Ma che fine ha fatto J. ?
nuovo time out
Time Out
Alice
se n'è andata lasciando dietro di sè una scia di
campanelli argentati, nastri e fruscio di seta nuova. Ho già
dato un bacio a Charlie e sono salita molto presto in camera mia. Mio
padre non ha trovato strano che avessi tanta fretta di ritirarmi: sono
la sposa dopotutto, devo riposare, non posso essere impresentabile
domani. Domani è il grande giorno. Il mio fidanzato, Edward
Cullen, ha appena lasciato la mia camera; è venuto a
salutarmi anche stasera, prima del suo addio al celibato. Finalmente
tutto tace.
Sono
solo io, Bella, che sembro strana a me stessa. Perché
è la vigilia delle mie nozze, e io come al solito non
c’entro niente, non sono nella parte, non vado bene come
fidanzata in trepidante attesa. Niente addio al nubilato per fortuna:
ci mancava solo uno sconosciuto che balla nudo sotto al mio naso con
gli slip pieni di banconote. Sono mortalmente stanca, non vedo l'ora di
chiudere la porta e infilarmi sotto le coperte. Spegnere la luce, alla
svelta, e se posso anche il mio cervello.
Sono
diventata brava, davvero brava. Adesso mi basta meno di una frazione di
secondo, la delicatezza di un battere di ciglio, e riesco a chiudere
fuori dalla testa ogni pensiero indesiderato. E' diventato un gioco da
bambini.
Che sia questo il mio vero
talento? Sospetto che Aro sbagli a trovarmi così
interessante: non so se sarei altrettanto brava a difendere loro, o
chiunque altro. L'istinto vero, quello che prende il comando,
è sempre di difendere prima di tutto me stessa. Cercare di
fare sempre contenti tutti non ne è che un raffinato
paradigma. In un leggero battito di ciglia lo chiudo di nuovo fuori, il
pensiero fastidioso che mi tendeva l'agguato oggi. Eccolo lì
che riprova ad assalirmi. Quel pensiero, come un gessetto rotto sulla
lavagna, la notte prima delle mie nozze. Così fastidioso,
così stonato, così insensato.
Ho
fatto la mia scelta, so quello che voglio. Perfino mia madre l'ha
capito, e ha rinunciato molto prima di me ad opporsi in qualsiasi modo.
Certo le manca qualche dettaglio: lei si opponeva al matrimonio, non sa
che il matrimonio è niente in confronto a quello che mi
aspetta. Un tempo avrei detto che le sarebbe scocciato meno vedermi
vampira che sposata, ma lei mi ha sorpreso, veramente. Non si oppone
più alla mia scelta, è perché io ed
Edward siamo perfetti per il matrimonio e per noi non
c’è altro da fare. E’ perché
io sono nata quarantenne, dunque non ci sono certo problemi di
maturità. E allora: chi è che si oppone? Stupido
pensiero fastidioso. Pronto a trasformarsi da pensiero in angoscia, da
angoscia della mente a dolore fisico che mi squarcia il petto.
Ma
come, la voragine? Di nuovo? Non era tutto finito col ritorno di
Edward? C'è qualcosa che non va, qualcosa di stonato. Chiudi
quella porta, Bella. Sbrigati ad andare a letto, o domani avrai le
occhiaie e Alice ti sgriderà.
Patetica
a telefonare a Seth per rubare qualche brandello di vicinanza; patetica
io, adesso, che sto qui a farneticare di porte mentali la notte prima
delle mie nozze.
Mi
lavo i denti, mi sciacquo la faccia e metto un po' di crema idratante.
Non lo faccio mai, ma almeno domani Alice troverà la mia
pelle più morbida e non brontolerà quando mi
dovrà truccare. Sono la sposa, devo essere perfetta. Sono
Isabella Marie Swan, presto Bella Cullen, e non ho scampo:
sarò perfetta anch’io, o almeno credo. Meglio che
cominci ad allenarmi.
Oh,
basta, ti stai solo dando un po' di crema! Ma devi commentare proprio
tutto tu, maledetta voce nella mia testa, maledetto grillo parlante?
Maledetta me, squilibrata io. Prima vedevo Edward quando ero in
pericolo, adesso sento nel cervello porte che si aprono e si chiudono,
quando... quando sono in pericolo? Sto dando i numeri. Finiscila di
parlare da sola, Isabella Swan. Sei davvero fuori di testa.
