Deathbearer - cap20 - impossibile
Impossibile.
La carta del mare delle Antille occupava tutto il tavolo del timone, perché
era grande e piena di dettagli. Era stesa senza una piega e i bordi si
increspavano al vento.
Il capitano allungò la mani sopra la carta e fece scivolare le dita sulla
carta grinzosa. Aveva un’espressione indecifrabile. Tensione, inquietudine, e
anche una strana sicurezza strafottente che sembrava non abbandonarlo mai.
Dopo un po’ si fermò. “questa è l’Isola di Mezzanotte.” disse picchiando il
dito sul disegno di una piccola terra con il profilo tratteggiato.
“a ovest della Florida? Ma siete sicuro che è veramente lì il tesoro?”
chiese Anne storcendo la bocca.
Il capitano scosse la testa, Anne per una volta pensò che fosse sincero.
“non ne sono certo, nessuno lo è in questo caso, ma se tu dovessi nascondere un
tesoro quale isola sceglieresti …” La guardò intensamente. “un atollo, sia pur
sicuro, ma sempre visibile e perlustrabile, oppure un’isola praticamente
inesistente su cui ci sono tante leggende fasulle ed esagerate quanto granelli
di sabbia?”
“ovviamente l’Isola di Mezzanotte.” Concluse Amy.
“dobbiamo trovarla.” Aggiunse Sara con decisione.
“mi sembra il minimo.” Annuì il capitano. “ma non dobbiamo farci trovare
dagli Inglesi. Da ogni porto che passiamo partono due navi, raggiunta la
destinazione avremo contro una flotta.”
Prese a tamburellarsi il mento mentre borbottava tra sé e sé. “dobbiamo
evitare i porti …” rifletté osservando la mappa.
“Inglesi” aggiunse Anne.
Storm scosse la testa, ma era come se Jack l’avesse fatto. “tutti odiano i
pirati. Dobbiamo navigare in mare aperto per arrivare vivi al tesoro.” disse il
capitano spostandosi dal timone al parapetto.
“attraverseremo gli Stretti.” decise alla fine.
“gli Stretti?” chiese Anne stralunata. “ma è impossibile in questo periodo
dell’anno! La marea …” fu zittita con un gesto brusco.
“ce la faremo. Abbiamo fatto anche di peggio che veleggiare per l’Atlantico
in primavera!” sorrise Mary.
Amy sentiva gli occhi che le bruciavano, le veniva da pensare a Katherine,
le parole di quel pirata durante la battaglia le rimbombavano nella testa. “ma
ci riusciremo? Non dobbiamo fermarci a fare rifornimenti da qualche parte?” chiese speranzosa. In tutti i libri che aveva
letto c’era bisogno di rifornimenti dopo tanti giorni, e sperava con tutto il
cuore di approdare a Turks Islands, per trovare Katherine. Sapeva che le
probabilità di trovarla viva erano praticamente nulle, ma non ci voleva
pensare, per lei era solo in pericolo, e andava raggiunta alla svelta.
“ha ragione, la mocciosa …” commentò il nostromo irato.
“dove?” domandò Amy con gli occhi che brillavano.
“non
so …” mormorò il capitano “… a Tortuga
…” mormorò tornando a fissare
la carta. Sospirò pesantemente vedendo lo sguardo spaventoso di
Amy.
“ma forse è meglio Turks Islands.” Si intromise il nostromo, che non sapeva
nulla del discorso precedente tra Amy e il capitano.
“non credo.” Borbottò jack fissandolo con uno sguardo denso di sottintesi.
“permettevi di obiettare.” continuò il nostromo. “ma lì abbiamo il nostro
contatto, e non riusciremo ad arrivare a Charles Town, ci vuole troppo … e siamo
stremati.”
“perché non ci avete avvisato prima?” sbottò Mary.
“non è importante …” tagliò corto Storm “ora abbiamo altre cose a cui
pensare, giusto capitano?”
“allora approderemo a Turks Islands tra quattro giorni, cinque al massimo.”
concluse Jack fissando intensamente Amy. “fino a notte la nave terrà, affronteremo la
virata al buio, per non correre rischi. Speriamo che il loro galeone non ci
riesca a sua volta.” Disse infine scuotendo il capo.
“non ce la faranno.” Sogghignò Mary. “loro non hanno il Deathbearer!”
aggiunse, e risero insieme.
*
Il pomeriggio afoso passò lento, mentre il vento si faceva impetuoso. Amy
aveva condotto Stephanie e Anne nella cabina, e si era confidata su quello che
era successo nella battaglia e del suo presentimento riguardo Katherine. Anne
approvò senza riguardi, convinta che fosse giusto liberare tutti i prigionieri,
mentre Stephanie come sempre, placò la sua foga dicendole che Jack non le
avrebbe mai perdonate, e punite come cani, quindi rifletté assorta e concluse
che era giusto solo cercare Katherine, mentre i pirati contrattavano, e
aggiunse che la prudenza sarebbe stata la loro ombra e che dovevano cercare di
essere invisibili. Per Amy non c’erano problemi, alle volte pensava di esistere
nemmeno, per gli altri.
