrata
della polizia. Tutti i colleghi si girarono verso l'entrata vedendo
entrare la tipica testa bionda che, da quattro giorni tormentava il
loro collega, il qui proprietario si avvicinava saltellando alla sua
scrivania sotto le risa degli altri poliziotti. Kurogane strinse i
pugni sopra ai fogli nel tentativo di non ammazzarli tutti, sopratutto
Ryu-oh che non la smetteva di fare battutine orrende su una loro
possibile convivenza o rapporto, l'unico che si salvava era il suo
aiutante Shizuka Doumeki e il segretario del capo Watanuki Kimihiro, ma
lui era più per la paura dell'uomo che per altro.
"Ti avevo detto che non potevi entrare!" ringhiò senza guardarlo nel tentativo di calmarsi
"Ma Kuro-Chu, ti ho portato il pranzo!" si difese piazzandogli sopra ai
fogli un sacchetto che puzzava di dolci lontano un chilometro. Il
poliziotto aprì il sacchetto trovandoci dentro un pezzo di torta
e qualche bignè
"Mi vuoi far alzare il colesterolo? Sono dolci e poi sai benissimo che io pranzo al bar di sotto!"
"Si, con panini e alcolici! Così dopo torni a casa ubriaco e mi
sgridi!" s'imbronciò Fay mettendosi le mani sui fianchi, come
una donna arrabbiata
"Tanto per cominciare mi arrabbio perché quella è casa
mia e non tua, in secondo luogo non torno ubriaco visto che bevo solo
un bicchiere di sakè! In ogni caso cosa te ne importa?"
sbatté le mani sulla scrivania dell'ufficio. Sembrava di vedere
la moglie con il marito davanti ai colleghi e il bello era che al
biondo tutta quella scenetta faceva piacere. A Kurogane sembrava di
avere una balia, ma in ogni caso anche se lo negava ci si era abituato
a quel comportamento e poi, se doveva proprio dirla tutta cominciava a
pensare che una vita senza il biondo tra i piedi sarebbe stata
monotona, ma prima o poi sarebbe tornato al suo lavoro e quindi evitava
di dirlo o pensarlo per troppo tempo
"Sai sono sempre in pensiero per te, mio caro Kuro-Koi! Senza contare
che ti mancherei, vero?" chiese trionfante sedendosi dove di solito si
sedevano i parenti dei morti o gli indiziati, cioè davanti a
lui. Kurogane si risedette sconfitto, era inutile non se lo sarebbe
schiodato di torno tanto facilmente e poi era vero ci si era
affezionato. Anche se dopo quella prima volta nella quale si erano
baciati per sbaglio, un girono fa, aveva cominciato ad avere i
gorgoglii allo stomaco ogni mattina, appena lo vedeva.
"Si mi mancheresti!" esclamò tornando a guardare i fogli del caso. Gli occhi di Fay si illuminarono
"Kuro-Pin che dolce!" smielò il biondo appoggiandosi con i
gomiti alla scrivania, per appoggiare la testa sulle mani, facendo la
faccia da gatto
"Mi mancherebbe la tua faccia da ebete!" spiegò meglio il moro. Fay s'imbronciò e poi
cominciò a guardare tutte le varie prove incartate che il poliziotto aveva sulla scrivania.
"Che caso segui?" domandò curioso
"Sono morti due coniugi, ma pensavo che, con il tuo lavoro, lo sapessi" scherzò Kurogane
"Solo perché trasporto le anime non significa che sappia vita,
morte e miracoli di tutti, ti pare?" fece presente il biondo
"Vero!" acconsentì l'altro
"Però se sapessi i nomi delle vittime ti potrei aiutare!"
"Davvero?" chiese alzando lo sguardo stupito sullo shinigami
"Sempre,.... Se tu lo desideri" disse il biondo alzandosi e
appoggiandosi con metà corpo sulla scrivania, piegando fogli e
roba varia. Fino ad arrivare alla faccia di Kurogane. I colleghi che,
fino a quel momento si facevano i cavoli loro guardavano la scena. Chi
arrossiva, chi se la rideva e chi non gliene fregava nulla (come
Doumeki), mentre Fay aveva assunto un'espressione tutt'altro che
piacevole. Sembrava sadico sotto ogni punto di vista e avere il suo
viso a pochi centimetri dal proprio non aiutava, anzi gli veniva la
maledetta voglia di baciarlo, ma preferì tornare al caso.
