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I Love The Way YouLie
«Sei solo una stupida!» Elisa urlava, mentre il rosso furia
colorava il suo viso. Gli occhi scuri iniettati di rabbia, mentre sbraitava contro Artemiya. Anche la ragazza dai capelli biondi rispondeva, scura
in volto, e una foresta in tempesta negli occhi.
Just gonna stand there
And watch me burn Butthat’salright Because I like
The way ithurts
[Me ne starò li
E mi guarderò bruciare
Ma va tutto bene
Perché mi piace
Il modo in cui fa male]
Una
ceca furia dominava Elisa, e per quella tazza rotta crebbe un litigio ad ogni
parola più grosso.
«Si può
sapere perché per ogni cosa devi sempre dirmi su!? Ogni santissima cosa!
Neanche fossi miss perfezione tu!» inveì Elisa, le mani a pugno. Tremava, e non
per il freddo, ma per il nervoso che le stava crescendo dentro.
«Devi
sempre combinare qualcosa tu! Non sei capace neanche di badare alle cose degli
altri! A volte penso che tu sia una decerebrata con le mani di burro!» rispose
Artemiya, i loro visi a pochi centimetri, gli sguardi in una lotta di spade e
parole, e in mezzo a quel putiferio si fa fatica a capire quale ferisca di più.
«Cosa!?
Io una decerebrata? Parla quella che è un genio! Non riusciresti a mettere un
quadro dritto senza il mio aiuto! Per non parlare della fotocamera che ti ho
comprato! Difficile per te imparare ad usarla, vero!? Ormai ha fatto metri di
polvere quell’aggeggio! E ho speso quasi metà del mio stipendio per
regalartelo!». Parole, parole, parole. Parole che feriscono, parole che fanno
male. Parole che si sputano per paura, per vendetta. Perché ci fa male, tanto,
sentire cose così fredde e dure dalle persone che amiamo. E piuttosto che tacere
e sentirsi prevaricati rispondiamo, anche se questo significa fare del male.
Anche se questo significa colpire la persona lì dove non ha protezione. Lì dove
crea cicatrici che difficilmente rimargineranno.
Lì… lì dove batte il cuore.
«Ancora
con quella macchina fotografica!? Ancora lì sei!? Bene!» con rabbia afferrò il
pezzo in ferro e plastica, color rosso, appoggiato sul mobiletto lì vicino.
«Eccolo,
il tuo aggeggio, che fine fa!» e Artemiya con un colpo secco lo lanciò a terra
con furia, mandandolo in mille pezzi.
Poi un
colpo sordo. Duro. Doloroso. Pulsante.
Artemiya
sentì lo schiaffo schioccare nella stanza e come un eco, risuonare dentro lei.
Elisa, sorpresa di quello che aveva fatto, si guardò la mano.
“Come,
come ho fatto a…”.
E sentì
dolore anche lei, uno schiaffo. Ma non importa, quanto una mano violenta possa
far male. È il significato che brucia. È il significato di esso che ferisce,
colpisce e moltiplica all’infinito il dolore.
Elisa,
presa dalla furia e dall’orgoglio ferito la prese bruscamente per il colletto
del maglione, sollevandola quel tanto che bastava per avere il viso ad un
soffio da suo. E con rabbia la scagliò contro il muro, obbligandola a guardarla
negli occhi.
Rabbia.
Dolore. Orgoglio ferito.
«Cosa
vuoi farmi, Elisa?» la sua voce, prima così squillante e furiosa, adesso era
calma e bassa. Una calma glaciale, pulsante, fredda e sconvolgente. Con così
poca voce, tanto da bastare per udirla.
“Elisa,
cosa stai facendo?”. Ma la ragione venne soffocata. Il suo orgoglio. Quello stupido
orgoglio che aveva ereditato da quell’essere mostruoso chiamato padre. Adesso pretendeva
vendetta.
