Capitolo 1°: Chi se lo aspettava?
“Allora Stephen, qual è il
risultato della nostra follia?” chiese il capitano Jack
Aubrey, entrando nell’infermeria dopo la battaglia,
dove il dottore cercava disperatamente di curare i malati, troppo numerosi per
una sola persona.
“Nove morti e ventisette feriti”,
affermò il dottore, guardando verso il basso, mentre continuava a girare fra i
pazienti.
“Questa volta quella maledetta
nave ce l’ha fatta proprio grossa” continuò il
capitano “ci ha colti alla sprovvista, ma giuro che non ce ne sarà una
seconda”.
“Belle parole Jack, ma…potrei dare un’occhiata a quella ferita?”
“Quale ferita?”
“Quella che hai sulla tempia”.
Stephen esaminò il taglio del
capitano, un taglio veramente brutto, ma che non aveva
bisogno di particolari attenzioni, quando trovò una spina al suo interno, che
faceva aumentare la quantità di sangue che colava giù.
I due rimasero per un po’ a
parlare sui bilanci di quella fugace battaglia e sui danni che ne erano scaturiti, poi il dottore affermò di dover ritornare
a controllare i pazienti, perché potevano aver bisogno di lui.
Ritornando nella sua cabina, Jack
pensò che non potevano rimanere in mare a lungo, ma
dovevano piuttosto approdare al porto più vicino, per fare rifornimenti, e per
far riposare la ciurma, ormai stremata.
Jack si svegliò, aprì gli occhi
e, dopo essersi stirato un po’ sentì il maledetto rumore della campana che equivale a dire: “Nave che sta per attaccare”.
In un minuto
tutta la ciurma si alzò dai propri letti e, uscendo sguaiatamente sul
ponte, gli uomini iniziarono a dirigersi verso le proprie postazioni. Il signor
Pullings, non vedendo ancora arrivare il capitano, decise di prendere in mano
la situazione, che poteva diventare veramente insostenibile. In teoria, anche
il Signor Hollom avrebbe potuto azzardare una mossa del genere, ma per paura di
incontrare la collera del capitano, non mosse nemmeno un dito, come d’altronde
era solito fare.
Pochi secondi dopo, con passo
molto veloce, Jack salì sul ponte, sperando
ardentemente che non dovessero scontrarsi nuovamente con la nave che ieri gli
aveva impartito una bella lezione.
Ma purtroppo i suoi desideri
erano destinati a non avverarsi: infatti si ritrovò
davanti proprio il vascello che lo aveva attaccato la sera precedente.
In un momento paragonò la sua
nave, con quella che si trovava davanti a lui, una nave sicuramente francese,
che faceva parte dei vascelli di Napoleone Bonaparte.
Da anni ormai si combatteva la guerra francesi-inglesi e a Jack era stato ordinato di
seguire quella nave fino al Brasile, ma lui aveva superato già da molto gli
ordini.
Forse per punto preso, forse per
orgoglio o come diceva lui, per dovere, continuava a costeggiare quella
maledettissima nave.
In confronto, il vascello di Aubrey, era come una scialuppa:
oltre ad essere più piccolo e più vulnerabile dalle fiancate, possedeva la metà
dei cannoni e poteva navigare a velocità molto minore rispetto all’altra. Ma
Jack, nonostante l’opposizione di Stephen, pensava che una nave più svantaggiata
come la sua, se fosse stata comandata e capitanata correttamente, avrebbe
potuto dare del filo da torcere ad una meglio equipaggiata,
ma governata in malo modo.
Jack
lasciò da parte i propri pensieri, quello non era certamente il momento adatto
per fare delle considerazioni e, mentre si dirigeva verso la prua della nave,
sentì sul viso una leggera pioggia, accompagnata da qualche folata di vento.
“Accidenti, adesso ci si mette
anche il tempaccio” pensò malinconicamente il capitano.
Mentre attraversava la nave, si
accorse che i suoi uomini venivano comandati dal
signor Pullings: l’uomo aveva fatto una saggia decisione, prendendo in mano
quella situazione. Aveva polso, e questo era tutto ciò che la ciurma chiedeva.
Jack si
avvicinò al signor Pullings ed esclamò: “Ben lavoro Tom, ne terrò di conto”.
“Grazie, capitano” rispose
questo, abbassando leggermente la testa in segno di rispetto e avviandosi verso
la parte opposta della nave, per controllare che gli uomini fossero tutti
pronti.
Ormai avevano quasi raggiunto la
nave, e gli inglesi stavano per affiancarsi al vascello francese
quando questo sparò una palla di cannone. La battaglia era ricominciata.
Stephen, che era sottocoperta, si
sentì spezzare il fiato in gola: non aveva ancora finito di “risistemare” i
feriti dello scontro precedente, che già se ne trovava
degli altri. Ma ormai il dottore era abituato a questo genere di cose: dopo
dieci anni di servizio sotto Jack Aubrey, detto il
Fortunato, ne aveva viste di battaglie ed era pronto a
tenere anche i ritmi più veloci, per curare ogni paziente bisognoso di aiuto.
