45-fin
Quattro colpi.
Quattro spari.
L'ultimo in canna, e il suo sguardo puntato addosso a me.
Non se lo erano aspettato, i Magistri di scorta.
Non se lo era aspettato nessuno di loro.
Ma lui?
45. All'alba
Mi ricordo che si alzò in piedi, e mosse due passi verso di
me.
Mi disse: "Vengo anch'io."
Eravamo nella sua cella: a stento riuscivamo a mascherare l'andirivieni
che si era creato negli ultimi giorni. L'alba era spuntata da poco, e
Sasuke era già andato a far quel che doveva fare.
Lui mi guardava e non mi guardava, come al solito.
"No."
"Non era una domanda."
Mi morsi le labbra, scrutandolo: la sua voce era sempre piatta, ma
ormai imparavo a riconoscerne i toni che in essa celava.
"Non era una risposta: era un dato di fatto."
Sembrò sorridere.
"Sakura, non vorrai mica tenermi fuori, non è vero?"
domandò, retorico, inclinando leggermente il capo.
"Ci sei più che dentro, è inutile che vieni anche
tu."
"Sono d'impedimento, immagino."
Lo avevo forse pensato?
Assolutamente no.
Non in quel modo, per lo meno.
Le chiavi le avevo io, ad ogni modo.
"Non sei d'impedimento, Itachi."
Mi incamminai alla porta, scuotendo il capo. "Ma non voglio che corri
rischi inutili."
Successe qualcosa di realmente assurdo: dopo un attimo di silenzio,
Itachi scoppiò a ridere.
***
L'Ignis Umbra aveva le mani levate verso l'alto, e il suo sguardo non
era affatto sorpreso.
Questo sorprese me. Me, che, meccanico e determinato, avevo fatto per
la prima volta fuoco su miei corregionali a sangue freddo.
Mi guardò, ed io mi bloccai: i miei occhi mi avevano dato la
mira, ma sembrava che non servisse solo quella, per uccidere.
"Nella mia toga c'è una cosa che devi dare a una ragazza che
va per Medicus di nome Sakura." disse.
Io avevo la calibro 45 di Naruto puntata addosso a lui, pronta a fare
fuoco.
Cos'era, un gioco?
Rimanemmo fermi, in silenzio: i quattro cadaveri della scorta mi
circondavano.
Io iniziai a sentirmi addosso il peso delle mie azioni, ed un'ansia
opprimente mi avvolgeva. Fissai il vecchio, lui fissò me.
Sentii il suo sguardo talmente addosso che mi stupii non riuscisse a
leggere nella mia mente. E poi, vidi le sue pupille muoversi a
ripercorrere le mie cicatrici incrostate.
"Allora?"
Lo guardai a lungo senza capire.
E intanto avevo la paura a fagocitarmi il ventre. E i quattro morti
sulla coscienza.
"Muoviti."
C'erano ancora moltissime cose che non comprendevo.
Molte non le comprenderò mai.
Sudato e tremante, feci fuoco.
E l'Ignis Umbra cadde a terra.
Allora mi sembrò di sentrimi leggero: abbassai la canna e
osservai il corpo inerme della massima carica della Regio giacere a
qualche misero metro da me.
Scintilla.
Non si tornava più indietro.
Si aveva già passato da tempo il punto in cui non si tornava
più indietro.
***
C'erano poche persone in giro, all'alba, ma c'erano: dovevamo fare
attenzione.
Ero di vedetta assieme a Shino - due pali: lui con gli insetti, io con
i lupi.
Ci incontrammo in silenzio.
E non ci scambiammo parola.
E' orribile da dire, ma il tanfo che emanava il cadavere di Naruto era
a dir poco nauseabondo.
Sei giorni e sei notti, a macerare sotto il sole e sotto le nuvole.
Indegno.
La prima volta che formulai realmente quella parola nella mia testa,
con parole umane, fu all'esecuzione.
La dignità me l'avevano insegnata i lupi.
Capirli mi aveva dato più di quanto ci si possa aspettare:
forse
non mi ero subito lasciato trascinare come Sasuke, ma quando anch'io
arrivai a capire anche solo parte della realtà delle cose,
sentii come se avessi già conosciuto tutto ciò.
Avevo proposto io di iniziare da lì.
E Kakashi aveva aggiunto l'idea della tomba.
Dignità.
L'avevamo lasciata agli animali, alla nobiltà dei lupi e
delle bestie della foresta.
Forse, pensavo, l'umanità non se la meritava.
Ma Naruto meritava rispetto.
E così la prima cosa che facemmo fu dar pace al suo
cadavere, appeso come carne da macello.
Indegno, mi ripetevo.
E i lupi, con me, fremevano d'attenzione.
***
Dovetti trattenere il respiro a lungo, mentre insieme a Sakura
liberavamo il cadavere dalle catene.
Era terribile.
In quel momento, oppressa dalla frustrazione e dallo sconforto per la
sorte di Naruto, la mia mente cercava la fuga.
Quando ero piccola lo rimiravo per la sua infinita allegria e
sconsideratezza, e quando cercò di rapirmi mi sorpresi nello
scoprire che non mi usò mai realmente come scudo umano:
anzi, mi difese.
Era una cosa da Naruto.
Ero una ragazza debole, l'ho sempre saputo.
Neji mi faceva da sostegno.
