Fandom: Harry
Potter.
Pairing: Albus/Gellert.
Rating: Pg-13.
Genere: Introspettivo, Romantico.
Warning: Drabble, Missing Moment, Pre-Slash.
Words: 100 (ognugna).
Summary: Una raccolta di drabble,
ognuna riferita ad uno specifico paragrafo di “Harry
Potter e i Doni della Morte”, edizione Salani.
Note: Per l’October Fest
di grindeldore_ita
o/ la terza drabble è scritta sul prompt Arancione – Stupeficium
della Ragenbogen Challenge di grindedore_ita
(la mia tabella: QUI).
DISCLAIMER:
Non mi appartengono… bla-bla-bla….
Non ci guadagno niente… bla-bla-bla…
Quello che il settimo libro (non) dice
[Capitolo 11 – La Mazzetta, pagina 202] La foto che ritrae la
famiglia Silente:
La foto è posata sulla mensola del camino, l’unica che
ritrae tutta la famiglia Silente. La prendi tra le mani, scrutandolo con
attenzione: Albus e Aberforth
si somigliano molto, soprattutto perché il primo non porta ancora gli occhiali,
ma le sue dita macchiate d’inchiostro e le ginocchia sbucciate del più piccolo
indicano, già da quella tenera età, le loro differenze caratteriali.
Lo sguardo brillante di Percival è
identico a quello del suo primogenito, così come il naso dritto di Kendra. La piccola Ariana è uno scricciolo tra le braccia
della madre.
Il ritratto di una famiglia felice, distrutta dall’ignoranza
babbana.
[Capitolo 13 – La commissione per il censimento
dei Nati Babbani,
pagina 236] La foto che ritrae Albus e Gellert felicemente abbracciati:
Quando la signora Bath ha preso la
macchina fotografica, proponendovi di immortalare quel momento, ti sei sentito
mortalmente imbarazzato. Inadeguato accanto alla fulgida bellezza di Gellert, nei tuoi abiti poveri
e lisi. Ma lui non ti ha lasciato il tempo per
rifiutare.
Ti ha trascinato in giardino, sotto il brillante sole estivo
e, malgrado tutte le tue rimostranze, vi è bastato guardarvi negli occhi per
scoppiare a ridere, senza nessun motivo apparente – solo perché stare insieme vi rende felici – sostenendovi l’uno a l’altro per
non cadere.
Il “click”
sommesso ti è completamente sfuggito, la sua risata ti riempiva le orecchie.
[Capitolo 14 – Il Ladro, pagine da 260 a
261] Gellert ruba la bacchetta a Gregorovick:
Arrampicarsi fino alla finestra dello studio di Gregorovick è stato fin troppo facile. Hai spiato i suoi
movimenti per giorni e sai che lascia sempre la bacchetta sul tavolo da lavoro,
prima di scendere a cena. Ed eccola, la Stecca della Morte finalmente nelle tue mani!
La luce di una lampada ti sorprende, ma basta uno Schiantesimo per sconfiggere il fabbricante e rendere tuo quel Dono.
Ti lasci cadere nel vuoto, folle di felicità. Il primo passo
del vostro piano è compiuto e presto anche Albus
capirà che quello è il vostro Destino e tornerà da te. Ne sei certo.
[Capitolo 18 – Vita e menzogne di Albus Silente, pagina
330] La lettera di Albus a Gellert:
Un gufo picchietta alla tua finestra, lo riconosci subito, è
quello della famiglia Silente.
Albus ha lasciato la tua camera
meno di un quarto d’ora fa e deve averti scritto non appena arrivato a casa.
Sei certo che abbia continuato a rimuginare sulla vostra ultima discussione per
tutto il tragitto e ti abbia scritto per continuare a parlare, seppur da
lontano.
“Ma non me ne dolgo,
perché se non fossi stato espulso non ci saremo mai
incontrati”.
Dopo aver letto le sue parole conclusive, la voglia di
correre da lui si fa tanto intensa che quasi salti giù dal letto.
[Capitolo 23 – Villa Malfoy, pagina 419, poi da 420 a 421, 432, 435] La morte
di Gellert per mano di Voldemort:
Quando l’Avada Kedavra
ti colpisce, tutto ciò che senti è sollievo.
Ciò che percepisci subito dopo, sono delle dita sottili ravviarti i capelli e la luce del
sole – oh, credevi di aver dimenticato quella semplice sensazione! – scaldarti
il viso.
Apri gli occhi pigramente, incontrando due
iridi blu semicelata da un paio di occhiali a mezzaluna incapaci di
attenuarne la bellezza. Lunghe ciocche bianche, simili alle tue, ti sfiorano il
viso, eppure non ti appartengono. Le fronde del vostro albero vi accolgono come un abbraccio.
Sospiri. È finita,
comprendi e il sorriso di Albus è l’unica
rassicurazione di cui hai bisogno.
[Capitolo 28 – Lo specchio Mancante, pagine da 512 a 523] Dal racconto di Aberforth sulla storia della sua famiglia:
Aberforth è un idiota. Perché non
riesce a capire? Tutto ciò che state progettando è per
il bene di Ariana, soprattutto per il
SUO bene!
«Non sei capace di occupartene. Sei
un egoista, pensi solo a te stesso e a lui» ti accusa, indicando Gellert. «Vattene
pure, mi occuperò io di lei» conclude con arroganza e
non si rende nemmeno conto di come le sue parole ti spacchino il cuore.
Ma qualcun altro si, e lui non è
capace di vederti soffrire.
«Crucio»
pronuncia freddamente Gellert e tuo fratello crolla a
terra urlando.
Ti frapponi fra loro, poi arriva Ariana…
[Capitolo 35 – King’s
Cross, pagina 661] Harry e Albus nella dimensione onirica di King’s
Cross:
Ogni ricordo è una fitta dolorosa, mentre racconti ad Harry della tua giovinezza: i sorrisi di Gellert, la vostra arroganza, le esigenze di Ariana, la
rabbia di Aberfoth, la morte di vostra sorella. Li amavi, tutti, e li
hai persi uno dopo l’altra.
Nuove stille ti scorrono sul viso quando il tuo allievo ti
racconta che Grindelwald ha mentito a Voldemort, e speri davvero che si fosse pentito, che quello
fosse il suo modo per espiare.
«… o forse che
violasse la sua tomba?»* suggerisce Harry, e ti vergogni maggiormente
quando il tuo sciocco cuore sussulta e manca un battito.
FINE.
*Ho riportato la frase di Harry esattamente com’è nel
settimo libro, ma in quel punto lui sta completando una frase di Silente, il
quale dice appunto che sembra che Grindelwald, nei
suoi ultimi anni di vita, si fosse pentito e mentire a Voldemort
era forse il suo modo per espiare.
Potter, invece, suggerisce che Gellert l’abbia fatto
per impedire al Signore Oscure di profanare la tomba
di Albus.