Piccola
Shot facente parte della serie “Stagioni”. Questa e
le altre fic
di questa serie partecipano alla “The One Hundred
Prompt
Project”
rimandabile al banner
posto qua sotto.
Spero vi piaccia
Simphony
*°*
Raccolta
n.° 1 – Stagioni 03
Prompt
38 Primavera
05
Giugno 2004
(P.O.V.
Ohno)
Sono
passati sei
mesi da quando Nino si è praticamente dichiarato e io l'ho
praticamente rifiutato.
Sospiro.
Le prove
sono finite da almeno un'ora e da altrettanto tempo sono nella doccia
con il getto d'acqua fredda sulla testa.
Non
lo so. Forse
inconsciamente spero di prendere una broncopolmonite fulminante che
mi liberi da questo mondo.
Bussano
alla
porta.
«
Chi è? » borbotto senza spegnere l'acqua.
«
Emh... Riida, si può sapere che hai? »
E'
Sho.
«
Mi sto lavando. Non si vede? »
«
Ecco... Stanno chiudendo la palestra. Credo che vogliono che tu esca
da qua dentro e te ne vada a casa. »
«
Non ho finito di lavarmi. Non si vede? » ripeto mesto alzando
la
faccia verso il getto d'acqua.
«
Si... Riida, diciamo che hai abbondantemente
superato l'orario
di chiusura. Diciamo di almeno 2 ore. Hanno chiuso un occhio
perché
sei il leader degli Arashi, ma anche loro hanno una famiglia!
»
Sbuffo.
Chiudo
l'acqua, indosso l'accappatoio ed esco dalla doccia. Le luci sono
chiuse e le uniche anime che popolano questa palestra sono il
guardiano che mi fissa truce sulla soglia dello spogliatoio e Sho
seduto accanto alla mia borsa.
«
Ecco, adesso me ne vado. » borbotto seccato infilandomi i
pantaloni
e la maglietta. Infilo restio anche le scarpe, il giacchetto e la
borsa a tracolla.
Sho
rimane al mio
fianco senza dire nulla, fino a che non arrivo fuori dalla palestra.
Mi fermo sul marciapiede, a respirare l'aria fresca della notte,
nonostante sia quasi fine giugno.
Si
sta bene. Mi
piace l'estate, di notte, quando il caldo e l'afa si sono calmate e
quando si può finalmente respirare.
Mi
piace fare una
passeggiata per la Tokyo ancora brulicante di vita.
Eppure
sento che
nulla di tutto questo mi può importare.
Ogni istante
dell'ultimo incontro natalizio con Nino è impresso nella mia
testa a
fuoco, come un tatuaggio.
Sospiro.
Sho
dondola sui talloni e sulla punta dei piedi, poi mi guarda.
«
E' successo qualcosa con Nino, vero? » mi chiede, schietto.
Rimango
in
silenzio. Con che coraggio posso guardare Sho negli occhi e dirgli
che cosa ho fatto? Io stesso mi ritengo una persona abietta per
questo. Cosa potrà pensare di me lui?
«
Senti Satoshi. » inizia lui «
So che è successo qualcosa. Si vede lontano un chilometro. E
quando
vedi Nino... ecco, si capisce che avete discusso. »
Faccio
scivolare a
terra il borsone e mi siedo sul marciapiede. Lui mi imita.
«
Sho, io mi sono comportato male. A Natale lui... mi ha detto che
voleva stare con me. Che voleva qualcosa di più di quello
che
avevamo. » concludo a fatica.
«
Ma non è quello che volevi? Riida, a te piace da impazzire
Nino. »
esclama lui fissandomi a bocca aperta.
«
Si. » accenno una risata, con gli occhi lucidi «
Ma non potevo. Capisci? Non potevo rovinare la sua vita, non potevo
rovinare la vostra carriera, non potevo permettermi di andare contro
la casa discografica e i giudizi della gente. Non potevo accettare i
suoi sentimenti, nonostante... io lo ami più di qualsiasi
altra
cosa. »
Sputo
tutto in un
fiato i miei pensieri e con loro anche le lacrime iniziano a
scivolare lungo le guance.
«
Tu non sei tipo da preoccuparsi della gente, Riida. »
«
Se i piani alti avessero scoperto di me e lui, ci avrebbero cacciato
fuori. » sibilo guardandolo «
Non potrei sopportare una cosa del genere. Nino senza lavoro! E'
assurdo. » commento pianissimo, senza nemmeno avere il
coraggio di
parlare.