E
allora lo sento. Tac. E' anche questo frutto della mia immaginazione
provvidenziale, o è davvero un sassolino sul vetro della
finestra? Un tuffo al cuore, questa scena l'ho già vista.
Tac.
Tac.
L'altra volta sono corsa alla
finestra e lui c'era per davvero. Non essere ridicola, Isabella Swan,
non può essere come l'altra volta. La vita non si ripete mai
uguale a se stessa e lui è lontano, nei boschi. Lui corre
con i lupi. Lui è un lupo, è
il tuo migliore amico -ma finiscila con le cazzate, Isabella
Swan- e se n'è andato perché ti ama e tu
domani ti sposi. Non con lui.
Tac.
Non oso crederci, mi avvicino
alla finestra. Sembrava così impossibile, oggi, poterlo
vedere ancora.
Il tuo cuore
è già arrivato, molto prima di te- magari fossi
sempre così veloce.
E'
davvero lui, è davvero lì. Come l'altra volta mi
fa segno di spostarmi, e io obbedisco, lo lascio entrare. Anche la
porta nella mia testa si apre e lascia passare qualcosa che fa
imbizzarrire il cuore. Parrebbe gioia, sollievo, liberazione. Il
pensiero fastidioso è fottuto, o forse sono fottuta io –probabile-
ma lui è qui, il mondo sta girando dalla parte giusta. Il
mio Jacob è tornato, il mio migliore amico
Ancora
cazzate, Isabella Swan?
Volo
tra le sue braccia, già aperte, che mi aspettano.
- Jake! Sei tu! Ho sentito Seth oggi, mi ha detto che eri via e non
avevi intenzione di tornare!
- Ciao Bella, fai piano, Charlie
ci sente. Ciao piccola. Ciao, ciao piccola.
Lo ripete morbido, dolce, come
una cantilena infantile. E' chino su di me dall'alto dei suoi due
metri, soffia i suoi “Ciao, piccola” nei miei
capelli e il mondo gira dalla parte giusta. Ripete quel suo
“Ciao” e io capisco tutto, come sempre, come
è sempre stato fra noi: quello che sta dicendo davvero.
Sei qui. Sei vicina a me. Ti sento.
Adesso la prova della verità:
se è proprio lui –non un’allucinazione
da adrenalina- farà una battutaccia delle sue. Qualcosa come
“Stai davvero da schifo Bells, ti sono mancato
così tanto?”. Ecco, appunto, sarebbe proprio da
lui e come al solito avrebbe anche indovinato. Invece non dice niente,
sussurra solo questo “ciao” nei miei capelli e so
cosa mi sta dicendo. Sei qui. Sei vicina a me. Ti sento.
Niente altro ha importanza, non
ho bisogno di nient’altro in questo attimo che sa di eterno
presente. Oddio, di chi è questo pensiero? E' suo o
è mio? Io di sicuro ce l'ho sulla pelle, nella gola. Lui
è qui e sento che va tutto bene.
E’ qui. E’ vicino a me. Lo sento.
Ora
sciolgo l'abbraccio e lo guardo negli occhi. Non solo negli occhi, a
dire il vero. E' sempre lui, è sempre Jake. Forse un
po’ smagrito, ci sta tutto vista la vita che ha fatto. Voglio
ignorare la bellezza selvaggia del suo corpo scolpito, anche
perché esiste -ed è un rischio concreto- la
possibilità che si accorga che lo guardo in questo modo. E
che mi stronchi con un’altra battuta delle sue, solo che
stasera mi manderebbe in frantumi. Invece ancora tace; è di
poche parole stasera il mio amico. Mi coglie improvviso il pensiero che
stanotte ci sia qualcosa di diverso, qualcosa di fondamentale. A parte
il fatto che domani mi sposo, intendo.
Avverto
che lui non ha tempo per niente che non sia essenziale. Sarà
forse la scuola della vita nella foresta, la dura lezione della
sopravvivenza. Non ha tempo per ferire né per essere ferito,
ecco perché niente battutacce, niente Jake-faccia-di-bronzo.