«Vuoi
sentirmi urlare dal dolore? Vuoi sentire il gusto del mio sangue?» i loro
occhi, così opposti. Quella foresta in tempesta, che fine aveva fatto? Dov’era
il vento furioso, i fulmini carichi di rabbia?
«Vuoi
ferirmi ancora di più?» Le lacrime lentamente iniziarono a calare. Artemiya
aveva tentato di trattenerle, ma alla fine il suo, di orgoglio, cedette,
dandola vinta al dolore.
“Cosa
stai facendo,Elisa!?” urlò il cuore, prendendo il posto della ragione.
«Ti
odio.» sentenziò Elisa.
Just gonna stand there
And hear me cry Butthat’salright Because I love
The way youlie
I love the way youlie
I love the way youlie
[Me ne starò li
E mi sentirò piangere
Ma va tutto bene
Perché amo
Il tuo modo di mentire
Amo il modo in cui menti
Amo il modo in cui menti]
Poche parole che in realtà sono l’incontrario.
Quanto vorrebbe chiederle scusa, implorarla, supplicarla.
Stupido orgoglio ferito.
Artemiya
piangeva, ormai sussultava, imprigionata dalla ragazza che, parole sue, la
odiava.
«Anche io.»
rispose ferita, sia nel cuore che nell’orgoglio. Eppure, anche se sanguinante,
respirava, e non abbassò lo sguardo, nemmeno una volta.
La scrutò,
quegli occhi scuri, in cui per tanto tempo si era persa. Quella foresta oscura
che, ad ascoltare Elisa, nascondeva un lupo famelico.
Lo sai Elisa. Io pensavo che il lupo fosse morto. E invece solo oggi ho
capito che è ancora vivo.
E con le sue zampe affilate mi sta letteralmente scorticando.
E fa male.
Tanto male.
Quelle labbra,
che avevano sussurrato dolci parole d’amore solo per lei. Che le aveva
assaggiate, morse, baciate. Adesso pronunciavano solo parole velenose.
Artemiya,
dimenandosi come un serpente, sfuggì alla presa, girandosi. Fiera, petto in
fuori, ma con il dolore nel cuore. Fissando con odio la ragazza dai capelli
corti. Scappò, rifugiandosi dentro la sua camera da letto, sbattendo la porta
in faccia ad Elisa e chiudendola, appoggiandovisi sopra, impedendole di
entrare.
Lacrime. Sono salate. Disgustose lacrime. Dannati pezzi
di anima.
Elisa, con
ancora la furia in corpo, spinse la porta e dopo pochi minuti di lotta, riuscì
ad entrare.
«Pensi che
basti questo, per fermarmi?!» urlò, con rabbia.
Silenzio.
«Cos’altro vuoi
da me? Cosa ancora vuoi colpirmi? Cos’altro ancora vuoi ferirmi?» chiese,
quella voce bassa e glaciale. Ti faceva sentire dannatamente in colpa. Ed Elisa
la sentiva, la colpa, come un’amara radice che cresceva e la inquinava.
«Dimmi Artemiya…»
mormorò Elisa, abbassando improvvisamente la voce. Girandosi, guardando lo
specchio, scrutando solo se stessa. Artemiya la osservava, mentre aspettava che
parlasse. Fiera anche nell’attesa.
Youever love somebody so much You can barelybreathe?
…
Yousworeyou’ve never hit ‘em Never do nothingtohurt ‘em Nowyou’re in eachother’s face Spewingvenom
[Hai mai amato qualcuno così tanto
Che riesci a malapena a respirare?
…
Hai giurato che non li avresti mai colpiti
Mai fare nulla per fare loro del male
Ora sei faccia a faccia con loro
Vomitando veleno]
«Hai mai amato
qualcuno così tanto, che riesci a malapena a respirare?» le chiese, mentre si
scrutava, osservava il mostro che era diventata. Lo stesso mostro che l’aveva
ferita da bambina. Come è potuto accadere? Come ha fatto l’agnellino a trasformarsi
in lupo?
All I knowis
I love youtoomuch
[Tutto quello che so è che
Ti amo troppo]
Artemiya
non rispose, stregata dallo sguardo che Elisa stava rivolgendo a se stessa.
