Chapter
one: My name is Bree Daniels.
Il campanello suonò. O meglio, urlò.
Una buffa invenzione che contraddistingueva il numero 7 di Craven Road
da tutte le altre case circostanti. A dir la verità, non
solo quello. Una buffa targhetta recitava il nome di 'Dylan Dog', ma
non era il cognome a renderla strana, no, era la professione che
svolgeva questo Dog. 'Indagatore dell'incubo', l'unico in tutta Londra.
L'unico in tutto il mondo probabilmente. Era un lavoro assolutamente
precario: viveva di 50 sterline al giorno (più le spese) nei
periodi in cui aveva clienti -e questi erano molto rari, partendo dal
presupposto che il 60% delle persone lo considerava un ciarlatano, e i
giornali non miglioravano di certo la sua reputazione- e poi si trovava
con affitti e bollette da pagare e il conto in verde. Ma non gli
dispiaceva, il tempo libero lo passava con meravigliose donne con cui
aveva lunghissime storie d'amore -la più lunga di ben due
mesi-, con Groucho, il suo assistente dalle batture di pessimo gusto, e
con Bloch, vecchio amico, di nome e di fatto.
Ma stiamo
divagando: il campanello urlò e, come al solito,
andò ad aprire Groucho, con quei suoi baffi enormi alla
Marx, gli occhiali tondi appoggiati al nasone gigante, i capelli con la
scriminatura al centro, che, in qualche modo, venivano domati.
"Si?" disse.
"Ciao bello."
una donna bionda, capelli corti, un ciuffo di capelli che portava di
lato, gli occhi scuri, le labbra carnose, il nasino alla francesina, un
seno prorompente, era davanti alla porta.
"Intenditrice,
eh? E dovresti vedermi nudo a cavallo! Impazziresti! Per il cavallo."
già cominciava con le battute di pessimo gusto.
"Sei tu
Dailan Dog?" disse la donna.
"No, e
neanche lui è Dailan Dog" rispose l'assistente, puntando il
pollice indietro e indicando una persona che, a quanto pare, era nella
sua stanza. "Se mai, Dilan. Si pronuncia così. Tu dici Bob
Dailan forse?"
"Sì.
E fammi entrare che non ho tempo da perdere. Dì a Dailan che
sono qui. E vai a vedere chi ha urlato, prima, quando ho suonato il
campanello" rispose lei, spingendo da parte Groucho e facendosi strada
da sola dentro la casa dagli interni così insoliti. Statue
di mostri ornavano il corridoio d'entrata, e questo è quanto.
"Ehi! Un
momento! Sai cosa fanno dodici esquimesi al polo Nord? Un esquianno!"
urlò il comico.
"Groucho, si
può sapere chi..?!" e Dylan uscì dalla sua
stanza, per notare subito una donna -una bella, bellissima donna-
stagliarsi davanti a lui, con una maglietta scollata, una giacca a
strane fantasie, una gonna che terminava un pò sopra al
ginocchio. Subito si incantò davanti a tanta bellezza, ma si
riprese subito.
"Ciao bello.
Mi chiamo Bree Daniels."
"Ehm.. Prego,
signorina." disse. Nemmeno lui era un brutto ragazzo, a dirla tutta.
Capelli neri corvini con qualche ricciolo sparso, occhi azzurri, sempre
con lo stesso look intramontabile, vale a dire blu jeans da
supermercato, camicia rossa da pochi soldi e giacca nera, sempre la
stessa. Faceva parte del suo fascino, ormai, quell'abbigliamento.
"Non devi
pregarmi, non sono più signorina da quando avevo tredici
anni." rispose lei, secca e spiccia.
"Groucho,
metti su del tè" chiese Dylan, ma una voce di donna
sopraggiunse.
"Per me
Bourbon liscio." l'indagatore si girò verso di lei.
"Non volete
accomodarv.. Sì, avete già voluto" si corresse,
notando che Bree aveva già preso posto.
"Sì,
sei tu Dailan Dog. Ora ricordo di aver visto delle tue foto. Carino, ma
eri più bello nelle foto."
"G-graziie..
Ma il mio nome si pronuncia.." tentò di correggerla, ma non
riuscì a finire la frase. Tosta, quella donna.
"Dailan, non
ho tempo da perdere, perchè tra poco attacco il lavoro."
"Capisco..
Cioè, no, non capisco. Sono quasi le nove di sera. Quale
lavoro?"
"La vita."
rispose, secca come sempre.
"La..Vita?"
era confuso. O forse no, forse non voleva schiantarsi addosso alla
realtà.
"Ecco il
tè! E anche me!" interruppe Groucho, entrando con un vassoio
di tazzine. "Spiacente, ma di Bourbon non ce n'è,
perchè il principale è astemio. va bene
tè? A me vai bene, te!" ancora una battuta idiota. Dylan
avrebbe dovuto licenziarlo per la cinquantanovesima volta, se avesse
continuato così.
"Chi
è questa sagoma?" chiese Bree.
"Ehm.. Si
chiama Groucho, ed è.."
"Va bene, va
bene. Digli solo di piantarla, okay?" non lo lasciava finire una frase.
"Okay. Siete
americana?" chiese Dylan, per avviare il discorso.
"Sono come tu
mi vuoi, bello. Ma adesso sono io che voglio te."
"Ecco qua!"
esclamò allegro l'assistente-cameriere, porgendo il
tè alla donna.
"Groucho,
piantala!" si arrabbiò Dylan. Anche se in realtà
Groucho poco aveva fatto, di solito era peggio. Molto peggio.
"Ti assumo
Dailan" proseguì lei, senza badare al baffone. "Io e le
colleghe abbiamo fatto una colletta. Non è molto, ma
consideralo un anticipo."
"Un momento..
Non credete che forse dovrei saperne di più? Mi assumete per
cosa?" chiese, curioso.
"Non li leggi
i giornali, bello? C'è un tale che ci stà
decimando. E l'ultima ragazza è andato addirittura ad
ammazzarla in casa, fuori orario di lavoro! La mia amica Aileen.."
"Mmm..
Comincio a capire. Vi riferite all'assassino delle prostitute, vero?"
"Libere
professionisti" corresse Bree. "Comunque sì, mi riferisco a
quel bastardo figlio di libera professionista. Con Aileen ne ha fatte
fuori sette, e direi che è ora di fargli un discorsetto, no?"
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