Non lo vedevo. Lo cercavo con lo sguardo, durante quel lavoro infame e
triste, oltre che clandestino.
Che fine aveva fatto Neji?
Senza di lui non combattevo.
Se combattevo ero brava, ma avevo bisogno di Neji. Questo penso che
Kakashi lo capì subito, e poi lo tenne a mente chi faceva le
squadre.
Al Ludus avevo tirato avanti osservando Naruto.
Non lo nego.
E la pena che provavo nel dover trattare i suoi resti, tristemente
immondi, era totale.
Dopo il Ludus, tirai avanti grazie a Neji.
Osservandolo e facendomi guidare da lui.
Io ho sempre avuto bisogno di una guida.
Avrei dovuto essere un Custos perfetto, dalla mentalità
debole e malleabile.
Ma, no: sapevo scegliere.
Me ne dovevo convincere.
Per lui, per loro. E prima di tutto per me stessa.
Così chiusi gli occhi.
E mi feci forza.
Da sola.
Assieme a Sakura, ma indipendente.
Quel giorno cercavamo di cambiare il mondo.
Quel giorno mi costrinsi anch'io a cambiare. O forse di crescere.
***
Sasuke arrivò al piazzale camminando, il volto pallido.
Non disse una parola.
Mi porse una pergamena, osservando il sacco nero in cui avevamo messo
il cadavere di Naruto.
Avevo le mani sporche, e me le pulii addosso. Non capivo la sua
espressione: era seria, ma lo sembrava essere quasi troppo.
Da quanto non vedevo una pergamena?
Trasalii notando in controluce il marchio delle carte dell'Ignis Umbra.
"Mi ha detto di darla a te." Si limitò a dire Sasuke, per
poi flettersi.
Lo vidi estrarre il suo pugnale dalla caviglia.
Le mie pupille scorrevano rapide su quel testo che pareva caduto dal
cielo: inaspettato.
Levai lo sguardo su Sasuke, e lo fissai per lungo tempo.
"L'hai ucciso?"
Lui annuii.
Ogni passo in più mostrava nuovi intrecci.
Sembrava una storia destinata a non finire mai.
Domando
scusa nell'averti chiesto troppo, Sakura. Spero che tu riesca
nell'impresa che ti ho affidato, ma temo non sarà
così.
Io sono solo un vecchio.
A voi giovani che mi
guardate sempre come la massima carica, svelo: non valgo nulla.
E sono stato anche un
pessimo Ignis Umbra, nella mia inutilità. Sono una figura,
nulla più.
Naruto era un
esperimento che
minacciava di ripetersi, come si sono ripetute le mutazioni nonostante
l'incidente del Difetto, mai realmente chiarito. Dopo Naruto, il
candidato ideale trovato fu mio nipote Konohamaru. Mi comportai male
nel costringerlo a lasciare il Ludus: alla fine acconsentì,
ma
già da tempo girava la voce che per causa mia avrebbe
abbandonato.
Lo dichiarai morto per
praticità.
Avevo paura per lui. E
nel tempo scoprii di aver avuto ragione.
Ho ascoltato le vicende
di Naruto da lontano, e ho visto Tsunade morire solo su carta.
Sapevo già
che c'era qualcosa
che non andava, ma quando ho saputo che voleva attaccare il Ludus ho
capito
che il ragazzo ne aveva passate troppe per sorvolere sulle infinite
cortezze del Globus, della Regio, ed anche mie.
Mi ricordo i vostri
occhi, quando siete tutti bambini.
Sono occhi di
un'innocenza che viene spenta subito.
Sono stufo.
E sento il peso degli
eventi addosso.
Fai qualcosa, Sakura.
Qualunque cosa.
Vedo occhi diversi.
Sento storie diverse.
So valutare le
situazioni: scoppierà.
Ed io farò in modo che scoppi.
Bada a Naruto, e, se non
puoi, bada ai tuoi fratelli.
Realizzare, durante
l'esecuzione, che Naruto aveva sofferto tanto nello scoprire la bugia
delle sorti di Konohamaru mi ha fatto pensare di essere stato io, in
buona parte, la causa di tutto. O di molti degli eventi in cui siamo
inciampati in questi anni.
Vali più della metà di Tsunade, Sakura.
Vali più del doppo di Tsunade: hai la vista sul futuro ed
essa è limpida. Sarà difficile, immagino.
Io aspetto.
Ho già fatto
la mia mossa: tocca a voi.
Hiruzen Sarutobi
Mi sorpresi nel leggere un nome.
Mi sorpresi nel sapre che l'Ignis Umbra aveva un nome.
Ed un cognomen.
Non compresi mai realmente il motivo di tale firma. Forse, una forma di
rispetto. Forse, un segnale di rottura.
Tornai a guardare Sasuke per l'ennesima volta, cercando di comprendere
cosa celasse il suo sguardo.
Alla fine fu come se mi rispose: "Lo sapeva che lo avremmo ucciso.
Uccidere un simbolo - è più potente del simbolo
stesso."
Fu allora che Sasuke mi porse il pugnale.
Misi via la pergamena, in una delle mie tasche, e tornai a fissarlo.
"Perchè il pugnale?"
Lui tacque.
"Guarda il mio volto, Sakura." rispose infine.
***
Mi chiamarono quasi troppo presto: ero intento a discutere con degli
strateghi sulla situazione dei Bellatores alla Ventii Regio, e il mio
bracciale sembrò tuonare.
