Un Gigolò In Affitto

di Doll_
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Un Gigolò in Affitto

PROLOGO

 

Mi ero davvero stancata. Le mie amiche non facevano altro che ripetermelo, eppure io continuavo a non ascoltarle. Per loro non era un'esperienza nuova ma era sicuramente eccitante, proprio per questo anche solo parlarne le elettrizzava. Peccato che andavano a raccontare proprio a me tutti i particolari piccanti.
Sì, avete capito bene. Nessun doppio senso: era ciò che era. Sesso.
Almeno la maggior parte delle studentesse dell'istituto e, quindi, ogni mia singola compagna di classe aveva anche solo sperimentato determinate “coccole” con i propri ragazzi e non.
Persino la mia migliore amica Cristina, solo pochi giorni prima mi aveva rivelato l'impossibile: aveva perso la verginità con il suo ragazzo Simone, con il quale era fidanzata solo da un mese. Incredibile. Inutile quindi dire che alla notizia la mia mascella aveva letteralmente toccato terra, diventando un porto per le mosche.
In quel momento, invece, mi trovavo in aula, due ore di buco poiché la prof di italiano era assente, circondata da almeno sei ragazze che non smettevano un attimo di dettagliare i loro rapporti sotto le lenzuola con i rispettivi ragazzi o con le loro fiamme. Io le guardavo sconcertata, non per i termini decisamente poco fini, ma per la consapevolezza di essere ormai l'unica a non averlo ancora fatto. Nemmeno una coccola. Nemmeno uno sfioramento. Ero arrivata al massimo, al bacio. Non che mi pesasse che tutte mi reputassero ormai una suora oppure, ancora peggio, una lesbica solo perchè erano anni che non uscivo con nessuno e che ancora non avevo fatto le loro “cose”. M'infastidiva, più che altro, la situazione. Tutte le mie amiche eccitate, provate da sensazioni travolgenti, innamorate, appassionate... Ecco, era questo che invidiavo loro. La passione. Il rischio. I brividi. Il contatto. La presenza di qualcuno al loro fianco.
Mi pesava anche la solitudine che la mia zitellagine comportava. Una situazione a dir poco scomoda. Volevo far vedere a tutte le mie compagne di cosa fossi in grado e, dopo la scuola, quello stesso pomeriggio, ne parlai con la mia amica plurimiliardaria: Cristina.
Ancora non ci credo che non sei mai stata a letto con nessuno.” Sospirò guardando un punto indefinito dietro di me, persa nei suoi pensieri.
Ehi, terra chiama Cris! Mi senti? Non m'interessa che io sia ancora vergine, ma che le altre continuino a ricordarmelo. Tutto qui.” Scrollai le spalle come se stessi spiegando una cosa elementare.
E cosa vorresti fare?” Chiese lei con nochalange.
Cosa vorrei fare? Ma nulla, ovvio. Non posso fare nulla. Più che altro vorrei che le altre iniziassero a vedermi in modo diverso.” Sbuffai sconfitta.
E tu pensi che non si possa realizzare questo tuo desiderio?” Inarcò il sopracciglio, sorridendo come una che la sa lunga.
E cosa potrei fare? Pagare un povero disgraziato purchè si finga il mio fidanzato per far credere a tutte quelle dell'Istituto che non sono un'asessuata o una lesbica, come pensano?” Ripresi fiato dato che non feci neanche una pausa fra una parola e l'altra, respirando, agitata e frustrata com'ero.
Cris alzò lo sguardo incrociando il mio e le sue labbra si dischiusero, sfoderando un sorriso a 230 watt, malizioso e maledettamente determinato; tanto che mi fece accapponare la pelle.
E perchè no?”

 





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