***
“Batteria di sinistra, FUOCO!!” tuonò il capitano Jack. Una raffica di cannonate partì
dalla nave inglese, in direzione di quella francese. Qualche palla di cannone
riuscì a scalfire i bordi della nave, ma la maggior parte non arrivò neppure a
destinazione. “Accidenti, siamo ancora troppo distanti” esclamò Jack “andate più in direzione sud-sudest”.
Il timoniere fece ciò che il
capitano aveva ordinato: afferrò saldamente il timone e si diresse verso la
rotta indicata. Il vento gonfiava maggiormente le vele, e la nave poteva
navigare più velocemente.
Ma,
accortisi delle manovre degli inglesi, i francesi cambiarono a loro volta
direzione, ottenendo il vento in loro favore.
Il signor Pullings lanciò un
grido di imprecazione: quella nave stava mettendo loro
i bastoni tra le ruote come c’era riuscita soltanto l’Horizon,
cinque anni fa. Anche quella guerra fu un’altalena di
vittorie: una volta vinceva l’una, un’altra volta, l’altra. La fine era arrivata quando Jack riuscì a spostare lo scontro davanti
alle scogliere di Dover: la sua patria, i posti che lui conosceva come le sue
tasche.
Il capitano fu preso da un
momento di collera e scagliò una forte pedata contro il bordo della nave, poi,
ricordandosi gli insegnamenti del suo vecchio maestro, ripetè
dentro di se: “Calmati Jack, è solo un caso, vedrai che riuscirai ad avere la meglio”.
La nave francese stava superando
velocemente quella inglese (La Surprise)
e Jack e la sua ciurma si trovavano nuovamente in una posizione di svantaggio.
Pullings si avvicinò al capitano
e, con aria perplessa, chiese: “Signore, cosa facciamo? Il vascello ci ha
fregato ancora una volta”.
Jack, completamente privo di idee, rispose: “Ad essere sincero, non lo so più nemmeno
io. Abbiamo provato tutto, ma senza risultato. L’unica cosa da fare, è
ripagarla della stessa moneta:”
“Vuole dire
che dovremmo passare sottovento e rifare tutte le manovre fatte dai francesi,
vero?” chiese Tom, capendo al volo ciò che il capitano voleva dire.
“Esattamente” rispose Jack a monosillabi.
***
“Dottore, mica è grave?” chiese
uno della ciurma, spaventato. Stephen esaminò con attenzione la ferita: ne aveva viste di peggiori, per esempio era molto più brutta
quella del ragazzo a cui aveva poi amputato il braccio; ma anche questa non era
da sottovalutare.
“Si calmi, ce ne sono di
peggiori, speri soltanto che non produca pus, sennò le va amputata la gamba”.
Il paziente rimase ammutolito, la
risposta lo aveva soddisfatto, ora non avrebbe dovuto
far altro che pregare che qualcuno lassù nel cielo, gli evitasse tutto ciò.
Stephen stava già ricucendo un
grosso taglio, provocato da una spada, con relativo paziente che soffriva per
il dolore provocato dall’ago.
***
Il signor Pullings tornò a
controllare i movimenti della ciurma, dicendo a tutti gli uomini di preparare i
cannoni: appena fossero stati un po’ più vicini,
avrebbero attaccato, cercando di sfondare il più possibile lo scafo della
fregata rivale.
Jack
impose al timoniere di cambiare la rotta per la seconda volta e poi si mise a
scrutare ogni singolo movimento della nave nemica, per essere pronto in
qualsiasi momento, a fronteggiare l’imminente pericolo.
Il piano di Jack sembrò
funzionare: avevano riacquistato velocità e erano
ormai alla stessa altezza dell’Acheron (la nave francese).Ma
i francesi non si fecero intimorire: cominciarono a lanciare molte palle di
cannone. Diverse riuscirono pure a sfondare lo scafo, l’acqua entrava dentro la
barca e già qualche persona si era precipitata sottocoperta per cercar di far
rimanere costante il livello di acqua presente
nell’imbarcazione.
Appesantita dall’acqua, la Surprise
rimaneva indietro alla Acheron per la centesima volta.
Improvvisamente Jack, che era
rimasto a contemplare per tutto il tempo i movimenti della nave rivale,
esclamò: “Cambio di programma: disponete tutto per l’arrembaggio”.
“Ma
signore, non…” cercò di protestare invano Tom.
“Niente ma, signor Pullings.
Questa è l’unica soluzione: se continuiamo lo scontro in questo modo, ci
rimettiamo lo scafo e la nostra pelle. Se invece ci
agganciamo al loro ponte, i loro cannoni funzioneranno ugualmente, ma i nostri
uomini potranno combattere e sterminare la nave nemica”.
“Come vuole, capitano” confermò Tom. Il sottoufficiale, pur non condividendo pienamente
l’idea di Jack, ma realizzando che forse poteva essere
l’unica via di scampo, ordinò ai marinai di non fregarsi di niente: appena
fossero saliti sull’Acheron, avrebbero dovuto uccidere qualsiasi cosa
ostacolasse il loro cammino e in seguito, avrebbero potuto razziare tutti gli
oggetti preziosi di cui la nave era a disposizione.
