Senza
aspettarselo, a poco a poco,
scortandola e aiutandola nelle incombenze quotidiane, Ty si innamora di
quella giovane,
così devota al suo scopo, così determinata, con
una volontà incrollabile, così
sicura di sé, così genuina, così pura,
così diversa da tutte le ragazze di cui
si era vagamente infatuato nel XXI secolo. Un sentimento che fin
dall’inizio
gli sembra blasfemo sapendo chi e cosa lei rappresenta, eppure
inestinguibile e
innegabile. Lei non fa nulla per incoraggiarlo: porta i bei capelli
castano
chiari piuttosto corti per l’epoca, veste quasi sempre in
abiti maschili anche quando
si leva l’armatura, per non attrarre l’attenzione
degli uomini e proteggere la
sua purezza. Ciò nondimeno, Jeanne, accorgendosi dei
sentimenti di Ty, pur apprezzando
i modi gentili di quel giovane conte, deliziata da certi suoi imbarazzi
quando
la guardava e vedendolo così diverso dai nobili arroganti e
brutali ch’ella
conosceva, gli parla chiaramente: l’unico suo sposo
è il Signore per il momento,
aveva fatto voto di castità fino a quando a Dio fosse
piaciuto e gli spiega che
sarebbe stato Dio stesso a indicarle quando non sarebbe più
servita ai suoi
scopi e sarebbe quindi stata libera di dedicarsi ad un uomo. Prima del
successivo scontro di Les Tourelles, pur disperandosi perché
sapeva dai libri
di storia che non sarebbe mai accaduto, Ty riesce ad ottenere da lei
che quando
quel giorno arriverà, sarà lui
quell’uomo: un bacio quanto mai casto ma
infinitamente prezioso per entrambi, suggellerà il loro
patto segreto. Da quel
momento crescerà in Jeanne un lacerante tormento interiore
che la dividerà tra
il giuramento fatto a Dio e a Juliette di guidare l’esercito
francese alla
vittoria scacciando tutti gli inglesi e il desiderio crescente e
irresistibile
di abbandonare tutto e vivere il suo amore con Ty. Lei era solo una
ragazzina
di 17 anni, perché non poteva vivere come tutte le sue
coetanee?
Jeanne comunque
non perde tempo e riforma l'armata trascinando
con il suo esempio le truppe francesi e imponendo uno stile di vita
rigoroso:
fece allontanare le prostitute che seguivano l'esercito,
bandì ogni violenza o
saccheggio, vietò che i soldati bestemmiassero. Impose loro
di confessarsi e
fece riunire due volte al giorno, intorno al suo stendardo, l'esercito
in
preghiera. Il primo effetto fu quello di instaurare un rapporto di
reciproca
fiducia tra la popolazione civile ed i suoi difensori i quali, invece,
avevano
l'inveterata abitudine di tramutarsi da soldati in briganti quando non
erano
impegnati in azioni di guerra. Soldati e capitani,
contagiati dal carisma della giovane, dal sostegno del conte Thierry de
Ponthieu e dai suoi fedelissimi falchi d’argento come erano
conosciute le sue
milizie, sostenuti dalla popolazione di Orléans, si
preparano alla riscossa.
Ian nel
frattempo si allena ogni giorno, con feroce
determinazione. Temprato nel fisico e nella volontà dalla
vita severa cui si
era sottoposto nei molti mesi di soggiorno nel monastero di Saint
Michel, si
adatta velocemente alla nuova armatura a piastre personalizzata per la
sua
stazza e secondo le sue richieste e ad uno stile di combattimento
differente,
diventando in poco tempo uno dei più terribili guerrieri di
cui l’armata
francese dispone e guadagnandosi la stima assoluta dei falchi
d’argento, suoi
compagni d’arme.
Gli inglesi
intanto avevano accerchiato Orléans e avevano
occupato otto fortezze intorno alla città, dalle quali la
tenevano in scacco:
le Tourelles, le bastie degli Augustins, di Saint-Jean-le-Blanc (sulla
riva
meridionale della Loira), di Saint-Laurent, di Saint-Loup, le tre dette
"Londre",
"Rouen" e "Paris" (sulla riva settentrionale), ed infine di
Charlemagne (sull'isola omonima). Gli assediati erano tuttavia riusciti
a
tenere libera la porta di Bourgogne e quando Jeanne giunse sulla riva
meridionale, in sella ad un destriero bianco, di fronte al piccolo
borgo di Chécy,
il 29 aprile,
trovò ad attenderla il cosiddetto Bastardo
d'Orléans, comandante delle forze a
difesa dell’assedio.
Il comandante
francese la pregò di entrare in città per
quella via mentre i suoi uomini compivano manovre diversive, l'esercito
ed i
rifornimenti invece - necessari per sfamare la popolazione allo stremo
-
avrebbero atteso di poter essere traghettati attraverso il fiume non
appena il
vento fosse divenuto favorevole.
