2PM
PREMESSA
Vorrei fare una piccola premessa:
come ho scritto anche
nell'introduzione questa storia è inspirata al mondo del
k-pop e dei gruppi di idol (ringrazio Enrica per avermi aperto questo
mondo!xD). Tuttavia sono appena stata "iniziata" a questo affascinante
universo, quindi non ho voluto lanciarmi in una fanfiction su un gruppo
in particolare.
Detto questo, spero che
apprezzerete (sia amanti del k-pop, sia no!^^) questa mia storiella!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi ringrazio per l'attenzione,
ora vi lascio al primo capitolo! Buona lettura!!!:)
Only You
Capitolo 1
Il
mio primo giorno di lavoro, o meglio sera. Ero a New York da tre
settimane ormai e non appena avevo letto quell'annuncio sul giornale mi
ero precipitata sul posto, non avevo alcuna intenzione di farmi
scappare una possibilità di lavoro, qualunque esso fosse:
avevo bisogno di soldi, l'affitto non si pagava da solo e
inoltre
dovevo mangiare, quindi fare la barista in un locale notturno per 1200
dollari al mese era assolutamente perfetto!
Entrai dalla porta sul retro, come mi era stato ordinato e mi diressi
verso l'armadietto che mi era stato assegnato, numero 22. Era sempre
stato il mio numero preferito, lo presi come un buon segno e mi
tranquillizzai. Ok, avevo 21 anni e non era il primo lavoro che facevo,
ma quando si trattava di iniziare qualcosa di nuovo ero sempre e
comunque un po' agitata. Come quando ero arrivata nella City. Era stata
una decisione un po' improvvisa, ma avevo bisogno di andarmene, di
cambiare aria o sarei impazzita.
Stirai il corto grembiule nero che indossavo sopra a un paio di Levi's
sbiaditi e alla maglietta bianca con stampato al centro "Black Stone",
nome del locale.
«
Eccoti! »
l'uomo che mi aveva assunta era apparso dalla soglia di quello che
immaginai fosse il suo ufficio «
Vieni un'attimo devo farti firmare delle carte prima che cominci. »
Con
un
cenno della mano m'invitò ad entrare. Era uno stanzino
piccolo e
non molto illuminato, occupato quasi interamente da una scrivania in
legno al centro della sala. Sopra stazionavano un computer, con
tastiera e stampante, e un porta penne. Tutto molto ordinato. Mi
accomodai sulla sedia di fronte al tavolo e di fronte a lui. Era un
uomo sulla quarantina, capelli scuri, non molto lunghi e profondi occhi
verdi, piuttosto attraente. Ma il mio interesse per gli uomini si era
spento insieme con la mia voglia di innamorarmi, ormai un anno prima.
« Ecco
qui. » mi porse un foglio «
Questo è il tuo contratto, firma qui per favore. »
Gli
diedi
un'occhiata veloce, giusto per essere sicura di cosa stavo firmando,
scrissi il mio nome dove richiesto e glielo restituii. Non mi piacevano
i luoghi troppo stretti e cominciavo a sentirmi a disagio.
« Bene, come sai il tuo turno va dalle 20:00 alle 2:00. Mi
hai
detto di aver già lavorato come barista, quindi non
dovrebbero esserci problemi, ma comunque per qualsiasi dubbio chiedi a
Jason, il responsabile. Ci sono domande? »
«
No, signore. »
accompagnai la risposta con un gesto del capo.
«
Perfetto! »
mi sorrise, doveva essersi accorto che non mi sentivo proprio a mio
agio «
Vieni,
ti presento Jason e poi puoi cominciare. » si alzò
dalla
sua postazione e mi invitò a fare altrettanto.
Lo
seguii
nel corridoio e oltre una porta ci trovammo dietro il bancone,
direttamente all'interno del locale. La luce era soffusa e la musica
era già forte. Mi sentii un attimo stordita, mi ci sarei
dovuta
abituare.
« Jason! »
chiamò il mio capo.
Un ragazzo di circa trent'anni si voltò nella nostra
direzione,
non appena si accorse chi lo aveva chiamato ci venne incontro con un
sorriso.
« Ciao! »
mi salutò cordiale «
'Sera Steve! »
quindi si rivolse al proprietario.
«
Jason, lei è la ragazza nuova, Cassandra. »
mi presentò.
« Nome particolare! »
commentò il ragazzo porgendomi la mano «
Piacere di conoscerti. »
«
Mia madre è italiana. »
spiegai infastidita. Non ne potevo più dei commenti sul mio
nome. Gli strinsi la mano, aveva una stretta forte, anche troppo.