Sho
rimane in
silenzio, si porta la testa fra le mani, respirando profondamente,
come se gli mancasse anche a lui l'aria.
«
Riida, non so che dire. »
«
Per favore. Non dire nulla. Sono già abbastanza
giù senza sapere
che mi disprezzi. »
Sho
alza la testa
come se fosse stato punto da una vespa.
«
Ma che idee ti fai? Io non ti disprezzo. Hai fatto una scelta. L'hai
ponderata. Hai valutato i pro e i contro. E nonostante tutto, hai
fatto un buon ragionamento. Non potrei mai disprezzarti per una cosa
del genere. »
«
Meglio. Perché il disprezzo che provo verso me stesso
è già
sufficiente. »
«
Riida, hai più parlato con Nino? » mi chiede.
«
No. Non di quello che è successo a Natale, insomma come
potevo
parlargli? »
Sho
di ostina
nuovamente dietro una barriera di silenzio dopo la mia risposta. Mi
sento sulle spine come se dovessi dare un esame importante.
Nemmeno
prima di
un concerto sento l'ansia avvolgermi lo stomaco come se qualcuno
dovesse strapparmi le budella dal mio corpo.
«
Io penso che tu dovresti parlarci. Seriamente Riida. »
conclude
ignorando il mio tentativo di parola «
Non puoi continuare così. Alla fine non sarà la
tua relazione con
Nino a disturbare le attività del gruppo, ma il non averlo
fatto.
Sei sempre distratto, sbagli i passi, non canti bene. Risolvi questa
situazione. E risolvila nel migliore dei modi. »
Annuisco.
Non so
che dire. Probabilmente Sho ha ragione. Dovrei darmi una mossa e
avere il coraggio di andare da lui e parlargli.
Ma
cosa dirgli?
Come guardarlo negli occhi e spiegargli i miei gretti e
materialistici motivi? Di nuovo.
Sospiro.
Di nuovo.
«
Va bene. » dico solo alzandomi in piedi e spolverandomi i
pantaloni
«
Ci proverò. »
«
Devi farlo. » mi rimprovera Sho. Prendi le chiavi della sua
macchina
e le fissa a fondo.
«
Non hai più treni per tornare a casa. » mi guarda
e scuote la testa
«
Quand'è che ti decidi a prendere la patente? » non
attende una mia
risposta «
Dai, ti porto a casa. Salta su. »
*°*
Arriviamo
a casa
mia dopo poco tempo. Il traffico a quest'ora è moderatamente
sopportabile. Quasi inesistente se paragonato a quello che ci assilla
durante la giornata lavorativa.
Scendo
dalla
macchina, prendo il mio borsone e chiudo la portiera.
Guardo
Sho.
«
Grazie del passaggio. » mormoro «
A piedi non so quando sarei arrivato. »
«
Non farci l'abitudine. » scherza lui «
A domani Riida. Buonanotte. »
Accenno
un saluto
e lui parte di nuovo lungo la strada. Io entro nella mia solitaria
casa di Tokyo.
Getto
il borsone
fuori dal bagno e sbuffo.
A
volte odio
questo lavoro.
Cerco di
distrarmi. Sistemo la borsa, mi cambio, sistemo ancora i vestiti. Poi
mi getto sul letto, con la casa completamente al buio.
Chiudo
gli occhi,
sprofondo quasi subito nel sonno.
Spero solo sia un sonno senza
sogni.
*°*
Passa
quasi una
settimana.
La
domenica
mattina successiva al mio incontro con Sho mi decido ad andare a casa
di Nino per parlargli.
Non si può
più andare avanti a così. Dopo l'ultima
disastrosa registrazione
per il nostro talk show, ho capito che non posso fare altrimenti.
Raggiungo
casa sua
nel pomeriggio. Sono circa le quattro. Fa caldo per essere maggio. Un
caldo spaventosamente afoso.
A
maggio...
Primavera. Gli uccellini cinguettano, il sole splende alto nel cielo,
ogni essere vivente tenta di riprodursi con tentativi più o
meno
disastrosi e più o meno concludenti.
Odio
la primavera.
Tralasciando l'allergia, il fatto che ti ammali immancabilmente,
nemmeno fosse gennaio, e tralasciando anche il fatto che chiunque
sprizza ormoni come se fosse una una fabbrica del sesso, ti senti
disperatamente solo come un imbecille.
