«Vattene! Non sai fare nemmeno la puttana!
Non farti più vedere...», queste le parole di quel
lurido testa di minchia di James. «Non ho dove
andare...», dissi piangendo. Io e il mio bambino non avremo
patito il freddo per colpa sua. «Me ne fotto! Ci pensavi
prima invece di farti mettere incinta da uno che nemmeno era un tuo
cliente! Per me puoi dormire anche sotto ai portici,
puttana!» e mi lasciò lì, buttata sul
marciapiede. Ecco, non voglio che mio figlio, già da dentro
la pancia, debba patire freddo e fame. No! Devo reagire... Trovare un
posto per dormire la notte... Cazzo che freddo! Ma che, si sono messi
tutti daccordo per farci star male? Il mio stomaco brontola... Ci
mancava solo questo! Un altro brontolio. «Anche io ho fame,
ma non mi lamento come fai tu!», dissi massaggiando la
piccola prutuberanza che adesso il mio addome accoglie. Mi rilassa
parlare con lui, sento che Dio mi abbia voluto dare
un'opportunità per far si che mi senta amata. |
Non so nemmeno il sesso, ma spero sia una femminuccia.
Tante scarpette e vestitini rigorosamente rosa e lilla. In questo
momento sembro tanto la mia vecchia amica Alice. Lei almeno
è riuscita a scappare dalle grinfie di quel bastardo e a
fare una vita normale. Fortunat lei, sono due anni che non la sento, il
mio piccolo folletto. Lei si che mi voleva bene, lei si che era una
sorella, che non era mai nata. Dio se l'era portata via insieme ai
miei. Stavano venendo a prendemri a scuola. Finì per molti
anni in orfanotrofio, fino a quando James mi adottò e mi
fece "far parte della compagnia", per come si suol dire. Ora sono
passati due anni, e sono una diciassettenne incinta di un ragazzo che
ha conosciuto in discoteca tre mesi e mezzo fa. Ricordo solo il nome di
quel Dio greco: Edward. Quello si che era un ragazzo. Se non ricordo
male aveva 19 anni appena compiuti. Con lui passai una serata
indimenticabile. Mi sono sentita voluta e amata... Oh mamma, anche solo
pensarlo faceva colorare le mie povere guance. |
Un altro brontolio dal mio stomaco. «Ho
capito che hai fame, ma almeno lasciami pensare a tuo padre
scemotto», dissi sorridendo. «Bella?!»,
mi sentì chiamare. Conoscevo quella voce, ma non volevo e
non potevo crederci. «Bella!», disse
abbracciandomi. «Oh Bella quanto mi sei mancata!»,
continuò Alice. «Oh Alice», e scoppiai a
piangere. «Ma che ci fai tutta sola in questo posto e al
freddo?», chiese preoccupata. «James mi ha sbattuta
fuori...», dissi riciminciando a piangere sulla sua spalla.
«Oh, piccola. Vieni, ti accompagno dai miei nuovi
genitori...». «Genitori?», chiesi
attenuando i singhiozzi. «Sai, quando sono riuscita a
scappare, ho inconrato Esme, che fa l'assistente sociale e che ora
è mia madre, che mi ha presentato alla sua famiglia. Sai,
non può avere dei figli, ne ha adottati quattro e con me
cinque...», disse contenta. «Che bello,
Alice!». Arrivammo alla sua auto e ci dirigemmo verso
l'autostrada. Quando arrivammo a destinazione, quasi non potevo credere
ai miei occhi. |
«Bella vero?!», chiese Alice
indicando la casa. Ma che dico casa, quella era una reggia. Era bianca,
a tre piani e piena di vtrate. Il contorno delle vetrate erano mogano e
un'ampia veranda anticipava la porta d'ingresso. Annuìi
velocemente ed entrammo. Quello che vidi era anche più bello
dell'esterno. La moquette grigia ricopriva tutto il salotto. Due divani
bianche e un televisore al plasma erano sistemati sulla destra, a
sinistra, un pianoforte a coda bianco e una rampa di scale che
portavano di sopra. «Wow», dissi guardandomi
intorno. «Lo so. Vieni, ti porto da Esme. MAMMA!»,
gridò per farsi sentire e per poco non mi perforò
un timpano. «Eccomi, eccomi! Alice, quante volte ti ho detto
di non gridare?!», disse una voce melodiosa. «Si,
si, lo so!», davanti a noi apparve una dona stupenda. I
lunghi capelli color caramello le ricadevano boccolosi lungo le spalle,
gli occhi azzurri come il cielo sprigionavano quell'affetto che solo le
madri sapevano sprigionare. {vi piace la storia?se si xk?} |
«Mamma, lei è Bella», a
quelle parole Esme cambiò espressione. «Oh
cara!», disse abbracciandomi. «Non devi
preoccuparti, ci prenderemo noi cura di te! Cercheremo di farti
dimenticare ciò che ti ha fatto passare quel
lurido», okay! Già mia sta decisamente simpatica!
