“Lory,
amore mio, mi vuoi sposare?”
Era un bellissimo uomo degli altri tempi a parlare, forse proveniva
direttamente dal settecento. Non mi sembrava vero. Stavo per
rispondere, quando sentii qualcuno battermi su di una spalla. Tutto
divenne più sfocato e lentamente tornai alla
realtà. Non c'era
nessun principe giunto per coronare i sogni di una povera ragazza
romantica. Ero purtroppo stesa nel mio letto, mentre mia madre stava
tentando di svegliarmi.
“Lory,
su svegliati pigrona! Devi
andare a scuola!” L'unica reazione fu quella di spalancare
gli
occhi. Scuola?! Ah si, giusto! L'ultimo anno di scuola.
“Ecco,
ecco. Sono sveglia. Ora mi
alzo.” Philippa sorridendo lasciò la stanza.
Con
movimenti lenti uscii dal letto e
prendendo i vestiti che mi ero preparata la sera prima, andai in
bagno. Una veloce doccia mi fece svegliare del tutto. Ormai pronta,
scesi in cucina per fare colazione, già pronta sul tavolo.
Sorrisi
per questo atto di dolcezza di mia madre.
“Grazie
mamma.” Le scoccai un forte
bacio sulla guancia e con appetito mi misi a tavola.
Da
poco meno di un anno io, la mamma e
Lilian, la mia bellissima sorella di appena quattro anni, ci eravamo
trasferiti a Portland, conosciuta anche come città delle
rose.
Introversa com'ero non era stato facile integrarmi con i miei nuovi
compagni di scuola. Infatti quasi nessuno mi conosceva. Ero come
un'ombra. La mia timidezza mi bloccava, le parole non uscivano dalla
mia bocca. Mi sarebbe piaciuto essere una di quelle ragazze che in un
ambiente nuovo subito si sentivano a loro agio. All'improvviso mi
sentì tirare la maglietta, volsi lo sguardo verso l'intrusa.
Era la
mia piccola sorellina che cercava di catturare la mia attenzione.
“Loly,
Loly. Braccio, ora.” Risi
per il suo tentativo disperato di farsi prendere in braccio. Io e la
mia piccola pulce eravamo molte legate. La presi sulle mie gambe e
l'abbracciai forte, poi le rubai la bambola che teneva tra le sue
manine e iniziai a giocarci insieme a lei. Come era bello vederla
ridere. Philippa improvvisamente entrò in cucina e
iniziò ad
urlare: “Lory! E' tardi. Ti sembra adesso il momento di
mettersi a
giocare con tua sorella. Prendi lo zaino e fila a scuola.”
Strizzai
l'occhio in direzione di
Lilian, e dopo averle dato un bacio sulla fronte la deposi a terra.
“Signor
si, signora. Agli ordini.”
Rubai un pezzo di pane e corsi fuori di casa.
Salii
sul mio vecchio pick-up blu e
misi in moto il motore che partì subito. Un altro anno
scolastico
stava per iniziare. L'ultimo anno scolastico. Arrivai in dieci minuti
a scuola. Nonostante tutto ero una delle prime ad essere arrivate.
Parcheggiai di fronte ad una serie di alberi. Aspettai qualche altro
minuto in macchina e poi scesi. Per fortuna ancora non faceva freddo
e il clima era asciutto.
“Già
arrivata straniera?”
Voltandomi sorrisi. Sapevo già a chi apparteneva quella
voce. Solo
una persona poteva chiamarmi in quel modo. Joey, l'esuberante Joey.
Era molte settimane ormai che non ci vedevamo, dal momento che i suoi
genitori l'avevano trascinata in giro per l'Europa. In lei avevo
trovato un'ottima amica. “Sai già che mi devi
raccontare le ultime
novità del vicinato.”
Purtroppo
la mia estate era stata priva
di colpi di scena e la maggior parte del tempo ero stata in casa a
leggere. Mi vergognavo un po' a dirle la verità. Cercai di
cambiare
discorso, e ci riuscii.
“Tu,
piuttosto, mi devi raccontare
molte cose. Sei stata in Europa!” Bastarono queste poche
parole per
scatenarla. Iniziò una lunga descrizione del suo viaggio.
Nel
frattempo il parcheggio della scuola si era riempito. Cercai tra i
volti
uno conosciuto.
“Strano
che Kathrin non sia ancora
arrivata.”
“Arriverà.
Mi ha chiamata ieri sera
e mi ha detto che sono cambiate molte cose.”
