[IasonxRiki] Another Opportunity To Love You
Another
Opportunity to Love You
«Puoi
cancellare qualcuno dalla tua mente...»
Il buio si estende a vista d’occhio, su una
città che dall’altro sembra un’immensa
galassia costellata da luci colorate.
È una notte normalissima.
Fa freddo al di fuori dell’automobile.
Nell’abitacolo il riscaldamento è impostato sul
minimo.
I piedi appoggiati sul cruscotto, una sigaretta quasi finita tra le
dita, e l’odore del fumo nelle narici.
Quella mattina si era svegliato con lo spiacevole presentimento di
essersi dimenticato qualcosa di importantissimo.
Quella sensazione aveva continuato a pesargli sul petto per tutta la
giornata, dandogli uno strano senso di malessere.
Aveva
vissuto i primi vent’anni della sua vita fumando sigarette di
una marca
infima, facendo lavoretti illegali nella periferia della metropoli su
cui in quel momento aveva lo sguardo e vagabondando qua e là
con i suoi
compagni.
Era stato tutto troppo insignificante per dargli qualche motivo di
stima.
Spegne
la sigaretta nel portacenere dell’auto, aprendo il finestrino
per far
uscire la fastidiosa cappa di fumo formatasi nell’abitacolo.
Da fuori entra una piacevole brezza notturna che lo sveglia
dall’assopimento che lo aveva colto.
Attirato
dal panorama che si può gustare dall’altura su cui
era salito, esce
dall’auto calciando la portiera con una spinta del piede.
Quel
pomeriggio aveva vagato per i viali della capitale senza una meta
precisa. Vi era gente che andava e veniva, alcuni mangiavano dolci
caldi, altri si stringevano nei cappotti per proteggersi dal vento,
altri ancora camminavano rasenti alle vetrine fermandosi ogni volta che
vedevano qualche vestito od oggetto carino.
Tutti vivevano la loro vita così come lui viveva la sua,
eppure vi era qualcosa che lo distingueva da tutti quegli individui.
Il punto è che non riusciva ancora a capire cosa.
Non erano i soldi. Non era un lavoro stabile.
Non la convinzione che il mondo fosse un bel posto.
No, non era nulla di tutto ciò.
Il panorama è davvero strabiliante.
È
una serata così limpida che può quasi scorgere le
montagne illuminate
dalle luci della città alle spalle della metropoli stessa.
Da essa si alzano solo rumori di auto di quelli che non hanno
intenzione di rientrare a casa prima dell’alba.
Lui stesso è uno di quelli.
Si siede sul cofano dell’auto, poggiando la schiena al
parabrezza, le braccia a far da cuscino dietro al capo.
Dentro alla giacchetta di pelle, il freddo penetrava fino a farlo
rabbrividire.
Proprio mentre era perso in quei pensieri, era andato a sbattere contro
qualcuno.
Non
aveva subito alzato lo sguardo, perché era rimasto un
po’ scosso
dall’improvviso scontro, ma in pochi secondi si era ritrovato
ad
osservare con il suo sguardo color ossidiana gli occhi azzurri
dell’uomo di fronte a lui.
Si innalzava almeno venti centimetri
oltre la sua testa, portava i lunghi capelli biondi sulla schiena,
liberi di ondeggiare al vento. Il taglio dei suoi occhi era allungata e
sottile, le iridi erano piccole ma risplendevano del riflesso delle
luci esterne come fossero gocce d’ acqua dolce.
«Chiedo scusa.»
Il viso, il corpo, la voce.
Qualcosa dentro la sua mente sussurrava. Una frase così
flebile da non riuscire nemmeno a comprenderla.
«Non è nulla.»
L’uomo
aveva così continuato il suo cammino, superandolo con pochi
passi. Il
ragazzo si era girato di scatto, guardando la schiena del biondo
allontanarsi piano da lui.
Il vento portò a lui il dolce odore di shampoo
dell’uomo, risvegliando in lui nuovamente quello strano senso
di… nostalgia?
«Mi scusi…» Lo aveva chiamato senza
pensarci, facendolo girare. «Potrei sbagliarmi, ma
non è che ci siamo già visti prima?»
Le labbra del biondo si distesero in un piccolo sorriso.
«Chissà.»
Aveva risposto.
E se n’era andato.
Persa la cognizione del tempo, il ragazzo apre gli occhi: ormai il sole
fa capolino da dietro alle montagne di fronte a lui.
Per quanto tempo si era assopito?
Non lo sa.
«Le brutte abitudini non le perdi mai, Riki.»
Mentre
un brivido gli scuote la schiene, il moro vuole credere sia per il
freddo. Si gira verso destra, trovandosi accanto l’uomo dai
capelli
biondi.
Riki.
Indimenticabile il modo in cui lo chiama.
Eppure ancora non sa chi è. Non sa come né
perché. Non sa nulla.
Se non un nome perso nella memoria e nel tempo.
«Iason.»
L’uomo sorride.
Si siede sul cofano accanto al moro, guardando con lui l’alba.
Iason ha avuto l’opportunità di ricominciare.
Non rovinerà tutto un’altra volta.
Una seconda possibilità era stata donata loro dal destino.
L’opportunità che Iason non aveva mai
avuto di
poter amare Riki, libero da ogni costrizione.
Quell'occasione che, nella sua vecchia vita, aveva pregato tanto
insistentemente per ricevere,
nasceva in quel momento davanti ai loro occhi sotto
forma di una nuova alba, non ornata dal bagliore di un'inesorabile
esplosione.
Era quello il simbolo del loro nuovo inizio.
«...Farlo
uscire dal tuo cuore è un’altra faccenda»
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