Questa
fic viene postata in un giorno speciale, il sedicesimo compleanno di
Julie, la mia migliore amica, colei a cui voglio un bene dell'anima.
Questa
è per te, amore mio, buon sedicesimo compleanno, ti auguro
tutto ciò che c'è di bello al mondo. Ti voglio bene ♥
Better
Today.
To
see your face, to hear your voice
And
oh, to touch you is a dream come true
So
I'm standing here, with my hand held out
knowing
that your love will never fade,
I
stand amazed without a doubt
"La
smetti di fissargli il sedere?" sbottò la mia compagna di
banco, mentre io ero intenta a fare l'ispezione completa dei boxer
del ragazzo che ascoltava la lezione davanti a me.
"Non
gli sto fissando il sedere!" ribattei scocciata volgendo la mia
attenzione a Maria Pia che continuava a squadrarmi con quel cipiglio
che tanto odiavo. Non mi piaceva che si facesse gli affari miei e
soprattutto che venisse a fare la santarellina, come se lei non
facesse di molto peggio col suo ragazzo. Anche se il tipo che mi
stava davanti non era il mio ragazzo.
"E
cos'è che stavi fissando con tanta insistenza?" mi
provocò la mia compagna di banco, con un sorrisino odioso.
Mandandola mentalmente a 'fanculo le rivolsi un sorriso acido.
"Controllavo
che non fossero gli stessi boxer di ieri" risposi risoluta,
prendendo una penna dal Borsellino. "Sai... Per vedere se si
lava" conclusi, complimentandomi con me stessa per la prontezza
ad inventate balle.
Maria
Pia mi fissò scocciata e fece per ribattere, quando il prof
richiamò la sua attenzione e lei fu costretta a girarsi verso
la cattedra e prendere appunti.
"Tanto
lo so che hai una cotta per lui" sentenziò l'antipatica
col capo fisso sul quaderno.
"Stai
farneticando" risposi, col cuore in gola. Okay, stavo mentendo e
lo sapevo benissimo, ma non potevo mica dare a quell'arpia la
soddisfazione di avermi messa in imbarazzo! Mi ero innamorata di
Giuseppe Ferri il quattordici settembre duemilaotto, nell'esatto
momento in cui lo avevo guardato tra la folla della 1 B del liceo
scientifico Einstein. Aveva i capelli scuri tendenti al mogano tutti
sparati in aria, gli occhi verdi e la pelle abbronzata dall'estate
appena trascorsa. Rimasi a fissarlo imbambolato per una decina buona
di minuti, ignorando le ragazze che venivano a presentarsi e i
ragazzi che facevano gli scemi. Non dimenticherò mai la prima
volta che mi rivolse la parola, con quell'accento strano di chi
veniva da un'altra città e con quel sorriso che la notte non
mi fa dormire. Rimasi come una stupida a sorridere, mentre lui
attendeva che io rispondessi alla domanda che mi aveva fatto. Inutile
dire che ancora adesso non ho idea di cosa mi abbia domandato, anche
se ricordo troppo bene il sorriso incuriosito che mi aveva rivolto.
Ma dettagli, erano passati quasi tre anni e nel frattempo eravamo
diventati grandi amici. Soltanto...
In
silenzio ma con uno strano sorrisetto continuai ad ascoltare quello
che il prof diceva, fino a quando la campanella non prese a suonare,
decretando la fine della giornata. Con calma misi in ordine la poca
roba che avevo sul banco e la riposi nella borsa, afferrai occhiali
da sole, il giacchino e mi incamminai verso l'uscita.
D'un
tratto sentii una mano stringersi intorno al mio polso. Mi guardai
intorno, ero nel corridoio semi deserto e sapevo con certezza che
tutte le persone che conoscevo erano uscite nel cortile e sicuramente
mi stavano anche aspettando. La mano che mi teneva ferma mi scosse e
mi ritrovai petto a petto con Lui. Ora, il perché fosse ancora
a scuola dopo l'orario, lui che era sempre il primo ad andare via, mi
era del tutto ignoto. Rimasi un attimo sconcertata dalla bellezza dei
suoi occhi e dalla loro intensità. Mi guardava quasi volesse
mangiarmi ed è normale capire che la cosa non mi dispiacesse
affatto.
And
I wanna hear your voice, in the morning when I rise
[…]
Will you love me, teach me, don't leave me I pray
And
when I, and I'm thinking of the times
"Giuseppe
cosa..." cominciai a dire non appena ricordai di poter pensare,
parlare... Respirare.