Allontanò Fay facendolo risedere e poi prese una cartella dagli
schedari dietro di lui
"I nomi sono qui! Sorata Arisugawa, il marito e Arashi Kishu, la
moglie. Uccisi alla stessa ora in due luoghi diversi e in maniera
diversa: La donna è stata strangolata mentre l'uomo è
stat.................."
"Stato pugnalato" terminò la frase Fay leggendo, invece dei fascicoli, un'enorme
libbro grigio tirato fuori da chissà dove.
"Che roba è?" chiese vedendo l'affare che leggeva
"Un libro che racconta le vite degli esseri umani! Pratico e
funzionale. Le uniche due pecche sono che: é enorme come puoi
ben vedere e le pagine sono infinite, non ti ci vorrebbe una vita per
leggerlo tutto" spiegò
"No un momento! Vuoi dire che li dentro c'è anche la mia vita?" chiese terrorizzato
"Certo, vuoi che te lo faccio vedere! Sarebbe contro il regolamento, ma per te faccio un'eccezione"
"No grazie, piuttosto sei sicuro di poterlo mostrare in pubblico?"
"Perché dove sta il problema è un libro no" rispose lui
tranquillamente tornando a leggere "Dunque se i nomi sono giusti, non
dovrebbe essere un caso tanto difficile" proclamò mettendo via
il libro
"Se sai chi è stato allora dimmelo"
"Mi spiace, ma è contro il regolamento! Ti posso dare degli indizi, ma in cambio tu mi fai
partecipare al caso" propose. Kurogaen capitolò, erano gironi che erano su quel caso e non aveva la
minima pista quindi accettò. La prima tappa fu casa Arisugawa, dove la donna era stata strangolata.
Intanto nel mondo degli shinigami:
"Fuuma, vieni immediatamente quì!" esclamò un Kamui su una crisi di nervi.
"Si amor mio, che c'è?" chiese. Fuuma e Kamui erano: uno un demone e l'altro uno
shinigami. Si conoscevano da secoli eppure nonostante le continue proposte di
Fuuma, Kamui non cedeva di un solo millimetro.
"Smettila di dire cavolate e ascolta!"
"Tutto quello vuoi, ma andiamo a farci una bella passeggiata nel mio regno vuoi?"
"Per niente al mondo verrei da voi demoni! In ogni modo di a quella
specie di demone maniaco di tuo fratello, di stare alla larga dal mio.
Non sopporto che Subaru venga sedotto da un inetto come Seishiro"
"O suvvia, lo sai che Subaru adora mio fratello"
"Non ne sono tanto convinto! E poi di voi demoni non ci si può fidare"
"Così mi ferisci, noi siamo uomini di parola" disse Fuuma. I
demoni e gli shinigami vivevano praticamente vicini, Il re Enma
amministrava i tre regni in maniera tale che, non sorgessero guerre e
quindi vivevano tranquilli anche se non si vedevano di buon'occhio come
i loro capi. Yuko Ichiara, la direttrice degli shinigami, donna molto
forte di carattere e bella d'aspetto, ma anche molto sadica per natura.
Fai Wang, il capo dei demoni, uomo molto brutto e alquanto scorbutico,
non si faceva remora a dare le punizioni più ripugnanti ai suoi
sottoposti. I due litigavano dalla mattina alla sera sopratutto in
questi gironi sembrava che la faida dovesse durare in eterno
"Lo sai benissimo che anime del genere sono rarissime! Perché l'hai fatto?" Sbraitò il demone
"Che domande, mi sembra ovvio! Ho evitato che tra voi demoni e gli
angeli ci fosse una guerra" spiegò la donna seduta al suo
tavolo. Gli angeli erano il terzo regno, amministrata sempre dal re
Enma, ma gli angeli nonostante la loro fama erano infidi peggio dei
demoni
"Ma perché, potevi lasciarla a noi!"
