Come lanterne...
30 Ottobre.
Il sole languiva
sull’orizzonte, spargendo tutt’attorno sprazzi di luce
sanguigna, intervallati da stralci di nubi simili a cotone sfilacciato.
Sul davanzale della casa
era innocentemente accomodata Kiku, una gamba - la destra - che,
leggiadra, penzolava nel vuoto sottostante, agitandosi lentamente al
ritmo di una musica che solo la ragazza poteva udire, mentre la
sinistra stava piegata, poggiando il piede sulla ringhiera, spessa una
decina di centimetri.
Gli occhi, dolcemente
socchiusi, ammiravano la bellezza del tramonto, mentre le sue mani
giocherellavano con una delle mannaie che si portava sempre appresso,
come un peluche dal quale non riuscisse a separarsi.
«Kiku, che fai qui fuori, da sola?».
Rin era appena uscita dalla
portafinestra trasportando due zucche di medie dimensioni, che si stava
accingendo a posizionare con cura infinita sui due estremi della
balconata.
Tutti quanti stavano
addobbando la casa in preparazione ad Halloween, e lo stavano facendo
con lo stesso impegno con cui decoravano l’interno per Natale,
pur essendo palese la differente importanza tra le due festività.
«Ammiro il tramonto. Non è bellissimo...?» domandò Kiku alla ragazza, in tono vagamente trasognato.
La biondina alzò gli occhi ad incrociare il globo solare che si accingeva a cadere oltre l’orizzonte.
«Sì, è bello...» commentò, voltandosi poi per tornare dentro.
«Tra poco sarà pronta la cena...» aggiunse.
«Okay...» rispose l’altra, mentre Rin si dileguava oltre la soglia.
Rimase lì,
perfettamente immobile, continuando a girarsi tra le mani la sua arma
preferita, senza dare minimo manifesto dell’intenzione di
muoversi.
I suoi occhi, dopo qualche
istante, si spostarono sulla zucca che aveva innanzi, focalizzando su
di essa tutta l’attenzione: era così perfetta per essere “modellata”...
«Oh, sei qui».
Una voce maschile
d’innegabile fascino le giunse alle orecchie mentre si allungava
a prendere l’oggetto del suo interesse - mostrando una a dir poco
innaturale abilità contorsionistica.
Il suo viso si volse
immediatamente verso la porta, sulla quale si era materializzata la
figura che più di tutte ricercava durante il giorno, che
agognava di studiare più di ogni altra cosa.
«Taito...?» chiamò, incredula, con voce sottile ed esitante.
«Che cosa diavolo
stai facendo, si può sapere?» chiese lui in tono
concitato, avvicinandosi, inarcando l’unico sopracciglio visibile
con palese perplessità.
Kiku arrossì e si ritrasse, la mannaia che pendeva nella mano inerte lungo un fianco.
«Volevo... tagliare quella zucca...» spiegò, imbarazzata: essere ripresa da Taito non le piaceva.
Le dava la sensazione di sfigurare davanti a lui.
«E per farci cosa?» l’aggredì ancora il ragazzo, senza mostrare un briciolo di sensibilità.
La rossa abbassò gli occhi, arrossendo ancor di più.
In un secondo momento, sulle sue labbra comparve un sottile sorriso di divertimento e malizia.
«Delle... lanterne» asserì, come se fosse una risposta quasi malvagia.
Taito cambiò subitaneamente espressione: da aggressivo divenne perplesso.
«Lanterne...?»
ripeté tra sé, squadrando la ragazza: dal sorriso, pareva
aver trovato qualcosa di estremamente divertente da fare - o di
maledettamente appagante, difficile dire quale delle due fosse
l’interpretazione corretta.
Era come se tagliare
quell’oggetto fosse un’azione che le dava una soddisfazione
in qualche modo perversa, ed era nella sua perversione infantile ed
instabile, che Taito trovava un ché d’estremamente
affascinante.