Dopo ore tornarono sul ponte. Davanti a loro si stagliava una lunga
striscia di terra pianeggiante, che sembrava chiudersi intorno alle navi come
una morsa, e non c’era traccia di insenature e stretti.
“siete sicuro che siamo nel posto giusto?” chiese Anne con fare ansioso,
mentre si morsicava un unghia.
“ovvio che sono sicuro!” commentò Jack guardandola con disprezzo.
Anne abbassò la testa, ma non gli credeva troppo.
“ma siete sicuro che ci riusciremo?” chiese Stephanie, sempre più
impaurita.
Jack non rispose e si limitò a ciondolare la testa.
Stephanie stava per riprendere quando il capitano disse: “l’ho fatto più
volte! Spero ti possa tranquillizzare, perché io mi sto annoiando di sentire le
tue lamentele!”
Amy cercò di ignorare la grande voglia di prenderlo a botte. Doveva fare la
brava per riuscire a scendere a Turks Islands. Sentì le lacrime salirle agli
occhi quando ripensò a Katherine, ma deglutì la paura e il rimorso e chiuse gli
occhi terrorizzata. Con un gesto veloce si guardò le spalle e vide la nave che
li seguiva, sempre più vicina. Quando si girò, Sara le si parò davanti come un
ombra e lei saltò all’indietro. “ma sei matta! … che spavento!” urlò.
Sara non disse niente, ma il suo sguardo lasciava intendere molto. Amy
sentì che aveva bisogno di parlarle, non riusciva a non pensare alla loro
litigata. “scusa per quello che ti ho detto.” Le mormorò, ma non fu certa che
avesse sentito.
Intanto Anne e il capitano cominciavano a battibeccare sulla loro
situazione. “qui non ci sono Stretti!” commentò la ragazza guardandosi intorno
nella luce dorata del tramonto.
“io direi di sì, invece, signorina. Non siamo stati in questa zona per
molto, vero?” rispose Jack acido, con un tono insopportabile. “guarda bene.” le disse dopo qualche secondo.
Insieme a Stephanie si avvicinò al parapetto e si guardò intorno. La terra
di fronte a loro si allungava poco distante, e si riusciva a scorgere la
spiaggia bianca. Strizzando gli occhi, Anne capì che quella striscia di terra,
che sembrava impenetrabile, in realtà erano una miriade di atolli e isolotti
più grandi. Tanto vicini da essere quasi impossibile vederne gli stretti tra
uno e l’altro. Sarebbe stato difficile attraversarli, ma era almeno possibile.
*
Le onde che si infrangevano sullo scafo diventavano ogni secondo più forti
e si capiva che erano vicini alla vastissima distesa oceanica.
Il sole si era ormai tuffato a ovest, e aveva lasciato il posto a una luna
lontana e metallica. Una coltre di nebbia, simile ad un batuffolo di ovatta, si
stava avvicinando ai marinai, immersi nel loro lavoro. Nasceva da dietro la
striscia di isole, e si avvicinava a loro, che lentamente stavano virando.
*
Dalla nave inglese Diamond, invece, il veliero pirata sembrava sempre
immobile davanti a loro, e per il Capitano, stava andando incontro alla fine.
Loro non vedevano ancora che la terra in realtà era disseminata di golfi e
stretti e che si stavano inoltrando in una grande palude di atolli e isole.
Somers osservava soddisfatto il panorama dalla prua della sua nave. “ecco
la sorpresa …” mormorò tra sé e sé,
ma ancora non sapeva che quella era quasi la stessa strategia che stavano
applicando i pirati.
*
Anche la luce della luna sembrò oscurarsi quando raggiunsero gli Stretti.
La violenza sferzante del vento, insieme con la paura, tolse il fiato alle ragazze.
Raffiche di forza selvaggia le avvolsero, come cercando di strapparle via
dall’albero a cui erano legate. Le accecava, assordava, e impediva loro di
respirare.
La prima massiccia ondata colpì il Deathbearer, la prua si inclinò in alto,
come se volessero raggiungere il cielo. Qualche istante dopo la nave tornò a
scivolare in basso, e quando la prua affondò nell’acqua, sembrò voler tagliare
il mare a metà, e possenti scrosci d’acqua salata si riversarono sul ponte.
Tutto avvenne velocemente. Amy non credeva che sarebbe stato così difficile.
Rifletteva attentamente quando un urlo interruppe i suoi pensieri.
“attenti agli scogli!!” urlò Storm. Infatti il fondale, oltre ad essere
molto basso e insidioso, era anche disseminato di scogli alti e appuntiti che
minacciavano di falle la nave.
“spigate le vele del pennone di dritta!!” sbraitò il capitano alla ciurma,
e tutti si misero al lavoro.
“carica il timone!” urlò Mary al nostromo, dopo essersi sporta a guardare
l’acqua.
