Piccola
Shot facente parte della serie “Stagioni”. Questa e
le altre fic
di questa serie partecipano alla “The One Hundred
Prompt
Project”
rimandabile al banner
posto qua sotto.
Spero vi piaccia
Simphony
*°*
Raccolta
n.° 1 – Stagioni 02
Prompt
37 – Inverno
24
Dicembre 2003
(P.O.V.
Ohno)
Sono
passati tre anni dal nostro debutto.
Gli Arashi sono sempre pieni
di impegni.
E
questo mi rende felice. Sono contento di aver accettato, 3 anni fa,
di far parte degli Arashi.
La
mia vita da allora è decisamente più movimentata.
Live,
concerti, PV, talk show, registrazioni. Tutto si concentra in un mix
di attrazione e stanchezza, di adrenalina e demoralizzazione.
La
strada è sempre in salita. Ma non ci facciamo abbattere.
Andiamo
avanti. Andiamo dritti. Andiamo per la nostra strada.
La
neve è alta lungo i marciapiedi e il freddo è
pungente.
E
io mi chiedo perché ogni anno, puntualmente, mi ritrovo a
fare i
regali di Natale all'ultimo giorno.
Le
strade sono piene di gente, di coppiette, di amici e di schiamazzi.
Cerco di riscaldarmi le mani con il fiato e le rimetto in tasca.
Mi
guardo intorno, cercando i regali per i ragazzi. Finora con i
Matsumoto, Aiba e Sho me la sono cavata. Non per niente, ma
è dalla
mattina che giro per tutta Tokyo come un perfetto imbecille.
Perché
Nino deve essere così complicato?
In
tutto. Anche nei regali.
Se non gli regali qualcosa di azzeccato,
è capace di tenerti in muso a vita.
E
sinceramente, è l'ultima cosa che voglio in questo momento.
Cammino
velocemente, facendo uno strano slalom fra la gente indaffarate.
Sorpasso
un negozio di musica, ma poi torno indietro, colpito come da una
folgorazione.
Di
certo a Nino non mancano i soldi per comprarsi gli spartiti nuovi, ma
essendo notoriamente tirchio va sempre in giro con il suo vecchio
spartito scritto in ogni millimetro disponibile.
Mi
chiedo come faccia a comporci le sue canzoni.
Entro.
Compro uno spartito, un plettro nuovo e delle corde per la chitarra.
Quelle che ha adesso sono piuttosto nuove, ma lui è famoso
per
rompere spesso quelle maledette corde.
E i miei timpani ne sanno
qualcosa.
Mi
faccio incartare tutto dalla commessa e poi scappo a casa.
*°*
Manca
poco tempo all'incontro con i ragazzi del gruppo. Ci siamo dati
appuntamento a Shibuya, davanti alla statua.
Ricontrollo
un'altra volta di aver comprato tutto. La mia famiglia, i miei
nipoti, i miei amici.
Il
regalo per Nino spicca in cima alla montagnola di regali. La carta
è
verde, il fiocco è blu. I suoi colori preferiti.
Iniziano
a tremarmi le mani dall'emozione. Chissà se gli
piacerà.
Fa
freddo anche a casa, nonostante il riscaldamento acceso e il maglione
pesante.
Continua
a nevicare. Chissà se gli altri usciranno.
Probabilmente
Jun romperà le scatole perché le sue
preziosissime scarpe di pelle
vera si rovineranno con un tempo simile.
Sho,
che spesso in inverno è sempre malato e 20°C per lui
sono inverno,
borbotterà per tutto il tempo possibile e disponibile.
Aiba...
boh, probabilmente lui riderà, dirà qualche
battuta e tirerà fuori
il bento con il pollo fritto, il suo cibo preferito.
Nino
invece rimarrà in silenzio. Arriverà in ritardo
perché sarà
rimasto incollato davanti ad un GDR. Anche se, seduto sulla panchina
davanti alla statua, alzerà lo sguardo verso il cielo e
fisserà la
neve.
A
Nino piace la neve. Piace il freddo.
A
scuotermi dai miei pensieri è uno dei miei nipoti. Mi salta
addosso,
urlando qualcosa che non comprendo.
Inizio
a ridere e a farlo divertire.
Così
il tempo passa e devo uscire.
Sono
in anticipo all'appuntamento con i ragazzi.
Come
pensavo il primo ad arrivare è Matsumoto. E borbotta.
Accenno
un sorriso. Mi piace pensare che nonostante tutto fra di noi sia
rimasta una cerca prevedibile quotidianità.
