LA BELLA ADDORMENTATA
DISCLAIMER: I personaggi qui proposti (grosso modo quelli di fine
seconda stagione) non sono miei, ma del loro creatore Tim Kring; io mi
sono limitata a prenderli in prestito per un po'. E non sono di mia
proprietà nemmeno le comparse che entrano ed escono dalla storia
senza il mio permesso, anche loro sono solo a prestito (Tranquillizzo i
proprietari: prima o poi le vostre creature torneranno a casa con le
loro gambe). Io non ci guadagno niente, solo qualche momento di risate.
Capitolo 1: Il più è convincerli
- Insomma, dovremo aspettare ancora per molto? - La procuratrice
distrettuale Rene-Renè-o-Renee (l'ho visto scritto in tutti e
tre i modi nda) non-so-di-preciso-quante-T-ci-vogliono-nel-cognome (Ma
non sai un tubo ndlettori) batteva freneticamente le unghie sul tavolo
della sala riunioni. Insieme a lei, seduti attorno al tavolo c'erano
tutta la combriccola al servizio di Macy, il detective Woody Hoyt e il
padre di Jordan, Max Cavanaugh.
- Qualcuno sa perché siamo qui?- Non ce la faceva più;
aveva bisogno di una sigaretta. Lily, dal canto suo, stava meditando
l'omicidio previa estirpazione di quelle unghie maledette che non
accennavano un secondo a smettere con il loro dannato ticchettio.
Chissà se qualcuno le avrebbe dato una mano ad occultare il
cadavere... Sicuramente sì.
- Non ne ho la più pallida idea - si intromise Jordan, sperando
di farla stare zitta. - Garret mi ha solo detto di radunarvi tutti in
sala riunioni. -
- Sì, ma io che c'entro? - domandò l'ex poliziotto che sedeva a fianco della figlia.
- E che ne so io papà. Taci e aspetta - rispose stizzita lei
lanciando un'occhiata a Renee (Hai cercato su Wikipedia? ndlettori; No,
ho fatto ambarabàciccìcoccò nda) augurandosi che
comprendesse il messaggio.
- Ma siamo qui già da venti minuti. - Evidentemente non lo aveva recepito. "Ti si spezzassero quelle unghie di..."
- Scusate l'attesa. - Finalmente Macy entrò nell'ufficio ed
andò ad occupare l'ultima sedia rimasta, a capotavola.
Poggiò una valigetta ai suoi piedi.
- Allora, perché siamo qui? - chiese Hoyt. Anche lui era
piuttosto spazientito, per non dire che aveva un principio di
incazzatura tale da far apparire le sfuriate di Ade, il cattivo di
"Hercules", semplici brezze di vento.
Sembrava che il capo medico legale non sapesse bene come cominciare;
continuava a guardarsi le mani posate sul tavolo. Pareva... imbarazzato.
A salvarlo dalle occhiate curiose e in parte furiose dei presenti ci
pensò la segretaria che entrò portando un vassoio con una
tazza per ciascuno di loro.
- E il caffè? - chiese Bug che, nel prenderne una, l'aveva scoperta vuota.
- Un momento. Ho solo due mani. - La tizia tornò fuori e dopo qualche secondo dal corridoio iniziarono a
udirsi versi che di umano avevano ben poco.
- Che succede? - chiese Nigel sporgendosi dalla sedia e allungando il collo verso il corridoio per tentare di svelare l'arcano.
- Ti serve una mano? - Macy aveva alzato la voce per farsi sentire.
- No. Ce la faccio. - rispose la voce disumana tra un ansito e l'altro.
La "voce disumana" si scoprì essere della segretaria che
trascinava con fatica una damigiana da settanta litri. Tra gli sguardi
basiti di tutti, la donna riuscì in una qualche maniera a far
arrivare il contenitore nell'ufficio. Dopo aver ripreso fiato per
qualche secondo, dal nulla fece apparire un tubo di gomma, di quelli di solito
usati per travasare il vino. - Passatemi le tazze - ordinò. Erano
tutti troppo stupiti per ribattere o fare alcunché se non
obbedire.