Giro
per la città
e le coppiette si abbracciano, si stringono, si baciano. A volte
vorrei spaccare il mondo in testa a qualcuno.
Decido
di lasciar
perdere i miei pensieri depressi ed entro in casa di Nino. La madre
mi saluta, tranquilla come al solito.
Le dico che
raggiungo il figlio e lei annuisce sorridendomi come al solito. Salgo
le scale a due a due, cercando di ignorare il mio cuore che batte
più
velocemente di quello che può permettersi.
Allungo
la mano
per afferrare la maniglia quando sento dei gemiti. Mi blocco.
Immobile,
come un
imbecille alla penombre del corridoio appena illuminato dal sole.
I
gemiti si fanno
leggermente più forti, sono seguiti da un
“Shhh” di
avvertimento.
«
Kazu... » mormora la voce in un bisbiglio appena udibile «
Kazu, io... »
«
Zitto. » sibila il proprietario di casa «
Mia madre potrebbe sentirci. »
Inghiotto,
mentre
il sudore mi cola lungo la fronte. Il mio respiro si fa più
affannoso, così come i gemiti provenienti dalla stanza si
fanno
ancora più forti.
Io
rimango
impietrito. Kazunari sta facendo sesso con un altro uomo.
E
non trovo né la
forza per allontanarmi, né il coraggio per entrare.
In
fondo, dopo
quello che gli ho detto, che diritto ho di entrare e pretendere che
lui non stia con qualcun'altro? Come posso pretendere che lui...
rimanga fermo sulla situazione di cinque mesi fa?
Com'è
il detto?
“Ogni lasciata è persa”
Bene,
evidentemente si addice del tutto a questa situazione.
Ero
comunque, alla
fine, riuscito a smuovere le gambe per andarmene in silenzio, quando
sua madre si affaccia sulla scala.
«
Oh – chan » esclama a voce alta sorridendomi «
Scendi a fare merenda. »
I
rumori
all'interno della stanza si interrompono brutalmente, si sente un
gemito di fastidio, bisbigli quasi terrorizzati, vestiti che si
agitano dietro la porta chiusa.
«
Grazie signora. » accenno un debole sorriso, lo stomaco
stretto in
una morta letale «
Ma stavo andando via. Ero passato solo per dieci minuti. »
Lei
sorride
ancora, china leggermente la testa e va via.
La
porta si apre
all'improvviso. Kazunari sembra sconvolto. Capelli arruffati, viso
arrossato, respiro affannato, mano arpionata intorno al bordo della
parte.
Non
la apre del
tutto. Il minimo spiraglio sindacabile per affacciarsi.
«
Riida. » saluta «
Cosa ci fai qua? »
«
Ero venuto per parlarti. » le parole escono lentamente dalla
mia
bocca «
Ma... diciamo che non volevo disturbarti nelle tue attività.
Me ne
stavo andando. Ma tua madre... mi ha chiamato nel momento sbagliato.
» sussurro cercando di essere il più disinvolto
possibile.
Senza
volerlo,
inizio a ridacchiare. Isterico. Stringo le mani a pugno, mentre le
risate si mescolano alle lacrime silenziose.
«
Scusa. » mormoro senza riuscire a respirare a causa delle
risate «
Sai, Sho ci era riuscito sai? A convincermi a venire qua. Penso che
quando gli dirò che stavi facendo sesso con qualcun'altro,
morirà
dalle risate. »
Kazunari
rimane in
silenzio. Io continuo a ridere, mentre continuo a piangere. Un
binomio insopportabile, specie davanti a lui.
«
Riida, io... »
«
No, non devi scusarti. » mi asciugo le lacrime «
Sai, è colpa mia. Cinque mesi fa ho pensato che sarei
riuscito ad
andare avanti, anche senza di te. E quindi non volevo rovinare la
carriera del gruppo. Ho pensato davvero che fosse la cosa migliore
per tutti se io e te non ci fossimo frequentati. E ho pensato davvero
che in questa situazioni sarei riuscito a mantenere un comportamento
formale. »
Stringo
la mano
sul petto. Fa male. Diamine se fa male.
«
Riida, davvero, io... »
Lui
non mi guarda.
Ha gli occhi rivolti a terra. Le sue nocche sono terribilmente
bianche.
«
Scusami. » dico solo «
Scusami per averti respinto. Scusami per tutto quanto il dolore che
ti ho causato. Spero che tu e la persona che origlia dietro la porta,
possiate essere felici. »
«
E' solo sesso. E lo sappiamo tutti e tre. » ringhia Kazunari
guardandomi «
Io ti amo. E nonostante quello che è successo a Natale,
continuo ad
amarti. »
Indica
dietro di
sé, senza aprire la porta. Gli trema il braccio e fa fatica
a
parlare.