"Vieni
con me" rispose invece lui semplicemente, facendomi mancare un
colpo al cuore. Quante volte avevo sognato che mi dicesse queste
parole? Vabbè, senza parlare della conclusione di noi due che
ci rotoliamo da qualche parte e... Stavamo dicendo... Come in coma mi
ritrovai ad annuire e sempre con la mano nella sua lo seguii molto
docilmente, mentre insieme uscivamo dall'edificio ormai vuoto e vi
ritrovavamo nel cortile dell'edificio, dove i miei due migliori amici
mi aspettavano chiacchierando tra di loro. Chiara, che frequentava il
liceo classico oltre alla strada, subito mi vide e mi fece una
linguaccia, alzando il pollice come ad incoraggiarmi. Il mio migliore
amico invece, di spalle, si girò e fece il suo migliore
sorriso, di quelli che faceva quando voleva conquistare una delle sue
prede. Intanto Giuseppe aveva intrecciato le dita della sua mano con
le mie, che ancora non capivo nulla. Stavamo andando nel parcheggio
della scuola, dove stava la sua moto. Scombussolata indossai il casco
che mi porgeva senza fare storie sui capelli e in fretta ci avviammo.
Ero stretta alla sua schiena, sentivo il suo profumo invadermi le
narici e la sua voce che mi diceva di stringermi forte, come se non
lo stessi già facendo, poi! Viaggiammo per una buona mezz'ora,
che passò in un lampo. Una parte del mio cervello mi urlava
che i miei genitori si sarebbero spaventati, come anche i miei amici,
ma misi a tacere quella vocina in un secondo, quando scesi dal mezzo
e mi trovai di fronte al magnifico posto in cui mi aveva portata.
C'era un lago circondato da una staccionata, alcune panchine di legno
intorno e piccole botteghe che a causa della stagione fredda erano
chiuse. Il lago era freddo e tranquillo, l'aria molto rilassata.
Giuseppe mise il motorino in un angolo e mi afferrò la mano.
Your hands in mine,
together we will stay You made me better today Better than I
was before And now my heart can rest and I will search no more You
made me better today, today, today
"Sei
un mostro con quei capelli!" mi sbeffeggiò, facendo presa
sul mio punto più debole. Gli feci una linguaccia e cominciai
a camminare davanti, fingendomi offesa.
"Ma
vedi un po' questo! Mi rapisci e mi porti in un posto sconosciuto e
poi mi sfotti anche?" cominciai a ciarlare facendo la finta
offesa. Giuseppe mi raggiunse in un istante e mi prese una mano,
facendomi voltare verso di lui.
"Smettila"
sussurrai contro il suo petto.
"Di
fare cosa?" mi chiese allora lui abbastanza stranito. Rimasi un
secondo in silenzio, prima di riprendere a parlare.
"Smettila
di illudermi" sussurrai ancora. Gli occhi verdi del ragazzo che
mi stava davanti divennero improvvisamente attenti, scrutandomi
attentamente.
"Non
ti ho mai illusa, Giulia" furono le sue parole dopo un tempo che
mi parve lunghissimo. Alzai la testa verso il io viso, rimanendo
abbagliata come sempre dalla bellezza dei suoi occhi. "Ti prego
ascoltami" disse poi mentre giravo la testa verso il lago, dove
un uccello si era appena poggiato su un masso e si riposava.
"Ti
amo" mi disse soltanto guardandomi con quegli incredibili occhi,
che mi fecero imbambolare come al solito. "Ti amo dal primo
giorno, da quando ti ho vista in classe mentre chiacchieravi con
quelle ragazze" cominciò a confessare, pieno di
imbarazzo. "Ti amo quando sorridi, quando fai le battute in
classe, quando ti distrai e quando arrossisci. Ti amo e non me ne
sono mai reso conto e capisco se tu adesso mi manderai al diavolo e
poi non potrò più guardarti in faccia e..."
cominciò a farneticare. Intanto io lo guardavo sbalordita, gli
occhi che quasi non riuscivano a contenere le lacrime e il cuore che
mi usciva dal petto.
"Perché
piangi?" mi chiese interrompendosi, quando notò le
lacrime sul mio viso "Mi dispiace, non volevo farti piang..."
cominciò a dire. In quel momento presi la mia decisione. Senza
pensarci mi avventai sulle sue labbra zittendolo, coronando quello
che era stato il mio sogno per tanto tempo.
"Ti
amo anch'io" risposi soltanto, sorridendo e ricambiando
l'abbraccio che mi avvolgeva.
"Giulia?"
mi chiamò Giuseppe dopo qualche minuto, interrompendo
l'ennesimo bacio. "Cosa c'è?" chiesi dividendo di
malavoglia i nostri visi. "Buon compleanno" mi sorrise,
riunendo le labbra alle mie. Era il 13 ottobre. Il giorno del mio
sedicesimo compleanno.
I stand proclaimed, true
love is here to stay I stand proclaimed, forever starts
today Today... You made me better today Than I was
before And now my heart can rest and I will search no more Cuz
you made me better today, than I was before And now my heart can
rest And I will search no more You made me better
today Today... Made me better today
(Better
Today; Coffey Anderson)
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