Faithful

di Inquisidora
(/viewuser.php?uid=104624)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Stava arrivando. Tra qualche minuto avrebbe varcato quella soglia, mi avrebbe preso per un braccio e mi avrebbe trascinato fuori di casa, com'era sua abitudine già da qualche anno. Ovviamente il mio parere non gli interessava, mi avrebbe portato con sé, con o senza la mia approvazione. Alzai lo sguardo al calendario appeso alla parete: 31 ottobre. “Che destino infame”, pensai tra me e me, sprofondando ancor di più tra i cuscini del divano, quasi sperando che potessero inglobarmi e farmi fuggire da quella realtà. A malincuore realizzai l'impossibilità del mio desiderio, così mi alzai e mi avviai verso la porta, rassegnato. Ma non feci in tempo ad aprirla che questa venne spalancata violentemente, facendomi indietreggiare di qualche passo.
Eccolo, era arrivato.
Fissai il ragazzo moro di fronte a me: portava un lungo mantello bluastro e una maschera da Munchlax. In mano, l'immancabile cestello a forma di zucca. “Pearl! Oggi è Halloween!”, esclamò felice.
Sbuffai. Era incredibile come quella festa riuscisse ad animarlo, lui che di solito era sempre pigro e svogliato, il 31 ottobre diventava un uragano di energia. Ma il cambiamento lo vedevo soprattutto nei suoi occhi. Dalla loro classica tonalità grigio-argentata, in occasione di questa festività diventavano di un blu intenso, simile a quello del cielo nelle notti d'estate.
Ma Halloween non era l'unica occasione in cui i suoi occhi assumevano quella tonalità. No, lo stesso fenomeno accadeva anche in sua presenza. In presenza della lady, della principessa, della nobile.
Platina.
Fui scosso da un leggero tremito al solo pensare a lei. “Lo so, Diamond”, mugolai. “Allora dai, dobbiamo andare a chiedere dolcetto o scherzetto!”, continuò lui, troppo felice per potersi accorgere del mio stato d'animo. Mi prese per un braccio e mi portò fuori di casa, come avevo previsto. Fortunatamente - o sfortunatamente? - avevo avuto la premura di indossare il costume prima del suo arrivo, così ero già pronto per uscire. Il mio vestito era quasi più ridicolo del suo: mentre lui vestiva i panni di un pigro Munchlax, io vestivo quelli di un colorato Chatot.
Diamond si fermò nel vialetto di fronte a casa mia, poi cominciò a guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcuno. Quando vidi il suo sguardo illuminarsi, capì che doveva averlo trovato.
“Platina, siamo qui!”.
Quel nome. Il suo nome. Divenni improvvisamente rigido, gli occhi sgranati e lo sguardo fisso sul marciapiede.
Perché c'era anche lei? Era da anni ormai che passavo Halloween in compagnia di Diamond, ma mai gli era venuto in mente di portare anche Platina.
Una lieve carezza mi sfiorò il braccio, un tocco freddo, bensì delicato e piacevole, che sapevo poteva appartenere a una sola persona. Fu allora che sollevai lo sguardo e la vidi, lei, in tutta la sua grazia e la sua bellezza, nel suo vestito da Ponyta. Il manto color crema del Pokémon le arrivava fino ai piedi, racchiusi in due ballerine color cremisi, e lunghe fiammate le scendevano lungo i fianchi. Portava i capelli sciolti, cosa che non faceva quasi mai. Ero al contempo stupito e ammaliato da quella creatura angelica. Era semplicemente bellissima. Fui tentato di avvicinarmi a lei, di sfiorare quella pelle candida e quei capelli corvini, ma sapevo di non poterlo fare, non avevo il diritto di toccarla.
Lei non mi apparteneva.
Indietreggiai di qualche passo, lasciando Diamond davanti a me. Platina gli sorrise cordialmente, tendendo una mano verso di lui. Il ragazzo si inginocchiò e gliela prese, baciandone dolcemente il dorso. Poi si rialzò e le accarezzò teneramente una guancia, mormorandole all'orecchio un lieve “Buon Halloween, lady Platina”.
Tutto questo sotto il mio sguardo colpevole, colpevole perché desideravo lei, la ragazza del mio migliore amico. Mi girai di scatto, asciugandomi una lacrima dispettosa. Senza che me ne accorgessi, mi trovai Diamond davanti. Mi passò una mano tra i capelli biondi, spettinandomeli. “Allora Pearl”, disse a bassa voce, “andiamo?”.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=589488