Dopo il primo sorso ci fu uno sputo generale, a parte Macy ovviamente, che bevve tranquillo dalla sua tazza di Jigglypuff.
- Cos'è questa roba? - chiese la procuratrice più stronza
del circondario (Si nota che mi sta sulle balle? nda; NOOOO ndlettori)
- Infuso di camomilla e valeriana. - (Noto calmante nper lettori ignoranti; Guarda che non siamo mica tutti come te ndlettori)
- E che fine ha fatto il caffè? - chiese il babbo di Jordan.
- Credetemi, vi servirà - disse la segretaria chiudendosi la
porta alle spalle, non prima però di aver rivolto a tutti un
ghigno uguale a quello dello squalo bianco di "Alla ricerca di Nemo".
La confusione più totale regnava nella mente dei nostri cari
sfig... ehm amici.
- Dottor Macy? Ci puoi spiegare cosa sta succedendo? - si
azzardò a domandare il giovane detective posando disgustato la
sua tazza.
Prima di cominciare a parlare Macy sospirò rumorosamente. -
Avete presente la recita che ogni anno si svolge nel palazzo? -
L'atmosfera nell'ufficio si fece improvvisamente tesa.
- Vuoi dire quelle ridicole pantomime aziendali a cui non ci si
può sottrarre e i cui copioni vengono distribuiti solo il giorno
prima in modo così da avere la figuraccia assicurata? -
sbottò Nigel sogghignando. L'atmosfera nell'ufficio si
raggelò. Non volava una mosca. Le termiti che rosicchiavano il
tavolo decisero improvvisamente di cambiare stanza ed iniziarono a
migrare verso luoghi migliori. L'unico rumore che si sentì fu un
BLUB proveniente dalla damigiana che, vista la situazione, sembrava
stupita pure lei.
- Già - fece Macy.
- E a quali sfigati di quale ufficio tocca quest'anno? -
Occhiata molto significativa da parte del medico legale. Un'ombra di
comprensione da parte di Nigel che dopo aver lanciato uno sguardo alla
damigiana e aver posato gli occhi sulla sua tazza di infuso di
camomilla e valeriana, capì quello che tutti avevano già
capito 10 righe fa. - Oh - fu la risposta che si diede da solo.
- E a noi cosa tange di questa buffonata? - chiese la Walcott (Di nuovo
ambarabàciccìcoccò? ndlettori; No. Youtube
^-^ nda) riferendosi a se stessa ovviamente, al detective Hoyt e
a Max.
- I vostri nomi sono scritti sul copione, e una volta scritti siete vincolati. -
- E la miseria, cos'è? Un contratto con Satana? - fece Woody.
Uno strano tic all'occhio destro l'aveva colto già da qualche
minuto.
- Più o meno - sospirò Macy mentre beveva lunghe sorsate di infuso.
- Che esagerato - sbuffò una voce sconosciuta proveniente dall'aere.
- Chi ha parlato? - sbottò Peter parlando per la prima volta
dall'inizio della fanfic e guardandosi intorno, come tutti del resto (Mi
ero dimenticata che c'era anche lui, scusate).
- Come "chi ha parlato?" Io ho parlato. - Rumore tipico del
teletrasporto. In un angolo apparve... - L'autrice. - Silenzio di
tomba. BLUB da parte della damigiana sempre più stupita.
Senza prestare la minima attenzione a quelle povere vittime che la
guardavano con più o meno questa espressione O__O , l'autrice
parlò di nuovo. - Dottor Macy, vuoi per favore distribuire i
copioni? - L'uomo obbedì sconsolato. Prese la valigetta, la
posò sul tavolo, la aprì e cominciò a far passare
i suddetti copioni.
