Ecco cosa succede
quando una si annoia, costretta a casa da una giornata piovosa… Nascono
fan fiction come questa!XD
Scherzi a parte,
spero vi piaccia! Non so bene come mi sia venuta l’idea, è stato
tipo un flash! Sarà che il personaggio di Alois
Trancy mi ha stregata, con i suoi modi di fare tanto
sconci! E’ un concentrato di depravazione! Però fa anche tanta
pena, in un certo senso riesco anche a comprenderlo, dopo tutto
quello che ha passato. Il suo interesse morboso per Ciel è un argomento
affascinante a mio parere! Spero di essere riuscita a descriverlo con questo
corto spaccato di situazione. Davvero, spero che vi piaccia!
Ah, le parole di Alois scritte in grassetto, per la cronaca, sono prese
dall’episodio 5 della seconda serie di Kuroshitsuji, quando, vestito con
gli abiti di Hanna incontra Ciel nel giardino della sua villa. Immaginate che
questa fan fiction si svolga qualche tempo dopo quell’episodio!*ç*
Ho in mente
ovviamente una parte II, in cui la situazione è inversa (leggendo,
capirete!), e se fa successo, magari potrei inventarmi una parte III…
Vedrò dalle recensioni! Sarei molto felice di riceverne, positive o
negative che siano!
Grazie in anticipo,
anche solo a chi da una lettura!
Un bacio
[insanguinato] a tutti!
LoLLy<3
Impudico
e Crudele
Parte I: Ritratto di nudo disteso
al chiaro di Luna
C’è
uno squarcio di luce che illumina quelle membra nell’oscurità
oppressiva.
Quella pelle
rosea è licenziosa, presuntuosa per essersi infiltrata in quel modo tra
quelle cortine d’ombra.
L’unico
occhio ceruleo del Conte di Phantomhive osserva quei tratti fini, efebi,
insolenti, con crudele disappunto. Si morde un labbro infantile, una goccia di
sudore gelido percorre coraggiosa la sua tempia sinistra.
“Questa…
Questa è pura sfacciataggine… Non posso perdonare questo affronto!
Come ha osato provocarmi ancora… Come ha osato, quel verme, quel,
quel… Quel depravato!”
Le sue gote si
tingono di porpora, la sua unica pupilla tenta invano di distaccarsi da quei
tratti insopportabili.
Quale disprezzo
si legge in quella sua espressione severa! Avrebbe lui mai potuto compiere un
tal gesto? No, mai. Perché egli sa di essere maledetto, di essere
condannato, eppure è certo di non essere malato come il suo rivale. Malato di perversione, malato di
indecenza… Una mente così contorta deve essere eliminata.
Potrebbe quasi
fargli pena, quello squilibrato. Peccato che egli non sappia più nemmeno
cosa sia la compassione. Non è più capace di provarla, come per
la gioia, l’affetto, o anche solo la paura. E’ la rabbia, che lo
domina.
Certo, spedirgli
quel regalo grottesco… Non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a
tanto, pur di offendere la sua dignità. Non possiede di certo alcun tipo
di ritegno, il Conte di Trancy!
La sua immagine
lo osserva beffarda, il sorriso malizioso impresso sulla tela. Non può
fare a meno di scrutarlo, il giovane Ciel, nonostante lo trovi un oltraggio
esacerbante.
Quei capelli
biondi sparsi su un cuscino scarlatto, quelle mani perfette appoggiate
mollemente sopra il suo capo, quel torso nudo filiforme, androgino, e quelle
cosce languide adagiate sulla dormeuse
di broccato rosso, semiaperte a mostrare l’intimità viziosa di chi
non possiede alcun senso del pudore… Che nudità irriverente,
illuminata da un fascio di pallida luce lunare tra l’oscurità
abissale dello sfondo!
E’
irritato, Ciel Phantomhive, perché non riesce a distogliere la sua iride
da quell’inguine acerbo lievemente arrossato, e da quelle pennellate
morbide che fanno risaltare in maniera morbosa i minuti capezzoli rosei di
Alois Trancy.
La cosa che
più lo sconvolge è che quasi avrebbe voglia di sfilare la benda
nera che cela l’occhio segnato dal Marchio del suo Demone, per poter
fissare meglio quelle forme squisite, androgine, impudiche.
Forse lo sta
trovando piacevole? O addirittura grazioso?
No, questo non è possibile…
E’
un’immagine oscena di un maniaco dalla mente distorta dalla depravazione.
Con quel dono volgare, Alois Trancy ha voluto solamente insultarlo.
Questo, non
può in alcun modo tollerarlo.
Gli tornano in
mente le sue parole, quella voce muliebre che disturba il suo dormiveglia in
certe sere inquiete, bussando alle porte delle reminiscenze e obbligandolo a
vagheggiare su immagini viziose di sé stesso e l’odiato rivale,
interpreti di erotici grovigli tra i loro giovani corpi svestiti e lucidi di
sudore:
“Stai soffrendo?
Ti fa male?
Se ti fa male, leccherò via la tua sofferenza e
guarirò la tua ferita...”
“Sebastian!
Fai sparire questo ritratto ripugnante dalla mia vista! Mi fa venire da
vomitare! Non voglio più vederlo, chiaro?”
Quell’ordine
è stranamente stridulo, innaturale.
“Yes, my Lord.”
Il maggiordomo
si inchina leggermente prima di afferrare il dipinto dalla cornice. Lo
farà bruciare nel giardino posteriore del palazzo del Conte. Di quel
ritratto scandaloso, non rimarrà che cenere. Questa è la
volontà del suo unico signore, vittima e carnefice degli altri e di
sé stesso.
Sebastian si
allontana a passi calcolati, con un ghigno sul volto.
Al Demone non
è sfuggito il rossore d’imbarazzo sulle guance cesellate del suo
capriccioso padrone.
Questi sta
ricordando una lingua umida di saliva che sfiora delicata il lobo di un suo
orecchio.