Corrugai
le sopracciglia, non capendo
bene cosa intendesse. Poi la vidi e rimasi senza parole. Kathrin,
timida e innocente, stava camminando in modo spavaldo tra la folla di
ragazzi. Abbronzata e vestita all'ultima moda era davvero bellissima.
Poi mentre si avvicinava a noi, sul suo volto comparve un timido
sorriso e fu in quel momento che rividi in lei la Kathrin che avevo
imparato a conoscere. Aveva semplicemente passato una bella estate.
“Bene,
bene. Che entrata trionfale.
Degna dell'ultimo anno di scuola.” disse Joey con entusiasmo.
“Non
te ne andrai di qua fin quando non ci avrai raccontato tutto sin nei
minimi particolari.”
Le
guance di Kathrin si colorirono
leggermente. Non era cambiata affatto, pensai. Incontrando i suoi
occhi color cobalto notai che disperatamente cercavano una via di
fuga. Decisi di aiutarla. Le ragazze timide si dovevano aiutare a
vicenda. Ma ecco che Kathrin ci sorprese iniziando a parlare
velocemente. “Mi sono fidanzata. Inizialmente non potevo
crederci,
ma poi ho guardato in faccia alla realtà. Ed ecco il motivo
di
questi cambiamenti. Tutto è capitato in spiaggia. C'era
questo
ragazzo carinissimo che mi lanciava delle occhiate. Tanto bello che
pregai i miei genitori di rimanere ancora lì in vacanza. E
poi un
giorno mentre stavo prendendo un caffè al bar ha iniziato a
parlare
con me. Io non riuscivo ad aprir bocca.” si fermò
un attimo per
prendere fiato. “Capitava sempre più spesso di
scontrarci per
caso. Una volta mentre parlavo al telefono gli andai praticamente
addosso...” Kathrin sembrava una pila, non riusciva
più a
fermarsi. Forse in fondo era cambiata. E molto. “Un
pomeriggio,
verso le sei, quando il sole stava calando, sono andata a fare
jogging vicino al mare. E chi incontro? Di nuovo lui. E' stato un
pomeriggio fantastico. Abbiamo parlato per ore e prima di
andarsene...” si bloccò e ci osservò
attentamente mentre io e
Joey facemmo un piccolo passo verso di lei, curiose di sapere cosa
fosse successo. “mi ha baciata.” concluse Kathrin
con enfasi.
Joey emise un fischio di compiacimento mentre io tenevo fisso il mio
sguardo su la nuova Kat, non riuscendo a trovare le parole.
“Estate
di fuoco. Immagino il vostro
drammatico addio.” suppose Joey.
“In
realtà lui vive qui. Quindi
niente addio, solo un arrivederci.” Vedevo la
felicità scoppiare
negli occhi di Kathrin, che improvvisamente mi guardò
aspettando una
mia reazione, lenta a presentarsi. I secondi scorrevano ed io ero
ancora immobile. Poi l'abbracciai con calore. Dentro di me
però
c'era qualcosa di strano. Joey aveva visitato l'Europa, Kathrin era a
tal punto cambiata da intraprendere una relazione con un ragazzo,
accantonando in un angolo dentro di se la sua timidezza. Mentre
io...Beh io ero sempre la stessa. Avevo trascorso un'estate priva di
colpi di scena, priva di presenze maschili. L'unica protagonista della
mia vita ero io. Non riuscivo a mostrare una gioia incondizionata per
la mia amica. Non riuscivo ad essere felice per lei. Perché
un
angolo della mia coscienza urlava disperatamente.
Vidi
Kathrin muovere la testa alla
ricerca dei miei occhi color nocciola. Sembrava aver capito i miei
pensieri, quindi decise di cambiare argomento. Le fui grata.
“Ora
però dobbiamo andare. Siamo
rimaste solo noi qui fuori.” Ed era vero.
Ci
avviammo celermente verso il portone
della scuola, sperando di non essere troppo in ritardo per il
classico discorso d'apertura del preside Keller. La porta della
palestra era ancora aperta ed i ragazzi stavano ancora prendendo
posto. Mi guardai intorno. Alla ricerca di volti nuovi. In
realtà
non conoscevo nessuno, escluse le persone con cui avevo lezioni in
comune. Comunque anche con loro non avevo mai parlato.
“Venite
ecco tre posti vicini.”
Joey mi scosse leggermente e quindi si incamminò. Guardai
Kathrin
che mi sorrise, quindi mi prese per mano e quasi mi trascinò.
“Forza
dormigliona.” disse
guardandomi con aria interrogativa. Stava forse per chiedermi il
motivo del mio strano comportamento, ma la prevenni, alzando la voce
per farmi sentire anche da Joey.