"E preferire dei demoni? Non ci penso neanche è meglio che
quell'anima vada da Enma, lui saprà cosa farne...... Sempre se
rimarrà così com'è. Senza contare la reazione
dello shinigami che ho mandato" si chiese non dando troppa attenzione
al barbuto davanti che continuava a sbraitare. Gli shinigami a
differenza di demoni e angeli, erano persone umane alle quali era stata
date una seconda possibilità di vita diventando la polizia del
re Enma. I demoni e gli angeli, invece si nutrivano di anime* (i demoni
in particolare) ed era quindi dovere degli shinigami di non fargli
prendere anime troppo potenti o pure.
"Se l'avessi data a me fin dal principio, non avresti problemi ora! Vecchia megera"
"Vecchia megera? Con chi credi di stare parlando Er basetta dei miei
stivali?" E giù a litigare, come ogni volta da migliaia d'anni.
Al luogo del delitto Kurogane spiegò in soldoni come avevano trovato il cadavere.
"Nessun tipo di effrazione, nessun segno di lotta ne di violenza di
nessun genere. La donna era distesa sul pavimento con una corda da
tenda al collo"
"Ma questo lo so già, è tutto scritto quì"
"Allora perché ti sei fatto portare quì?" chiese arrabbiato. il biondo aveva
voluto vedere i luoghi degli omicidi, ma se sapeva già la dinamica non ne aveva bisogno
"Avevo semplicemente voglia di vederti all'opera!" gli fece notare
"Comunque se l'arma del delitto è una corda da tenda,
sembrerebbe un omicidio non premeditato" suppose. Fay mentre parlava si
era spostato nella stanza attigua che dava sul giardino, la quale aveva
un porticato. Kurogane lo seguì trovandolo ad osservare le
impronte sul terreno
"Le abbiamo già esaminate! Sembra che l'assassino sia entrato da
quì e che la vittima l'abbia portato fino in salotto, ma
scommetto che sai pure questo!" si esasperò. Fay annuì
girandosi, ma poi sentirono un rumore e guardando la strada oltre il
giardino videro una moto, il qui guidatore tirò fuori un fucile
e sparò addosso ai due. Kurogane d'istinto protesse Fay, ben
consapevole che era già morto. Un proiettile lo colpì di
striscio facendoli cadere nell'erba, la moto andò via e i due si
rialzarono da terra
"Kuro-Pon! Ma che hai fatto? Lo sai che sono morto, non ho bisogno della tua protezione"
"Non me lo chiedere, non lo so nemmeno io!" esclamò ringhiando
il moro. Non lo sapeva davvero perché lo aveva fatto gl sembrava
assurdo eppure appena aveva visto il fucile un moto di tristezza lo
aveva colto. Doveva roteggere Fay e non sapeva nemmeno il
perchè, ma credeva che se lo avesse perso se lo sarebbe
rimangiato per tutta la vita
"Per fortuna ti ha colpito di striscio! Ma sarà bene medicarla" proclamò Fay guardando la ferita sulla spalla di
Kurogane. Alzandosi andarono nel salotto per medicarlo "Ti eri preoccupato, ma lo sai ho la pellaccia dura, tu no"
"Sta zitto" si corrucciò Kurogane divenendo rosso. Fay vedendone
l'imbarazzo si avvicinò baciandolo e Kurogane non
disdegnò rispondendo al baciò almeno finché un
collega del poliziotto non irruppe nella stanza con degli ordini.
Alla centrale di polizia Kurogane entrò con Fay dietro e mentre
si avvicinavano con passo svelto all'entrata dell'ufficio del capo si
sentì uno sproloquio talmente forte, da temere che le pareti
crollassero.
"Ma perché devo essere il suo schiavo, non è nemmeno una mia superiore!" si infervorò
Watanuki, segretario personale del capitano di polizia.
