111
Free
but jailed
1
capitolo
L'aveva
trovata.
Gli ci erano
volute due settimane, due investigatori privati, soldi e tante
minacce e promesse. Però, alla fine ne era valsa la pena,
perché
stava per incontrarla.
Khalid fu
costretto a chinare il capo per attraversare il basso portone della
prigione di Ozr. Venne scortato verso la zona femminile. L'odore
nauseante del sudore e delle latrine gli fece rivoltare lo stomaco.
All'entrata
della zona femminile, la guardia passò i documenti a una
collega
perché li controllasse . La donna, coperta da capo a piedi
da una
lunghissima tunica nera, si prese il suo tempo per esaminare le carte
e Khalid fremette di impazienza. Quella di Ozr aveva la funesta fama
di essere la peggiore prigione del mondo, dove venivano ignorati i
più elementari diritti umani. Dopo un'eternità,
la guardia sollevò
la testa per guardarlo.
“Venga con
me“ disse, brusca.
La seguì
lungo i corridoi dell'antica fortezza, trasformata in prigione mezzo
secolo prima.
Dalle celle
buie si levavano grida in arabo, in egiziano e in inglese. Voci
disperate che chiedevano pietà, aiuto, un medico, un
avvocato... Ozr
era l'unico posto al mondo dove un essere umano avrebbe voluto
trovarsi. Solo il cielo sapeva cosa significasse per una donna essere
rinchiusa là dentro. Una volta varcata la porta, capivi
immediatamente di avere avuto un biglietto di sola andata. Una volta
entrato, capivi che non saresti mai più tornato a casa.
A Jabal
vigeva una rigida dittatura. Le autorità internazionali
avvertivano
i turisti di starne alla larga, ma evidentemente Alis Crawford aveva
ignorato il consiglio.
La guardia
si fermò davanti alla cella angusta.
Una ragazza
stava accovacciata su una panca. Teneva le ginocchia contro il petto
e lunghe ciocche bionde sfuggivano dal velo nero che le copriva la
testa.
Alis...
Il cuore di
Khalid si strinse, una reazione viscerale nel vederla per la prima
volta.
Nella foto
sul passaporto appariva fresca e allegra, con gli occhi grigi pieni
di speranza. La giovane donna raggomitolata nelle cella non sembrava
essere la stessa persona. Sembrava assente, senza vita.
“Alis
Crawford” la chiamò Khalid, avvicinandosi alle
sbarre. Lei sollevò
per un'istante la testa, ma non si voltò a guardarlo.
“ Lei è
Alis Crawford, vero?” insistette lui a voce bassa.
Alis si
strinse forte le ginocchia per farsi più piccola. Forse
stava
sognando e forse fuori dalla sua cella c'era solo un altro uomo
terribile che l'avrebbe interrogata e po picchiata, come al solito.
Ma perché
non capivano che le non sapeva niente? Era solo stata raggirata,
ingannata e distrutta
Chiuse gli
occhi.
Oh, Dio...
voleva tornare in Alabama, a casa sua.
Voleva
rivedere sua madre e suo fratello.
Non avrebbe
mai dovuto sognare di vedere le piramidi e il deserto.
Avrebbe
dovuto accontentarsi di rimanere a casa, del suo lavoro all'agenzia
di viaggi e di organizzare vacanze per gli altri...
“Alis”
L'uomo
ripeté il suo nome a bassa voce, con un tono autoritario e
alis
temette che stesse per accadere qualcosa di brutto. “Io non
lo
so... non so chi fosse...” balbettò nel suo arabo
stentato.
“
Parleremo dopo delle accuse” la interruppe lui, in inglese.
“
Prima dobbiamo sistemare alcune cose.”
Lei
rabbrividì.
“ Se
sapessi il suo nome ve lo direi. Lo direi, perché voglio
tornare a
casa...” Si interruppe per prendere fiato, stremata dai
continui
interrogatori. Le guardie si presentarono a tutte le ore del giorno e
della note per rivolgerle sempre le stesse domande, le stesse
minacce. Le negavano il cibo per giorno, cercando di piegarla e di
ottenere da lei le risposte che volevano. “Vi aiuterei, se
potessi.”
“ Sarò io
ad aiutare lei” le rispose l'uomo con un tono gentile,
così
diverso da quello cui si era abituata.