«
Riida, aspettiamo gli altri da un'altra parte. Ho le scarpe di pelle!
» esclama senza nemmeno salutare.
«
Buongiorno Jun. Buon Natale. » commento solo.
Lui
non fa in tempo a rispondere che sentiamo delle risatine provenire
dalla nostra destra.
Arrivano
insieme Sho e Aiba. Il primo trema per il freddo, è
incappucciato
con la sciarpa che gli ricopre quasi interamente la faccia. Il
secondo ridacchia, ha fra le mani il suo prevedibile bento.
Adesso
arriverà e...
«
Riida, mia madre mi ha cucinato il Karanage per Natale. Vuoi un po'
di pollo? » esclama casinista come sempre allungando il bento
verso
di me.
«
No grazie. Buon Natale ragazzi. » saluto.
«
Nino? » chiede tremante Sho, con gli occhi a malapena
visibili.
«
E' in ritardo. » dico solo «
Magari sta giocando. »
«
Ho freddo. Non posso stare qua ad aspettare lui. » batte i
denti dal
freddo. E' veramente infreddolito.
«
Sicuramente fra poco arriverà. » tento di dire.
«
Non credo di sopravvivere qua al freddo per altri dieci minuti.
»
borbotta «
Mandagli una mail. Andiamo a quel bar, per favore! »
Mi
guarda con gli occhi quasi supplicanti indicando un bar all'angolo.
Sospiro
e gli do retta. Tiro fuori il mio cellulare e gli mando una mail. Gli
dico che ci allontaniamo dalla statua e raggiungiamo un pub qua
vicino.
Subito
dopo mi arriva una risposta.
“
Riida,
mi sono svegliato ora. Che ne dite se ci vediamo dopo cena,
così
stiamo tutti insieme al caldo? Scommetto che Sho ha già
iniziato a
battere i denti e che Jun si è già lamentato
almeno una volta per
la neve... Aiba non so che sta facendo. Ma almeno lui è
tranquillo.
Insomma, fammi sapere.
”
Sospiro.
Infilo il cellulare e le mani in tasca e raggiungo gli altri ragazzi.
Sho si è tolto il cappello e la sciarpa e ha assunto un
colorito
simile a quello che conosco.
Jun
sorseggia una bibita. Aiba non si è ancora staccato dal suo
bento.
Allucinante.
«
Nino è nascosto dietro di te, mi auguro. »
commenta Sho
guardandomi.
«
Si è svegliato ora. » rispondo «
Se vogliamo possiamo andare da lui dopo cena. » alzo le
spalle.
«
Perché no? » dice Sho guardandomi «
Ci troviamo da lui? »
«
Si. » confermo.
Aiba
si limita ad annuire con foga mentre continua a mangiare, senza
degnarci di attenzione. In questo momento avremo potuto proporgli un
piano kamikaze e lui avrebbe accettato.
Osceno.
Guardo
i miei compagni, rimasti in silenziosi. Jun e Sho si guardano. Il
primo sbuffa, il secondo accenna un sorriso.
«
Si veniamo, veniamo. » borbotta Matsumoto «
Allora a che ora intendiamo vederci a casa di Nino? » chiede
continuando a bere la sua bibita.
«
Diciamo intorno alle 10? » propone Aiba allungando la mano
per
prendere il suo bicchiere colmo di coca cola.
«
Coca cola? » domanda invece Sho quasi disgustato «
Cosa ti salta in testa? »
«
Beh, è un sacco di tempo che non la bevo. E poi con il
karanage ci
sta bene no? Pollo fritto e coca cola, il menù tipico di un
qualunque fast food. »
Il
compagno storce ancora di più il naso e si avvicina alle
labbra la
sua tazza di thè verde.
«
Mi rifiuto di sapere le condizioni in cui versa il tuo stomaco.
»
commenta solo.
«
Karanage!!!! » esclama Aiba sorridendogli.
Sho
arrossisce. Io alzo un sopracciglio, guardandolo. L'altro china
subito lo sguardo, tornando a bere il suo thè verde.
Matsumoto
ridacchia di fronte a quello scambio di battute. E da lì
l'atmosfera
si rilassa, iniziando a divertirci come sempre.
*°*
Arriviamo
a sera che ci ritroviamo tutti e quattro davanti alla casa di Nino.
Alzo lo sguardo verso il piano superiore. La luce della camera di
Nino è accesa e sul soffitto si proiettano ad alternanza
altre luci
di diverso colore.
