That day.

di charly800
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That day.
Uno strato di nuvole bianche ricopriva totalmente il cielo lasciando trapelare solamente qualche raggio del tiepido sole e sostituendo l'abituale colore azzurro con uno strano bianco spento. Pioveva pure quel brutto giorno, e le fredde goccioline di pioggia ticchettavano incessanti sui vetri della mia finestra.

La notte, per me, era passata più ricordando e piangendo, abbracciata all'uomo che amo, che dormendo. I segni di quella notte insonne erano ben visibili sul mio volto, tentavo di coprirli come potevo ma non scomparivano, allo stesso modo in cui dal mio cuore non accennavano a scomparire i segni che lui aveva lasciato.
Io e Roderich uscimmo molto presto da casa. Camminammo per le strade vuote, ricoperte da un sottilissimo velo d'acqua che le rendeva lucide. Tristemente c'incamminammo verso il cimitero dove si sarebbe tenuto il funerale.
Stringevo forte la mano del mio amato e procedevo a capo chino guidata da lui, dato che ero stata totalmente privata del mio senso dell'orientamento, ero troppo impegnata a pensare per capire che terra i miei piedi stessero toccando.
Pensavo a lui, sempre e solo a quel ragazzo megalomane, spavaldo e rompiscatole, ai suoi occhi rosso sangue e ai suoi morbidi capelli cinerei, a lui che sicuramente, almeno un po', avevo amato, come credo tutti, ma che adesso ci aveva lasciati.
Mi pareva quasi incredibile il fatto che ricordassi perfettamente il suo smagliante sorriso e la sua risata tanto irritante quanto strana, eppure era così, era un disegno vivido nella mia mente, era uno dei tanti ricordi che avevo di lui e che gelosamente conservavo nel mio cuore addolorato.
Ancora pochi passi ed ecco il cimitero. Il barlume dei lumini sulle tombe ricolme di fiori, pareva tracciare il sentiero che portava all'appariscente tomba.
La statua di un angelo la sormontava, esso tendeva la sua mano verso la bara come a voler portare con sé la persona in essa contenuta. Non riuscivo a staccare il mio sguardo da quella statua così maestosa senza pensare a quanto fosse incredibilmente bella e appariscente per stare in capo alla tomba di un uomo così megalomane com'era lui.
Subito mi apprestai, sempre accompagnata da Roderich, a fare le condoglianze a Ludwig ch'era visibilmente distrutto dalla guerra e da questa perdita, come tutti noi d'altronde.
Una folla di nazioni si stringeva attorno alla bara tutti con facce tristi e cercando di trattenere le lacrime, fissavano la cassa color ciliegio in legno lucido decorata finemente, mentre la pioggia tornava a cadere sul terreno già fangoso e parzialmente ricoperto d'erba. Con la pioggia che ci bagnava tutti potemmo cedere al pianto facendo in modo che le goccioline che scendevano dal cielo si mischiassero a quelle che scendevano dai nostri occhi.
Finita la funzione posi un fiore sulla para
<< Elizaveta andiamo, dai.>>
Mi disse Roderich poggiando una mano sulla mia spalla premuroso e preoccupato, ma io dovevo fare ancora una cosa prima di andare, e la feci.
Mi chinai piano sul legno bagnato facendo in modo che le mie labbra aderissero alla liscia superficie e sussurrai:
<< Addio nostro amato Gilbert. >>.
Per poi sorridere malinconica, girare i tacchi ed andarmene con un grande vuoto nel cuore.




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