"Jiraya. Hai dato tu ordine di rimuovere il cadavere? Non è
passata nessuna comunicazione al riguardo, e non lo vedo
più."
Era per quello.
Strano.
Mi alzai in piedi, spingendo indietro la sedia e congedandomi dalle
comunicazioni radio col fronte.
Allora il tuono divenne tempesta.
Un'altra voce, assai più proeccupata, anzi: sgomenta ed
urlante.
"Jiraya! L'Ignis Umbra è stato assassinato!"
Mi fermai.
Inspirai.
Espirai.
E volsi lo sguardo verso l'alto.
Guarda, Tsunade.
Pensai.
Guarda cos'hai combinato.
E forse sorrisi.
***
Eravamo tutti uguali.
Eravamo tutti armi.
Come Naruto.
Nessuna distinzione.
Tutti dannati.
Era la verità.
Fece male e fece bene: era una sensazione strana.
Sasuke me li incise.
Io li incisi agli altri.
E così cominciò.
***
Scoprii io che l'Ignis Umbra era morto: dovevo contattarlo e non
rispondeva.
Dunque era questo, il piano?
I Sommi sembravano non capire esattamente cosa stava accadendo.
Io lo intuii.
Sì.
A Sasuke e gli altri sarebbe indubbiamente servito il mio aiuto, da
lì.
***
Kakashi venne chiamato, e mi lasciò solo in quello stanzino
disperso in un anfratto della SubSphaera.
Senza catene, senza manette, senza nulla.
Un apparecchio radio ed una proposta.
Per il resto, ero libero di fare quello che volevo: fuggire o
rimanere, e contattare Baki e i miei superiori per comunicare loro i
termini della resa.
Loro ci avrebbero dato la terra. Molta terra. Verde, coltivabile.
Noi li avremmo lasciati in pace per qualche mese.
Perchè ora erano deboli.
Perchè entro breve si sarebbero arresi, senza il comando di
nessuno.
Perchè l'Ignis Regio moriva.
E la guerra forse sarebbe finita: a nostro totale vantaggio.
Ci pensai a lungo.
Ma la mia decisione l'avevo presa già prima, quella notte,
osservando Naruto morire e gli sguardi del mare nero inchiodati sulla
sua figura.
Stava per cambiare tutto.
Ed io, privato di mia sorella da Naruto, privato di mio fratello da
Naruto, avviluppato nel disastro ch'erano stati i ragazzi-demone,
decisi di aiutarli.
Perchè sapevo perfettamente come si sentivano.
E condividevo il loro dolore.
Era un grand'uomo, Kakashi.
E continua ad esserlo.
***
Sakura era stata la prima.
Con i suoi sei tagli, tre per gota: perchè era giusto
così.
Subito dopo si fece avanti Kiba. Aveva già dei segni strani
e rossi sul
volto: sei di più, sei di meno, disse ridendo. Lui e Naruto
erano stati compagni di nullafacenza, al fronte - nella nostra prima
uscita.
A Kiba piaceva.
Kiba gli voleva bene, come un cane vuol bene ad un altro cane: pura
simpatia.
Il terzo fu Neji, che decise di apparire solo allora.
Neji non aveva mai retto Naruto, in quanto bocciato, e non lo aveva mai
visto, poi, oltre all'essere un nemico. Per lungo tempo, prima che
comparisse, pensavamo non sarebbe stato dalla nostra.
Invece fu il terzo: era un sintomo.
La quarta fa Hinata.
Il quinto Shino.
Allora arrivarono, in quella zona del piazzale, alcuni Magistri di
guardia: e ci videro.
Ci chiesero che fine aveva fatto Naruto.
"Daremo degna sepoltura al nostro compagno."
Disse Sakura. Un tono piatto e incisivo.
Gli uomini sembravano perplessi.
La mattina iniziava.
Un sole acciecante.
Il cemento biancastro, ridotto in pezzi, solcato da crateri, sembrava
rilucere assieme alla Sphaera, sulle cui travi metalliche ancora
c'erano le catene con cui avevano appeso Naruto.
Non un filo di vento.
E silenzio.
Due piccoli gruppi si erano formati - noi da una parte, loro
dall'altra: e iniziavano a catturare l'interesse di chi si muoveva.
Esplose la notizia pochi minuti dopo: l'Ignis Umbra era stato
assassinato.
Mi ricordo che Sakura mi scoccò un'occhiata, il capo basso -
forse avvilito per la sorte che avevamo deciso per l'uomo che si chiama
Hiruzen.
Un colpo secco.
Assieme alla scorta.
Morti.
Uccisi.
Da chi?, si domandavano loro, tanto shockati da non riuscire a
connettere gli eventi.
E noi li guardavamo con una serietà che non conoscevano.
Non potevano conoscerla.
Noi stessi ce ne stupivamo.
Mi ricordo la sensazione che mi avvolse, e che ci avvolse tutti.
Mi ricordo il tempo, che passava lento ed inesorabile.
Dovevamo essere solo noi, all'inizio.
Noi con le guance solcate dai baffi di Naruto, incise nella carne dalle
nostre stesse lame.
Scese nuovamente il silenzio quando capirono che quell'assassinio era
stato opera nostra.
Ma si stupirono, quando arrivarono altri.
Mi ricordo: prima i lupi.
Ragazzini che affiancavano Kiba: perchè loro erano un
branco, ovunque fossero.
