Gakutsuou è forse il mio
anime preferito. Il conte di Montecristo è di certo il mio
libro preferito.
È una storia che mi è
rimasta nel cuore e che mi ha emozionata come rare volte succede.
Piccola one shot su Franz,
personaggio che amo e che un po' mi somiglia.
Ho cercato di essere vaga, ma per
chi ancora non ha visto Gankutsuou, chi è all'inizio, o chi
lo vorrà vedere...contiene spoilers.
In un pomeriggio in campagna come tanti
altri, una calda giornata di quattro anni prima, il giovane Franz D'
Epinay, per la prima volta, riuscì a leggere con una certa
chiarezza dentro di sé.
Sdraiato sul prato, un filo d'erba fra
le labbra, stava di fianco ad un addormentato Albert De Morcef.
Era felice.
Sì, il ragazzo dormiva e lui lo
guardava come se fosse un tesoro.
Nulla di nuovo, in realtà. Erano
amici da così tanto tempo quei due, ormai.
Franz era sempre stato un ragazzino
calmo, maturo, una di quelle persone che pensa sempre due, tre volte
prima di agire. Albert tutto il contrario, invece. Così,
spesso, capitava che il primo, più che un amico, si ritrovasse
a fare da balia all'altro.
Tuttavia, in sua compagnia era felice,
sempre.
Erano soli. Il vento caldo scompigliava
la frangia del piccolo Albert, i raggi di sole gli illuminavano la
pelle, il viso sereno.
Fino a quell'istante, Franz aveva
sempre creduto che il suo affetto derivasse da questo. Che gli
bastasse compiacersi della serenità di Albert per stare bene a
sua volta.
Poi, all'improvviso, all'orizzonte, con
quel suo svolazzante vestito di pizzi bianchi, agitando la mano verso
di loro, comparve lei: Eugènie Danglars.
-Ho portato il pranzo!- Gridò
guardando gli amici con i suoi occhioni azzurri e il suo dolce
sorriso.
Albert si svegliò, di colpo. Le
corse incontro gridando il suo nome, poi le prese la mano e la
condusse fino a Franz.
L'espressione sul suo viso era la
stessa di prima, serena. Sì, ma era rivolta a lei.
il piccolo barone D'Epinay sentì una strana sensazione invadere
completamente, prepotentemente, il suo corpo.
Non era mai accaduto, prima. Eugènie
era loro amica d'infanzia, si conoscevano da sempre, le voleva molto
bene, eppure...quel giorno, vedere Albert stringerle la mano,
sorriderle...gli sembrò devastante.
Da qualche giorno, i Morcef e i
Danglars avevano concordato di promettere in matrimonio i loro
rispettivi eredi.
Quindi, come ovvia conclusione, Albert
ed Eugènie ora erano fidanzati, nonché promessi sposi.
Di solito, quei tre, restavano in
campagna a giocare fino a sera. Ma non quella volta.
Franz, inventando una scusa, si defilò
appena dopo qualche ora. Vederli assieme era diventato
insostenibile, per lui.
Cos'era la sensazione che gli opprimeva
il petto? E perché la provava? Perché adesso?
Si interrogò su queste domande
per diversi giorni e per diversi giorni rifiutò ogni invito di
uscita da parte dei due amici.
Per quanto dopo qualche tempo la
situazione gli potesse sembrare chiara, Franz non ebbe mai il
coraggio nemmeno di pensarla quella parola.
Quel sentimento.
Lui lo provava, per Albert, questo lo
sapeva, lo accettava, ma allo stesso tempo non voleva ammetterlo con se
stesso.
Franz, appunto, era sempre stato un
ragazzo riflessivo. Forse troppo.
Una volta che una cosa viene ammessa,
comporta delle conseguenze. Franz sapeva che se ciò fosse
accaduto, le conseguenze sarebbero potute essere solo spiacevoli. Sia
per lui, sia per Albert.
Loro erano amici, migliori amici!
Stavano così bene assieme come amici! Perché
rovinare tutto? Perché soffrire?
E poi, Eugènie era una ragazza
fantastica, le voleva bene, molto bene. Non poteva desiderare persona
migliore al fianco del suo Albert. Nessuno...
