Furry
magic
di ne’ichan
tradotto da Bran of Hell
cap.1
“Bene, sig. Potter. Lei è l’ultima persona che mi sarei aspettato a chiedere l’ammissione al Feudo dei Malfoy.”
Disse la voce di seta di Lucius Malfoy, aggirando la scrivania e dirigendosi
verso il giovane, che rilasciò quasi cadere sulla poltrona. Il suo naso si
arricciò all’odore lievemente muschiato nell’aria. “A cosa devo il piacere
della sua visita?”
“La nostra visita, caro.” Venne una voce colta dalla porta
della stanza, prima che il ragazzo potesse rispondere. Harry sembrò
restringersi ulteriormente nella poltrona. Aveva un graffio poco profondo lungo
la guancia, sangue asciugato imbrattava la sua faccia e sopra l’immondizia che
imbrattava la sua camicia. Alcune ciocche dei capelli erano attaccate alla
guancia grazie al sangue rappreso.
Teneva gli occhi bassi, senza tentare di dir nulla. Non
sembrava il marmocchio che conosceva. E non gli
piaceva il cambio, sentiva che c’era qualcosa che non andava. Ma, c’era ora un problema più urgente. Sapeva ora, che cosa
significava quell’odore disgustoso.
Un uomo, dalle fattezze delicate, oziava contro l’entrata. Le
sue gambe magre rivestite in pantaloni color susina,
con panciotto intonato su una camicia un poco arruffata color rosa pallido. I
suoi stivali erano di un colore più scuro dei calzoni. I capelli erano corti e
indisciplinati. Stava sorridendo, ma attento, pronto a reagire immediatamente,
se vi fosse il bisogno.
Lucius si volse verso il nuovo arrivato, ringhiando. Le
spalle che si squadravano come la sua attenzione si
spostava dal giovane tremante sulla poltrona all’uomo familiare. La fonte dell’odore che provocava un formicolio sulla sua pelle.
Il naso di Lucius vibrò, le labbra che si stiravano sui denti.
“Paulsen, tu pezzo di merda, esci
da casa mia, o ti ucciderò lì dove ti trovi.”Ringhiò Lucius, con voce più profonda
di quello che dovrebbe esser possibile. Il suo corpo
sembrava improvvisamente più grande, molto più minaccioso, se possibile.
“No, Malfoy, non vuoi farlo. E non provare
a gettarmi una maledizione finché non ho finito di parlare. Dumbledore
ha messo un incantesimo di protezione su di me. Inoltre, te lo meriti, tu hai
lasciato che le custodie fossero accessibili. Era qualcosa che Dumbledore ha
sfruttato per permettermi di giungere qui.” Ghignò l’uomo,
esponendo i suoi denti perfetti. Si girò, mantenendo però sott’occhio il più
grande uomo. C’era sfida nei suoi occhi marroni.
“Osi portare la magia di quell’uomo in casa mia e pretendere
che io ti ascolti?” Lucius avanzò di un passo. L’altro uomo stette fermo sui
suoi piedi, nella cornice della porta. Le braccia
tranquillamente lungo i fianchi.
“Mi ha mandato a consegnarti il ragazzo.” Disse Paulsen, con calma ingannevole. Inclinò il capo,
guardandolo di sottecchi. “Non avevo nessuna alternativa,
se lui comanda così. Non potevo rifiutarmi, lo sai. Ho
un debito con lui, non mi biasimare.”
“Perché mi spedirebbe uno dei suoi
piccoli giocattoli? Facendolo consegnare a te, poi.” Lucius Malfoy avanzò, godendo dell’improvviso nervosismo dell’altro uomo. Potter
si ritirò al passaggio di Lucius. Lucius aggrottò le sopracciglia, ma tenne la
sua attenzione sull’altro uomo. Paulsen era pronto a correre, ogni suo istinto di sopravvivenza era
allarmato. Lucius non sentiva la presenza di un predatore, ma di una preda. “Forza,
dimmi qualche cosa che io possa credere, cucciolo.”
“Da quando quello stupido ragazzino è stato abbastanza
stupido da farsi mordere durante l’ultima luna piena, lui è un licantropo,
Lucius.” Disse rapidamente Paulsen,
volendo fermare l’avvicinarsi di Lucius. Non era più il momento di rinfacciare.
Una piccola provocazione era divertente, altra cosa era
ottenere in una lotta con Malfoy. Equivaleva ad un suicidio. Paulsen lo sapeva perfettamente.