Jacob ha i minuti –i secondi- contati, va di fretta come quel
giorno sulla montagna, solo che stavolta non è lui che va a
morire. E’ il mio cuore che sta per fermarsi. Una manciata di
attimi, una manciata di battiti. Jake lo sa. E’ per questo
che è tornato. Perché i battiti del mio cuore
sono contati, come i minuti di questa notte.
E’
solo per finta che gli chiedo perché è tornato,
è solo per finta che lui mi risponde. Un noioso rumore di
sottofondo. Volevo salutarti. Grazie per l'invito, ma non credo che ci
sarò, domani. Volevo salutarti e farti gli auguri. Sono il
tuo amico, come sempre.
-
Jacob, Jacob, sei il mio amico, per sempre.
Mi
lancio di nuovo nelle sue braccia, la felicità ed il
sollievo salgono ancora, dal cuore fino alla gola, mi arrivano alla
testa, mi danno alla testa e per un attimo è di nuovo fermo
immagine, eterno presente, come quando tutto va bene e non hai bisogno
di niente altro al mondo. Jacob è caldo, la sua pelle
è liscia e calda e le sue braccia mi stringono forte
lasciando tutto il resto fuori. Riconosco le braccia che hanno tenuto
insieme i miei cocci frantumati, riconosco le braccia che mi hanno
scaldata quella notte sulla montagna. E quel ricordo se ne porta dietro
un altro. Il bacio del giorno dopo. Il bacio che ha spalancato le porte
alla visione della mia scelta possibile. La strada che non ho preso.
Male,
molto male. Non sono stata abbastanza veloce. Non ho chiuso la porta in
tempo. Stupida, stupida Bella.
Ora incominciano le lacrime. Ora
scorrono copiose sul mio viso. Stringo le labbra per soffocare i
singhiozzi, ma il fiume in piena sta per rompere gli argini. Il pianto
si fa forte e mi scuote, e ancora le braccia di Jacob tengono insieme i
miei pezzi mentre un'onda di dolore mi assale, mentre perdo ancora una
volta quello che non è mai stato mio.
-
Bella! Non fare così, per favore! Che cosa c'è?
Non sei felice? Non dirmi che non sei felice! Se no che senso ha tutto
questo? Perché tutto questo male?
Maledizione, piange anche lui.
Piange silenzioso mordendosi il labbro, così forte che vedo
una goccia di sangue formarsi lì dove ha morso forte.
Dapprima
è silenzioso e immoto, poi sento un forte respiro e avverto
che si irrigidisce, che cresce la sua rabbia; non è la
rabbia che lo scuote come la bufera nella foresta,
quell’energia che lo fa trasformare in una belva. E' la
rabbia esistenziale di una persona adulta, molto più grande
di lui, di noi. Il bambino con cui facevo le torte di fango
è svanito nel tempo di un respiro, e sua madre se
l’è portato via quando è partita per
sempre. Jacob cresciuto troppo presto, Jacob che deride il
suo dolore per paura che io faccia lo stesso. Ti ricordi
quando scherzavamo contando gli anni, per vedere chi di noi due era
più vecchio? Jacob è vecchio da quando ha tredici
anni, conosce la rabbia impotente dopo una perdita. Non voleva provarla
mai più, gli è più facile morire che
perdere qualcuno. Jake ha già imparato la lezione, non
voleva ripassarla proprio adesso.
Con
questa rabbia contenuta, orgogliosa e dolorosa- solleva il mio viso e
mi bacia; con rabbia mi stringe contro di sé, famelico di
una fame antica come il mondo, una fame di senso e compiutezza che
né la sua vita né la mia riescono a trovare in
queste ore che ci avvicinano alla fine del mondo. Il mondo come lo
conosciamo noi, il mondo secondo Bella e Jake.
E’
proprio in questo momento che la stupida che è in me decide
di svegliarsi. Ah no, il bacio no. Non posso, non sta bene, domani mi
sposo. Cosa hai capito? Sono sempre io, la brava bambina di tutti, e tu
il briccone, il ragazzo maleducato. Lo scanso goffamente e gli do uno
schiaffo.
Ma brava Bella, che idea meravigliosa. Delle mie goffaggini, questa
è la migliore. Le altre mi procuravano qualche battutina e
tanta protezione, una bella copertina da imbranata, tiepida come il
vomito. Questa bella idea, invece, il vomito me lo fa venire adesso.