L'incontro tra
il comandante e la ragazza fu subito burrascoso;
dinanzi alla decisione di attendere che il vento girasse in modo da
consentire
l'ingresso dei rifornimenti e dei rinforzi, Jeanne, appena 17enne,
rimproverò
aspramente l'esperto uomo di guerra, sostenendo che suo compito sarebbe
stato solo
quello di condurre lei e l'esercito direttamente in battaglia, avrebbe
preso
lei le decisioni necessarie. Il Bastardo d'Orléans non ebbe
neppure tempo di
replicare poiché pressoché subito il vento
mutò direzione e divenne favorevole
al transito sulla Loira,
consentendo l'ingresso per via
d'acqua dei rifornimenti e dei rinforzi - circa 4000
uomini - che la ragazza aveva recato con sé.
Gli inglesi
erano ora guidati da Lord Glasdale dopo che il
precedente comandante, Thomas Montaigu conte di Salisbury, ferito
gravemente al
volto da alcuni detriti sollevati dal fuoco dell'artiglieria e ormai
morente,
era stato soffocato nel sonno dallo stesso Glasdale bramoso di prendere
subito per
sé il potere e avere via libera nel comandare
l’assedio col pugno di ferro e
disporre a suo piacimento dei prigionieri.
Nonostante la
veloce conquista di una delle
fortezze minori in mano agli inglesi, lo scontro decisivo sembrava
tuttavia dover
attendere ancora, quando un giorno gli informatori dei difensori
riportarono a
Ty la notizia che la notte del 7 maggio gli inglesi avrebbero ucciso,
nel
tentativo di fiaccare la morale degli assediati, proprio davanti agli
occhi dei
loro cari, tutti i prigionieri catturati. Le donne
“eretiche” sarebbero invece
bruciate vive sui roghi. Per Ty, Ian e Daniel è facile
convincere Jeanne della
necessità di sferrare l’attacco decisivo prima di
quel massacro. E così facendo
pianificano lo storico attacco a Les Tourelles.
Mattina del 7
maggio 1429, Orleans: iniziò l'attacco decisivo
agli inglesi, barricati dietro al portone fortificato de Les Tourelles,
secondo
il copione dell'assalto frontale in voga ai tempi. La stessa sera,
già ultimati
tutti i preparativi per i roghi, secondo i piani di Glasdale sarebbe
stato
consacrato al sacrificio di tutte le dame francesi che aveva catturato.
Inclusa
Isabeau.
In testa alla
formazione francese c’erano Ty e Ian. E
ovviamente lei. Sebbene non le fosse stata affidata formalmente nessuna
carica
militare, Jeanne era la figura centrale nelle armate francesi: vestita
da
soldato, impugnando spada e bandiera
bianca
con raffigurato Dio benedicente il fiordaliso
francese ed ai lati gli
Arcangeli Michele e Gabriele, si rivolse
così alle truppe
schierate: “Agite e Dio agirà! Gli uomini d'arme
si batteranno e Dio darà loro
la vittoria!” e pronunciando alla fine le famose parole
“Chi mi ama, mi
segua!”. Il piano elaborato da Ian prevedeva come prima cosa
di insidiare,
mediante alcune chiatte incendiate, gli archi del ponte, che servivano
in parte
come struttura muraria di base della fortezza. Quando Glasdale si
accorge di
Ty, l’uomo che lui sapeva di aver ucciso e gettato a marcire
nel fiume, di
fianco a Jeanne, in prima fila, senza elmo e con ben in evidenza i
colori del
Falco d’Argento, un superstizioso terrore si impadronisce di
lui, prima di
riprendere poco dopo il controllo di se stesso e gettarsi con folle
ferocia nel
combattimento.
Nel mezzo dello
scontro, Jeanne fu colpita come lei stessa
aveva predetto il giorno prima. Pur ferita da una freccia tra il collo
e la
scapola, non smette di combattere né cerca di farsi curare
sino al termine
delle ostilità, difesa con coraggio da Ty e tra le grida di
incitamento dei
suoi uomini che nel fatto straordinario videro la conferma del disegno
divino
che stava per compiersi: avrebbero vinto poiché era Dio a
volerlo.
Verso sera,
quando ormai il comandante francese si stava
preparando ad ordinare il disimpegno dallo scontro per il buio ormai
incombente,
Jeanne lo convinse a ritardare il proponimento, convinta a sua volta da
Ty e Ian
a trovare le forze necessarie per affrontare quella prova: Ian sapeva
dai libri
di storia che quella sera ci sarebbe stata la battaglia decisiva e non
voleva
dare tregua agli inglesi, che potevano impiegare quel tempo per mettere
in atto
il massacro dei prigionieri che avevano progettato.
Nel frattempo,
Glasdale, furibondo per le perdite subite e
per la paura irrazionale che attanagliava le sue truppe dinanzi agli
straordinari
comandanti dell’esercito nemico, decise che era il momento di
sferrare un duro
colpo al morale dei nemici e ordinò di portare
immediatamente tutti i
prigionieri e le donne ai roghi già allestiti.
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