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Ti voglio sentire
Chariton aveva sentito parlare spesso delle lamie, terribili creature
figlie
della regina Lamia, maledetta da Era.
Si diceva apparissero splendide alla vista degli uomini, delle
autentiche dee
in terra. Ingannavano
gli uomini con il loro bel corpo, li sfinivano e poi ne divoravano la
carne ed
il sangue.
Solo le donne rimanevano immuni ai loro poteri, e circolavano voci
terribili
riguardo ad una giovane madre che aveva visto i suoi figli divorati da
una
lamia.
-La sua pelle è marcia come le nefandezze che compie, e il
suo corpo è solo in
parte umano…-, anche Chariton aveva sentito la voce spezzata
di quella donna
raccontare come le lamie, al posto delle gambe, avessero una lunga coda
di
serpente.
-Insaziabile è la sua fame, terribile la sventura che
porta…-
Aveva avuto l’impressione di sentire la voce della donna
echeggiare nella testa
mentre s’inoltrava nella foresta vicino casa.
Era un luogo sacro ad Era, e come ogni anno doveva
essere effettuato il
sacrificio rituale per invocare la benevolenza della grande sposa di
Zeus;
quell’anno era stato scelto lui, con sua sorpresa. Dall’aspetto
comune e senza particolari doti, era solo il figlio di un pescatore. Eppure,
era
stato Chariton ad essere stato scelto tra tutti gli abitanti del paese.
Impegnato a trasportare il capretto candido sulle spalle, Chariton si
dimenticò
velocemente delle parole della donna. Più andava nel fitto
della foresta, più
sentiva il caldo, il peso del capretto e la scomodità del
pugnale appeso alla
cintola, che aveva portato per sicurezza. Girava
pur
sempre una lamia in quel territorio…
Giunse all’altare dopo più di un’ora di
cammino, stremato.
Poggiò il capretto sulla lastra di pietra sacrificale e lo
sgozzò, lasciando
scorrere il sangue caldo.
Avrebbe dovuto accompagnare il tutto con salmodie speciali gridate ad
alta
voce, ma il caldo gli aveva seccato la gola ed era davvero molto, molto
stanco.
Si appoggiò ad un tronco, riposando nel silenzio del bosco.
Silenzio… no! Sentiva
uno scorrere d’acqua lontano.
Si alzò con un po’ di fatica, seguendo
l’udito. A destra, un po’ più
avanti…
Poco più avanti scorreva allegro un piccolo ruscello, e il
suo fresco scroscio
era musica migliore di quella di Febo…
Fece per avvicinarsi quando si accorse di non essere solo. Cautamente,
si nascose
dietro un albero, sporgendo appena la testa.
Seduta su una roccia dalla parte opposta del ruscello stava una giovane.
I lunghi capelli corvini erano raccolti in una crocchia scomposta, e
alcune
lunghe ciocche le ricadevano sul seno nudo. I lineamenti erano nobili,
ed
insieme a quella pelle ambrata non facevano altro che attirare Chariton.
La ragazza sembrò accorgersi della sua presenza e si
coprì pudica le morbide
forme con un peplo bianco.
-Chi sei, straniero?-, la sua dolce voce bassa indusse il ragazzo ad
uscire
allo scoperto.
-Il mio nome è Chariton, e vengo da un villaggio vicino. Tu
chi sei? Una
driade, o forse lo spirito del ruscello?-, chiese lui un po’
timoroso.
-Sono una semplice serva di un villaggio sulle montagne. Il mio nome
è
Kikilia.-
Normalmente Chariton avrebbe sgridato la serva e l’avrebbe
cacciata, orinandole
di tornare dai suoi padroni, ma c’era qualcosa in lei che lo
invitava a fare
tutt’altro.
Si avvicinò lentamente al ruscello e bevve un po’
di acqua fresca per placare
l’arsura.
-Sei nella foresta da sola?-, chiese Chariton fissandola dal basso.