Maledetta me, potessi morire in questo preciso momento. Di tutte le
cose fuori posto, questa è la peggiore. Come quando vai a
una cerimonia e sai di essere vestita che non c’entra niente,
e in più fai qualche gaffe offensiva e ti metti pure le dita
nel naso. Niente che possa darmi motivo di indulgere in una compiacente
tenerezza per me stessa. Stavolta, davvero, solo vomito. Lo sapevo che
stanotte è tutto diverso.
Mi
guarda sbigottito. Ferito. Sconfitto.
- Siamo alle solite. Non dovevo
venire. Sono un idiota.
Soffia le parole tra i denti
stretti.
Resto
lì con la mano ancora per aria, più sbigottita di
lui, la bocca aperta come un'idiota, io, non lui. Il conato di vomito.
Che cosa ho fatto. Ho appena mandato alle ortiche la mia pace e neanche
una vagonata delle droghe migliori potrebbe ridarmela, adesso. Tutto
andava bene, ora non più, finito, kaputt per sempre. Brava
Bella, complimenti, tempismo perfetto. Mi sembra quasi di sentire gli
applausi della platea. Sto lì senza riuscire a dire una
parola. Parla lui.
- Va
bene, Bella, stai tranquilla, non è successo niente. Adesso
me ne vado, tu vai a dormire e pensi che è stato un brutto
sogno, ti è rimasta la cena sullo stomaco. E domani non ti
ricordi neanche più di niente. Va bene?
Alza
le mani, come quando si calma qualcuno, un matto, un bambino che fa i
capricci, un cavallo bizzoso. Alza le mani e indietreggia, gli occhi
vuoti, e io sempre lì come un'idiota, la bocca spalancata.
Tutto si è sgonfiato, l'attimo è passato. Lui
sembra solo molto stanco. E' solo un ragazzino stanco e i suoi occhi si
sono spenti, lasciando la mia stanza, e la notte, infinitamente
più buie nonostante la luna d’agosto. Dovrei dire
qualcosa ma il fiato si è perso da qualche parte, nella
voragine di nuovo aperta. Ancora parla lui. So che lo fa per me. Amaro,
ma è così.
-
Ciao Bells, buonanotte. Non preoccuparti, non mi vedrai più.
Auguri per domani -sorride tirato, di circostanza.
Lui, che sorride di circostanza? Non Jacob, che prima parla e poi si
prende quel che ne consegue. Bastonate incluse.
Non ci credo. Non posso avergli fatto questo, non io che dico di
volergli bene. Jake si volta sui piedi nudi, ancora pochi attimi e
sarà alla finestra, e sarà tutto finito, di nuovo
un silenzio di morte.
No.
No.
No!
STAVOLTA NO!
Di
nuovo mi lancio, dietro di lui, da dietro lo afferro e lo stringo, di
nuovo grido di no, a bassa voce e poi nella gola, a labbra chiuse
perché Charlie non mi senta, perché tanto Jacob
sente benissimo tutte le grida della mia mente. Come una folle lo
stringo e tiro con tutte le mie forze, via dalla finestra, no no no no
stavolta no no no no no
non te ne andare
no
A bocca chiusa grido no, come una
pazza, a bocca chiusa freno un urlo isterico e le lacrime scendono
ancora più forte, mentre tutto il mio corpo singhiozza con
me.
-
Bella! Bella!
Strappa
via le mie mani e si gira sbigottito, le strappa via da sé e
mi guarda come se l'avessi colpito con un pugnale. L'ho fatto di nuovo,
l'ho mandato via per poi richiamarlo a me, sono pazza e cattiva, pazza
e crudele, mi sento un mostro che si nutre del suo dolore, sono
già un vampiro e lo prosciugo mentre lui per me è
il sole e la vita. Mi guarda senza toccarmi e tace, non osa muoversi e
tace, i suoi muscoli si tendono come un arco e lui tace.