Poi altri ragazzi.
Altri Custodes della nostra generazione: Ten Ten.
Ino, che credo non vedevo da anni.
Vennero due linci: non conoscevo quella mutazione se non di nome.
Mi fecero una certa impressione.
E da sei diventammo trenta.
E da trenta diventammo cento.
Silenziosi nel nostro tacito accordo: gli altri di fronte, uomini e
donne che osservavano impietriti un evento che non sapevano gestire.
E da cento diventammo trecento.
E da trecento diventammo mille.
L'odore del sangue, dei graffi e dei tagli che ci si infieriva sul
volto per dire: 'ci sono', si spandeva nell'aria.
Non lo avevamo progettato.
Era successo.
La verità aveva dilagato come una malattia infettiva: era
passata di persona in persona, inarrestabile, fra parole e storie.
I Magistri, ed ora i Rectores, con qualche altro Custos o ragazzino
perplesso ci osservavano incapaci di tradurre quell'avvenimento.
Due branchi.
Due guppi divisi da un quasi netto solco generazionale.
Due mentalità diverse a confronto, intente a scrutarsi,
immobili.
E da mille diventammo duemila.
Rividi la bambina che mi aveva trattenuto sdraiato dopo lo scontro con
Naruto.
Era piccola.
Troppo piccola.
Ma diamine, ricordo la sua espressone, che sembrava di donna.
Avevamo menti levati, sguardi fissi e determinati.
Sakura teneva la mano sulla tasca contenente la pergamena di Hiruzen.
Mi ricordo il silenzio.
Mi ricordo quell'aria.
Mi ricordo.
E gli sguardi dei nostri nemici, che non erano bianchi, ma neri. Erano
i vecchi.
Era il passato.
Ora, davanti a loro, si ergeva l'esercito di giovani dai poteri
incredibili.
Il loro esercito.
Le loro mutazioni, le loro armi, e i loro futuri Philosophi.
Occhi rossi, occhi bianchi.
Ci guardavano, le armi estratte.
In meno di mezz'ora, tutto il Ludus era lì: raccolto attorno
a una linea di vuoto che divideva due tempi, due mondi, due
umanità.
E attorno a noi, e sotto di noi, ancora miriadi di macerie, e cemento
dissestato, e assi storti e polvere sedimentata per terra.
Di fronte a me vidi Jiraya e Kakashi, chiamati al dovere dagli altri
Custodes.
Le storie.
Il potere del racconto.
Il terremoto della realtà.
Decisi di parlare.
"Avete ucciso un nostro fratello."
Loro tacquero.
"Lui ne ha uccise centinaia, di vostri fratelli." rispose un Rector.
"Per colpa vostra. Anche quei fraelli li vete uccisi voi, non
lui. Anzi, i Sommi hanno ucciso tutti."
Loro ci guardavano senza capire.
No, loro non comprendevano la responsabilità.
Non tutti.
E' difficile capire la responsabilità quando ne sei da
sempre privato.
"Naruto era un'arma." sentii la mia voce tuonare. "E lo sono anch'io,
che ho questi occhi scarlatti. E lo sono i miei fratelli, che possano
chiamare i lupi o malleare il metallo, o che siano privi di mutazione,
ma Custodes o futuri tali: non
ha importanza. Non sappiamo perchè combattiamo una guerra
secolare, non conosciamo il nostro nemico - e peggio ancora, non
conosciamo la nostra gente. Lo avete sentito, Naruto, voi? Lo avete
sentito urlare il dolore che gli avete procurato?"
Vidi la stizza sui loro volti.
E persi, tacevano, ascoltando me.
"Io lo conobbi, e vi dico: aveva ragione. Mi sono chiesto cosa
sarà di me, domani, e non lo so. Qualcun altro, in questo
mondo che ci si è costruiti addosso, decide."
"Tu sei un Custos, esegui ordini, come tutti noi." Sibilò un
Magister, a denti stretti. "Torna nelle tue schiere."
"Sono queste le mie schiere."
Sentivo respiri pesanti.
"Io sono uomo. Io voglio decidere. Io voglio vedere e sapere perchè.
Aprite gli occhi e
domandatevi cosa state facendo. Difendiamo la Regio, mi disse un giorno
Naruto stesso. L'ho combattuto, ma non per ucciderlo: per salvarlo. E
ho
fallito."
"Il ragazzo non ragiona -"
"Oh - no. Ragiono meglio di voi tutti messi insieme. Cos'è
la Regio?" Urlai infine.
Era una domanda fondamentale.
Nessuno conosceva la risposta.
"Noi siamo la Regio. Noi tutti."
Mi ricordo il silenzio.
"Quelli in basso. Che muoiono di fame mentre noi moriamo
al fronte, o che muoiono al fronte con noi, senza valere nulla."
E gli sguardi attoniti.
"Ho deciso che, come fece Naruto, combatterò per la mia
gente. Voi per chi combatterete?"
Il primo che mosse passi lenti verso di noi non fu Kakashi: fu Iruka.
Il che sorprese chiunque tranne me.
Mi raggiunse, lento e solenne, e di fianco a me voltò le
spalle, osservando la fazione dall'altra parte.
"E' il momento di farsi delle domande."
Si flesse ed estrasse il suo coltello.
Jiraya e Kakashi seguirono, lascianto attoniti uomini e donne forgiati
da quell'assurda logica dell'obbedienza.