La mossa degli inglesi fu così
rapida che i francesi non ebbero nemmeno il tempo per accorgersene: in un
secondo si ritrovarono attaccati alla nave nemica, con
una marea di marinai che invadeva il loro ponte.
La ciurma della
Acheron non ci mise molto a capire che quello si trattava del classico
“arrembaggio”; così in un batter d’occhio, tutti gli uomini si armarono con
l’artiglieria che era rimasta e si prepararono ad un tremendo scontro frontale.
Se l’Acheron poteva superare la
Surprise in mare, per la forma
diversa e più moderna della nave, non poteva vantare però
la stessa cosa per quanto riguardava gli scontri corpo a corpo, poiché gli
inglesi avevano scelto tutti combattenti molto abili e temerari. Solo in questo
modo Jack poteva sperare di avere la meglio sulla
fregata di Napoleone, di annientare quella nave e quella maledetta ciurma una
volta per tutte.
Nello scontro faccia
a faccia, la maggior parte di marinai inglesi salì sul ponte della nave
nemica, per cercare di porre fine a quell’interminabile
inseguimento. Gli uomini della Surprise erano
accompagnati e capitanati dal Signor Pullings e ovviamente da Jack, che voleva
assolutamente scontrarsi con il capitano della Acheron.
No, non l’avrebbe ucciso subito,
come aveva fatto con molti altri, piuttosto l’avrebbe tenuto prigioniero, per
estorcergli qualche informazione in più sulle navi e tattiche francesi. Poi,
alla sua fine, ci avrebbe pensato dopo. Momentaneamente, quella era l’ultima
cosa al mondo che lo preoccupava.
Lo scontro si protrasse per
diverso tempo, ma nessuno sapeva dire con certezza quanti minuti erano
trascorsi dall’inizio della battaglia. Molti marinai, sia francesi che inglesi erano caduti nello scontro, ma gli inglesi
sembravano essere ancora nel pieno delle forze. Jack
era riuscito a scovare ciò che tanto desiderava: il capitano della fregata
nemica, e adesso stava combattendo contro di lui, per poi trascinarlo di forza
sulla sua nave e mettere in pratica tutto ciò che si era in precedenza
prefissato.
Ma
l’avversario gli stava dando dei seri problemi, da tanto tempo ormai non
sentiva più una persona che combatteva così risolutamente, una persona che
riusciva a tenergli testa per diverso tempo.
E tutte
quelle tattiche che avevano reso Jack uno dei capitani più famosi del mondo,
sembravano completamente inutili con quel capitano.
La leggiadria dell’avversario e
la sua eleganza, si notavano anche se aveva addosso un
mantello: eh si; un mantellone scuro, con tanto di
cappuccio, che gli copriva completamente il viso.
Jack, messo in difficoltà,esclamò: “Complimenti, era da tanto che non sentivo una
mano decisa come la vostra”.
Il capitano rispose, con una voce
che sembrò strana a Jack: “Grazie, peccato che io ne abbia
sentite diverse come la vostra, e devo dirle, che questo non mi sembra il
momento del sarcasmo”.
“Qualcosa dobbiamo pur dirci, fa
parte del gioco, no?” chiese sempre con un sorriso beffardo Jack.
“Come desidera, a me non fa
differenza” rispose il capitano francese “e comunque,
complimenti, avete un’ottima tattica, devo ammettere che la vostra ultima mossa
mi ha spiazzato”.
“Voi mi avete spiazzato prima,
sicché siamo pari, giusto?”
“Giusto” concordò il capitano
francese.
“Sembra proprio che i nostri
caratteri siano molto simili, potremmo andare perfettamente d’accordo”
“Si, se elimina
il fatto che combattiamo per due ragioni e persone completamente
diverse”.
“Se non
vi dispiace, come fate a vedere con quel cappuccio che vi copre la visuale?”
“Questione di abitudine
e di adattamento, era una cosa necessaria, ma non vorrei dire di più”.
Appena ebbe finito di parlare, il
capitano francese fu afferrato alle spalle da Tom e da altri due marinai, che lo
trascinarono di peso sulla Surprise, con i suoi
inutili tentativi di ribellione.
Il francese protestò del loro
comportamento incivile, ma dovette presto zittirsi, ripensando a tutte le cose
non giuste che erano accadute per mano sua.
Terminato il combattimento, anche
se dei superstiti erano fuggiti con delle scialuppe, il capitano Jack Aubrey ritenè di aver portato a
buon esito la battaglia e decise di vedere in faccia chi fosse
il suo rivale.
Diversi uomini si riunirono
intorno a Jack, che ormai era accanto al capitano
francese, legato ed imbavagliato dalla testa ai piedi.
Jack
aprì la sua mano e sollevò il cappuccio, dicendo: “Finalmente ho l’onore di
vedere chi sei, maledetto capitano”. Quale fu il suo stupore
quando si accorse chi si celava sotto quel lacero mantello….
TO BE CONTINUED