A Rota e a Red Diablo:
perché sono le
mie donne (cit. da Red), perché è
stato bellissimo, perché le amo, perché sono le
mie ukette (tutt'e due u__u), perché, una volta tanto, non
potevo dedicare loro una cosa troppo
disastrosa (un po' di commediuola leggerezza non fa mai male), in
virtù della bellissima giornata che mi hanno permesso di
trascorrere, e perché sì, semplicemente.
Drawn In Numbers At The Mirror
#10 – Sguardo
Grell era solito dondolarsi sull’altalena nel
cortile dell’asilo, durante l’intervallo; quel
giorno, l’altalena
era occupata da un altro bambino, che sollevò il capo e lo
squadrò
con il suo medesimo sguardo intriso di solitudine – e poi gli
disse
pacatamente che, dal momento che non gli avrebbe ceduto
l’altalena
soltanto perché era Grell ad ordinarglielo, avrebbe dovuto
trovarsene un’altra, ma non si lamentò quando il
bambino si
sedette tra l’erba dinanzi a lui per poter contemplare ancora
quello sguardo tanto simile al proprio.
#39 – Ossessione
Ancora adesso Grell amava osservarli, quegli occhi
scarlatti – sua ossessione, come peraltro era divenuto ogni
singolo
centimetro del corpo di Sebastian –, sebbene la solitudine
fosse
oramai sepolta al di sotto di quel che lui denominava amore
e
che Sebastian, al contrario, definiva svago: a
letto, le iridi
cremisi si tingevano di desiderio.
#17 – Cane
Grell aveva avuto paura dei cani, da bambino, in
particolare di quello che viveva lungo la strada che dalla scuola
elementare conduceva alla sua abitazione; mentre Sebastian lo
accompagnava a casa suo malgrado – abitavano a pochi
quartieri di
distanza – e Grell sussultò e si
irrigidì nell’udire il ringhio
dell’animale, Sebastian scrutò il cane con tanta
freddezza che non
lo si vide più – invero non le sopportava, quelle
bestie, stupide
e sgraziate com’erano.
#07 – Denti
Sebastian gli aveva chiesto perché nutrisse tanto,
irrazionale timore nei confronti dei cani; Grell si era stretto nelle
spalle: quegli animali avevano denti simili ai suoi, innaturalmente
aguzzi, quella medesima dentatura che allontanava le persone da lui
–
Sebastian non aveva mai più fatto commenti su quanto
sciocche
fossero le sue paure: si limitava a stringerlo a sé, durante
la
notte, quando il giovane gli si raggomitolava contro dopo un incubo.
#28 – Oscurità
Grell aveva gli incubi da quando andava a sedersi
sull’altalena, all’età di tre anni, e si
dondolava in silenzio
sino a che le maestre non richiamavano gli alunni in classe:
nell’oscurità, mostri dai denti affilati e
imbrattati di sangue
dilaniavano i corpi dei suoi genitori, ai quali andava a far visita
una volta alla settimana; adesso, oramai, gli incubi somigliavano di
più ad una scusa per sentire, nel tiepido buio del loro
letto, le
braccia di Sebastian attorno alla vita e la sua bocca sul collo.
#48 – Lingua
Alla bocca seguiva la lingua, che scivolava
lascivamente fuori dalle labbra, sulla sua pelle, e inevitabilmente
Grell lasciava da parte il suo incubo: e si ricordava di quando i
loro baci erano sulle guance – e soltanto da parte sua
– ed in
seguito sulla bocca, come mero sfiorarsi di labbra – ma poi
la
lingua di Sebastian pretendeva la sua, e dimenticava ogni cosa.
#18 – Rossetto
Sebastian aveva imparato ad essere il primo a
prendere l’iniziativa, quando lo baciava, e a non permettersi
mai
di farsi cogliere di sorpresa: non tanto perché gli
piacesse, quanto
più perché Grell sembrava adorare lasciargli
sulla pelle quegli
irritanti resti di rossetto che suscitavano la curiosità
delle altre
persone.
#12 – Massaggio
Ogni volta che accadeva, Grell rideva e gli
domandava come avrebbe mai potuto ottenere il suo perdono; Sebastian
suggeriva un massaggio, in parte perché le sue spalle erano
spesso
indolenzite a causa del tempo trascorso piegato sulla tastiera del
computer, in parte perché il massaggio terminava con Grell
steso
sotto di lui, piacevolmente nudo – piacevolmente tutto.