Alis era
confusa. Gli occhi le si riempirono di lacrime e le bruciarono come
fossero pieni di sabbia. Si passò una mano sul viso.
“Voglio
tornare a casa” piagnucolò con una voce sottile,
da bambina. “E
io voglio farla tornare a casa.”
Nessuno le
aveva mai detto una cosa simile, da che era rinchiusa lì
dentro.
Nessuno le aveva dato un filo di speranza di lasciare quel posto
orribile.
Alis si
decise a voltare la testa e guardò la figura nella penombra
del
corridoio. Non era uno dei soliti uomini bassi e grassi che l'avevano
interrogata. Sembrava anche abbastanza giovane. Indossava l'abito
tradizionale, ma il suo era nero e pesantemente trapuntato in oro. Il
copricapo celava i capelli, però metteva in risalto i suoi
lineamenti decisi.
“Sono qui
per tirarla fuori da questo posto” continuò lui.
“ ma non
abbiamo molto tempo.”
Dibattuta
tra paura e speranza, Alis si strinse più forte le ginocchia
e il
tessuto ruvido della tunica nera le sfregò la pelle. Tutti i
suoi
vestiti erano stati confiscati al resto della sua roba.
“Chi l'ha
mandata?”
L'espressione
dell'uomo non era né amichevole né incoraggiante.
“Suo fratello.”
“Jason?”
“Mi ha
chiesto di trovarla.”
“Jason sa
che sono qui?”
“Sa solo
che la sto cercando.”
Alis soffocò
un singhiozzo. “Hanno detto che non sarei mai uscita da qui.
Mi
hanno detto che non mi avrebbero mai rilasciata, se non avessi detto
il nome degli altri.”
“Non
sapevo che fosse imparentata con gente potente” le rispose
l'uomo
con perfetta naturalezza.
“ Lo
sono?” si sorprese lei.
“Ora si.”
Alis si
precipitò verso di lui e strinse le sbarre con entrambe le
mani.
“Come? Con chi?”
“Sono lo
Sceicco Khalid e sono qui in... per conto della famiglia reale degli
Emirati Arabi.”
“Gli
Emirati Arabi confinano con Jabal.” sussurrò Alis
“E con
l'Egitto” aggiunse lui “Sarà un miracolo
della diplomazia a
tirarla fuori di qui entro oggi. Il tempo è poco e devo
sistemare
tutti i documenti. Ma tornerò pre...”
“No!”
gridò Alis “No” ripeté piano.
“La prego, non mi lasci qui”
“E' solo
una questione di minuti, mezz'ora al massimo...”
assicurò lui “Non
la lasceranno andare se prima non avrò sistemato i
documenti.”
Alis strinse
la sua manica forte “Non se ne vada.”
“Tornerò
presto, lo prometto.”
“Ho paura”
sussurrò lei “Ho paura delle guardie... ho paura
del buio. Ho
paura di quello che succede alle persone che scompaiono.” Lo
fissò
in viso con gli occhi sbratti dal terrore, imploranti.
“Avvolte le
prigioniere non tornano in cella e spesso si sentono delle urla
terribili.”
“Vado solo
giù in ufficio. Tornerò presto.”
“Ma loro
non la lasceranno tornare. Non lo faranno. Io so come funziona questo
posto. Il funzionario dell'Ambasciata americana è venuto una
volta e
poi non è più tornato.”
“Non c'è
nessuna Ambasciata americana a Jabal” le rispose lui
“ E' stato
solo un trucco. Volevano spaventarla ancora di più,
facendole capire
che era sola.”
“Non so
più a cosa credere” mormorò lei.
“Creda
solo che tornerò non appena possibile.”
“Non si
dimentichi di me” sussurrò lei.
“Non lo
farò, e sarò di ritorno non appena
possibile.”
“E se
vengono a prendermi e mi fanno sparire prima che lei torni?”
“Non lo
faranno”
“Ci sono
tante stanze segrete, tante entrate diverse. Potrebbero venire a
prendermi e...”
“Non lo
faranno”
“Come fa
esserne tanto sicuro?”
Khalid
abbassò gli occhi e guardò di nuovo la mano
aggrappata alla sua
manica. “Sarebbero pazzi a fare una cosa del genere con me
qui.
Sanno che l'ho vista e che le ho parlato.”
Annuì, ma
aveva il cuore gelido. Le parole di quell'uomo non le davamo molto
conforto. Ne aveva viste troppe in quella galera schifosa. Le guardie
facevano ciò che volevano, senza nessuna paura di essere
punite.
