INETTITUDINE
INETTITUDINE
«Cosa
diavolo è successo qui?»
La voce
minacciosa del Signore Oscuro rimbombò nella
sala.
Automaticamente
si chinò a baciare l’orlo della veste del
suo Signore, tremando. Cosa era accaduto? Un attimo prima era
sopraffatta
dall’ebbrezza che solo il Cruciatus riusciva a trasmetterle e
un attimo dopo
era tra le macerie, Potter e i suoi amici scappati.
Quell’infimo elfo! Come
aveva osato, come si era permesso di agire contro i suoi padroni? La
crescente
rabbia si spense in un istante quando Voldemort parlò
ancora, rivolgendosi
direttamente a lei: «Bellatrix!
Perché sono stato chiamato qui? Vorresti
dirmi il motivo per cui sono stato disturbato?».
La
freddezza nella
sua voce fece tremare nuovamente la donna, ancora inginocchiata ai suoi
piedi. «Mio
Signore… Io…»
balbettò lei.
Come poteva
dirgli che si era fatta scappare niente
meno che Harry Potter?
«Perché
questa esitazione Bellatrix? Nascondi per caso qualcosa al tuo
Signore? » la voce viscidamente calma
non
fece che aumentare la sua inquietudine.
«Nascondere
qualcosa a voi, mio Signore? Non
potrei mai! Io, non potrei mai, tutto quello che desiderate
è un ordine, mio Signore!»
squittì stridula, baciando nuovamente l’orlo della
veste di Voldemort.
«Ebbene?»
«Io…»
Spazientito, il
Signore Oscuro estrasse la bacchetta e la
agitò velocemente, puntandola alla testa di Bellatrix.
“Legilimens”.
La sua mente
venne violata senza esitazione e, dietro le
palpebre chiuse, rivide rapidi flash di ciò che era accaduto
qualche minuto
prima.
La sorpresa, quando era
entrata nel salone e aveva
trovato Greyback con dei prigionieri.
La delizia, quando si
era resa conto di quanto fosse
prezioso il bottino di quella fetida creatura.
E poi il potere crescente dei
suoi incantesimi.
La gioia di infliggere
meritata pena a quella Mezzosangue.
Le scariche elettriche,
che partivano dalla bacchetta e risalivano
attraverso il braccio.
Il crescendo delle urla
della Granger, che percepiva come
un’appagante melodia.
La consapevolezza di
stare indirettamente compiacendo il
suo Signore facendo soffrire quella feccia.
Il diletto nel vedere
le smorfie di agonia della ragazza.
E poi le urla del rosso,
mentre irrompeva nella stanza,
seguito da Potter.
Il momentaneo controllo della
situazione, mentre teneva
il coltello sul collo della Granger.
Il trambusto, il
lampadario che precipitava dal soffitto,
gli incantesimi che volavano e poi Dobby, quell’insulso elfo
che riusciva ad
afferrare Potter. Rivide se stessa lanciare con foga il coltello, non
riuscendo
però a bloccare la fuga dei prigionieri.
Percepì
nuovamente il pavimento freddo e capì che
Voldemort era uscito dalla sua testa.
Si
sentì momentaneamente sollevata, ma quando alzò
lo
sguardo e vide il volto serpentino del suo Signore deformato
dall’ira, comprese
con orrore che avrebbe pagato la sua inettitudine.
Ciao a te che sei
arrivato/a fin qui!
Con questa fan
fiction sono a quota 4.
Sarei davvero
davvero contenta di sapere cosa ne pensi, qualche tua idea o qualche
tua critica dato che sono decisamente una principiante :)
Grazie
Michela
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