“Lo
sai vero che ci dovrai far
conoscere questo povero ragazzo che ha avuto il coraggio di
fidanzarsi con te?” esclamai a gran voce.
“E'
proprio di questo che ho paura.”
disse strizzandomi un occhio.
Il
preside entrò nella palestra e
subito calò il silenzio tra i ragazzi. Io, Joey e Kathrin
subito ci
sedemmo. Il signor Keller aveva sempre avuto l'abilità di
mettere un
po' di agitazione tra gli studenti. Sembrò infatti scrutarci
uno ad
uno prima di iniziare il suo discorso, che come al solito fu lungo e
noioso.
“Ragazzi
e ragazze, eccoci ad
affrontare un nuovo anno scolastico insieme. Do un benvenuto ai nuovi
arrivati e il più grande incoraggiamento ai ragazzi che
frequenteranno l'ultimo anno.”
Lentamente
la mia attenzione si fece
sempre più debole, fin quando mi persi tra i pensieri.
Dopo
un'ora e mezza finalmente il
preside giunse ad una conclusione.
“Bene
ci mancava solo questo!”
proruppe Kathrin indignata.
“Che
succede?” le chiesi con poco
entusiasmo.
“Non
hai sentito? Sono cambiati i
professori del nostro corso. Sembrano essere molto giovani e quindi
con tanta voglia di sbranare noi poveri studenti.”
affermò Joey
fingendo di essere terrorizzata.
“Ma
dai! Che esagerate!”
cantilenai. Ci mettemmo in fila per poter uscire dalla palestra.
Infatti tutti i ragazzi si stavano accalcando per poter raggiungere
in fretta le classi. Mi voltai e mi accorsi che c'erano quattro
ragazzi ancora seduti ai loro posti. Che pazzi, pensai dentro di me.
Vogliono già esser ripresi. Tornai a guardarli e fissai il
mio
sguardo sul ragazzo con i capelli castano scuro quasi neri, attorno al quali tutti gli altri erano
radunati. Lo sguardo era perso nella sala, le gambe fasciate da jeans
scuri erano sollevate su un'altra sedia, le braccia muscolose
incrociate sul petto.
“Bei
ragazzi eh?” mi bisbigliò
Joey all'orecchio. “Ma non ci fare il pensiero. Sono i soliti
belli
e dannati. Sicuramente non portano nulla di buono. Creano guai in
giro e usano le ragazze. Per loro noi siamo solo delle conquiste,
delle sfide. Tacche in più sulla loro cintura. Lasciali
stare.” mi
fissò seriamente. Evidentemente non stava scherzando.
“Ma
ti pare? Li guardavo perché non
li avevo mai visti. Anche se volessi, timida come sono...”
lasciai
la frase incompleta perché notai che proprio il ragazzo dai
capelli
scuri mi stava guardando. Velocemente distolsi lo sguardo, quindi non
potei accorgermi del ghigno che mi rivolse.
“Non
scherzare. Joey ha ragione. Dai
andiamo. Ormai la porta è libera.” disse Kathrin.
Entrambe mi
presero per mano e mi trascinarono fuori dalla palestra. Subito mi
dimenticai dei strani ragazzi e chiesi loro: “Sapete che
lezione
abbiamo ora?”
“Ho
controllato prima. Letteratura
americana.” rispose Joey. Quindi ci recammo in silenzio verso
la
nostra aula. Entrammo in classe e per fortuna erano rimasti i posti
centrali. Né troppo vicine né troppo lontane
dalla cattedra. Il
professore entrò proprio in questo momento. Era abbastanza
giovane,
sicuramente non aveva più di trentacinque anni. Subito si
presentò
scrivendo il suo nome alla lavagna e senza perder tempo ci
spiegò il
programma che avremmo svolto durante l'anno.
L'ora
trascorse abbastanza velocemente
e presto suonò la prima campanella. Mi alzai dalla sedia e
presi la
mia borsa. Una volta fuori dalla classe Joey mi strattonò
una
spalla. Girandomi vidi che stava sorridendo.
“Ma
che bel tipo! Hai visto quanto è
bello?” esclamò sgranando gli occhi.
“Si
sono d'accordo anche io. Non ci
poteva andare meglio.” bisbigliò Kathrin divertita
per non farsi
sentire. “Ma tu non dovresti urlarlo proprio fuori dalla sua
aula.”
Alzai
gli occhi al cielo, invocando
mentalmente aiuto per queste due anime perse.
Ecco qui la mia prima fan
fiction..Spero che vi piaccia e aspettando le vostri recensioni mi
metto a scrivere subito il secondo capitolo..
robbi
|