In noi ribolliva una rabbia lontana, in me soprattutto: rivedevo con i
miei occhi la vita di Naruto e mi chiedevo se ciò fosse
abbastanza.
Ora eravamo tutti proiettati in avanti.
Il petto in fuori, lo sguardo fiero.
Non era orgoglio.
Era dignità.
Volontà ferma. E decisione.
Forti.
Nella nostra debolezza di animi turbati.
Ma determinati.
Bambini e ragazzi.
Uomini e donne.
Naruto gli si era rivolto contro:
lo facemmo anche noi.
Lo facemmo tutti.
Quello che si innnalzò quel giorno fu un ruggito.
Un enorme ruggito di migliaia di ribelli.
Iniziammo perchè dovevamo.
Perchè ormai era tutto palesemente falso, e, in quei giorni,
decidemmo di cambiare il mondo.
Un mondo che era crollato da tempo.
Un mondo che attendeva quel nostro enorme gesto.
Il primo scatto ruppe un silenzio innaturale.
Mi ricordo le voci.
Mi ricordo gli spari.
Mi ricordo le urla.
Mi ricordo la lotta.
Mi ricordo i volti persi dei nostri nemici: il passato opprimente, i
secoli bui di ritimicità e statismo erano condensati nei
loro
sguardi fiacchi, sviliti.
Combatterono.
Ma non come noi.
Noi, quel giorno, facemmo la rivoluzione.
Sapendo perchè combattevamo.
Sapendo qual'era il nostro fine.
Sapendo per chi combattevamo.
Sapendo cosa stavamo realmente facendo.
Duemila, forse tremila persone:
mossi da lui, da Naruto;
ma mossi in realtà da tutti, da ogni singola persona che
aveva premuto per arrivare sin lì:
Itachi, Kakashi, Tsunade, Hiruzen, Sakura, Jiraya, ed io stesso.
E poi gli altri.
E per ognuno:
sei solchi, sul volto, a baffo.
____________________________
Epilogo.
Itachi posò con delicatezza le mani sul grembo
ormai esageratamente abbondante di Sakura.
Si sporse, portando un orecchio sulla sua pancia, e lì
rimase in ascolto come faceva da mesi.
Kakashi osservava i due, lo sguardo altalenante fra l'ennesimo libro e
quella visione: gli suscitava una serie di sensazioni che, negli anni,
non era ancora riucisto a decifrare del tutto.
Ne' lui, ne' i suoi coetanei, mai avevano avuto un amante se non negli
ultimi anni: e fu arduo, per quei pochi che riuscirono a liberare se'
stessi dalla prigione emotiva in cui la loro vita li aveva sempre
racchiusi, scoprire il mondo nuovo e quelle nuove relazioni.
Kakashi era uno dei tanti che non riusciva ancora a venirne a capo: ma
osservare quei due gli provocava quella scia di emozioni che come
vioentava le sue sicurezze sulla vita e la morte, già
precarie.
L'altipiano del Ludus era lontano sull'orizzonte.
Sasuke ci tornava di rado, accompagnato ogni tanto da quelli che
chiamava suoi amici.
Ogni volta che risalivano, si fermavano ad osservare la devastazione
che avevano deciso di non toccare mai più.
E passandosi la mano sul volto, ognuno segnato dalle sei cicatrici,
muovevano passi fra le macerie sino a giungere all'unica cosa che era
stata costruita sino ad allora: il cimitero. Primo e più
importante: le lapidi fiorivano fra i resti del vecchio mondo.
Lì si salutavano i morti.
E lì si perpetuava il ricordo.
Ogni tomba era uguale, per ognuno dei morti: la vita aveva eguale
importanza per tutti.
Quella di Naruto Uzumaki non faceva eccezione.
Un volto infantile vegliava però sul Villaggio della Foglia:
questo il suo nuovo nome.
Lo sguardo levato, il sorriso largo e sincero, a tratti esagerato.
Il petto in fuori era rivolto verso est: la statua bronzea osservava
l'alba ogni giorno, ed ogni giorno si lasciava dietro il tramonto.
Una zazzera di capelli disordinati, e sei solchi, sul volto, a baffo.
Da quel giorno lontano nulla fu realmente facile.
Fu anzi un susseguirsi di difficoltà, di discussioni, di
idee, di litigi, di lento cambiamento, di apparentemente impossibile
smantellamento della vecchia logica per cercarne una nuova, che
funzionasse, che riuscisse ad incorporare tutto ciò che
ognuno di loro, nel tempo, negli anni, aveva maturato dentro di
sè.
Si andavano ridefinendo interi vocabolari.
E poi le domande, che tanto avevano avuto difficoltà a
porsi, ora diventavano il problema fondante: v'erano domande che non
trovavano risposta, v'erano domande che di risposte non ne avevano.
E c'era il fallimento.
L'aspettativa.
Lo sconforto.
La paura di sbagliare.
Mattone dopo mattone.
Facendo.
Disfando.
Rifacendo.
Fu difficile.
Ma quello che fu, fu loro.
Naruto - I Frutti dell'Oblio /
Fine
NOTE
FINALI
Bene.
Eccoci qua.
Devo dire che è stato difficile: ho materiale per scrivere
almeno altre, boh, dieci one shot su quello che è il futuro,
il nuovo mondo, ma ho deciso di non soffermarmi troppo.