Di nuovo Renee saltò su, incavolata come una biscia: - Ripeto: e
noi cosa c'entriamo? Se questa ridicola farsa riguarda solo quelli di
questo ufficio... -
- Mi servivano attori - dichiarò l'autrice candidamente.
- Non so se te ne sei accorta, ma qui c'è tanta gente che lavora
- fece notare timidamente il papà di Jordan che si stava
riprendendo solo ora dallo shock.
- Sono solo comparse. A me servivano persone conosciute per lo
spettacolo. La gente verrà a vedervi solo se avrà la
possibilità di ridere dei protagonisti di questo telefilm. E' la
regola principale di una fanfiction comica: usare i personaggi
principali di una serie, di un cartone animato o di un libro e far fare
loro cose incredibilmente assurde in modo da far ridere i fan -
recitò a memoria l'autrice.
- E se ci rifiutassimo? - proruppe Hoyt con la sua solita, quanto mai fuori luogo, irruenza.
- Verrete licenziati in tronco - fu la risposta ancora più candida.
- Allora io mi salvo. Il bar dove lavoro è di mia proprietà; non puoi licenziare il padrone. -
- Intendi quel grazioso localino in cui vi riunite spesso dopo aver
risolto un caso o per cercare il tuo consiglio? - domandò
l'autrice che proprio in quel momento si mise a giocare con un
telecomando con un singolo bottone rosso circondato dalla strana
scritta BOOM!!!!!!
- Già - sospirò Max, che aveva capito l'antifona e si era diligentemente rassegnato all'inevitabile.
- Ma questa è una cosa totalmente assurda. Chi è il
cretino che ha dettato questa regola idiota per cui non possiamo
rifiutarci di recitare? - volle sapere la procuratrice che, da bravo
avvocato, cercava ogni possibile scappatoia.
- L'architetto che ha progettato il palazzo. Vedi, lui adorava ogni sua
creazione ma detestava profondamente chiunque ci andasse ad abitare,
perciò in ogni suo stabile ha lasciato un contratto vincolante
che obbliga qualsiasi persona che ci vive o ci lavora a fare le cose
più insensate. -
- Ah-ha - esclamò Renee con il dito puntato contro l'autrice. - Chi vive o lavora nello stabile, perciò... -
- Il contratto vincola anche chiunque entri nel palazzo - rivelò
l'autrice distruggendo sul nascere qualsiasi possibilità di
replica da parte della donna.
- E' come una maledizione - borbottò Bug abbattuto.
- Non sai quanto hai ragione. In effetti quel vecchio rincoglionito si
è ispirato alla maledizione che i faraoni erano soliti lanciare
sulle loro tombe. Ma tranquillo, a voi è andata pure bene. Poco
lontano da qui c'è un palazzo in cui per viverci devi per forza
avere un gatto strabico di nome Eubezio ed essere sempre vestito di
giallo - e si mise a ridere coma un'invasata, neanche avesse fatto una
battuta. La verità è che trovava il nome Eubezio molto
divertente. (Mi scuso coi possibili Eubezio all'ascolto...... mpf...
Bwuhahahahahahahaha... Eubezio nda; ......... ndtutti)
- Questo però vuol dire che anche tu farai parte dello spettacolo. Sei anche tu nel palazzo ora - le fece notare Lily.
L'autrice smise di ridere e si asciugò le lacrime: - Sì,
ma io avrò una parte più marginale. Una parte che mi
eviterà il più possibile di fare figure di m...
figuracce. Al contrario di voi, temo. -
- Perché? - chiese il medico indiano, sospettoso.
L'autrice gli rivolse un sorriso sornione. - Vedrai. - Poi, rivolta a
tutti: - Prego, signore e signori, se volete cortesemente aprire i
copioni che il buon dottor Macy vi ha così gentilmente
fotocopiato, noterete che a pagina 2 ci sono i vostri nomi con a fianco
i ruoli che interpreterete. - Nessuno accennò a muoversi. - Beh?