Già, nessuno...
Quel giorno, in campagna, un'altra cosa
gli fu chiara: non era vero che basta la felicità della
persona che si ritiene più importante per stare bene. No, non
era affatto vero.
Negli anni avvenire, Franz aveva
cercato in tutti i modi di reprimere i suoi sentimenti.
Per quanto riguardava Albert non
avrebbe potuto giurarci, ma era certo che per Eugènie, quello
con il giovane De Morcef non fosse semplicemente un fidanzamento di
convenienza fra le loro famiglie.
Era diventato il confidente più
intimo della ragazza. Le aveva sempre sorriso, non mancando mai di un
buon consiglio.
A differenza di Albert, Eugènie
era decisamente molto più matura e si poteva trattare
qualsiasi argomento, con lei.
In fondo... era contento per i suoi due
amici, vero? “Sì”, si rispondeva sempre quando si
poneva questa domanda, conscio che quello non fosse altro che
dell'auto-convincimento bello e buono.
Ma del resto, c'erano alternative?
Un sentimento che non può essere
ricambiato, non solo non può essere dichiarato, ma nemmeno
contemplato, se non si vuole soffrire.
Non voleva neanche immaginare cosa
sarebbe successo se solo avesse confessato a se stesso e ad Albert
che lui...lui...
Quindi aveva deciso che avrebbe
accettato ogni decisione dell'amico: incoraggiato se si fosse
innamorato, gli avrebbe dato consigli nelle sue eventuali storie,
consolato se rifiutato.
Giunti all'età di sedici anni,
sembrava procedere tutto bene, fra loro.
Franz aveva inibito così bene
ogni traccia del suo affetto speciale che
ormai quasi se ne era dimenticato. Inoltre era stato promesso in
sposo alla signorina Valentine Villefort.
Povero
illuso.
Andava
avanti con quella maschera sul viso, così spessa che neanche
lui poteva più vederci attraverso, ignaro del fatto che
l'unica cosa che spinge a stare vicino ad una persona che non ti
ricambia è la speranza che un giorno lo faccia.
Ma
questo, lui non lo avrebbe mai ammesso. Neanche lo sapeva, del resto.
Poi
arrivò quel giorno.
Albert
gli corse incontro, gli occhi blu scintillanti, in mano due biglietti
per la Luna.
Fin da
piccoli avevano sempre desiderato assistere al carnevale lunare, e
adesso, il generale De Morcef aveva regalato loro quella vacanza.
Con il
senno di poi, Franz non avrebbe mai accettato quei biglietti.
Ricordava
bene l'espressione del suo amico quando lo
vide.
Cosa
c'era nei suoi occhi? Ammirazione? Rispetto? Fiducia?
Di
sicuro c'era l'ingenuità che lo caratterizzava fin da quando
era bambino.
Ma ciò di altrettanto certo era
che quell'uomo, il Conte di Montecristo, non meritava né
ammirazione, né rispetto, tanto meno fiducia. Figuriamoci
il lusso dell'ingenuità.
Ma Albert, da quell'incontro sulla
luna, non vedeva che lui.
Quell'essere non era normale, era
losco, era pericoloso! Si approfittava di quel ragazzino, era ovvio.
Si approfittava di quei sentimenti che stavano crescendo nei suoi
confronti.
E il Conte lo sapeva. Sì, che
lo sapeva.
E Dio, quanto gli dava piacere
illuderlo a manipolarlo come una marionetta nel suo teatrino
perverso.
Franz tutto questo lo vedeva
perfettamente, a differenza di quello sciocco di Albert.
E fu allora che la sua maschera si
spezzò facendo tornare tutto a galla.
Aveva giurato che avrebbe incoraggiato
l'amore di Albert verso Eugènie, verso qualsiasi altra
persona, ma non con lui, non con quel Conte.
In tutti quegli anni aveva fatto di
tutto per non farlo soffrire, lo aveva fatto a sue spese, e mai e poi
mai avrebbe permesso che ciò avvenisse per mano di qualcun
altro.
Con tutte le persone che lo amavano
sinceramente intorno a lui, perché doveva decidere di donare
il cuore al Conte? Perché?
C'erano Eugènie...e anche Peppo
e...