Casomai riordinerò e farò un'altra raccolta.
Per ora, mi fermo qui, perchè è il finale de I
Frutti dell'Oblio che volevo vedere.
Credo di aver tremato quando ho scritto 'fine': mi ero imposta di
finirla, ma temevo sempre che sarebbe stata l'ennesima storia lasciata
a metà.
Ora dovrete - anzi, se volete, se no, niente - sorbirvi un
po' di cose che, bhe, sì: sono le mie note finali.
Seguono:
-
L'angolo dell'autrice
-
Risposta alle recensioni
-
Ringraziamenti
Attenzione, potreste leggere qualcosa che non vi
piacerà :D
L’angolo
dell’autrice
(che da angolo
è diventato superattico di trecento metri quadri ...)
“I frutti dell’oblio”, come titolo, trae
ispirazione abbastanza palese da "I fiori del male" di Baudelaire.
Appena formulato mi sembrava un titolo idiota, ma entro breve tempo si
è dimostrato il più azzeccato che potessi trovare.
Era nata come una trilogia: "Naruto - I frutti del’Oblio"
doveva essere il primo, seguiva una storia dedicata a Sasuke ed una
dedicata a Sakura.
Dovevano essere tre momenti diversi (giovinezza, adultità,
vecchiaia dei tre), e fra l’altro aveva dei bellissimi titoli
in stile Hegel xD - però non credo che riuscirò a
scrivere gli altri due... vista anche la mole di capitoli che conta il
primo 'volume'.
In tutta la storia ci sono una decina di piccole incongruenze che
adesso, armata di santa pazienza, devo rivedere e correggere - assieme
agli errori di battitura e di grammatica che ogni tanto compaiono.
Questa storia è nata poco prima / dopo che io arrivassi allo
Shippuuden, quindi i personaggi originali nascono dalla serie base.
L’evoluzione di Itachi, soprattutto, sembrava essere OOC fino
all’ultimo - e invece, poi, è risultato che avevo
pigliato Kishimoto in supercontropiede e capito cosa voleva fare di
quel personaggio.
Questa storia parla di una rivoluzione, di come può nascere
e crescere.
Ho visto paragonare la storia del mio Naruto a quella di Cristo, ed, in
effetti, ci andiamo vicino; anche se sono atea e dubbiosa sulla figura
di quell'uomo, immagino che ormai sia ben radicata in tutti l'idea del
martire che cambia il mondo.
Ma mi sembra di avervi dato abbastanza elementi per poter dire che
nella mia storia non è affatto così: in
moltissimi sono quelli che hanno spinto nella direzione del finale,
ognuno con i propri mezzi, e nessuno avente la verità
rivelata.
Sono state tante grandi scommesse.
In effetti, quello che segue alla rivoluzione è un processo
decisamente tortuoso che, come dovevo fare in origine, meriterebbe una
storia a se': chi ha fatto la rivoluzione, in realtà? Come
si costruisce un nuovo modo di pensare, di essere uomini, senza
ricacciare le macerie del fallimento indietro come se fosse tutto
proibito? Si sarà capaci di distinguere ciò che
è giusto da ciò che è sbagliato, si
saprà imparare da ciò che si è
rifiutato, ed, nuovamente Hegelianamente parlando, ricostruire partendo
non solo dall'antitesi, ma da una buona sintesi?
E Naruto, cosa ne sarà di lui e del suo nome?
Diverrà il nuovo cristo, o il nuovo che guevara, tutte e due
le cose oppure nessuna?
Rischiano molto, in questo futuro: tutte le porte delle
possibilità sono aperte, anche quelle peggiori.
Il mondo è nuovo, ma sarà migliore?
Hanno buone basi da cui partire, ma non si dia per scontato che
finiranno sempre bene.
Anzi, sono personalmente molto preoccupata per loro.
Ma sono felice, perchè saranno loro a decidere e ad
accollarsi le proprie responsabilità.
Questa storia è una denuncia politica.
Ragazzi, inutile che ve ne stupiate: una distopia non può
non essere una denuncia, secondo me - salvo casi rari e relativamente
incresciosi.
E’ nata quando ero liceale e l’ho conclusa come
universitaria: ne sono successe abbastanza, sia nella mia vita che nel
mondo, nel frattempo.
Chi si presta ad una lettura abbastanza attenta capirà
abbastanza facilmente qual’è la mia campana:
è una storia che parla di povertà, di ragazzi
tirati e stressati, di guerrieri ignavi, di ciechi e di classi
elitarie, di oligarchie conservatoriste, di disinformati e di ignoranti.
E si conclude con una rivoluzione generazionale.
Indovinate un po’.
Ma questa storia parla principalmente di farsi domande e cercare
risposte, agire attivamente anzichè aspettare che qualcuno
ordini cosa fare e dove andare, attendendo una realtà
rivelata che potrebbe essere più falsa di qualsiasi altra
cosa. E qui, non serve essere della mia campana per essere in accordo,
secondo me. Basta un minimo di cervello - cosa che ultimamente molti
italiani hanno perso per strada.
Ci sono molti personaggi che ho maltrattato in questa storia.
Apparte Naruto, anche Tsunade non ha avuto vita facile. Itachi, poi -
bhe, Itachi lo adoro.
E' nato dal nulla quando ho deciso di farlo comparire, e da allora ho
capito a cosa mi serviva.
