My Heart Will Go On

di Panenutella
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Ti vedevo dall’alto, e sorridevo. Avevi mantenuto la promessa che mi facesti tanti anni fa, quando tu eri stesa sopra una grande porta di legno, che galleggiava in mezzo all’oceano, e tremavi, e mi dicesti addio, ed io ti feci promettere. Ti feci promettere che saresti sopravvissuta, qualsiasi cosa fosse accaduta. Ti feci promettere che ti saresti sposata e che avresti avuto tanti bambini, e che li avresti visti crescere, e diventare grandi. E soprattutto, ti feci promettere che saresti morta quando saresti stata vecchia, al calduccio nel tuo letto, non in quella gelida notte d’aprile, in mezzo al freddo, alle urla e alla morte. E tu, seppur titubante, promettesti. Ed io me ne andai. Ma rimasi a osservarti, accanto a te, per tutto il tempo in cui hai vissuto. Facesti tutto quello che, una volta, avevamo detto di fare: andare sulle montagne russe, cavalcare come un uomo, andare al molo di Santa Monica e bere birra. E lo facesti, per ricordarmi. Ti eri aggrappata alla vita, al nostro amore, e non avevi voluto morire, mai, almeno finché non avresti raccontato tutto. E l’hai fatto: per caso, avevi visto quel disegno in televisione. Ed io sapevo che il momento era giunto. Lo sapevo io, come lo sapevi tu. E hai svuotato la tua mente, ritornando a quei meravigliosi giorni che io passai con te, amandoti, amandoti, amandoti. Avevi terminato il racconto, dicendo che io vivevo solo nei tuoi ricordi, fra le lacrime di tua nipote e il silenzio del piccolo gruppo di persone che si era radunato per ascoltare la tua storia. Per tutti quegli 84 anni, sei rimasta un oceano di segreti, in cui solo io potevo nuotare. E quando hai buttato il Cuore dell’Oceano oltre la ringhiera, proprio sopra alla Nave dei Sogni, io mi preparai ad accoglierti. Ti vedevo dall’alto, e sorridevo. Sentivo la tua anima scendere giù negli abissi, inoltrarsi nelle rovine della nave, arrivare nel corridoio ed entrare nel salone, di nuovo meraviglioso come una volta. Ed eravamo tutti là, a sorriderti e a darti il benvenuto. Ma tu mi stavi cercando. Ti guardavi intorno, smarrita e impaziente, ed io continuavo a darti le spalle, pur sapendo di non resistere ancora a lungo. E quando alla fine cedetti, mi voltai verso di te, che stavi salendo le scale, e ti porsi una mano. Tu la afferrasti, e mi guardasti in viso: eri bellissima, proprio come eri un tempo, ed eri vestita da sposa. Ci baciammo, dopo 84 lunghi anni di attesa. E la folla esplose in un applauso scrosciante. Eravamo di nuovo tu ed io, Jack e Rose, e lo saremo ancora, per sempre, per l’eternità. Vivremo sul Titanic, sulla Nave dei Sogni che un tempo è stata, e sarà per sempre, la dimora del nostro inconsumabile amore.




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