«Con quelle zucche?» domandò il giovane.
Lei annuì e lui sospirò, andando a prenderne una.
Le si avvicinò e gliela porse.
«Coraggio» la esortò.
Kiku prese la zucca tra le
mani e iniziò ad armeggiarci con una delle mannaie, ottenendo
solo di massacrarla orribilmente, senza alcun risultato - se non si
contava una alquanto oscena “polpa” sgorgata
dall’interno.
Taito rise, senza riuscire a trattenersi.
«Che... c’è da ridere?» chiese la piccola Juon, arrossendo per l’imbarazzo.
«Non... non sai intagliare una zucca?» domandò in risposta lui.
«Mmh... non pensavo fosse... così difficile...»
«Non devi sbudellare
la zucca, eh! Ahah! Devi solo aprirla e toglierci quel che
c’è dentro...!» le spiegò lo Shion.
«Ah...» disse lei semplicemente.
Taito andò a
prendere l’altra zucca, quindi gliela mise tra le mani e le prese
il polso saldamente, posizionando l’altra mano sulla verdura,
quindi prese a muovere con praticità e precisione la mano della
ragazza che reggeva il coltellone.
Kiku si beò
letteralmente dei minuti che trascorse adagiata nell’incavo
venutosi a creare nel suo petto - piegato su di lei per poterla
sorreggere - assaporando l’odore di sangue e tessuto cicatriziale
che lo caratterizzava, crogiolandosi nella sensazione di essere tra le
braccia del maschio violento per eccellenza.
Era una cosa che la eccitava dentro, nel profondo.
Mentre ammirava la
spaventosa espressione della zucca che stava prendendo forma nelle sue
mani, rese abili dalle manovre di Taito, comprese che intagliare le
zucche non fosse un compito poi così arduo, anche se per lei -
abituata a sfregiare, squartare e dilaniare tutto quanto senza una
precisa logica estetica - si era rivelata essere un’impresa
titanica.
L’unica cosa che le mancava era la pratica. Tanta, tanta pratica.
«Ecco fatto» affermò il ragazzo, distraendola dalle sue elucubrazioni.
Mentre se ne andava, la
ragazza si concesse qualche minuto per contemplare l’opera che
aveva realizzato - anche se con ausili esterni: era veramente spaventosa, eppure proprio per quello macabramente bella.
«Oh, Taito... ♥!».
«Ehm... Kiku, che stai facendo?».
Meiko, alzatasi per andare a prendere un bicchiere d’acqua, si era imbattuta nella piccola Juon scendendo in soggiorno.
Quest’ultima stava
rannicchiata sul divano, l’esile figura illuminata da una lampada
- che gettava ombre inquietanti nel resto della stanza - ed uno dei
suoi soliti coltelloni in mano.
«È notte fonda, non dovresti essere a letto?» le domandò ancora la castana, perplessa.
Solo in quel momento
notò il piccolo cumulo che le stava affianco, simile ad una
piramide di teschi, e quello informe che stava sul pavimento, sotto i
suoi piedi.
Successivamente, si rese conto che Kiku stava tagliando qualcosa.
Dall’espressione, sembrava essere un’operazione che richiedeva tutta la concentrazione di cui fosse capace.
«Cosa stai facendo?!» ripeté Meiko.
«Devo imparare a intagliare lanterne nelle zucche. Devo diventare brava... come Taito!».
Angolino autrice
Be', alla fine ce l'ho fatta a postare qualcosa su Halloween su questi due amori *___* mi sento realizzata <3
E spero d'aver colto il prompt impostomi richiestomi da XShade.
Colgo anche l'occasione
per "annunciare" - o farmi un po' di spam <3 - che mi sono resa
disponibile per scrivere shot e flash su richiesta. Chi fosse
interessato, trova il link nel mio profilo autrice.
Bye bye! ^.-
F.D.
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