Alles Verloren - Capitolo 1
Disclaimer: Tutto
appartiene a JKRowling. Io
non ci guadagno nulla.
Alles Verloren
Capitolo 1
L’aria
sapeva di pioggia.
Era da un
paio d’ore che Harry girovagava per il parco del castello, il
campo da Quidditch
era una delle poche cose che non erano andate distrutte durante la
battaglia
finale svoltasi oramai già da un mese.
Della
capanna dove per anni aveva vissuto Hagrid non erano neanche
più rimaste le
macerie… solo il terreno portava ancora chiari i segni del
fuoco che l’aveva
consumato.
Harry
sospirò e si mise il cappuccio della felpa in testa un
attimo prima che l’acqua
iniziasse a cadere: un inglese sapeva sempre riconoscere
l’esatto momento in
cui sarebbe cominciato a piovere.
Faceva
effetto essere lì e ricordarsi quando, anni prima, il
Mezzogigante stava
cercando di allevare in segreto un cucciolo di drago. O quando lui e
Ron
dovettero addentrarsi nella Foresta Proibita alla ricerca di Aragog. O
ancora
quando lui ed Hermione avevano liberato Fierobecco prima che venisse
giustiziato. Sembravano passati decenni, invece era trascorso solo
qualche
anno. L’avere una vita imprevedibile come la sua
l’aveva spinto a vivere sempre
molto intensamente ogni attimo - bello o brutto che fosse -
perché in cuor suo
c’era sempre la consapevolezza che avrebbe potuto benissimo
essere l’ultimo.
“Credo
sia meglio tornare al castello” disse la voce della sua
migliore amica,
cogliendolo vagamente di sorpresa.
La pioggia
non ci riusciva, le
persone sì.
“Non
credo di averne molta voglia” rispose lui pulendosi gli
occhiali con una
manica.
“Neanche
se ti dicessi che gli elfi domestici hanno preparato il pasticcio di
rognone
per cena?” provò a tentarlo Hermione avvicinandosi
e coprendolo con un
ombrello.
“Questo
potrebbe anche farmi cambiare idea…”
La
ragazza sospirò ma non si mosse e rimase con Harry a
guardare lo spazio dove un
tempo c’era stata la capanna di Hagrid.
“Manca
a
tutti noi, ma sono sicuro che al momento stare in Francia gli
farà solo bene”
commentò lei dopo poco.
“Magari
gli insegneranno a cucinare… o ad evitare di mettere quegli
orridi fiori
arancioni sulle giacche marroni. Non ho mai avuto il coraggio di dirgli
che la
sua cucina mi ha sempre fatto-”
“-ribrezzo”
concluse per lui Hermione, ricordando con orrore quella volta che al
quarto
anno aveva trovato un artiglio nello stufato che il Mezzogigante gli
aveva
offerto.
“Già…”
Dopo
tutti gli anni trascorsi insieme, Harry aveva capito che Hermione era
lì per
chiedergli qualcosa d’importante e che se non lo aveva ancora
fatto era perché
aveva avvertito quanto fosse malinconico quel momento.
“Harry
posso…?”
“Ho
parlato con Silente prima di venire qua” disse lui,
anticipando persino la
domanda dell’amica. Sapeva perfettamente cosa volesse
chiedergli ragazza.
“E…?”
“Ha
detto
che devo portare Malfoy a Grimmauld Place.”
“Io
volevo sapere cosa ti aveva detto riguardo a- No, aspetta, credo di
aver
sentito male.”
“Hai
sentito e compreso benissimo invece” asserì il
ragazzo serio.
“Ma…
Harry! Non puoi! Non nelle tue condizioni!” berciò
Hermione guardando
esterrefatta l’amico.
Il moro
sbuffò.
“Silente
diceva sempre che bisognava fidarsi di Piton perché lui
aveva fiducia in lui.
Cos’abbiamo scoperto? Che Piton è sempre stato
dalla nostra parte.”
“E’
vero,
ma Harry… Silente ora è un ritratto. Quanto
possono sapere ed essere affidabili
dei colori ad olio stregati?”
“Molto
più di quello che possiamo immaginare” rispose
Harry continuando imperterrito a
guardare dritto davanti a sé. In tutto quel tempo non aveva
rivolto un solo
sguardo ad Hermione.
“Non
credo che via il che sia saggio da parte tua correre un simile
rischio” gli
fece presente la ragazza, ma dal tono che aveva usato, Harry aveva
già compreso
che si era già messa il cuore in pace e che le sue proteste
erano puramente
finalizzate al non smentire il suo ruolo di Grillo Parlante.
“L’hanno
assolto.”
“Sì
lo
so” rispose Hermione “C’ero
anch’io e, come te, ho testimoniato in suo favore.
Solo che…”
“Sei
preoccupata per me. E lo è anche Ron. Ma tra qualche giorno
sarà il momento di
tornare a casa e voi dovete recuperare tutto il tempo che avete perso
litigando. E stanne certa, non voglio essere presente”
ridacchiò Harry,
chiaramente allusivo.
“Smettila
di fare il cretino” lo rimproverò Hermione senza
riuscire a nascondere un
sorriso “Te la caverai?” gli domandò
poi, palesemente ancora in ansia.
“Kreacher
ha gentilmente accettato di lavorare per me: ha già ripulito
completamente Grimmauld
Place, o almeno una buona parte. E la bacchetta di Malfoy ora
è in mia
custodia.”