L'uomo si
liberò dalla presa e si incamminò lungo il
corridoio buio.
Dopo
un'attesa che le sembrò senza fine, Alis sentì
dei passi. L'uomo
misterioso tornò insieme a un paio di ufficiali d polizia.
Alis
rimase sorpresa quando uno dei due aprì la porta e la
chiamò. Esitò
per una frazione di secondo, poi scelse quello che sembrava il male
minore e decise di mettere la sua vita nelle mani dello sconosciuto.
Si precipitò fuori, si nascose dietro le sue palle e gli
afferrò di
nuovo una manica. Senza molare la presa, lo seguì lungo i
freddi
corridoi, attraverso un portone arrugginito, e si trovò in
pieno
sole. Strinse gli occhi, accecata dalla luce sfolgorante scendendo i
gradini, si rese conto che le gambe intorpidite non la reggevano.
Khalid la
vide barcollare e riuscì ad afferrarla un attimo prima che
crollasse. Alis aveva sollevato insistentemente le braccia per
proteggersi dalla caduta e si trovò con le mani premute sul
petto
muscoloso dell'uomo. Le ritrasse e cercò di rimetterla in
equilibrio, ma un dolore acuto le strappò un lamento.
“Si è
slogata la caviglia?” le chiese lui, con una voce scura e
profonda.
Alis scosse
la testa e riuscì ad allontanarsi di un passo da quello
sceicco
silenzioso che le riempiva di soggezione e terrore.
“C'è molta
luce” sussurrò.
Lui le
appoggiò una mano dietro la schiena e, con l'altra, si tolse
gli
occhiali scuri e glieli mise. “E' stata al buio per troppo
tempo”
Alis annuì
e gli occhiali le scivolarono dal naso. “E' meglio che
lì metta
lei” disse allora, sollevando una mano. “Sono
troppo grandi per
me.”
anziché
prenderli, lui glieli rimise con fermezza. “Non fa niente, li
tenga. L'aiuteranno a riabituarsi alla luce.” Prima che Alis
riuscisse a rispondere, alcune macchine con i vetri scuri si
fermarono lungo il marciapiede, proprio lì davanti.
Alcuni
uomini con le tuniche nere scesero dai veicoli e si disposero intorno
a loro, cosi' vicini che lei si trovò praticamente tra le
braccia
del suo salvatore, tanto sa sentire il calore del suo corpo e il
profumo intenso della sua pelle.
Lui allungò
un braccio protettivo e se la strinse contro. “Non abbia
paura.
Sono i miei uomini e sono qui per proteggerci e scortarci
all'aeroporto.”
Alis annui,
ma la paura continuava a serrarle la gola. Sapeva che non si sarebbe
più sentita al sicuro se non a casa con sua mamma e Jason.
Una delle
guardie aprì la portiera della Mercedes nera. Alis si rese
conto che
aveva messo la sua vita nelle mani di un uomo di cui non sapeva
nulla. Sollevò lo sguardo angosciato sul suo viso.
“Posso fidarmi
di lei?” sussurrò con un filo di voce.
Gli occhi
scuri e penetranti si fissarono nei suoi con fermezza. “Forse
sono
io a doverle fare questa domanda, perché sto rischiando il
mio nome
e la mia reputazione. Posso fidarmi di lei, Alis Crawford?”
L'espressione
impassibile di quel viso bellissimo le fece scorrere un brivido lungo
la schiena.
“Sì”
gli rispose, cercando di ignorare il tremito delle ginocchia.
“Può
fidarsi di me.”
“Allora
andiamo” disse lui, indicando lo sportello aperto.
“Non siamo al
sicuro qui, e non lo saremo fino a quando non arriveremo nel mio
paese.”
Quando
furono in macchina, Alis si passò i capelli dietro le
orecchie.
Sapeva di essere sudicia e di avere un odore non proprio piacevole.
Mai nella sua vita aveva desiderato tanto un bagno!
“Mi
dispiace. Temo di avere un gran bisogno di fare una doccia”
osservò
con tono di scusa quando si rese conto che lui la stava fissando.
“Stavo
pensando a come sarà felice suo fratello quando lo
chiamerà più
tardi.”
“Sì”
rispose lei, abbandonandosi alla commozione. “Ho avuto paura
di non
rivederlo più.”