"Watanuki che succede?" chiese Kurogane
"Ah, meno male che è arrivato lei Kurogane-San, io quella donna non la digerisco"
"Donna?" chiesero in coro Fay e il poliziotto credendo ad una possibile
moglie. Entrando si videro davanti una donna con i capelli neri, lisci
a taglio netto, raccolti in una coda alta. Se ne stava seduta sulla
scrivania dove il capitano la guardava con aria d'insufficienza, Fay
appena vide la donna trasalì e abbassò la testa. Kurogane
non ci fece caso, erano tante le cose che non conosceva su di lui.
"Capo cosa voleva dirmi di così urgente"
"Niente, volevo solo sapere come procede il lavoro" Il capitano del
distretto era un uomo molto affabile con occhiali e capelli neri
raccolti in un codino di lato
"Stiamo andando avanti, ma ho chiesto aiuto ad un cittadino di mia conoscenza" fece presente al capo indicando Fay
"Capisco, allora vai e buon lavoro" li congedò. La donna si accigliò appena i due
furono usciti
"Ora mi spieghi questa farsa, Clow?" chiese chiudendo la porta a chiave
"Beh volevo solo assicurarmi la sua anima! Tutto quì, ma poi ti
ci sei messa di mezzo tu e il mio piano ha fatto acqua da tutte le
parti. Yuko" spiegò sempre sorridendo affabilmente
"Per favore risparmiami i tuoi sorrisi da perfettino, razza di angelo
occhialuto e perfido! Non ti permetterò di prendergli l'anima"
"Mi sembra che tu me l'abbia già proibito, da quando è arrivato quello
shinigami! Anche se non credo che tu abbia fatto bene"
"Te ne sei accorto! Ti credevo più stupido, come tuo fratello il demonietto
basettaro" rise lei
"Diciamo che Kurogane si comporta in maniera strana da quando Fay è apparso" rispose lui. Yuko andando dal re
Enma.
"A che punto siamo?" chiese il re
"Mancano ancora tre giorni, ma ormai ci siamo! Solo....."
"Yuko! Qualcosa ti angustia?"
"Vede altezza, non so se abbiamo fatto bene a mandare Fay"
"Era tutto scritto, tutto quanto" gli fece presente il re, per poi congedarla.
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In quei tre giorni il caso prese il sopravvento, ma comunque Kurogane
si chiedeva ancora cosa provasse realmente per il biondo. Ogni volta si
diceva che essendo uno shinigami avrebbe dovuto levarselo dalla testa,
ma al cuore non si comanda gli ricordava sempre sua madre. L'ultimo
giorno arrestarono il datore di lavoro della donna, per omicidio non
preterintenzionale e uno dei lavoratori all'auto salone dell'uomo per
omicidio premeditato. La donna era stat uccisa perché non
ricambiava le avance del datore di lavoro, mentre l'uomo era stato
ucciso per aver scoperto gli imbrogli del suo dipendente. Una tragedia
che poteva essere evitata, ma Kurogane aveva altro per la testa. Fay si
era dis cattato in una qualche maniera dopo il loro ultimo bacio,
quando per poco non andavano oltre e si faceva vedere sempre meno,
Kurogane voleva saperne il motivo. Quella sera a casa sarebbe stata
l'ultima volta che avrebbe visto il biondo, la settimana era finita e
lo shinigami doveva tornare al suo lavoro, non sapva nemmeno se sarebbe
venuto a salutarlo.
"Ciao Kuro-Chan!" esclamò Fay sull'uscio di casa
"Coma mai adesso suoni e entri dalle porte?" chiese sconcertato
"Ti lamentavi sempre e ho deciso di accontentarti" rispose "Posso
entrare?" Kurogane fece strada. Fay non era mai stato al piano
inferiore, aveva solo e sempre visto la stanza da letto e quindi era
una sorpresa trovare la casa pulita, nonostante Kurogane fosse scapolo.
"Che ci fai quì?" chiese ancora. Non che non ne fosse contento, ma almeno una ragione la doveva avere.
"Ma come è l'ultima notte che ci vediamo e tu me lo chiedi anche!"