Forse
sta ancora giocando o sta guardando un film.
Entriamo,
salutiamo la famiglia, facciamo gli auguri, ci scambiamo i regali e
finalmente riusciamo a raggiungere l'Esiliato.
Bussiamo.
In realtà nessuno sta giocando, ma il disordine regna
sovrano nella
camera. Le magliette sono ammucchiate un po' dappertutto, i pantaloni
sulla scrivania, le scarpe infilate malamente sotto al letto e il
futun è aperto al centro della stanza dove vi è
scompostamente
sdraiato il padrone di casa.
In
un mano stringeva un joystick, nell'altra una penna. Davanti alla sua
bocca socchiusa si trovavano dei biglietti scarabocchiati, scritti
velocemente.
Non
è da Nino un comportamento del genere. Di solito
è molto più
ordinato, molto più rispettoso delle proprie cose.
E io so
che, sebbene sia in vacanza, Nino mantiene sempre la stanza e i
vestiti in ordine.
Jun
si avvicina al giovane addormentato e lo scuote leggermente con la
punta del piede.
«
Nino, svegliati. E' arrivato Babbo Natale. » lo prende in giro
Il
ragazzo si alza di soprassalto, pulendosi
la bocca.
«
Siete già qua. »
constata aprendo lentamente gli occhi. Inghiottii a vuoto
guardandolo.
Nino
era bello. Forse troppo per uno come me che non è mai
rientrato nei
canoni estetici standard degli idol. E io non sapevo come riuscire a
comportarmi.
E'
adorabile.
*°*
Abbiamo
scartato tutti i regali. Io sono l'ultimo e devo dare il mio a Nino.
Mi
rigiro il pacchetto fra le mani. A differenza degli altri
costosissimi regali dei miei amici, il mio sembra quasi quello di un
pezzente.
Sospiro.
Non c'è altra soluzione, dopotutto.
«
Accidenti. » esclamo sconsolato «
Ho sbagliato pacchetto. E' quello per mia sorella. » commento
guardandolo.
«
Riida, come hai fatto a sbagliarti? » esclama lui ridendo.
«
Hanno entrambi la stessa carta da regalo. » mi lamento «
Mi dispiace. Te lo porto domani. »
«
Tranquillo. » ridacchia ancora «
L'importante è il pensiero, no? » commenta «
La cosa più importante è che tu sia qua con me...
con noi, no? » chiede un po' imbarazzato.
«
Certo. Te lo porto domani. » metto velocemente il pacco nella
busta
e abbozzo un sorriso tirato.
«
Stiamo lentamente diventando una vera famiglia! » esclama
Aiba
abbracciandoci entrambi.
Sussulto
quando mi trovo guancia a guancia con Nino, mentre Aiba straparla,
Sho cerca di staccarlo e Jun ride in un angolo.
In
definitiva, è stata un bellissimo Natale.
Auguri
Nino.
*°*
Dopo
un paio d'ore andiamo via. I ragazzi sono stanchi, Sho deve guidare
anche se non sembra molto entusiasta dell'idea.
Non
capisco perché ha preso la macchina se non gli piace.
I
misteri di un rapper. Mah. A volte credo che il mondo giri
all'incontrario.
Sho
si offre di riportarmi a casa, ma declino l'offerta.
«
Preferisco andare in treno. Così prendo un po' d'aria
fresca. »
«
Farebbe più caldo al polo Nord. » ringhia
infreddolito l'altro «
Odio questa stagione. »
«
A me piace. Non posso andare a pesca perché rischio il
congelamento,
però a
volte
la preferisco all'estate. Non so, mi dà una sensazione di
tranquillità il freddo. »
Lui
alza le spalle, raduna Jun e Aiba e, dopo esserci salutati, si
avviano dalla parte opposta alla mia.
Sto
per avviami anche io quando mi vibra il telefono. Lo prendo,
incuriosito.
E'
una mail di Nino.
“ Riida,
se non fai molti drama è proprio perché non sai
recitare. Ora torna
in camera e dammi quel regalo, che tu ti vergogni o meno. ”
Sospiro,
alzando la testa verso la sua finestra. Lui è li. A braccia
conserte, quasi con un cipiglio cattivo, come se avessi ucciso
qualcuno invece di dirgli una piccola bugia.
Rientro
in casa. I suoi genitori mi salutano di nuovo e io, di nuovo, salgo
le scale.
Questa
volta, a differenza di prima, Nino è sulla soglia che mi
attende.