Ora come ora, penso di poter fare un po' di
- considerazioni sul
tanto contestato IC / OOC dei personaggi ^^
Sakura: IC. In piena.
Kakashi: IC anche lui, e con mia somma gioia.
Naruto: eeeeeehm? IC? OOC? Secondo me IC, però devo dire che
ho stravolto di molto la sua storia.
Ecco, forse il Naruto di Kishimoto non sarebbe entrato al Ludus. Ma vi
lascio col dubbio, secondo me Naruto poteva benissimo farcela, e poi...
gli serviva per il demone. Sarà entrato davvero o lo avranno
cacciato dentro a forza? Comunque, quando Naruto decide di fare una
cosa, la fa. E lui ha deciso seriamente di fare il Ludus, quindi lo ha
fatto. Mi pare coerente.
Sasuke: IC un po' tirato. Sì, insomma, il vero Sasuke
è mister vendetta - qui il ragazzo non aveva i presupposti
per diventare tale. Anche la perdita della famiglia, che nel manga
è centrale, qui si fa relativamente da parte nella sua
storia personale.
Itachi: IC indovinatissimo con veggenza nella testa di Kishimoto u.u
Jiraya: OOC. Se non per la parte che lo lega a Tsunade, per il resto
non sono riuscita a renderlo bene - quando scrissi all'inizio la storia
Jiraya era ancora solo un gran cazzone, piuttosto potente ma senza
l'enorme morale che ne è nata dopo, ed ormai lo
avevo instradato... ops.
Shikamaru: abbastanza IC, anche se a conti fatti Non E' esattamente da
Shikamaru arrischiarsi a completare tutto il test di fine sesto anno -
troppa fatica. Poi ovviamente mancando il rapporto con Asuma, poco si
può fare.
Tsunade: mmh, fifty fifty. Le ho cambiato completamente il ruolo,
quindi è stata piuttosto diversa, la cosa. Il rapporto
Itachi-Tsunade, poi, è una cosa sè stante che
certo col manga non centra niente. Però non mi tratterrei
dal dire che in quella situazione non mi sarei aspettata da lei un
comportamento diverso.
Kiba: IC, dai, anche se manca Akamaru
Shino: BOH? XD è un pg che non ho mai capito, qui era
abbastanza di contorno, povero.
Hinata: IC tirato - non credo sarebbe realmente sopravvissuta, al Ludus.
Iruka: IC. punto.
Sarutobi: aaaaaaaw - non lo so. Mi ha funto da jollyjoker,
però ha abbastanza l'anda da Sarutobi, tuttosommato.
Kankuro: quasi del tutto OOC. Insomma, ha avuto un ruolo molto
imoprtante rispetto a quello del manga e l'ho caratterizzato con un
linguaggio scurrile, cosa che mi divertiva molto xD, che non c'entra
niente con lui. Però è abbastanza fedele... ma
nel manga non è molto ben definito, caraterialmente: o
almeno, io non l'ho molto capito, mi sembra un personaggio neutro.
Temari: OOC come il fratello.
Gaara: IC tiratissimo, considerato che è il carattere
iniziale del personaggio estremizzato.
Konohamaru: mmmmoh, anche qui, IC iniziale, poi degenerato.
Gai e Rock Lee: non lo so, come maestri dell'allenamento Bellatores
carroarmati rasati a zero ce li vedo - il che toglie spazio ovviamente
alla loro fondante idiozia e al loro rapporto allievo-maestro. Sono
stati un po' delle comparse, ma non ce li vedevo male, nel ruolo che
gli ho dato.
Ci sono tutti?
Bhe, posso anche fare un po' una lista dei grandi assenti!
A partire da
Orochimaru: un pg che detesto nella sua inutile malvagità
insensata ed idiota. E' un ammasso di stereotipi che non tollero:
è proprio un 'cattivo'. La mia storia non ha 'cattivi'. Non
c'è spazio per i cattivi, solo per le Persone.
Choji: del tutto inadatto! xD anche se nel primo capitolo dovrebbe
esserci un riferimento ._. che toglierò xD
Gli altri sensei: non avevo spazio... già così
sono 45 capitoli 0.0
L'akatsuki: bhe, qui non c'è. D'altronde mancano le basi.
Le altre nazioni: ok, sinceramente: all'inizio dovevano esserci, ma poi
non riuscivo a gestirle. Questo non toglie che esistano.
- Parliamo ora di un po'
di curiosità sparse:
I geniacci hanno radio e computer, ma non sono capaci di tirare su un
areoplano o un satellite. Perchè?
Perchè sono ottusi.
A loro il cielo non interessa, frega solo la guerra.
Questo punto è importante e mi sarebbe davvero piaciuto
svilupparlo in seguito, nei 'volumi' successivi della mancata trilogia.
Non hanno una religione.
E sono stata molto attenta a non usare imprecazioni del tipo "dio!",
che forse mi è scappata ogni tanto, ma di sicuro non c'era
nessun "cristo!" - dato che non esiste xD
però nel primo capitolo c'è un riferimento
biblico (mosè), e devo decidere cosa farne... un bel
problema! come immagine rende, ma tecnicamente...
Non hanno la domenica!
e nemmeno la settimana.
Nessuno è mai andato al bagno.
Bhe, questo è un'omissione classica dei romanzi, penso che
mi concederete di non specificare le tappe in gabinetto, vero? xD non
averlo specificato non fa di loro superuomini. xD
I mercanti si muovono a cavallo, su carrozzoni.
