SHOWER
Se solo una doccia potesse portar via ricordi e
sofferenza come porta via schiuma e corpo dalla pelle…
Se solo una semplice doccia potesse rimettere tutto
a posto…
§§§
Dopo gli avvenimenti che avevano portato
all’impedire il Gaia Impact, Shotaro aveva trascorso molto tempo nel piccolo
bagno dell’agenzia Narumi sotto il getto bollente dell’acqua e malgrado le
proteste di Akiko, si ostinava a restarci anche per parecchie
ore.
Lo aiutava a riflettere quando era particolarmente
assorbito da un caso, diceva lui, eppure sia Terui che la stessa Akiko si erano
accorti che in realtà trascorreva molto tempo sotto l’acqua anche in quei
momenti di calma e noia che spesso erano frequenti a Fuuto.
“Non ne posso più!” esclamò un giorno la ragazza,
colpendo col dorso della mano la tazza piena di tè, “Ti giuro, appena esce da lì
gli metto le mani al collo!” dichiarò stizzita, cercando di concentrarsi sul suo
tè mentre Ryu la fissava neutro: “Akiko-san, non mi sembra il caso di farla così
tragica.” Notò Accel, osservando con espressione leggermente pensierosa la porta
del bagno da cui sentiva chiaramente lo scorrere dell’acqua.
“Ryu-kun, Shotaro è lì dentro da almeno un paio
d’ore, e fa così ogni santo giorno! Non è normale!” replicò rabbuiata, “Capisco
che abbia bisogno di stare da solo… Ma non può affogarsi. Non è un pesce.”
borbottò lei con aria cupa, “Philip-kun manca anche a me,” ammise, “E capisco
che il rapporto tra loro era totalmente diverso da quello che c’era tra me e
quella biblioteca ambulante, ma Shotaro non può nascondersi in eterno dai suoi
fantasmi.” Concluse seria, mescolando distrattamente il contenuto della tazza;
Terui la osservò con un sopracciglio inarcato: “Non credo che Hidari abbia tutta
questa voglia di finire al Creatore. Ma se la cosa può farti star più
tranquilla, andrò a vedere se è ancora tra i vivi.” affermò il poliziotto,
alzandosi dalla scrivania.
§§§
I sensi attutiti del detective non registrarono
subito la presenza dell’amico, ancora intorpiditi dall’acqua bollente che
avvolgeva come in un abbraccio il corpo snello del Kamen Rider ma solo il
richiamo di Ryu li riscosse a sufficienza da permettergli di
rispondere.
“Sei ancora vivo?” gli chiese questi, dando un
colpetto di nocche al vetro del box doccia, “Akiko-chan era in pensiero per te.”
Aggiunse, tendendo l’orecchio per recepire qualunque segno di vita da parte di
Joker.
“Si, sono vivo.” replicò secco, senza muoversi dalla
propria posizione contro il muro umido, “La prossima volta, bussa prima di
entrare.” lo rimproverò, prendendo un asciugamano poggiato proprio sopra il
vetro e avvolgendoselo attorno ai fianchi per poi uscire.
Un altro canovaccio gli piombò in faccia senza tanti
complimenti: “Asciugati anche il cespuglio che hai in testa.” disse solo Ryu,
sedendosi sul coperchio chiuso del water e incrociando le braccia al petto, in
attesa di qualcosa.
Hidari non lo calcolò minimamente, apparentemente
concentrato nello sfregarsi convulsamente i capelli eppure qualcosa sul suo
viso, un’ombra quasi, mostrava chiaramente i suoi pensieri, pensieri che la
lunga doccia non avevano minimamente cancellato e che niente, forse, poteva
spazzare via.
“Hai finito di fare la bella statuina e di
spiccicare almeno una parola?” la voce di Accel lo fece sobbalzare dallo
spavento, “Hidari, non sembri nemmeno tu, cosa ti prende?” chiese il
Sovrintendente con aria seria; già, cosa gli prendeva, si chiedeva Shotaro, come
poteva rispondere se nemmeno lui sapeva in realtà cosa lo
tormentasse?
Eppure era già passato quasi un anno da quando aveva
chiuso Xtreme Memory…
Forse avrebbe dovuto ricominciare a
vivere.
“Continuo a pensare…” cominciò a voce bassissima, ma
pareva che Terui lo stesse sentendo perfettamente visto che tese l’orecchio per
ascoltare, “Continuo a pensare che forse sono stato io a uccidere Philipp.”.
Poche e concise parole che ebbero l’effetto di una doccia gelata per
Ryu.
“Cosa te lo fa pensare?” chiese Accel sorpreso ma
senza staccare un attimo gli occhi da Shotaro, “Hai dovuto farlo, lui sapeva che
ormai non gli restava più molto… è stata la vostra ultima trasformazione assieme
e ha permesso di impedire il Gaia Impact.” disse sibillino.
Hidari alzò di scatto la testa con gli occhi
leggermente lucidi: “Ho chiuso io Xtreme Memory! Tecnicamente, sono stato io!”
gridò, dando un colpo al bagnoschiuma in bilico sul bordo del lavandino con la
mano, facendolo così cadere, “E per quanto provi a scacciare via questo
pensiero, mi continua a tormentare!” esclamò visibilmente
scosso.
“E pensi davvero che trascorrere la tua vita sotto
una doccia possa alleviare ciò che senti dentro?” chiese estremamente severo il
poliziotto, “Ascoltami bene, Hidari, Philip non era un’idiota, era Cyclone, la
parte destra di W, la tua parte destra. Ha agito come meglio pensava. Credi
davvero che crogiolandoti nel dolore da prima donna tu possa cambiare qualcosa?
No, ti rispondo io. Ora tu esci di qui e ti rimetti a quella diavolo di
scrivania a compilare rapporti o a cercare iguane smarrite, sono stato chiaro?”
decretò Accel, uscendo a grandi passi dalla stanza, “Tra cinque minuti ti voglio
fuori di qui, sono stato chiaro? Philip non vorrebbe vederti così rammollito.”
concluse, sparendo nel corridoio.
Non ebbe nemmeno bisogno di controllare se veramente
Joker fosse tornato alla sua scrivania.
Il ticchettio inconfondibile della macchina da
scrivere parlava per lui.
Con attenzione e in estremo silenzio, si avvicinò
alla porta del bagno con una lucida chiave in mano, la infilò nella toppa e girò
tre volte, sorridendo appena.
Almeno un problema era risolto.
Per l’altro…
Beh, lui mica era attrezzato per fare miracoli ma
confidava nel tempo.
Si, forse era il tempo l’unica vera chiave che
avrebbe del tutto messo a posto le cose.
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