«
Lui... Lui è solo... Lui è solo un... »
«
Sostituto. » conclude per lui una voce conosciuta. «
Un sostituto Riida. »
Kazunari
socchiude gli occhi. Io li spalanco.
E
quando Matsumoto
Jun appare sulla soglia, io rischio seriamente di morire.
*°*
Non
ricordo molto
di quel giorno. So solo che adesso sono in ospedale con un
sopracciglio rotto, una trauma cranico e l'impossibilità di
mangiare
cibi solidi per due mesi.
Non
che Jun stia
meglio. Anzi. Siamo alla pari. Quasi. Insomma. Lui può
mangiare
almeno.
Non lo avrei
mai detto. Ma lui picchia forte. Mingherlino e alla moda, non avrei
mai pensato che un suo pugno potesse farmi così male.
La
porta si apre.
E' Jun.
Dio,
che cosa
vuole da me adesso?
Si
siede sulla
sedia accanto a me.
«
Posso parlarti, Riida? » mi chiede piano. Annuisco. Che altro
potrei
fare con una garza che mi blocca la salivazione all'interno della
guancia e m'impedisce di parlare?
«
Riida, non volevo farti male. E' solo che in quel momento eri una
bestia inferocita. Ho avuto paura. Seriamente Riida.»
borbotta
imbarazzato.
Seccato
tolgo la
garza. Non dovrei. Ma chi se ne frega ormai.
«
Ti stavi scopando Kazunari. » ringhio «
Volevi una stretta di mano e un sigaro per il post - sesso? »
esclamo.
«
E' solo sesso. Solo una scopata. »
«
Non m'interessa. Vi ho sentiti. Tu... Tu.... Cazzo, Jun stavi...
»
non trovo le parole.
Di
nuovo ho le
lacrime agli occhi per la rabbia.
Jun
sospira di
nuovo. Si siede meglio, divarica leggermente le gambe e si appoggia
con i gomiti sulle cosce, prendendosi il volto fra le mani.
«
Nino era depresso dopo Natale. Stava veramente giù, a causa
di
quello che gli hai detto. Un giorno stava piangendo e io allora l'ho
abbracciato per consolarlo. Lui era disperato. Mi ha chiesto di
sostituirti, perché non poteva averti. » accenna
una risata triste
«
Mi ha chiesto se mentre facevamo sesso poteva chiamarmi Satoshi.
»
Lui
stringe le
mani sulle ginocchia. Io mi passo una mano sulla faccia.
«
Allora è cominciato tutto quanto. Lui aveva e ha tutt'ora un
desiderio incontrollabile per te. »
Rimango
in
silenzio. A lungo. Poi lo guardo. E' veramente a terra.
E
nonostante i
lividi in faccia, diciamo che mantiene il suo fascino.
«
Nemmeno io volevo farti così male. Non era mia intenzione.
Ma quando
ti ho visto, ho perso la ragione. Se fosse stato un estraneo, sesso o
amore che fosse, non avrei reagito così. Ma vedendo te... mi
sono
sentito tradito Jun. Ho rinunciato a Kazunari perché non
volevo
metterci nei guai con la casa discografico e tu ti scopi allegramente
Nino. Hai idea di come mi sia sentito? »
Lui
non risponde.
China la testa, senza dire nulla.
«
Mi dispiace Riida. Mi dispiace. »
«
Non fa niente. Ormai credo che io e Nino siamo diventati
definitivamente incompatibili. »
«
Per favore Riida. Davvero. Trova un modo per stare con lui. »
si
alza e si stiracchia, sospirando «
Ci vediamo alle prove Riida. Riprenditi. »
«
Ah, ma cosa diremo alla casa discografica? »
«
Tranquillo. Ho risolto tutto. Diciamo che sono piuttosto bravo a
recitare! » ridacchia, mi dà le spalle ed esce
dalla stanza.
Io
rimango da solo
con i miei pensieri. Non c'è altro da fare che prendere un
po' di
coraggio, andare da Nino e vedere cosa il destino ha in serbo per
noi.
Per
ora rimango
qua. Mentre il dolore alla testa diminuisce e il sopracciglio smette
di farmi male.
Socchiudo
gli
occhi. E qui mi addormento.
Fine
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