“Perché non ti prendi cura di lui,
allora, lupo? O la tua lealtà non si estende così
lontano? Al tuo proprio genere?” Ringhiò Lucius, con i
suoi occhi grigi ancora più ridotti, nei quali cresceva una luce strana. Paulsen, impaurito, indietreggiò di un passo. Estrasse la
bacchetta, ignorata da Lucius.
“Non posso, non appartiene al mio
genere. Non posso proprio restare anche vicino a lui.”
Paulsen rabbrividì, lanciando un
occhiata al giovane seduto. Il suo disgusto non era finto.
“Che animale, allora?” Chiese
Lucius. Vagando in cerca di preda, con movimenti fluidi, ferini, avvicinandosi.
Paulsen alzò una mano.
“E’ un essere-leopardo.” E Paulsen
non riuscì a trattenere un ghigno come lui getto quel
bocconcino di informazioni male accolte. “Solo il tuo stile, Luc. Un giovane gattino solo per te. Giovane e dolce, e
succulento.”
“Impossibile. Chi è il responsabile?”
Il ringhio crebbe in un ruggito. I denti di Lucius scoperti, mostrando un set
impressionante di zanne.
“Bene, questa è la domanda del secolo. Chi aveva il tuo
permesso per girare qualcuno l’ultima luna piena? Ohhh. Veeeedo.
Nessuno? Il Papà dei gattini non ha il controllo delle sue bestioline dolci,
Lucius?” E con quell’ultima affermazione, Paulsen
apparì fuori del Feudo. Ridacchiando con gusto.
“Su, Potter.” Lucius Malfoy ritornò nel suo studio, verso il
giovane. Le sue lunghe gambe che divoravano la distanza tra
loro. Gli occhi di Harry incontrarono i suoi con trepidazione, occhi
verdi enormi in una faccia bianca. Terrorizzato. Lucius continuò ad avanzare.
Harry cercò di alzarsi, cercando di usare i braccioli
della poltrona per consolidare la sua posizione, la sua voce che uscì come un
irriconoscibile borbottio. Lucius Malfoy lo guardò ingoiare, cercando di
schiarire la gola. Non cercò di parlare nuovamente. Rimase diritto per circa
dieci secondi, poi i suoi occhi rotolarono all’indietro e svenne, ai piedi di
Lucius.
Lucius guardò in giù al mucchio raggrinzito del giovane. Grugnendo
con seccatura, su chinò e raccolse il piccolo corpo. Immediatamente
lo sentì, sentì il collegamento. Potter era un
essere-leopardo, e apparteneva alla stessa linea di Lucius, permesso o non permesso. La decisione più pratica era uccidere il ragazzo e
trovare il colpevole che l’aveva girato a licantropo.
Poi, punire o uccidere il colpevole. A seconda delle
circostanze.
Ma lui conosceva Potter. L’ammirava
ad un certo grado. Era un giovane maledettamente deciso,
anche se dannatamente irritante. E lui odorava
buono. Delizioso. Come il branco. Parte del branco di Lucius. Come se fosse stato reclamato da un leopardo alfa. Una cosa
impossibile. Lucius era l’unico alfa nel suo branco.
Il resto era omega o beta. Secondo e terza fila nella
scala gerarchica.
Lucius portò il giovane inconscio, disinvoltamente, in giù
nella sala. Il giovane non era molto muscoloso. Fisicamente
debole, mentalmente forte. Se Harry fosse stato
ancora umano, Lucius sarebbe stato preoccupato per la sua sopravvivenza. Ma lui non era umano, non più. C’era, ora, molto tempo per
fortificare il corpo troppo sottile.
Potter odorava di sangue vecchio e nuovo, con una sana dose
di paura combinata, un odore profondo, come se avesse avuto paura per un certo
tempo. Guardando in giù, Lucius sapeva ciò che avrebbe visto una volta
spogliatolo. Contusioni. Graffi. Tipico quando un licantropo
di un tipo incontrava un licantropo di un altro tipo. Si andava su tutte
le furie, la competizione, la spinta per giocare con
la preda. Richiese molti anni perché lui guadagnasse il controllo per non
rispondere all’istinto. Sconfiggere il desiderio di uccidere. Paulsen aveva giocato con il novellino, o poteva esser
stato qualcun altro.
La stanza da bagno era calda, vapore
sorgeva dalla piscina poco profonda. L’orlo si inclinava
in giù nell’acqua. Lucius posò il ragazzo giù e mandò una chiamata per Amrys, il suo Des, o secondo in comando. Lucius avvertì la
risposta, e intanto che aspettava, si spogliò, per evitare di bagnare i propri
abiti.
