Il treno della vita
Note: Scritta
per la
Notte Bianca @
maridichallenge col prompt quindici minuti.
Disclaimer:
Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia
contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
Il
treno della vita
Quindici minuti. Ok, poteva
farcela. Chiara guardò l’ora sul display del cellulare e
allungò il passo. Il treno della sua vita l’aspettava al
binario numero 15, doveva solo fermarsi un momento dal tabaccaio a
prendere le sigarette e poi a comprare l’ultimo numero di
Cosmopolitan. Si scansò con un gesto nervoso dalla fronte un
ciuffo ribelle. La valigia rossa che si trascinava dietro era pesante.
Per forza: dentro c’era metà della sua vita, o almeno le
cose indispensabili senza le quali non sarebbe andata mai da nessuna
parte. Le scarpe col tacco finte Laboutin (per potersi permettere
quelle vere Chiara aveva già preventivato di vendere un rene),
la piastra di ultima generazione per domare i capelli ribelli (in
realtà i suoi erano lisci come spaghetti scotti e non tenevano
una piega neanche col bostick) e poi vestiti, cappelli, borse, altre
scarpe, il netbook (troppo carino così rosso con le stelline),
qualche libro di self-helping (“Farsi
aiutare per aiutarsi”, “Come avere successo in dieci
mosse”, “Dimagrire è facile se sai come farlo”).
Chiara si sollevò sulla fronte gli occhiali scuri (enormi, da
diva, con le lenti graduate e firmati naturalmente), aprì la
borsa, praticamente la copia esatta della Kelly di Hermes (per quella
vera aveva già preventivato di vendersi un pezzo di fegato) e
tirò fuori il portafoglio Gucci (quello era vero, un regalo del
suo ex per Natale!) e contò gli euro. Proprio in quel momento fu
urtata da un signore di mezza età che caracollava dietro un cane
e tutto il contenuto della borsa si sparse a terra con un tintinnio di
monete. Chiara imprecò coloritamente e si affrettò a
radunare le sue cose, occhiali, fazzoletti, matita per gli occhi,
rossetto, penne, campioncini di creme, fermacapelli, cellulare, cuffie
del cellulare, minitaccuino moleskine. In quel momento una voce
metallica annunciò l’orario del suo treno. Cavolo,
mancavano solo dieci minuti e lei doveva ancora prendere le sigarette.
Cosmo l’avrebbe preso una volta a destinazione. Chiara quasi
corse in direzione del tabaccaio. Il primo era affollato di turisti in
attesa con grosse valigie e ragazzini piagnucolanti. Porca vacca!
Chiara volò lungo la scala mobile e scese al piano inferiore,
lì la tabaccheria non doveva essere troppo affollata. Infatti.
Chiara sospirò di sollievo, c’era solo una vecchietta. La
signora doveva prendere un regalo per il nipote e chiese consiglio al
tabaccaio, a sua volta in avanti con gli anni.
- Allora prende questa?
Disse l’uomo indicando una piccola macchina rossa. La donna la
osservò un momento e poi rispose:
- Non so, sarà troppo poco?
- Potrebbe prendergli anche uno di quei lecca lecca.
Chiara aspettava battendo un piede nervosamente. La vecchia aggiunse il lecca lecca ma poi ci ripensò su:
- Non so, sembrano cose prese alla stazione.
Chiara sbuffò alzando gli occhi. Poi fece un sorriso sforzato ed
intervenne in tono gentile (o almeno il tono più calmo e
rispettoso che le riuscì di avere):
- Signora, le dispiace? Dovrei solo comprare le sigarette e mi sta per partire il treno.
La signora la guardò per nulla impietosita:
- Non lo sa che il fumo fa male?
- Si signora, ma vede ne ho davvero bisogno per cui io…
- E poi poteva pensarci prima.
Chi le ha insegnato l’educazione, deve rispettare la fila!
- Ha ragione signora, però
ho visto che è ancora indecisa e così
riflettevo…mentre lei ci pensa su ancora un momento, intanto
potrei prendere le mie sigarette.
- Non sia precipitosa, ho deciso!
Rispose caparbia la signora. Il tabaccaio s’intromise:
- Allora sono 17 euro e 40.
La vecchia ravanò a lungo nella borsa in cerca del portafoglio,
poi aprì il portamomente e faticosamente cominciò a
contare gli spiccioli. Chiara fremeva dietro di lei, se avesse potuto
l’avrebbe spintonata via e sarebbe saltata dietro al bancone
arraffando le sigarette e mollando una manciata di banconote
spiegazzate al tabaccaio. Mentre i due contavano e ricontavano gli
euro, Chiara guardò l’orologio. Cinque minuti! Doveva
muoversi. Con un vaffa
buttato a mezza voce volò fuori dal negozio. Trascinandosi
dietro la valigia spintonò e sgomitò lungo la scala
mobile e praticamente pattinando sul pavimento di marmo corse verso il
binario. I tacchi degli stivali ticchettavano isterici, Chiara si
frugò nervosamente nelle tasche del trench rosso, magari avrebbe
trovato una sigaretta superstite caduta dal pacchetto. Poi cercò
nella borsa, senza guardare dove andava. Con un sonoro tonfo
andò a sbattere contro uno dei pannelli pubblicitari sparsi
lungo tutta la stazione e finì a gambe all’aria. Per un
momento il suo cervello subì un blackout. Quando riaprì
gli occhi Chiara si vide circondata da un gruppetto di persone dagli
sguardi preoccupati.
- Cosa…? Il mio treno!
Esclamò confusa e fece per rialzarsi. La testa le faceva un male cane.
- Ma dove vuole andare! Ha battuto la testa, stiamo aspettando un dottore!
Le abbaiò contro un tizio di mezza età in divisa
dell’esercito. Aspettare un medico? Non ne se parlava proprio!
Chiara si tirò su assicurando i presenti che si sentiva
benissimo e raccolte le sue cose si precipitò al binario.
Guardò l’orologio. Due minuti. Maledizione! Mugolò
tenendosi la testa con una mano, la valigia con l’altra, la borsa
a penzoloni che sbatteva ad ogni passo. Aveva la vista offuscata, non
credeva fosse solo colpa della botta in testa, si toccò la punta
del naso: gli occhiali! Aveva perso gli occhiali!
Doveva tornare indietro a recuperarli, era mezza cieca senza! Di nuovo
fece la strada a ritroso sperando di ritrovarli. Duecento euro di
occhiali e perderli come una cretina alla stazione! Guardò
l’orologio, o il treno era in ritardo o lei era fottuta. Doveva prendere quel
treno, la sua vita futura dipendeva da quello. Per fortuna
riuscì a recuperare gli occhiali: li trovò appoggiati
contro un muro, non si erano nemmeno rovinati! Chiara non si diede
nemmeno il tempo di fare un sospiro di sollievo, tirò il fiato e
via di corsa verso il binario!
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