Questo si è visto, ed era il primo sintomo della
realtà al di fuori del Ludus.
La "lingua" viene usata dalla popolazione in occasioni importanti ed in
presenza di ospiti, ma Konohamaru se ne frega perchè Naruto
è un amico. Lo chiama anche per Nomen, mentre fuori avrebbe
dovuto chiamarlo con il Cognomen: che però non consceva.
E quelli che lasciano il Ludus e rientrano nel mondo dei poveri come
falliti?
Bhe, è l'ennesima cosa 'normale'. Hanno anche molte
conoscenze in più di quelle che non hanno gli altri, ma le
dimenticano subito cercando di non pensare al loro grande fallimento.
Abbandonare il Ludus significa mollare tutto, anche ciò che
si è imparato: perchè non si è
all'altezza.
Triste la vita.
Risposta alle ultime
recensioni
@ Vix:
Penso che questa morte sia stata onorata in ben altro modo.
Ogni buona storia ha i suoi morti. Anche quelle che sembrano
più
innocenti come il re leone, bambi, koda fratello orso - tanto per
parare sulla disney, ecco.
Naruto era destinato a morire sin dal primo capitolo: in
reatà,
nessuno ha mai fatto realmente in modo che lui morisse davvero, Prima,
quando lo dipingevano 'immortale'. Io penso che lasciarlo vivo sarebbe
stato un atto di buonismo inutile... la sua vita, in questa storia -
che di fatto E' questa storia - serviva in quel modo, e in nessun altro.
Per la serie: se Cristo non l'avessero crocefisso, non se lo filava
nessuno. Ammettiamolo (parola di atea). Se vogliamo cambiare ambiente,
ecco, anche il Che ha trovato la massima espressione del suo
personaggio nella morte. Con pro e contro.
Non dico che morire sia bello, ma morire in quel modo fa bene alle
storie.
Per quanto riguarda i capitoli dell'altra storia, arriveranno, assieme
a quelli dedicati a molti altri. Anche se non so se mettere quelli
dedicati a Naruto e Kyuubi, dato che la loro storia è stata
narrata in 44 capitoli più che densi... devo pensarci.
@LaGren:
accidenti, scusa xD
ecco, ho aggiornato la sera, va bene?
anche perchè ho riguardato più e più
volte questo capitolo, e sono ancora terrorizzata.
Non ho mai scritto un vero finale!
Sono tre anni che lo immagino nella mia testa (sì, era Quasi
tutto calcolato, anche se molte piccole cose sono nate in contro).
La volpe, sì, è piaciuta anche a me narrarla.
Ah, spero che Sarutobi abbia sodisfatto ^^'
Per quanto riguarda la narrazione in prima persona, modalità
sopravvissuti del Titanic... mmmhè, più o meno
l'effetto che volevo ottenere. Spero non Troppo stile documentario o,o
ma abbastanza da far un po' venir su qualcosa nell'immedesimazione.
Ringraziamenti
Prima di tutto Rekichan, questo è dovuto.
Grazie mille per aver letto dall'inizio alla fine, nonostante le mie
infinite pause e gli aggiornamenti un po' a caso. E per avermi ogni
tanto betato o aiutata se mi incastravo in maniera tragica ^^
Poi a tutti gli altri che si sono letti tutto il mattone recensendo:
GreedFan, che poi secondo me ogni tanto esagera parecchio con
l'idrolatazione, ma immagino che adesso abbia un po' rivisto le sue
posizioni scoprendo che lei è molto più brava di
quanto pensa e io molto più pirla di quanto non ha decantato
xD
LaGren***, donna dal nick troppo intorcolato perchè io
riesca a scriverlo senza fare copia e incolla xD che mi ha corretto gli
ultimi capitoli e quindi devo assolutamente ringraziare. Rileggevo fra
l'altro la tua prima recensione u.u'' bhe, spero che lo storiografico
sia caduto a sufficienza :) però devo dire che era in parte
un effetto voluto: anche se in realtà sono io che scrivo in
modo spesso TROPPO metodico xD
Vix, che ok, ho capito, mi odia perchè gli ho ucciso Naruto.
Eh vabè.
Aya88, che spero di battaglie ne abbia avute abbastanza, alla
fine! xD
Hanil, anche lei una di data abbastanza vecchia, a riguardare
E poi tutti gli altri.
Sommi ringraziamenti ai 45 che hanno preferito la storia, ai 24 folli
che la seguono e ai 4 che la ricordano.
A tutti i pazzi che l'hanno letta, a quelli che l'hanno mollata
perchè è proprio una storia cugno, li capisco.
Grazie comunque :)
Grazie a tutti quelli che in un modo o nell'altro mi hanno accompagnata
in questi tre anni.
Non avrò scritto un Best Seller - dio, è pur
sempre una fan fiction! - ma è stato un lavoro tanto
piacevole quanto arduo.
Personalmente per me è un'enorme conquista,
perchè è una delle poche cose che concludo nella
mia vita.
Di qui in poi, mi sento pronta a poter fare qualcosa di più:
non che questa storia fosse per me di serie B, anzi. Me la
porterò sempre nel cuore.
Quindi vi saluto.
E me ne vado con somma gioia a mette la spunta al "completa"
nell'uppare questo ultimo capitolo.
Ciao!
Kimmy/Pandina.
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