#31 – Occhiali
Sebastian portava gli occhiali perché la passione
per la scrittura gli aveva sottratto preziosi decimi di vista; Grell
li portava senza un motivo particolare, da quando lo aveva visto
indossarli per la prima volta: spesso Sebastian, nell’intimo
momento immediatamente successivo all’amplesso, glieli
sfilava e
rimetteva sul naso più volte, profondamente assorto, come
indeciso
se stesse meglio con o privo di essi – in realtà
ciò che più gli
piaceva era osservare gli occhi verdi dell’amante
intorbidirsi di
voluttà senza avere l’impressione di guardarli
attraverso il vetro
d’una finestra, di essere lontano.
#38 – Significati
Grell lo lasciava fare, perché comprendeva quanti
significati potesse avere quel semplice gesto, quasi giocoso, per
Sebastian – sebbene non riuscisse ad afferrarli tutti; di uno
soltanto era del tutto certo: il compagno non lo avrebbe mai lasciato
solo.
#25 – Gelo
Come al contrario era avvenuto con i suoi genitori,
in quell’istante di gelo in cui li aveva trovati riversi in
una
pozza di sangue – e anche se aveva infine compreso che non
era
stata colpa loro, nient’altro gli aveva mai più
trasmesso tanto
freddo, nemmeno gli occhi vitrei dell’assassino della sua
mamma che
l’avevano guardato senza avere la possibilità di
vederlo per
davvero.
#15 – Fotografia
Che Sebastian non l’avrebbe mai lasciato solo gli
appariva più che mai palese quando il suo sguardo si
soffermava
sulla fotografia posta sul comodino: li raffigurava entrambi da
bambini, in un’istantanea di morbido calore che non
l’aveva
abbandonato nemmeno quando era stato processato come pazzo omicida.
#50 – Manette
Inevitabilmente, nel contemplare quella fotografia,
i suoi occhi scivolavano sui polsi sottili, un tempo chiusi nella
morsa di ferro delle manette – Sebastian non diceva nulla, si
limitava a rovesciare il portafoto, di modo che se ne potesse vedere
soltanto il retro, l’afferrava per un braccio e lo traeva
nuovamente a sé, sul letto: erano quelle mani calde le
manette
preferite di Grell.
#20 – Computer
Dopo aver fatto l’amore, Sebastian si sedeva al
computer e scriveva per ore; Grell ascoltava il picchiettare ritmico
delle sue dita sulla tastiera e osservava il suo profilo stagliarsi
contro la luce azzurra prodotta dallo schermo – era bello,
rifletteva, quanta vita il loro amplesso sapesse dare, se non a dei
figli, perlomeno ai fogli di carta.
#47 – Penna
Non sempre, tuttavia, Sebastian sceglieva di far uso
del computer; talvolta prendeva un foglio e permetteva che la penna
sibilasse su di esso migliaia di parole, mentre Grell ascoltava e
tentava di raccoglierle tutte nel cuore.
#05 – Melodia
Grell in fondo lo sapeva, che Sebastian scriveva con
la penna perché era a lui che piaceva la melodia che essa
produceva
sulla carta, quell’intricato intrecciarsi di suoni che
costruivano
universi, persone e sentimenti incisi con l’inchiostro nero:
ogniqualvolta Sebastian sfilava il tappo alla stilografica, lui
scendeva dal letto e andava in cucina a preparargli un caffè.
#03 – Caffè
Talvolta Sebastian trascorreva la notte scrivendo;
Grell gli teneva compagnia il più possibile e, quando infine
si
arrendeva alla stanchezza e si infilava nel letto, Sebastian cessava
di fingere di bere il caffè che l’amante gli aveva
preparato e si
limitava a lasciarlo sulla scrivania di fianco alla tastiera e a
gettargli uno sguardo, di tanto in tanto, se il foglio restava
ostinatamente bianco troppo a lungo ed era tardi per andar in cerca
della presenza di Grell – calda come il fumo che si elevava
dalla
bevanda scura.
#24 – Maglia
Quando Sebastian scriveva sino a tarda notte e Grell
non aveva il suo calore tiepido accanto a sé, nel letto,
prendeva
una delle sue maglie – quella che preferiva – e si
addormentava
con il naso affondato tra le sue pieghe confortevolmente tiepide.
#14 – Regalo
La maglia di Sebastian che più gli piaceva aveva
un’elaborata trama di righe perpendicolarmente intrecciate
l’una
nell’altra, in un’alternanza di nero e rosso che
creava un
elegante motivo a quadretti – era stato lui a regalarla al
compagno
e, sebbene Sebastian arricciasse il naso ogni volta che la tirava
fuori dall’armadio, Grell gliela scopriva addosso ogni
singolo
giorno.