Tace
lui ma non i suoi occhi, dove vedo il dolore selvaggio che lo ha
divorato in questi giorni così lunghi. Oggi ho telefonato a
Seth, che sa tutto perché condivide i suoi pensieri. Seth sa
lo strazio del grande lupo rosso che corre fino a crollare per
stordirsi e non sentire il suo dolore. Lo sa e me l’ha fatto
intuire, troppo gentile per dire di più. Ricordo inespresso
tra le parole di Seth, è il rantolo del lupo, l'angoscia
della bestia ferita, la solitudine senza scampo, la solitudine medicina
e veleno, la solitudine che Jacob ha respinto per venire qui da me
stasera, con tutto il suo coraggio, per cercare ancora una ragione per
vivere. E adesso i suoi occhi mi ripetono tutto, occhi davanti ai miei,
mani che non mi toccano più. Adesso sono io che ho bisogno
di toccarlo, di sentire che è vero, che è ancora
lì e che non ho distrutto la cosa più bella della
mia vita. La cosa cui non ho ancora dato un nome.
(Ti amo
anch'io. Ma tanto non cambia niente)
E'
così che sono io ad arrampicarmi su di lui, ad afferrare il
suo collo come se stessi annegando. Per baciarlo. Mi afferra i polsi e mi ferma.
-
Bella, così mi uccidi. Mi uccidi.
Ed
è così che dico l'unica cosa che lui
capirà adesso, l'unica che può servire a salvarci.
-
Baciami, Jacob. Baciami, e ritorna .
Adesso
non si può più tornare indietro. Adesso
è stata passata una soglia, adesso ho superato ogni limite
di decenza, sono la grande meretrice perché lui
già sa come va a finire questo capitolo e io ho venduto il
nostro attimo, le nostre parole di quell'attimo, per incatenarlo ancora
una volta. So cosa sta per accadere ed è un buon modo per
andarmene, un buon modo per entrare nell'eternità.
Non mi bacia, no.
Mi solleva e mi porta sul letto, poi mi afferra i polsi e si sdraia
sopra di me. Mi blocca col suo peso, senza mai lasciare i miei occhi, e
so che qualunque cosa io dica o faccia lui stavolta non si
fermerà. Farà ciò che gli ho dato il
permesso di fare, si riprenderà quello che gli ho rubato per
portarmelo nell'eternità.
Senza
mai lasciare i miei occhi, con gli occhi aperti e lucidi, ora neri e
vigili, neri e consapevoli, neri e del tutto presenti, neri e nitidi,
comincia a baciarmi lentamente, con una strana e gentile cautela, a
dispetto del fatto che sta imprigionando i miei polsi.
Nero e nitido, nero e lucido, pupilla liquida. Ora identifico il mio
ricordo: è la radura, il grande lupo, il mio riflesso nella
sua iride. Ora capisco che non è Jacob l'amico quello che
pesa sopra di me, è Jacob il lupo Quileute, il vero alfa che
prende il posto che gli appartiene mentre il ragazzo diventa un uomo.
E' il lupo che mi lecca la guancia, il collo, lentamente, annusandomi
con attenzione. So che sta identificando ogni emozione, sento che ha
spento qualcosa nella testa e che ora è solo il lupo che si
muove e respira. Una perversa eccitazione mista a sollievo mi percorre
e mi sale alla gola: è un misto di terrore ed euforia,
terrore perché so che quello che sta per accadere mi
marchierà in eterno, euforia perché so che niente
al mondo adesso potrà impedirlo.
Non
mi lascia né il tempo né il modo di analizzare la
miserabile piccola provinciale che per un attimo si mostra in tutto il
suo schifoso splendore. Miss Swan che si sente assolta
perché in fondo è stata costretta, e quindi non
è colpevole di fare l'amore con un altro il giorno prima
delle sue nozze. Mi salva da questo squallore incatenando i miei occhi
a quegli occhi, strappando i miei pensieri da tutto ciò che
non sia lui, ora lupo, ora Jacob, occhi che non mi permettono di
andarmene, occhi di foresta, occhi di spiaggia e di mare, occhi ardenti
di storie antiche, occhi disperatamente lucidi che mi costringono alla
lucidità. Qui e ora.
Non
è più tempo di gesti sospesi e delicati, non
c'è più tempo. Il nostro tempo è
scaduto. Con una mano mi tiene i polsi e mi alza le braccia sopra la
testa, con l'altra mano mi solleva il top del pigiama e non so come
riesce a liberarmene. Mani ed occhi mi tengono ferma, paralizzata,
incredula, mentre scende sul mio seno. Il lupo lecca e sente il mio
odore, e a questo punto mi ribello. Cerco di liberare le mani, voglio
liberare le mani, ma non per scacciarlo: per schiacciare il suo viso
sulla mia pelle, calda ormai quanto la sua.