"Vuoi cenare con me?" domandò così senza un motivo
valido. Aveva notato che il biondo sorrideva più del solito,
sintomo che gli stava raccontando di nuovo delle bugie e che gli
nascondeva qualcosa. Lo shinigami lo seguì di buon grado
sedendosi al tavolo e aspettando la cena. "Che farai adesso?" chiese
Kurogane mettendo in tavola i piatti
"Continuerò il mio lavoro! Dovevo solo fare una specie di
tirocinnio per salire di grado, quindi credo che continuerò con
il mio lavoro"
"Umh, capisco!"
"E tu, che farai?"
"Come te continuerò il mio lavoro" rispose semplicemente. Il
silenzio regnò in cucina dopo quelle risposte e dopo cena
Kurogane accompagnò Fay alla porta, ma Kurogane non si arrendeva
voleva sapere "Mi nascondi qualcosa?"
"Come? Cosa ti fa credere che ti nasconda qualcosa Kuro-Pippi?" rise nervosamente, non girandosi
"La tua risata, anche se hai passato solo una settimana con me, capisco benissimo quando menti"
"Non ti si può nascondere niente! Neh Kuro-Pu?" rise girandosi.
C'era tristezza in quegli occhi e Kurogane non potè fare a meno
che andargli vicino e baciarlo tenendogli il viso con le sue mani. Fay
spalancò gli occhi per lo stupore e poi si allontanò
scuotendo la testa "No, no! È,... è sbagliato. Non devo,
io non posso"
"Non puoi o non vuoi?" chiese Kurogane alzandogli il viso, in maniera
tale da guardarlo negli occhi. Tremavano e sembrava che dovessero
piangere da un momento a l'altro
"Oh credimi, lo vorrei tanto Kuro-Koi, ma non posso... Non posso tu, tu
devi!" tremò riabbanssondo la testa. Kurogane lo strinse forte
accarezzandogli la testa e stringendogli la vita
"Io devo cosa?" chiese. C'era più o meno arrivato a cosa si
riferiva Fay, la morte non gli aveva fatto visita solo per un tirocinio
onde salire di grado "I tuoi superiori non mi hanno scelto a caso,
vero?" Fay annuì stringendo la maglia di Kurogane tra le mani
"Mi dispiace. Forse avrei meglio a dirtelo prima, ma non potevo dirti
che..... che..." balbettò strofinando la testa sul petto di
Kurogane. Il poliziotto lo portò fino al divano facendogli
alzare il viso pieni di lacrime
"Devo morire?" gli chiese Kurogane
"Umh!" annuì l'altro
"Quando?"
"Domani mattina" rispose "Ci sarà una rapina e ti spareranno addosso! Dopodiché io ti porterò dal re
Enma"
"Quindi tu eri quì solo perché poi mi avresti portato alla morte?"
"No, io dovevo proteggere la tua anima, fino alla tua morte" specificò Fay sempre con la testa abbassata
"La mia anima?" chiese Kurogane stupito. Fay appoggiò la mano sul suo petto all'altezza del cuore
"La tua anima è una rarità! Angeli e demoni se la sarebbero litigata se Yuko-San non mi avesse mandato da te"
"Davvero, sono così speciale?" chiese alzandogli di nuovo il viso. Fay sorrise placidamente
"Il tuo cuore non consce rimpianti, la tua anima è pura non ha
macchia di alcun tipo e la tua mente conosce l'onore! Tutte queste
qualità fanno gola ai demoni e angeli. Io dovevo difenderti fino
alla tua morte, ma adesso....."
"Adesso?" incalzò Kurogane
"Non dovrei provare ciò che sto provando, non verso un umano che
morirà tra poco, non posso non mi è permesso" scosse
forte la testa "Mi sono innamorato e ciò non va bene! Ne
andrebbe del mio lavoro!" spiegò. Kurogane lo baciò a
tradimento facendolo stendere sul divano "Kuro-Pon?"
"Se verrai punito allora avvisami, sarò per prendere con te la condanna!" esclamò per poi ricalarsi sopra a Fay
"Saresti disposto ad andare contro il re Enma?"