#45 – Sesso
Doveva scoprirlo, sì, perché Sebastian
l’indossava
sempre al di sotto di felpe e maglioni, di modo da dissimularne la
presenza – un vero peccato, dunque, che tale proposito
venisse poi
ad essere tradito dallo stesso che lo perseguiva, quand’egli
permetteva alle mani di Grell d’introdursi ovunque al di
sotto dei
suoi vestiti con la palese intenzione di far ben più che
ritrovare
quella maglia.
#22 – Pelle
Inoltre, Sebastian dimenticava – e faceva in modo
che l’amante dimenticasse – di dover avere una
giustificazione
per la presenza della maglia, quando le mani di entrambi arrivavano
alla pelle ed infine aveva la possibilità di toccare,
baciare,
mordere e leccare quella tenera carne che si contraeva deliziosamente
sotto di lui.
#23 – Dolce
E com’era dolce la voce di Grell che sfuggiva alle
labbra morse dai denti aguzzi e gli dimostrava quanto al giovane
fossero gradite le viziose attenzioni che gli venivano concesse.
#49 – Note
Era un armonioso mescolarsi di note, quella voce, e
avrebbe potuto ascoltarla in eterno mentre invocava il suo nome,
gemeva, gridava, sussurrava sconnesse parole d’amore che
entravano
a far parte di quell’interminabile spartito che scrivevano
insieme,
notte dopo notte.
#13 – Sete
Ed era in quei momenti in cui pretendeva sempre più
della sua pelle, della sua voce, del suo corpo e della sua anima che
intimamente si avvedeva di quanta sete avesse di
lui: voleva,
voleva tutto e, quando lo otteneva, desiderava ancora di
più, con le
gambe intrecciate alle sue, le dita intrecciate alle sue, le dita
intrecciate ai suoi capelli, la bocca intrecciata alla sua –
avrebbe considerato la sua sete come disgustosamente puerile, forse,
se non vi fossero stati tutti quegli intrecci.
#37 – Sfumature
E quante sfumature assumevano ogni volta i loro
gesti: come sapevano essere talvolta inconsapevolmente sensuali e
altre volte sin troppo volutamente voluttuosi i movimenti di Grell,
il modo in cui si strusciava contro di lui o lo baciava od ancora
tirava una sua ciocca di capelli; com’erano più
scuri o più
chiari i suoi capelli color del vino quando la luna decideva o meno
di baciarli; e com’erano verdi quegli occhi – ogni
volta di più,
sembrava – quando l’amplesso giungeva al culmine.
#02 – Lenzuola
Infine le lenzuola li coprivano morbidamente e
celavano tutto con infinita delicatezza – sesso, lussuria e
odore
di sperma –; Grell appoggiava la testa sul petto di Sebastian
e gli
mormorava che l’amava attraverso la stoffa bianca, ed il
lenzuolo
diveniva il segreto custode di tutte le dichiarazioni alle quali
Sebastian non rispondeva – in fondo, tuttavia, andava bene
così.
#32 – Latte
A Sebastian non era mai piaciuto il sapore
dolciastro del latte, sin da quando era bambino; adesso seguitava a
rifiutarsi di berlo, ma non lo disdegnava più del tutto,
dacché
Grell gli aveva mostrato della biancheria intima che aveva definito
color bianco latte.
#11 – Biancheria
Succinto ed avvolgente, l’indumento si avvitava
squisitamente attorno alle cosce e alle natiche del giovane ed era
d’un bianco tanto chiaro che effettivamente ricordava il
latte ed
era persino in grado di risaltare sulla carnagione pallida di Grell;
«Ti piace?» aveva voluto sapere il giovane, ma non
aveva ben
compreso se interpretare il hmm che aveva seguito
la
flemmatica risposta – sono soltanto delle mutande,
Sutcliffe
– come un’interiezione senza particolare
significato oppure come
un apprezzamento.
#29 – Lacrime
Grell non piangeva mai, da bambino – non aveva
pianto nemmeno dinanzi i cadaveri dei suoi genitori –; era
inspiegabile, dunque, che avesse cominciato a singhiozzare dopo
essere inciampato ed aver rovinato sull’erba: Sebastian
allora era
troppo giovane per intuire che lo scopo di Grell era quello di farsi
aiutare da lui.
#33 – Taglio
«È un taglio insignificante: perché
piangere
tanto?» gli chiese dopo aver valutato accuratamente la
piccola
ferita che solcava la gamba del bambino – ma Grell aveva
già
smesso di singhiozzare ed approfittò della riconoscenza che
gli
doveva per gettargli le braccia al collo.