Che c'è? -
- Starai scherzando spero - fece Renee. - Non vorrai farlo davvero. -
Sembrava non riuscire a staccare gli occhi iniettati sangue dal titolo
in prima pagina.
- Perché no? Io sono l'autrice, posso fare quello che voglio. -
- Ma questa è una favola. -
- Lo so. -
- Non possiamo impersonare i protagonisti di una favola. -
- Perché no? Le favole piacciono a tutti. E poi mica fari uno dei protagonisti. -
- Ma... -
- Ma un paio di scatole. Ho già parlato anche troppo. A
quest'ora i lettori avranno già lasciato perdere la fanfiction
visto che non è ancora successo niente in questo prologo
(Già, già ndlettori che se ne vanno; NUUUUU nda)
Però forse riesco ancora a recuperarli. - Tornò
nell'angolino in cui era apparsa. - Voi tutti, e sottolineo TUTTI -
disse posando su di loro la sua occhiata più gelida, - andare a
domani vorrei che aveste almeno la decenza di leggere il copione. Che
quella di domani non sia proprio una disfatta totale. E ricordate che
ci sarà tutto il palazzo a vedervi. - Si mise in posizione per
essere teletrasportata.
In quel momento Nigel si alzò e le andò vicino. - Permetti una domanda? -
- Che c'è? -
- Tu sei la stessa autrice di tutte le recite aziendali che si sono
svolte nel palazzo ma di cui nessuno sentirà mai parlare sia per
esigenze di copione sia perché gli altri uffici non sono quasi
mai stati nominati nella serie e pertanto sono solo delle comparse? -
Lo disse proprio come sta scritto, senza neppure una virgola per
riprendere fiato.
- Sì, perché spilungone? - era curiosa.
- Beh - le sorrise, accattivante. - Volevo solo complimentarmi con te.
Non ho mai riso tanto in vita mia. - L'autrice si sporse in tempo per
vedere che tutti gli altri dietro di lui stavano tentando di trattenere
i conati di vomito.
Tornò a posare lo sguardo sull'uomo: - Grazie, che gentile - gli
sorrise. - Carina la sviolinata, ma con me non attacca, Ciccio. La
parte non te la cambio. - Coro di sghignazzi trattenuti dietro di loro.
- Ah - ribatté lui improvvisamente demoralizzato. Poi tornò alla carica: - Nemmeno se mi metto a piangere? -
- No - replicò l'autrice irremovibile. Si rivolse anche agli
altri: - Fatevi trovare domani alle 10 nel seminterrato per la prova
costumi. -
- Perché nel seminterrato? - Finalmente anche la procuratrice sembrava aver accettato il suo triste destino.
- Perché era l'unico posto in cui potevo allestire lo
spettacolo. - E all'ordine di - Teletrasportami Scotty - sparì
nella nebbiolina tipica del trasporto interstellare.
- Siamo fregati, vero? - fece Nigel tornando a girarsi verso i suoi compagni di sventura.
- Temo di sì - gli rispose il dottor Macy incollandosi alla
tazza del suo pokemon preferito come se fosse il calice della vita.
Di cosa parlarono i nostri sfortunati amici nel lasso di tempo che
rimasero chiusi in quell'ufficio, non ci è dato sapere.
Assassinare l'autrice? Suicidarsi in massa? Affogare i dispiaceri
nell'infuso di camomilla e valeriana? Piegarsi all'ineluttabile? Mah!
(La verità è che mi si è rotto il binocolo per cui
non ho potuto spiarli, sigh nda)
Note di fine capitolo: Lo ammetto, come capitolo introduttivo è
un po' scarno... Vorrà dire che mi rifarò con i
prossimi.
Io mi sono divertita a scrivere, spero che voi vi divertiate a leggere. A presto ^__^