"Andrei anche contro di te, se mi rifiuti!" Il biondo lo spinse con la
nuca verso di se per baciarlo e dopo che si staccarono Kurogane lo
prese in braccio portandolo in camera.
Quella notte durò in eterno almeno sembrava, e Fay se ne stava
accoccolato tra le braccia di Kurogane aspettando l'alba. Non voleva
perderlo, non voleva vederlo morire, ma quello era il suo lavoro e non
poteva sottrarsi. Alla rapina Kurogane sapeva benissimo che non ne
sarebbe uscito bene e prese l'incarico con un sorriso. L'unico
rammarico era lasciare Fay, ma appena una donna in cinta venne presa di
mira lui si mise in mezzo, prendendo il proiettile al suo posto. Fay
invisibile agli altri si avvicinò al corpo ancora caldo del
poliziotto
"Avresti potuto vivere ancora qualche minuto! Il proiettile riservato a te non era quello" gli disse lo
shinigami, piangendo amare lacrime. Kurogane tossendo avvicinò la mano al viso di Fay accarezzandogli i capelli
"Almeno non sono morto per nulla" sussurrò prima di chiudere gli occhi. Fay si
abbassò non smettendo di piangere e baciandolo gli portò via l'anima, poi si allontanò
lasciando il cadavere alle cure di Clow e tornando nel suo regno. L'anima fu consegnata al re Enma come da
programma e sembrava tutto finito.
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Due mesi dopo il re Enma aveva una visita speciale, per proporre una
cosa ad una persona. Il braccio destro del re Enma zampettava per i
corridoi verso l'ufficio del suo re.
"Si può sapere cosa vuole da me il re Enma adesso?" chiese
Kurogane convocato dal re. Camminava accanto al braccio destro che, a
detta sua sembrava una polpettina. L'esserino era piccolo e bianco con
una pietra sulla tempia e le orecchie da coniglio
"Ve lo dirà appena sarete al suo cospetto!" Kurogane non aveva
visto il re Enma, quando era morto era sotto forma di anima e non
rammentava nulla del periodo, invece ora aveva il suo corpo e vedeva
perfettamente. Arrivati davanti al grande portone la piccolina si
dileguò dentro chiudendolo subito dopo. Kurogane aspettò
qualche minuto fuori prima che le porte si aprissero rivelando un
ufficio, sobrio ed elegante, in tinta azzurra e rosa. Un enorme
scrivania si ergeva davanti a lui e seduto dietro ci stava
"O no, non ditemi che è lei il re Enma?" si infervorò
"Si, è lui il re Enma!" esclamò una voce da dietro una tenda. Un ragazzo
biondo fece la sua comparsa con un'altra polpetta, stavolta nera, in braccio.
"Fay?" chiese Kurgane stupito. Il ragazzo spalancò gli occhi, poi sorrise e scosse la testa
"No, sono il fratello,Yui! Segretario del re Enma" rispose
"Segretario di questo .........coso?"
"Non è un coso! Ha un nome" protestò l'esserino in
braccio al ragazzo, mentre la bianca che lo avev accompagnato gli si
piazzò in testa
"E sarebbe?" chiese lui sconcertato
"MOKONA!!!!!!" esclamarono in coro i tre. Kurogane si girò verso il re
Enma, davanti a se aveva una versione gigante della polpetta bianca li presente che sorrideva
perenne rimanendo zitta. Yui si avvicinò a Kurgane dandogli un foglio in mano
"Puoi benissimo rifiutare, ma ti consiglio di non farlo" disse. Il moro non capì, ma appena
a prì il foglio arrotolato rise sghembo
"Certo che accetto!" esclamò verso il re Enma. L'esserino
chiamato Enma si alzò e alzando una zampetta la cielo, emulata
dalle altre due disse una sola cosa
"PPPPPPPPPPPPPPPPUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH"
Fay se ne stava mogio mogio alla sua scrivania, da quando Kurogane era
morto sembrava che la sua vita non fosse più tale. Il lavoro era
solo un optional, all'inizio credeva che si sarebbe distratto, ma al
contrario ogni volta che scendeva sulla terra si ricordava di Kurogane.