Entro nella sua stanza e mi chiude la porta alle spalle.
«
Allora, si può sapere perché mi hai mentito?
» chiede.
Io
girello un po' per la stanza, mi appoggio al davanzale della
finestra, senza guardarlo.
«
Non è all'altezza di quelli dei ragazzi. Il mio al confronto
è
quasi inutile. » indico i suoi giochi, i suoi libri.
«
Non sei il tipo che pensa a queste cose Riida. » alza le
spalle «
Perché ti sono venute queste paranoie? »
«
Ecco... Io volevo che questo regalo fosse diverso dal solito
videogioco o dal solito libro. Volevo che fosse.... speciale, ecco.
»
«
Ma perché? Tutto quello che mi regali è sempre
speciale. »
«
Nino, non credo che tu abbia compreso quello che io sto cercando di
dirti. » commento esasperato «
Ma non fa niente. Io... non credo che dire tutta la verità
sia
utile. Io... non credo in questa cosa. »
Mi
volto vero la finestra, fissando la strada deserta. Serro i pugni.
Vorrei parlargli, ma non posso.
Per
il contratto, per i miei sentimenti, per i suoi, per il gruppo.
Non
posso. Tutto qua.
Non
posso dirgli quanto lo amo. Quanto sia attratto da lui. Quanto ogni
suo gesto mi ipnotizzi. Quanto per me sia speciale.
«
Non prendermi per uno stupido. » sbotta lui «
E trova il coraggio di dirmi la verità per una buona volta.
»
«
Non ti ho mai mentito. » esclamo a voce alta girandomi
nuovamente
verso di lui, arrabbiato.
«
Lo hai fatto oggi pomeriggio. Con quella penosa scusa del regalo di
tua sorella. »
«
Ehi, il fatto che voi due avete la stessa carta da regalo è
vero. »
cerco di difendermi.
In
fondo, ho solo detto una mezza verità. Non è
proprio mentire, no?
«
Oddio Riida, cosa mi trattiene dal tirarti una scarpa non lo so
nemmeno io. »
«
Nino, non so cosa vuoi sentirti dire. »
Sento
qualcosa che sfiora la mia guancia e mi volto, dove l'oggetto che mi
stava per uccidere colpisce il muro.
E'
una scarpa. Anzi, uno scarpone. Pesante. Insomma, diciamo che non mi
avrebbe fatto del tutto bene.
«
Ma sei impazzito? » urlo «
Potevi farmi male. Si può sapere che ti è preso?
Tutto questo per
uno stupido regalo di Natale? »
«
Voglio che tu mi dica che mi ami. Voglio che tu mi dica che mi starai
sempre accanto. Voglio che tu mi dica che non ti preoccupi dei
pregiudizi della gente. Ecco cosa voglio da te. »
Lo
guardo. Lui è arrabbiato. Ha gli occhi lucidi. Probabilmente
vorrebbe tirarmi un pugno.
«
Mi dispiace. Ma non posso. Nino, io per te provo qualcosa di
più di
un'amicizia. Ma non possiamo. Abbiamo... dei doveri nei confronti del
gruppo. E non possiamo mettere a repentaglio la carriera di Masa, Sho
e Jun solo per un nostro capriccio. »
«
Ma loro... sarebbero contenti... » si avvicina, ha gli occhi
lucidi,
mi prende la mano e la stringe fra le sue «
Satoshi, se anche tu mi vuoi... più bene di quello che
è concesso,
perché tutto questo problema? »
«
Non è solo questo il punto. Noi non sappiamo. E poi, dovremo
pensare
alla casa discografica. E loro si che non ci accetteranno. Abbiamo un
contratto Nino. »
«
Non mi interessa. Io voglio stare con te. E basta. Lo faremo di
nascosto se proprio vuoi. Ma ti prego. Non andartene via
così. »
Lo
stringo a me, con forza, come se fosse l'ultima volta che lo vedo in
queste vesti. Forse è proprio così. Forse non ci
sarà mai più una
cosa del genere fra me e lui.
«
Mi dispiace. » ripeto «
Nino, mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. »
ripeto
al suo orecchio.
Lo
lascio a fatica. Lui non si muove.
Recupero
il mio cappotto. Lui non si muove.
Esco
dalla stanza. Lui non si muove.
Scendo
le scale, esco dalla casa, alzo lo sguardo verso la sua finestra. Lui
non c'è.
E'
così, torno a casa. Da solo. Senza Nino. Senza nulla.
Fine
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