Fu parlando con Maximilien Morrel che
Franz ufficializzò quello che realmente era da anni.
Maximilien era follemente innamorato di
quella che sarebbe dovuta essere la fidanzata di Franz, Valentine.
Ovviamente il procuratore Villefort non
avrebbe mai permesso la loro unione, dato che il ragazzo non era un
nobile.
Seduti ad un tavolo, conversando con un
bicchiere di vino davanti, Maximilien pronunciò quelle
fatidiche parole:-Anche voi soffrite per un amore impossibile?-
Franz sentì come se un'ovvia
verità gli venisse finalmente schiaffata in faccia.
Amore.
Amore.
Annuì, dentro di sé.
Era giunto il momento di pronunciare
quella parola.
Doveva proteggere la persona che amava
da quello che stava succedendo.
Dall'arrivo del Conte a Parigi era
stato un susseguirsi di strani, spiacevoli avvenimenti alle famiglie
più potenti della città. Prima Villefort, poi Danglars...
Non era un caso! Presto o tardi sarebbe
successo qualcosa anche ad Albert e ai suoi genitori!
Aveva cercato di avvertirlo, di dirgli
di stare lontano da quel Montecristo, ma l'unica cosa che aveva
ottenuto erano stati litigi.
Sapeva benissimo che Albert sperava con
tutto se stesso che quell'uomo...
questo perché ancora non
conosceva le sofferenze di un amore non corrisposto, diversamente da
lui.
Fu questione di giorni. Accadde.
La famiglia De Morcef diffamata davanti
tutta Parigi. Il generale Fernand De Morcef, o meglio, Fernand
Mondego, fu accusato di aver tradito il re del regno di Jannina,
alleato della Terra durante la guerra.
Era opera del Conte di Montecristo.
Ancora.
I Morcef erano diventati lo
zimbello dell'intera città.
Albert corse a piangere fra le braccia
di Franz come un bambino. Prevedibile.
-L'ho sfidato a duello!Il Conte, domani,
all'alba! Me la pagherà per ciò che ha fatto alla mia
famiglia.- Esordì, poi.
Franz sperò con tutto il suo
cuore di aver capito male. Sfidare a duello quel mostro significava
andare contro a morte certa.
-Ma la cosa che mi fa più
male...- Proseguì-E' che si è preso gioco dei miei
sentimenti!- Disse prima di fuggire in lacrime.
I suoi sentimenti...
“Perché?
Ti tratta così e tu torni da
lui!”
Il giorno dopo, data del duello,
sarebbe stato il sedicesimo compleanno di Albert.
Nella loro casa dei segreti, quella
notte, Albert dormiva profondamente, o meglio, Franz lo aveva fatto
dormire aggiungendo un piccolo "aiuto" al vino.
Lo guardò dormire sdraiato al
suo fianco, come quella volta di quattro anni prima, in campagna.
Il suo amico non avrebbe mai ricambiato
i suoi sentimenti, non avrebbe mai capito.
Lo sapeva. Lo aveva sempre saputo.
Eppure...
Finché c'è vita, c'è
speranza.
La speranza dà la vita.
Lui non avrebbe più avuto
speranze se Albert fosse morto in duello contro il Conte. E di
certo sarebbe morto.
Inoltre, anche le speranze della dolce
Eugènie sarebbero svanite nel nulla.
L'unica cosa che poteva fare, ormai,
era donare la sua speranza ad Albert. La speranza che a lui non era
stata concessa verso chi amava.
E con essa la sua vita.
Prese in mano la spada. L'alba era
quasi giunta.
Eugènie staccò le mani
dal pianoforte, soddisfatta.
Ignara di tutto, del duello e delle
tristi conseguenze, aveva suonato tutta la notte per terminare la
melodia che avrebbe voluto regalare al suo Albert.
Il risultato era perfetto!
Si stiracchiò, poi prese in mano
una lettera appoggiata precedentemente sullo strumento.
Era la lettera che Franz aveva chiesto
di consegnare al festeggiato al suo posto. Si vergognava, aveva
detto.
Eugènie sorrise, leggermente
triste.
-Chissà se avrai mai il coraggio
di dirgli ciò che senti, Franz.-
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