“Come
siamo potute arrivare a questo punto?” si chiese la donna dai capelli biondi.
Lacrime. Dolore. Sofferenza. Colpa. Colpa.
Colpa.
Le lacrime
scendevano copiose da Elisa, mentre si guardava con rabbia.
«Ecco
Elisa, contenta adesso?! Dimmi Elisa, che gusto ha… l’orgoglio ristabilito? Dimmi
Elisa, come ti senti… con l’orgoglio come unica compagna di vita?» parlava, ma
a se stessa. Dialogava come un matto, con Artemiya come triste spettatrice di
quello spettacolo che non divertiva nessuno.
Lasciava
solo dolore.
Toldyouthisismy
fault
Look me in the eyeball Nexttime I’m pissed
I’llaimmyfist
At the dry wall Nexttime Therewillbe no nexttime
I apologize
[Ti ho detto che è colpa mia
Guardami negli occhi
La prossima volta che sono incazzato
Colpirò col pugno
Il muro
La prossima volta
Non ci sarà nessuna prossima volta
Mi scuso]
«Per quanto
queste parole possano sembrare futili adesso, Artemiya…» Quasi sussultò, a
sentir pronunciare il suo nome con tanto dolore e rammarico.
«… io ti posso
solo giurare che la prossima volta che sono incazzata…» si guardava, una
determinazione negli occhi che cresceva sempre più. Una decisione dolorosa, ma
se la impose.
«… piuttosto
che colpire te, colpirò il muro.» mormorò, e dopo pochi attimi dove Elisa si
perse nei suoi occhi verdi riflessi nello specchio, scagliò un pugno con tale
forza nel vetro che lo ruppe in mille pezzi.
Artemiya
sussultò, spaventata dall’atto improvviso di Elisa, mentre lei con mugugni
trattenuti si teneva la mano sanguinante.
«Piuttosto che
colpirti di nuovo, amore mio… preferisco morire.» sentenziò, guardandola negli
occhi, mentre piccole gocce di vita colavano sul pavimento, colorandolo di
rosso scuro.
«Quello che ti
ho detto prima… che ti odio… era solo una disgustosa bugia.» confessò poi,
distruggendo l’orgoglio che era in sé.
E mai si era
sentita così vulnerabile prima.
E mai si era
sentita così bene con se stessa.
Just gonna stand there
And watch me burn Butthat’salright Because I like
The way ithurts
[Me ne starò li
E mi guarderò bruciare
Ma va tutto bene
Perché mi piace
Il modo in cui fa male]
Sentiva
bruciare dentro di sé l’odio per se stessa. Mentre lentamente osservava la sua
mano perdere sangue.
Poi un
suono di passi, Artemiya si stava avvicinando a lei. Le afferrò la mano ferita,
stringendogliela con premura. Ancora piangeva.
«Sai
una cosa, Elisa…?» mormorò, prendendo una sciarpa lì vicino e avvolgerci la
mano di lei.
Elisa
non la smetteva di seguirla con lo sguardo, con la nascosta paura di leggere
nei suoi occhi l’odio di prima.
«Cosa…?»
chiese a fil di voce.
Just gonna stand there
And hear me cry Butthat’salright Because I love
The way youlie
I love the way youlie
I love the way youlie
[Me ne starò li
E mi sentirò piangere
Ma va tutto bene
Perché amo
Il tuo modo di mentire
Amo il modo in cui menti
Amo il modo in cui menti]
Finalmente alzò
gli occhi.
Ed Elisa perse
un colpo al cuore.
«Amo il modo in
cui menti.» mormorò, sfiorandole lentamente la guancia, sorridendo tra le
lacrime.
Ed ecco un’altra
one-shot… più triste però, ma con un lieto fine! ^^
Con sotto le
bellissime note di “Love The Way YouLie” di Rihanna ed Eminem.
Aspetto
commenti! Sono curiosa di sapere se vi piace!