#26 – Pallone
Sebastian non l’aveva più visto piangere,
tuttavia aveva trovato riflessa nei suoi occhi la tristezza della
solitudine, quando i loro compagni di prima media si erano ripresi di
malagrazia il pallone che Grell aveva gentilmente restituito loro e
avevano crudelmente respinto la sua richiesta di unirsi a loro
–
non aveva mai provato prima tanto piacere, Sebastian, come nello
scagliare il pallone nell’esatto centro del volto del
ragazzino che
si era rivolto a Grell con tanta sgarbatezza.
#21 – Salato
Quello era stato il giorno del loro primo bacio
sulle labbra: aveva sospinto Grell contro la parete esterna della
palestra e si era appropriato della sua bocca; vi aveva indugiato a
lungo, immobile, come per raccogliere quanta più memoria
possibile
del gusto salato che avevano le labbra vogliose del ragazzino sulle
sue.
#16 – Istante
«Sai, Sebby, io l’ho ucciso: ho ucciso
l’uomo
che mi ha portato via i miei genitori» gli aveva sussurrato
Grell
all’orecchio, palesemente compiaciuto, e gli aveva cinto il
collo
con le braccia, come un bambino del tutto certo d’essere
lodato; ed
in quell’istante Sebastian si rese conto che il ragazzino
aveva
appreso il significato dell’omicidio in modo distorto, quasi
fosse
qualcosa di buono – dopotutto non lo si sarebbe potuto
biasimare, a
ben pensarci –, e lo strinse a sé come mai aveva
fatto con alcuno.
#04 – Interrogatorio
Grell sapeva che non era stato Sebastian a rivelare
che era lui l’assassino; rispose onestamente alle domande dei
poliziotti, chiarendo loro come un ragazzino di undici anni avesse
potuto uccidere un uomo di quaranta – un mero incidente, una
distrazione mortale a favore del bambino, che aveva potuto spaccargli
la testa con un mattone –, ed infine si prese la
libertà d’essere
lui, per un momento, ad interrogare, e chiese quando avrebbe potuto
rivedere il suo fidanzato.
#42 – Viaggio
Sebastian non era uno sciocco, Grell ne era
perfettamente consapevole, tuttavia, anziché rivelargli che
avrebbe
frequentato un istituto per la salute mentale dei minori – a
causa
del piacere e dell’innaturale placidità con cui
aveva raccontato
dell’omicidio, nonché per l’atto in
sé, naturalmente –
preferì affermare in tono vago che stava partendo per un
viaggio e
che non si sarebbero visti per un poco.
#41 – Aereo
Un viaggio in aereo, disse: aveva sempre desiderato
di volare; dieci anni più tardi, dopo l’istituto
di correzione
minorile, gli arresti domiciliari, la libertà vigilata e
soltanto
infine il totale condono della pena, quando chiese di rivedere
Sebastian – seppur timoroso che egli non lo volesse
più – e lui
accettò d’incontrarlo, sebbene non fosse mai
salito su un aereo
credette di sapere che cosa significasse volare.
#09 – Chiave
«Non farti venire strane idee,»
l’ammonì
Sebastian, quel giorno «non è a causa del mio
presunto – quanto
inesistente – amore per te che sono venuto»; in
realtà il motivo
non era tanto differente, a ben pensarci: si era reso conto, durante
quei dieci anni, che Grell era la sua personale chiave per sfuggire
alla noia dell’ordinario che permeava le giornate.
#40 – Sabbia
«Oh, ma io lo so che in fondo in fondo mi ami»
sogghignò Grell, mentre, come innumerevoli granelli di
sabbia in una
clessidra, nella sua mente scorrevano i ricordi di una vita –
quasi
– trascorsa insieme a lui.
#19 – Orologio
Da bambino, Grell odiava l’orologio da polso che
Sebastian indossava: scandiva sin troppo bene il trascorrere del
tempo e ricordava al suo proprietario che si stava facendo tardi
proprio quando stava per ottenere un bacino con la lingua – temo
proprio che sarà per un’altra volta, Sutcliffe.
#06 – Lavoro
Adesso Sebastian non portava più quell’orologio,
tuttavia il tempo seguitava a tormentare il suo amante: precisa come
soltanto un fastidioso servo del tempo sa essere, la sveglia gli
rammentava che quel mattino avrebbe dovuto presentarsi al lavoro
–
a William, in particolare, il suo noioso supervisore – e non
rimanere a letto, a strusciarsi felicemente contro il compagno.
#01 – Gelosia
Ma dopotutto non era poi del tutto negativo, il suo
lavoro, se quando pronunciava il nome di William le labbra di
Sebastian si increspavano in una smorfia così deliziosamente
gelosa.