Jacob,
Jake, grido dentro. Non piango più. La voce è
solo un bisbiglio mentre io sto gridando dentro.
Non
è più tempo di gesti sospesi, c'è
nell'aria il sapore dell'eternità e della sconfitta,
è tempo di vivere prima che il tempo scorra e finisca per
noi poveri mortali. Jacob mi leva le mutandine, e in un attimo sono
nuda davanti a lui, e in un attimo è nudo davanti a me,
sopra di me. Dentro di me.
Dio
mio, siamo vergini, siamo i primi per noi, e una dolce commozione mi
riempie gli occhi di lacrime stavolta silenziose. Ma ancora una volta
è il lupo che mi salva: con una mano si sostiene per non
pesare su di me, con l'altra mi costringe ancora nei suoi occhi, so che
l'antico lupo saprà che cosa fare, e non ho più
paura di niente. Nemmeno delle onde che ora partono dal suo bacino per
avvolgere il mio ventre.
Comincia a muoversi dentro di me.
Sento un po' di dolore ma i suoi occhi mi salvano, so che è
così che deve essere, ascolto il mio corpo, il suo corpo, il
suo respiro, il mio respiro, le lacrime che scendono, ancora il suo
respiro che diventa più veloce.
Mentre
io invece non so più respirare, e annaspo in cerca dell'aria
che non vuole venire a darmi sollievo e pace. Ora solo lui
può darmi la pace, quella che non ho mai avuto.
Amore,
amore, amore mio, è così che deve essere, lo
grida lui e lo grido io, in silenzio nella notte silenziosa, eppure
così forte che credo che lontano, nei boschi, qualcuno ci
abbia sentito; tacciono i lupi e le altre belve a caccia nella notte,
il vero alfa è tornato e l’aria silenziosa si
riempie di ricordi di antiche leggende, di presagi di una leggenda
nuova.
Più
forte, più forte, più forte, - ora, non domani,
ora. Non ieri, ora e per sempre, lascio che il fuoco si sciolga mentre
- come quando si muore - le immagini delle nostra vita scorrono in un
breve attimo davanti ai miei occhi.
Jacob
che raccoglie i miei pezzi, Jacob che mi salva dall'acqua, dal fuoco,
da ogni possibile catastrofe e da me stessa. Mille e mille volte, ogni
minuto in cui è con me. So che anche in questo momento mi
sta salvando, mi sta dando qualcosa che porterò con me
nell'infinita notte artica che mi attende. Lascio che il fuoco si
sciolga e diventi un sole nel mio ventre, un sole pulsante che esplode
in un'onda e percorre tutto il mio essere. Bella bambina che gioca
sulla spiaggia, Bella straziata, Bella guarita, Bella ora donna tra le
sue braccia.
Fino a quando si inarca con un gemito più forte e lo sento
esplodere dentro di me, e crolla, sfinito, finalmente sulle mia labbra,
gli occhi finalmente chiusi e finalmente appagati.
Credo che poi
restammo così a dormire, la sua bella testa sul mio seno, la
mia mano sui suoi capelli arruffati.
Quando mi svegliai, l'alba era rosata
dietro la mia finestra.
Lui non c'era più.
Nel
ringraziarvi di essere arrivati a leggere fino in fondo, vi ricordo che
devo tutto a Stephenie Meyer, ai suoi personaggi e alle sue storie
nessuna esclusa, cui faccio continuamente riferimento. I fatti che
racconto si collocano idealmente da pagina 39 di Breaking Dawn.
Nel testo ci sono anche citazioni di Tagore, un pò di Tasso,
e di sicuro non sono l'unica ad avere sognato che Bella stesse con
Jacob la notte prima di sposarsi. Mi scuso fin da ora per eventuali
errori, di certo stupidi ma inconsapevoli, che dovessi avere commesso
come novellina di questo bellissimo sito.
P.S.: A ottobre 2011 questa storia
si è classificata seconda al contest "Jacob e Bella,
semplicemente" indetto da Vivien L sul forum di EFP, vincendo
anche i premi speciali: (Premio
"migliore autrice del canon") , (Premio miglior
autrice proselita -perché riusciresti a "convertire" anche
le team Edward più convinte) , (Premio miglior
scena hot) .
Ma che fine ha fatto J. ?
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