Per gli altri si poteva dire che era tutto normale. Clow era tornato al
suo posto, come capo degli angeli lasciando la poltrona di capo della
stazione di polizia a Doumeki, Fai Wang litigava ancora con Yuko su
tutto e Fuuma rincorreva ancora Kamui intento ad affettare Seishiro. Ad
un certo punto Yuko chiamò Fay nel suo ufficio per una
comunicazione urgente.
"Fay nella tua casa c'è lo spazio per una terza persona?" chiese la donna, chiudendo la porta a chiave
"Credo di si, ma dovrei chiedere a Yui-Chan! Anche se lavora spesso fino a tardi" rispose con la testa china
"Non credo abbia problemi! Quindi ti presento il vostro nuovo
inquilino!" disse raggiante la donna. Fay si diresse a capo chino fino
alla porta aperta dalla donna e senza vedere il nuovo arrivato gli
parlò
"Prima devi conoscere mio fratello e poi si vedrà se........................!" non finì la
frase perché il coinquilino gli alzò la testa
"Primo: ho già incontrato tuo fratello. Secondo: non ho alcuna
intenzione di alzarti la testa in eterno" Fay spalancò gli occhi
al vedere Kurogane davanti a se con il suo aspetto e senza dire nulla
prese a baciarlo e abbracciarlo
"No, un momento!" si fermò tenendo le braccia attaccate al collo
di Kurogane "Come mai lui è quì?" chiese Fay. Kurogane
gli mise un foglio davanti agli occhi e Fay, dopo averlo letto lo fece
cadere ricominciando a baciare Kurogane. Yuko rise sotto i baffi
uscendo dal suo ufficio per lasciarli soli, fuori incontrò Clow
e Fai Wang
"Alla fine l'hai ottenuta tu!" eslcamò contrariato il demone
"Ci hai fregati" rise l'angelo. La donna si avvicinò a i due e
sorridendo si sedè su una scrivania, mentre gli altri shinigami
lavoravano, tranne Kamui e Subaru intenti ad altro.
"Io non ho fatto niente, era tutto scritto!"
"Si come no" disse ironico Fai Wang
"Non sto scherzando" chiuse gli occhi Yuko
"Vuoi dire, che!" spalancò gli occhi Clow
"Ha fatto tutto Mokona!"
Nel
suo ufficio Enma se la rideva insieme ai suoi occhi e orecchie del
mondo umano. Le due mini Mokona erano sedute su due sedie e guardavano
il loro operato con soddisfazione, mentre rileggevano la lettera data a
Kurogane
"Con la
presente chiediamo a Kurogane Suwa di diventare uno shinigami e di
servire Enma in qualunque situazione. I doveri di uno shinigami sono
semplici: Ordine nel mondo umano e occulto, recupero di anime smarrite
e collaborazione con i colleghi, la risposta dovrà essere
immediata"
chiusa la lettera il re Enma prese la sua tazza, nella quale aveva versato il sakè e dopo aver bevuto...
"PPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH"
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Finalmente
è finita, immaginatevi la faticaccia per scriverla, spero che
siate arrivati fino a quì. Personalmente mi piace, e credo
proprio che, prima o poi ci farò una serie o con qualcosa di
simile, per ora leggete questa One-Shot. All'inizio volevo farla a
rating rosso, ma poi veniva troppo lunga quindi e sotto inteso, ma sono
andati a letto, forse la serie sarà a rating rosso, sempre se la
pubblico e in ogni caso sarebbero solo i lavori di Kurogane e Fay, se
qualcuno ha un'idea me la dica io sono aperta a tutto. Il prossimo
capitolo di Secret Files andrà a domani con la gita a Parigi.
Alla prossima
* Gli angeli nelle leggende non mangiano anime, ma visto chi era il capo ho deciso così, non me ne
abbiate a male ^^
Gli shinigami sapete tutti che sono gli dei della morte vero? X3
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