«
Spiegale come funziona, io devo tornare di là. »
Steve ignorò i nostri commenti « A
presto! » mi salutò. Aprì la porta e
sparì chiudendola dietro di sè.
« Bene!
» Jason mi sorrise di nuovo « Allora,
la tua postazione è questa. »
mi accompagnò qualche metro più a
destra «
Dietro il banco siamo in cinque, quindi ognuno di noi si occupa dei
clienti che si trova davanti. Qui ci sono i bicchieri e le stoviglie,
lì le bottiglie, qua c'è il frigo e in quel
lavandino
metti tutte le stoviglie usate. »
mi spiegò aiutandosi con i gesti per indicarmi i vari
oggetti « Se hai
domande, io sono là in fondo, non farti problemi! »
ovvero dalla parte opposta rispetto a dov'ero io.
Lo ringraziai, lui si congedò e tornò al suo
posto. Non
ero di molte parole. Un tempo lo ero stata, ma ero cambiata. Mi guardai
intorno. Il bancone si trovava alla destra rispetto all'ingresso, a
circa cinque metri, era molto lungo, blu scuro, leggermente illuminato
da sotto. Non c'era molta luce, ma era sufficiente per vedere e
distinguere i colori. Dalla parte opposta rispetto al banco si
trovavano tutta una serie di divani e poltrone bianche, con qualche
tavolino al centro, sempre dello stesso colore. Della gente era
già seduta e sorseggiava il proprio drink ridendo e
ciondolando
la testa a tempo di musica. Le ragazze indossavano tutte mini-dress e
tacchi alti. Gli uomini erano in camicia e jeans. L'altra parte della
sala, alla destra del bancone, sembrava tutto un altro mondo. Rialzata
di un paio di gradini potevo vedere quella che sembrava una pista da
ballo. La zona più illuminata lì dentro. Ai lati,
riuniti
in gruppetti più o meno grandi, ragazzi e ragazze, per la
maggioranza di colore, vestiti con magliettone e pantaloni larghi,
qualche cappellino e canottiera, battevano le mani a tempo di musica,
mentre al centro una o due persone ballavano. Break-dance, HipHop,
Freestyle. Quando ero venuta al colloquio non avevo capito si trattasse
di quel tipo di posti dove le crew si trovano e si sfidano. Non potei
fare a meno di sorridere ed entusiasmarmi. Avevo
sempre amato la danza, di qualsiasi tipo. Mi trasmetteva un sacco di
emozioni. Rimasi incantata ad osservare due ragazze ballare sulle note
di una famosa canzone rap del momento.
« Scusi? »
qualcuno attirò la mia attenzione. Una delle ragazze
sedute ai divani mi guardava con un sopracciglio alzato.
Mi ricomposi con una scrollata di spalle.
« Mi dica. »
ordinò un cosmopolitan. Glielo preparai in fretta, per
fortuna
avevo imparato a fare praticamente tutti i tipi di cocktail e ad essere
veloce, in tre anni di part-time nel locale di mio zio.
La serata trascorse relativamente in fretta. Con il passare del tempo
le persone all'interno erano aumentate, di conseguenza anche le
rischieste al banco, noi cinque ci stavamo dando tutti un gran daffare
per essere veloci ed efficienti. Purtroppo non avevo avuto
più
tempo per guardare chi ballava, anzi l'affollamento davanti al banco
era tale che quasi non riuscivo a vedere la pista.
Da diversi minuti, inoltre, mi sentivo osservata. Avvertivo una
fastidiosa sensazione di due occhi che seguivano ogni mio movimento. Mi
ero guardata intorno diverse volte per capire chi fosse, ma c'era
troppa gente e non avevo visto nessuno.
Davanti a me non
c'era nessuno, finalmente un attimo di pausa. Sospirai. Lavorare di
notte mi stancava davvero moltissimo.
« Cassandra, scusa puoi coprirmi un attimo? Io dovrei uscire
per trenta secondi... »
Emily, una delle mie colleghe "vicine" mi guardava con occhi di
supplica. Avevo l'impressione che non sarebbero stati per niente trenta
secondi.
«
Sì, vai. »
accettai, ero troppo buona, ma dopotutto io non avevo nessuno da
servire in quel momento.
« Grazie!
Grazie! »
squittì riconoscente e si precipitò nel retro.
Mi
sistemai a quello che doveva essere il suo posto e alzai gli occhi sul
cliente che avevo davanti, aveva aspettato anche troppo a lungo
probabilmente.