Kikilia negò con la testa.
-Sono stata mandata per compiere un sacrificio, ma non trovo
l’altare e temo di
essermi persa…-, aveva un tono così affranto che
Chariton non potéfare
a meno che avvicinarsi e offrirsi di
guidarla.
-Hai perso il tuo sacrificio?-, chiese il ragazzo alla serva, notando
solo
arrivati all’altare l’assenza di capretti o simili
animali.
Ma Kikilia era concentrata a fissare il capretto sgozzato sulla lastra
di
pietra, e sembrò non sentire.
-Ho fame…-, si lamentò piano.
Chariton frugò nella sacca che teneva appesa alla cintura,
tirando fuori dei
piccoli panini tondi.
-Tieni. Possiamo dividerli…-, suggerì estraendo
il pugnale.
Ma la ragazza sembrava non ascoltarlo anche ora. Si avvicinò
a lui con studiata
lentezza, la testa china.
-Ma cosa…-, Chariton indietreggiò piano fino a
sbattere sull’altare.
Il sangue del capretto era colato fino a formare una piccola pozza
nell’erba
vicina, rendendo il terreno scivoloso.
E Chariton, come obbedendo ad una forza superiore, cadde per terra,
trovandosi
con la schiena premuta contro una lastra riccamente scolpita.
Kikilia continuava ad avanzare, finché non si
fermò a pochi passi dal ragazzo,
imbrattato del sangue che colava dall’altare, da cui
continuava a colare.
Chariton rimase in silenzio mentre lei si chinò lentamente
su di lui, sedendosi
sulle sue gambe.
Aveva intravisto il suo seno dal peplo tenuto allentato, e si
pregustava già
quello che sarebbe accaduto. Tutta
la
stanchezza, tutta l’incertezza era passata, e ora Chariton
non riusciva a
vedere altro che la ragazza.
-Ho tanta, tanta fame…-, sussurrò Kikilia piano,
chinandosi a leccargli le
gocce di sangue sul petto.
Chariton gemette piano, sentendo le mani della ragazza che lo
spogliavano,
mentre continuava a leccarlo, frenetica.
-Posso fare qualcosa per saziare questa tua… fame?-,
soffiò lui piano, con
quello che lui riteneva essere uno dei suoi migliori sorrisi.
-Certo…-, Kikilia gli sorrise, raggiante.
E Chariton si accorse che i suoi denti… no, non erano umani.
Assomigliavano a
zanne, a…
-Augurami buon appetito, mia delizia…-
Chariton la fissò terrorizzato, mentre spalancava la bocca
per urlare, per
gridare…
-Ti voglio sentire giù nel mio
stomaco…-.
Chariton non tornò mai più a casa, ma in fondo,
gli anziani del paese se lo
aspettavano. Avevano
scelto proprio lui, figlio di pescatori. Sacrificabile.
Non era mai tornato nessuno dal sacrificio annuale per placare la lamia
che
abitava nel bosco, tutti i ragazzi erano rimasti ammaliati dalle sue
bugie e dal
suo bell’aspetto che solo le donne riuscivano a
smascherare…
Questa
one-shot si è classificata 4° nel concorso "Fantastico
Peccato" indetto da Addison89! :DOk, breve
one-shot *brevissima °_° * sulle lamie, i miei
personaggi mitologici preferiti.
Ho fatto la loro conoscenza in un videogioco, e con svariate doujinshi
*coffcoff*
Mi sono basata sulla lamia classica, scegliendole un nome tipico greco.
Anche
Chariton è greco. Mmm… i peccati trattati sono la
gola e la lussuria,
essenzialmente. Ho limitato molto la lussuria perché, beh,
è rating arancione
xD Spero piaccia!
Ringrazio in anticipo chi recensirà, aggiungerà
la storia alle
preferite/ricordate o leggerà e basta! Grazie! :) Nyappy