#34 – Anniversario
«Oggi non è il nostro anniversario: noi non stiamo
insieme» osservò pigramente Sebastian dopo che
Grell gli ebbe
sdegnosamente fatto presente che aveva dimenticato la data del loro
anniversario – prima o dopo, Sebastian se ne vendicava
sempre, di
quel ghigno che riceveva in cambio del fastidio che gli si palesava
involontariamente in viso all’udir nominare William T. Spears.
#30 – Tatuaggio
«Ma, Sebby, viviamo insieme da dieci anni!» si
lamentò Grell, offeso; Sebastian
l’afferrò per un braccio e gli
mostrò una data incisa sulla pelle candida del suo
avambraccio: il
giorno in cui era stato rilasciato – e fu dannatamente serio
nel
ribattere: «Credi che non lo sappia?»
#44 – Bracciale
«Coprilo con questo» soggiunse, Sebastian, e gli
strinse un bracciale attorno al polso, laddove sbocciava rigoglioso
l’inchiostro nero del tatuaggio; Grell sorrise e
sollevò il
braccio per ammirare il regalo, le cui pietre nere scintillarono alla
luce mentre il gioiello scivolava lungo il suo braccio –
«No, è
una data che voglio ricordare; potremmo farla incorniciare:
“il
giorno in cui Sebastian Michaelis ricordò d’avere
un cuoricino”,
che ne pensi?»
#35 – Quadro
E l’aveva fatta incorniciare davvero: un semplice
foglio bianco sul quale aveva scritto quelle sei cifre, protetto dal
vetro e decorato da una cornice dal moderno motivo rosso e nero.
#43 – Bosco
Sebastian sostituiva la data con il dipinto di un
bosco perlomeno quando avevano ospiti, ma ogni volta Grell ignorava
bellamente il suo desiderio almeno d’apparire
ordinari:
orgogliosamente mostrava i numeri e ne raccontava la storia –
quantomeno si limitava a qualcosa di vago a proposito della ragione
della sua reclusione.
#27 – Alba
Talvolta, all’alba, Sebastian scopriva il compagno
seduto sul divano a contemplare quel quadro –
l’immagine della
foresta giaceva dimenticata su un cuscino; Sebastian sospirava, si
sedeva accanto a lui e riprendeva a dormire – come se senza
il suo
calore non potesse riuscirci.
#08 – Libro
Il titolo del libro era stato l’ultimo particolare
che aveva definito e, sebbene al suo editore fosse tanto piaciuto per
la sua originalità, non ne era ancora del tutto certo;
dinanzi il
sorriso che si disegnò sulla bocca di Grell ed ai suoi baci,
principio d’una ludica attività che invero
apprezzava molto,
considerò che, dopotutto, quella data che per il suo amante
era
tanto preziosa non suonava poi così male, come titolo della
propria
opera.
#46 – Polvere
Grell aveva tanto insistito perché fosse la
cremazione: perché la loro esistenza si concludesse con lo
stesso
fuoco della passione – così
l’aveva chiamato – che si
era perpetuato con il loro rapporto; talvolta il becchino sbirciava
nelle loro urne: e ridacchiava nell’osservare come
scintillasse la
polvere di ciò che erano stati alla luce artificiale delle
lampade
del suo obitorio, quasi che davvero si trattasse di braci ardenti.
Cioè, il
titolo doveva essere un riferimento alla fantomatica data, ma alla fine
è diventato una cosa stranissima - disegnato in numeri allo specchio...?
XDXD Comunque, mi piace<3.
Se Sebby dovesse apparire dolce, gentile e generoso e altre simili
stronzate, sappiate che è solo in
virtù del fatto che la frase è dal punto di vista
di Grell, quindi più di tanto non si può rendere
quanto sia realmente stronzo... E poi, insomma, in fondo stanno
insieme: un minimo di fluff è concesso, no?
Oh: siccome a Grell piace ascoltare il suono della penna ed apparire
controproducente che quando Sebastian la usa, lui vada in un'altra
stanza, ho pensato che nel silenzio totale lo scribacchiare di una
penna sia ben udibile anche da una camera un po' più
lontana. Okay, passatemela: ho dovuto scrivere una frase, una sola frase per
prompt, dannazione...! XD
E poi, per una volta, ho voluto inventare qualcosa che non avesse per
forza a che fare con Grell che vorrebbe avere dei figli - ho pensato
che perdere i genitori possa essere equivalente a non poter avere
bambini, cioè che entrambe le mancanze possano portare alla
follia, almeno nel caso di un individuo instabile com'è
Grell.
Oh, be', that's all.
(Grazie in anticipo a chi lascerà un segno della sua
presenza<3)
bows
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