Titolo:
Cut
Fandom: Queer
as Folk
Characters/Pairing:
Brian Kinney
Rating: Giallo
Tipologia:
Flashfic
Genere: Generale,
introspettivo, character study
Warning:
Slash
Disclaimer: i personaggi citati non appartengono a
me, ma a Cowlip e Showtime che detengono il copyright sulla serie e
sui personaggi. Non ci ricavo nulla. Il dialogo all'inizio dellla OS
è tratto dal film Léon,
di Luc
Besson.
Sommario: Brian e due diversi periodi della sua
vita (Adolescenza pre-serie/cancro durante la quarta stagione).
«La
vita è così dura... solo quando si è
bambini?»
«È
sempre così.»
Il
battito delle ali di
una farfalla può causare un disastro naturale dall'altra
parte
del mondo.
Se stesse accadendo ora,
Brian non se
ne accorgerebbe minimamente.
E' immobile da qualche ora,
a mollo
nell'acqua ormai fredda nella vasca. Il gelo gli sta entrando nelle
ossa, ma non pare farci troppo caso.
Ci pensano le voci dei suoi
genitori a
tenerlo sull'allerta, insieme al suono dei piatti e dei vetri rotti.
Normale routine, a casa Kinney.
Il suo sguardo è
fisso sullo
specchio appannato del bagno, sul quale si riflette quello che
dovrebbe essere il suo volto.
Ma Brian non lo riconosce.
Non sa a chi appartengano
quegli occhi
rossi e lucidi; non ha mai visto quella bocca, gonfia e spaccata; non
sa perchè quelle guance siano rigate di lacrime;
né
perchè tutto in quella faccia gridi miseria.
Non è sua
nemmeno la mano che
sta per premere il rasoio sulle vene del polso, che sembrano quasi
supplicare di venire tagliate. Non è suo quel cuore che
batte
pianissimo, praticamente inudibile; e non è suo quel cazzo
moscio che giace tra quelle due cosce chiuse, inutile più
che
mai.
Brian non sa chi
è, quel
ragazzo strano e triste.
Eppure continua a
guardarlo, come se
non ne potesse fare a meno. Vuole riempirsi la testa di quell'
immagine e quell'orrore, per conservarlo dentro di sé.
“Brian! Esci da
quel cazzo di bagno!”
Puntuale e fastidiosa come
al solito,
la voce di Jack lo riporta bruscamente alla realtà. Brian
batte faticosamente le palpebre appiccicate fra loro, gli occhi fissi
sulla lama che sta per recidergli la pelle.
Passano pochi e
interminabili attimi,
prima che si decida a posare il rasoio e ad alzarsi in piedi,
grondante d'acqua.
Si infila in fretta una
t-shirt e un
paio di pantaloni della tuta, guardandosi intorno un'ultima volta. Le
iridi permangono ancora sulla possibile arma, prima che le spalle si
incurvino leggermente assieme alla testa, in atteggiamento di
sconfitta.
“Arrivo”
mormora appena, rauco,
chiudendosi la porta alle spalle.
No, non si
ucciderà. Non oggi.
La Vita non è
ancora riuscita ad
ammazzarlo.
18 anni, volati
via.
Eppure, dopo tutto questo
tempo, la
situazione non è cambiata.
Si trova ancora una volta
in un bagno.
Ancora una volta davanti allo specchio. Ancora una volta gocciolante
d'acqua e disperazione.
Il volto miserabile che
vede sulla
superficie riflettente appartiene a qualcuno che ha imparato a
conoscere bene nel corso degli anni; un viso invecchiato, solcato da
rughe sottili dovute più al dolore che all'età.
Gli
occhi sono diventati più grandi e spenti; la bocca non
è
più spaccata, ma solo esangue; le guance sono percorse
unicamente da un lieve strato di barba. Non ha più
lacrime
da versare.
Anche
la mano che
sta per avvicinare la lama del rasoio al polso è
più
grande e massiccia, eppure non riesce a non tremare mentre è
ad un soffio dalla carne.
Il
cuore è
calmissimo, quasi morto; e il suo cazzo sembra non aver cambiato
opinione. A differenza di 18 anni fa, ora non potrebbe farlo alzare
nemmeno volendo. Maledetto cancro.
Sì,
Brian conosce bene lo
sconosciuto che si ritrova davanti agli occhi.
E questa volta vorrebbe
trovare la
forza di distogliere lo sguardo, buttare il rasoio e precipitarsi
fuori dal bagno, per poi correre più veloce che
può. Ma
non ci riesce.