“E' stata
fortunata. Molti non lo sono.”
“Perché?”
“Perché
non hanno potere.”
“Ma io non
ho nessun potere” commentò Lis.
“No. Ma io
sì” Un sorriso fugace sulle labbra.
“Ha
salvato altre persone come me?”
“Si”
Avrebbe
voluto chiedergli chi era e perché stava rischiando tanto
per lei.
Ma lo sconosciuto era tornato a fissare dal finestrino e
l'espressione austera del suo viso scoraggiava ogni tipo di
conversazione. Lis aveva già notato che era molto alto e
imponente,
ora si soffermò a osservare la pelle abbronzata che parlava
di sole,
vento e sterminate distese di sabbia.
“Stiamo
arrivando a Hafel, la capitale di Jabal.” Le disse lui
all'improvviso. “Ha visto la città prima di essere
arrestata?”
Lis scosse
la testa e abbassò lo sguardo per studiare i lividi che
aveva sui
polsi e sulle braccia. “Non sono mai stata ad Hafel”
“Dov'è
stata arrestata?”
“Sulla
strada principale che collega l'aeroporto ad Hafel” Le sfuggi
uno
gemito di dolore all'incredulità. “Un attimo prima
ero sul pullman
e un attimo dopo a Ozr.” Lui non rispose e Lis
voltò la testa per
guardarlo. “Ci fermiamo ad Hafel, ora?
“No. Anche
se è una città affascinante di cui gli
occidentali non sanno nulla”
“Ci ha
passato molto temo?”
“Una volta
ci venivo spesso.”
“Cos'è
cambiato?”
“Tutto”
Esitò un momento. “Quando ero bambino, la mia
famiglia era in
ottimi rapporti con il re di Jabal. Ma vent'anni fa è stato
destituito e ora il paese è molto diverso.” fece
una smorfia “Non
venivo qui da quattro anni e fino a ieri sera non ero nemmeno sicuro
che mi facessero entrare”
“Perché
no?”
“Ho tirato
fuori parecchie persone dalla loro galera, mettendole al sicuro e
questo non piace all'attuale governo. Io non
piaccio
all'attuale governo.
“Allora
perché l'hanno fatta entrare?”
“Ho pagato
parecchi alti funzionari”
“Li ha
corrotti?”
“Non
c'erano molte altre scelte!” esclamò lui con la
voce cupa.
“L'alternativa era lasciarla a Ozr, dove sarebbe stata
processata
entro qualche giorno. E mi creda, non sarebbe sopravvissuta alla
sentenza.”
Lis si voltò
a guardare dal finestrino. Stava attraversando gli antichi quartieri
della città che, se possibile, erano ancora più
caotici della parte
moderna. “Si, sarebbe stata una condanna dura...”
“NO.
Sarebbe stata una condanna a morte”
“Io
desideravo solo una bella vacanza.” mormorò Alis
“Non avrei mai
immaginato questo incubo.”
L'autista
rallento, fino a fermare la macchina. Il cellulare di Khalid
squillò
all'improvviso e lui rispose subito senza perdere di vista un attimo
la lunga fila di macchine della polizia davanti a loro.
“L'incubo
non è ancora finito” borbottò,
chiudendo la comunicazione.
Lis guardò
i poliziotti. “Cosa succede?”
“Saremo
interrogati” la informò lui, conciso. Si
voltò e le fece una
rapida ispezione con lo sguardo. “Tiri su il velo, copra
tutti i
capelli e nasconda la bocca e il naso. Si copra il più
possibile.”
Prese gli occhiali da sole che Liv aveva lasciato sul sedile e glieli
mise di nuovo. “Non li tolga per nessun motivo” Poi
aprì lo
sportello e scese dalla macchina.
Allora...
questo è il secondo capitolo e spero che con questo voi
capiate di
più la trama.
Ho in mente
una nuova storia originale intitolata “Notti
selvagge”
e penso che la sposterò
dopo aver pubblicato alcuni capitoli di questa fiction.
Ringrazio a
chi l'ha messa tra le preferite e seguite.
Volevo
rispondere a prettyvito:
allora, la ragazza non è ricca, ma non ti preoccupare che
spiegherò
meglio tra qualche capitolo. Per quanto riguarda alla storia su Harry
Potter, al momento non ho idea di come continuarla, ma non ti
preoccupare che lo farò. =)
Bacioni
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