Vide i graffi e contusioni come si aspettava. Alcuni vecchi
di giorni, alcuni di solo poche ore prima. Ma Potter
era vivo e rimarrebbe vivo. Iniziò a
spogliarlo. In alcuni punti, la stoffa a causa del sangue rappreso, era
attaccata alle ferite. Lucius raccolse dell’acqua e la fece sgocciolare sopra
dove era attaccata, staccandola dolcemente.
Amrys entrò lentamente nella
stanza, con il naso che si arricciava e capelli arruffati. Si fermò vicino a Lucius. Il suo corpo, flessibile e dorato, era
vestito solamente di pantaloni di cuoio marroni e leggeri.
I suoi piedi erano nudi. Si avvicinò cautamente. Ed al cenno di Lucius, si inginocchiò accanto ai due.
Amrys alzò il capo, offrendo la
gola al capo branco. Lucius si strofinò lungo la faccia
dell’uomo. Sulla parte posteriore, attardandosi sulle grandi
vene pulsanti del collo dell’uomo. Poi, si tirò indietro.Entrambi, volsero poi, lo sguardo verso il giovane
scomposto sul pavimento.
“Chi è questo?” Il biondo essere-leopardo ringhiò. In risposta, Lucius spinse i capelli allampanati con una
mano, rivelando la fronte pallida. Lucius guardò il suo secondo, in attesa di una reazione. “Ahh.” Disse Amrys,
alla vista della cicatrice a Z. “Perché *lui* è uno di
noi?”
“Non lo so. Non ho scoperto chi l’ha girato a licantropo. Odora
come se fosse stato richiesto, ma non è ancora marcato da un’alfa.” Disse Lucius all’uomo più giovane. Girò Potter e guardò
alla sua schiena. Altre ecchimosi.
“Questo non ha senso. Non si può dire se tu non l’hai
marcato, dato che non ci sono altri alfa nel nostro branco.”Affermò Amrys, con ovvietà. Lui l’annusò, per essere sicuro. “Odora
come uno di noi, ma deve essere stato poco tempo fa, un gattino da meno di un
mese, al massimo due o tre settimane. Chi aveva il permesso?”
Gli occhi pallidi di Lucius luccicarono. “Io non ho posto il
marchio su di lui, ma posso odorare su di lui una richiesta alfabetica su di
lui. Nessuno aveva il mio permesso per fare una cosa simile. Nessuno.” Ringhiò,
scoprendo le sue zanne. Amrys strofinò in maniera
sottomessa la sua faccia lungo il braccio nudo di Lucius.
“Lo richiederai? Cancellerai la richiesta precedente?” Chiese
a conferma Amrys, quando Lucius si fu
calmato. Se l’eliminazione del giovane fosse
stata presa in considerazione, non si sarebbe trovato nella stanza da bagno del
Feudo dei Malfoy. Lucius intendeva lasciar vivere il giovane.
“Si.” Lucius si alzò nuovamente e camminò dentro la piscina,
facendo alzare il vapore quando agitò l’acqua. Amrys aspettò finché non ricevette un cenno di permesso,
poi toltosi i pantaloni, entrò nell’acqua. Insieme, lavarono il giovane, che
non diede segno di reazione oltre ad un piccolo lamento
quando i suoi danni maggiori vennero lavati.
Lucius chinò la testa, sciacquando via i resti del sangue di
Potter dalla sua pelle. Si alzò, nel vapore, con lì’acqua
che scendeva come cascata dalla sua pelle pallida come gocce di cristallo. Il suo torace largo, profondo e forte, con capezzoli come monete
ovali pallide, che luccicavano sui suoi pettorali. Prese
Harry da Amrys, stando in piedi, permettendo al suo
secondo di far scorrere le mani su di lui, per lavarlo.
Poi portò Potter fuori dalla
piscina, i grandi muscoli che lavorano sotto la pelle color dell’avorio
vecchio. Posò Harry sopra una coperta di cotone, iniziando a trattare le molte
ferite. Marchi di artigli, denti. Ed
il marchio di un morso, alto sulla sua spalla. Quello che
aveva fatto del giovane un licantropo. Immettendo la
saliva profondamente in lui, mantenendo il morso finché il virus non era
entrato nella circolazione del sangue. Lucius misurò il morso con gli
occhi. Un grande gatto. Un morso grande come il suo.