“Brian? Brian, mi
senti? Stai bene?”
18 anni.
Una cosa di certo è
drasticamente cambiata: la voce che lo riporta coi piedi per terra.
“Sto bene. Un
attimo, Sunshine”
farfuglia l'uomo, riponendo velocemente l'oggetto pericoloso nella
custodia di plastica e passandosi goffamente la mano sulla faccia
stravolta, tanto per darsi un'aria semidecente una volta che Justin
fa il suo ingresso nella stanza.
“Hai fatto? Vuoi
che prepari la
cena?” mormora il ragazzo, guardandolo con gentilezza mista
ad
apprensione; stando a ben attento a non far trasparire troppo nessuna
delle due.
“Fa come
vuoi” è il commento
brusco dell'interessato, che inizia a fissare il lavandino tanto per
fare qualcosa.
“Scaldo la
jambalaya di ieri. Lo sai
che-”
“... dopo
è più buona”
finisce Brian per lui, accennando un sorriso forzato quando lo
stronzetto lo abbraccia da dietro, puntando lo sguardo sul vetro non
più appannato.
“Dopo va sempre
meglio” ribadisce,
e l'uomo non può fare altro se non alzare nuovamente gli
occhi
e mettere a fuoco entrambe le loro figure riflesse sul vetro.
Sì,
è ancora sciupato
e miserabile, e sta di merda. Ma sembra molto più
bello
con la luce di Sunshine vicino, e con il calore delle sue labbra
sulla spalla. Magari non è poi così
male, sotto
sotto.
“E'
vero” concorda, riferendosi
implicitamente ad altro.
18 anni, volati
via.
Eppure, molto è
cambiato.
Il
battito delle ali di
una farfalla può causare un disastro naturale dall'altra
parte
del mondo.
Questa
volta, però,
ha provocato un vero e proprio miracolo.
“Ti
aspetto in cucina?” propone alla fine il biondino,
staccandosi
dall'abbraccio e facendo un passo indietro mentre Brian inizia ad
asciugarsi.
“Sì,
dammi qualche minuto” è la fugace risposta
dell'altro, che
finisce di tirare su i pantaloni della tuta proprio quando il
compagno esce dal bagno.
Si
guarda intorno per qualche istante, indecifrabile, prima di alzare
fieramente la schiena e la testa, in atteggiamento di vittoria.
“Briaaaaaaaaaaaaaaan!
Allora, vieni o te ne va? O vieni, e dopo te ne vai? O vieni, e
rimani?” cantilena Justin, volendolo chiaramente stuzzicare.
Brian
si ritrova a sghignazzare a suo malgrado, fossilizzandosi sul posto
quando le iridi scure incontrano il suo riflesso sorridente sullo
specchio. Lo squadra per qualche secondo, prima di ampliare il suo
ghigno bastardo fino all'inverosimile.
“Vaffanculo,
Jack. Vaffanculo, cancro. E vaffanculo, vita” sibila,
lisciandosi
la maglia bianca e avanzando soddisfatto verso la porta. Si ferma
solamente per prendere la scatola del rasoio e buttarla nel cestino
sotto il lavandino, dal quale sicuramente non uscirà mai
più.
No, non
si ucciderà. Non oggi. E nemmeno domani.
Perchè,
a differenza di 18 anni fa, ha un alleato che nessuno potrà
mai sopprimere.
La
speranza.
Note
finali:
Salve salvino! * seppellisce Flanders sotto un rullo meccanico *
Sono tornata dopo due mesi e passa di latitanza... pare che l'inizio
della scuola e la depressione alle 5 del pomeriggio siano un
toccasana per la mia ispirazione. XDXD
Questa schifezzuola è l'ennesimo frutto della mia mente
malata, che se non analizza i i miei pg preferiti durante periodi
terrificanti delle loro vite non gode.
Capitela. Anzi, capitemi. XDXD
Anyway, bando alle ciance! Spero che non vi siate dimenticati di me (
ç___ç ), e la flash – nonostante sia
stata scritta
piuttosto di getto - vi sia piaciuta *_*
Colgo l'occasione per ringraziare Scar, dany23, jaspe,
HachikoGiuls, Egle, fredrik, becky e GiulyB
per aver
commentato la mia precedente storia, Silk.
* ç *
Vi adoro, pupattoli miei! * O *
E vi auguro una buona domenica, in attesa del rientro a scuola o al
lavoro. -_-''''''''''
Una slinguazzata,
- Valentina.
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