“chiudete il vento e virate a est di un punto!! Pronto timoniere!!” urlò
ancora il capitano. Si diresse allora a grandi passi al timone, spinse di lato
il nostromo e cominciò a girarlo, caricandolo a ovest.
Mary prese Sara per un gomito mentre stava per correre via: “legati insieme
alle ragazze all’albero! Non fare l’orgogliosa, per una volta.”
Sara rimase immobile un istante, poi annuì, vedendo che la madre era
preoccupata. “contaci.” Le disse e poi andò via. Sara rimase un istante
immobile. Poteva usare la Magia, le sembrava l’unico modo per superare quell’ostacolo.
Dopo quello che era riuscita a fare combattendo con Crowley si sentiva molto
più sicura quando invocava i suoi poteri, ma aveva sempre il terrore di non riuscire più a tornare
presente a sé stessa. Scosse la testa, doveva fare come le avevano sempre
detto. La Magia andava usata solo in casi estremi, e quello non lo era. Prese
una cima e ne legò un’estremità all’albero maestro.
*
Le onde erano sempre più forti e stavano avvicinandosi allo stretto. Gli
schizzi erano gelati e raggiungevano i marinai come frecce velenose. Ormai
anche gli inglesi avevano capito le loro intenzioni e per Somers era come se gli
fosse crollato il mondo sulla testa. Rimase immobile per minuti interminabili
che continuavano a scorrere silenziosi, mentre il Deathbearer era ormai
distante, e aveva superato anche l’ultimo gruppo di scogli, dirigendosi allo
stretto e all’Oceano, ma a loro mancava un capitano e il tempo per virare.
Quando Somers si distolse dai suoi pensieri, la prua era a pochi metri
dagli scogli e ci finì sopra con fragore. L’acqua riempì subito lo scafo, ma
non era un danno irreparabile.
I pirati sul Deathbearer esultavano e saltellavano, ma non era ancora
finita. Avevano superato solo una parte delle insidie. Reckhernam stringeva le
mani sul timone con sguardo assorto e gelido, ignorando l’acqua che inondava il
ponte.
Davanti a loro lo stretto si vedeva bene, nonostante la nebbia e il buio
che avanzava, mancava poco per riuscire a infilarsi, ma dovevano essere precisi,
altrimenti sarebbe andati contro gli scogli e la loro missione sarebbe crollata
insieme alla nave.
Le acque gelide che provenivano dall’Atlantico, si scontravano con quelle
delle Antille e formavano piccoli vortici e frangenti enormi.
Mary alzò gli occhi con uno sforzo sul timone e aprì la bocca. Guardò
ancora lo stretto e più volte tornò a guardare Jack. Attese, poi urlò più forte
possibile: “adesso!!!” con una voce rotta che non era da lei.
Jack rimase ancora un attimo con le mani sul timone, poi si gettò all’indietro
e lasciò che il timone cominciasse a girare vorticosamente.
Tutti abbassarono la testa e le funi si tesero al massimo. Amy urlò a pieni
polmoni, anche se non capiva perché, ma il suo corpo non le rispondeva e si
ritrovò a con i capelli in bocca e il fragore delle onde copriva la forza della
sua voce. Quell’istante le sembrò durare in eterno, le braccia e le mani le
dolevano per tenersi alla cima e la forza delle onde sembrava spazzarli via da
un momento all’altro.
La nave si girò su se stessa di quasi la metà ed entrò nello stretto
scontrandosi contro uno scoglio enorme. I marinai furono strattonati e spinti,
avanti e indietro, ma alla fine; quando ebbero il coraggio di riaprire gli
occhi, erano nell’Atlantico.
*
La prima cosa che venne in mente ad Amy, fu di andare dal capitano.
Era difficile camminare, le onde dell’Oceano erano molto più possenti, ma
li stavano portando a Turks Islands, quindi tutto andava bene.
Jack teneva le mani sul timone, ancora concentrato.
Ora che Amy se lo trovava di fronte, però, non sapeva cosa dirgli. “come
abbiamo fatto?” chiese con un filo di voce. “era impossibile.”
Jack la guardò intensamente, poi le sue labbra si aprirono in un sorriso. “nulla
è impossibile per colui sulla cui testa sventola la bandiera con il teschio."
*
To Be Continued ...
ciao a tutti!!
bhè, è strano dover mettere la parola "fine" anche in questa storia....
come farò senza le vostre recensioni??
sì, certo, ci
sarà un seguito, ma prima devo rivedere meglio questa parte
della storia. non so bene quando ci riuscirò, e quando
metterò i nuovi capitoli, ma ci vorrà tempo. più
di quanto immaginassi, perchè alcuni commenti mi hanno fatto
capire che forse sono stata un po' precipitosa, e che devo ancora
rivedere meglio la storia. bhè, siamo umani, no? quindi è
normale sbagliare, perciò meglio sistemare tutto ciò che
c'è da sistemare.
spero che la storia vi sia (a chi più, a chi meno) piaciuta fino in fondo.
grazie mille a tutti, che seguono, recensiscono, o hanno letto e basta.
ciaooo
Archer
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