« Cosa ti preparo...? »
le parole mi morirono in gola. Di fronte a me avevo il più
bel
ragazzo orientale che avessi mai visto: i capelli neri, un po' lunghi e
leggermente mossi, gli cadevano sul viso andando a coprire due grandi
occhi a mandorla, due pozzi neri in cui mi stavo perdendo. Indossava
una giacca in pelle nera, le maniche arrotolate fino al gomito, sopra
una maglietta grigia molto aderente, più in basso potevo
vedere
dei jeans scuri. L'outfit metteva perfettamente in risalto il fisico,
magro e slanciato, ma muscoloso. Provai un irrefrenabile voglia di
sentirmi stretta tra quelle braccia, che sembravano delicate e forti
nello stesso tempo.
« Una
Heineken. »
la sua voce roca mi fece tornare improvvisamente sulla terra.
Scossi la testa e sbattei le palpebre un paio di volte, evitando
accuratamente il suo sguardo fisso su di me. Aprii il frigo, cercai la
birra che voleva e gliela porsi.
« Ecco. »
la prese e si allontanò senza mai smettere di guardarmi.
Fortunatamente
dopo di lui non c'era nessuno, mi voltai dando le spalle al locale e
chiusi gli occhi. Sentivo ancora il cuore che batteva leggermente
accelerato. Che accidenti mi prendeva?!? Era un bel ragazzo, questo era
vero, ma non mi ero mai lasciata impressionare da queste cose! Presi un
profondo respiro e tornai a guardare la pista. Speravo che osservando
gli altri ragazzi ballare sarai riuscita a distrarmi e a levarmi dalla
testa quei profondissimi occhi neri, che sembravano in grado di
leggermi dentro.
Una nuova canzone era appena iniziata, quando un applauso
più
forte degli altri mi fece alzare lo sguardo dal bicchiere che avevo in
mano. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, perché
alcune persone mi impedivano di scorgere il centro della pista, in cui
pareva ci fosse la nuova attrazione. Mi dondolai un po' sul posto per
cercare di vedere, finché finalmente qualcuno davanti a me
si
scostò e la mia curiosità fu soddisfatta.
Spalancai gli
occhi dalla sorpresa: il ragazzo orientale, quello bellissimo, quello a
cui avevo servito una Heineken, quello che mi aveva fissato, quello che
mi aveva fatto battere il cuore, ora al centro della pista si muoveva
al ritmo di quella canzone, che conoscevo anche io. Rimasi ipnotizzata,
non avevo mai visto nessuno ballare in un modo così preciso,
potente, ma soprattutto sexy. Trasmetteva sensualità ad ogni
movimento, senza mai essere volgare. Il mio cervello aveva
completamente
smesso di funzionare, mentre i miei ormoni, in letargo da un po',
festeggiavano alla grande il loro risveglio. Non riuscivo a distogliere
minimamente lo sguardo, ero completamente rapita dai suoi passi e dai
suoi movimenti.
Non appena la canzone terminò, il ragazzo sparì
alla mia
vista tra le urla e gli applausi generali. Non ero stata l'unica ad
aver apprezzato lo spettacolo, a quanto sentivo. Ma per me
l'incantesimo si era spezzato. Mi resi conto che durante l'esibizione
mi ero dovuta appoggiare al banco per reggermi e il mio cuore batteva
all'infuriata, come se avessi appena corso i 100 metri. Avvampai
all'istante, avevo bisogno di una bella doccia e di una dormita,
decisamente!
« Cassandra? »
una ragazza alla mia sinistra mi chiamò.
« Sì? »
risposi guardandola interrogativa.
« Ciao, io
sono Jessica. Il tuo turno è finito, puoi andare. »
mi sorrise gentile.
« Oh,
grazie...! »
non mi ero resa conto che fossero già le 2:00. Diedi
un'ultima occhiata al locale, speranzosa di rivederlo. Stupida! Cosa accidenti stai
facendo?!? mi rimproverai subito. Scossi la testa e mi
avviai sul retro. Presi le mie cose, m'infilai la giacca e uscii.
L'aria fuori era decisamente più fresca, mi strinsi le
braccia
intorno al corpo e m'incamminai. Per mia fortuna il mio appartamento
non era molto
distante. Non era una zona particolarmente pericolosa, ma non mi
piaceva molto andarmene in giro da sola a quell'ora. Una volta a casa
mi infilai in fretta sotto la doccia e poi mi gettai sul letto, dove
entrai all'istante nel mondo dei sogni, accompagnata da un ragazzo
orientale che non voleva saperne di uscire dalla mia mente.
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