«Alice, tesoro, accompagna Bella nella stanza degli ospiti!
Poverina, sembra che tu non abbia toccato cibo per un bel po'... Alice
ti riempirà l'armadio con dei vestiti, io nel frattempo
provvero a cucinare per un'intera famiglia», disse tutta
felice. «Ma Esme, non...»cercai di dire.
«No, no, no! È un piacere per me!», e se
ne andò verso quella che pensavo fosse la cucina.
«Vieni Bella!», mi disse Alice. Salimmo al terzo
piano. Entrammo nella prima porta a sinistra e quello che mi si
parò davanti mi lasciò senza fiato: una lunga
vetrata sulla sinistra mostrava la foresta che costeggiava la casa, un
grande divano dorato era accostato a sinistra della porta, al centro un
grande letto matrimoniale col baldacchiano. |
«Ledue porte in fondo sono: la prima una
cabina armadio, in cui ora ti metterò una paio di cose, e
l'altra il bagno. Nel bagno ci sono sia un box doccia che una vasca da
bagno. Ti va bene?», chiese speranzosa.
«Alece, ma è magnifico! Cioé
è tutto stupendo! Oh mamma, grazie! Te ne siamo
grati!», dissi abracciandola.
«Siamo?», chiese alzando un sopracciglio.
Giusto! Glielo dico? Dopotutto sarà lei ad avermi tra i
piedi.
«Vedi, Alice. Devo dirti una cosa», lei fece cenno
di proseguire. «Nelle poche volte che James mi lasciava
libera, andavo in giro per i bar. Una sera incontrai il ragazzo
più bello di questo mondo, e... Beh... Vedi...», e
mi bloccai.
«Continua», mi esortò Alice. Ci sedemmo
sopra l'enorme letto e continuai.
«Sono rimasta incinta», dissi abbassando la testa.
«Oh Bella! Ma tu lo vuoi questo bambino? Di quanti mesi
sei?», chiese.
«Certo! É la cosa più bela che mi sia
capitata, dopo di te.»
k ve ne pare? |
«Su per giù, se non sbaglio,
dovrei esere al terzo mese più due-tre settimane, giorno
più, giornomeno».
«Posso fare da zia? Posso toccarti la pancia?»,
chiese euforica.
«Certo, puoi a tutti e due» e mi alzai il
maglioncino.
La piccola protuberanza faceva bella mostra di se. Alice
toccò incantata il mio addome.
«Oh mamma! Questo è un dono del cielo»,
disse rimanendo ipnotizzata.
«Non quando ti fa venire le nausee al mattino
presto», dissi sorridendo.
«Che bello che deve essere portare una nuova vita dentro di
se... Chissà se Jazz ne vorrà mai...»,
disse togliendo la mano.
Mi abbassai il maglioncino e la guardai con aria interrogativa.
«Jazz, o Jasper, è un altro figlio adottivo di
Esme. Io e lui stiamo insieme da una anno. Devi conoscerlo,
è dolcissimo!», disse con occhi sognanti.
«Sono felice per te sorellina», usai il nomignolo
che usavami due anni fa'.
«Ma dimmi, come si chiama "miste mondo"?»
«Si chiama Ed-Edw... |
«ALICE!
VIENI!», gridò una voce femminile.
«Oh,
vero! Dovevo aiutare Rose! Tu ne frattempo vai a farti una doccia...
Nella cabina armadio ti metterò un paio di cose,
più o meno delle tute. Penso che dovrebbero
starti», mi diede un bacio in fronte ed uscì dalla
stanza lasciandomi sola.
Entrai
in bagno e ne rimasi estasiata: lo stesso dorato era ovunque, insieme
al nero.
Mi
spogliai ed aprii l'acqua del boc. Andai nel mobiletto sotto al
lavandino e cercai una spazzola. Lisciai tutti i miei capelli ed infine
entrai nel box.
L'acqua
era tiepida, al punto giusto, e districò tutti i miei nervi.
Si
aprì la porta del bagno, pensai fosse Alice.
«Alice
grazie per avermi ospitato, non so dove sarei adesso senza di
te», e continuai ad insaponarmi.
«Oh,
ma guarda chi si rivede! Non pensavo di reincontrarti».
Oh
no! No, no, no, no! Non ora! Perché?
il
mio primo capitolo finisce quì, fatemi sapere che ne
pensate... :)
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