“Può
procurarsene facilmente un’altra.”
Harry
sospirò, conscio che la ragazza avesse perfettamente ragione.
“Lo
so,
ma non posso pensarci” rispose lui “Ora rientriamo.
Inizia a far freddo e, sì,
non posso resistere al pasticcio di rognone!” ammise lui
avvolgendole un
braccio intorno alle spalle della ragazza via della ragazza e facendo
ritorno
verso il portone del castello.
Harry
sapeva che il suo tempo ad Hogwarts oramai era quasi finito.
**
“Cosa
diavolo vuoi da me, Potter?!” fu la prima cosa che disse
Draco Malfoy, non
appena mise piede nell’ufficio della Preside, dove Harry gli
aveva dato
appuntamento.
“Dobbiamo
discutere di affari importanti” rispose prontamente il moro,
facendogli nel
frattempo cenno di accomodarsi “Posso offrirti una tazza di
the?”
“Che
generi di affari Potter? Pensi sia in debito con te perché
mi hai salvato la
vita e il culo al processo?”
Harry
alzò perplesso un sopracciglio.
“Non
per
fare il pignolo Malfoy, ma in effetti sei
in debito con me. Comunque non sono qui per recriminarti nulla. Non
m’interessa
del debito di vita, consideralo già saldato con quello che
ha fatto tua madre
per me.”
“Non
funziona in questo modo, Potter. Dopo sette anni nel Mondo Magico sei
ancora
così stupido da pensare che possa avere lo stesso
valore?!”
“Lo
so
perfettamente che non ha lo stesso valore… Puoi sederti
Malfoy? Mi stai facendo
venire il torcicollo.”
“Oh,
scusa Potter se la mia presenza ti causa fastidio, ma ti ricordo che
sei stato
tu a farmi chiamare” lo prese in giro il biondo, che
però si accomodò
ugualmente sulla sedia offertagli da Harry “Mi spieghi per
quale ragione
avresti avuto l’ufficio della Preside tutto per
te?” domandò poi il biondo
curioso.
Harry
accennò un vago sorriso.
“Le
ho
semplicemente detto che avevo bisogno di parlarti in privato e lei mi
ha
gentilmente offerto il suo ufficio. Sicuro di non gradire una tazza di
the?”
Draco
sbuffò, ma accettò di buon grado la tazza che
Harry gli stava offrendo.
“La
circostanza comunque non ha modificato la domanda che ti ho fatto
prima: cosa
diavolo vuoi da me, Potter?”
Harry
bevve un lieve sorso di the prima che Malfoy, che ancora non aveva
osato
avvicinare la tazza alle labbra, lo imitasse.
“Dopo
il
tuo processo ti è stato concesso di rientrare ad Hogwarts
fino a che il
Ministero non avesse trovato un posto in cui farti andare durante la
chiusura
della scuola…”
“Potter,
per quanto assurdo ti possa sembrare, c’ero anch’io
e – ancor più sbalorditivo
– conosco l’inglese! Quindi so perfettamente quali
sono le mie condizioni di…
libertà vigilata.”
“Penso
che la definizione sia la più appropriata. Comunque, ho
avanzato una proposta e
il Ministero l’ha approvata.”
Il biondo
lo guardo perplesso e con stizza.
“Tu.
Hai.
Avanzato. Una. Proposta.” disse atono.
“Ehm…
già. Non che sia tutta farina del mio sacco. Ho avuto
qualcuno che mi ha
consigliato…” spiegò il moro mentre
entrambi lanciavano un veloce sguardo al
ritratto di Silente momentaneamente – e non del tutto
casualmente – vuoto.
“Che
diavoleria si è inventato quel vecchio pazzo
stavolta?”
Harry
bevve un altro sorso di the, cercando di scegliere le parole
più adatte.
“Ho
bisogno di un coinquilino, Malfoy” rispose il moro,
mettendogli la convivenza
forzata sotto un’altra luce.
Come
aveva previsto però il Serpeverde non poté fare a
meno di trattenere una
risata.
“Coinquilino?!
E avresti pensato a me?!” lo prese in giro velenosamente il
ragazzo “L’ultimo
scontro con Voldemort ti ha rincretinito più di quanto
già non lo fossi!”
Harry
s’impose di non dare peso alle parole del biondo: non sarebbe
stata una scelta
saggia.
“Allora?”
“Allora
cosa?!”
“Sì
o
no?”
“Ma
certo
che no, Potter! Sei completamente impazzito! Non ci vengo a vivere con
te!”
Harry
alzò le spalle rassegnato: lui ci aveva provato a giocarsela
da Grifondoro.
“Mettiamola
così: tuo padre è ad Azkaban, tua madre si
è esiliata in Francia di sua
spontanea volontà e il tuo Manor è stato
confiscato dal Ministero, così come la
maggior parte delle tue ricchezze. Per non menzionare il fatto che ti
è stata
sottratta la bacchetta e non puoi avvalerti dell’uso della
magia. A questo
punto – Malfoy - quali
altre opzioni
hai?” gli domandò il biondo con un ghigno saccente
dipinto sul viso.
Il biondo
sembrò colto alla sprovvista; non che non avesse mai pensato
a quello che era
successo e a quello che aveva perso – che gli era stato
interdetto – ma
trovarsi un elenco stilato così crudelmente da un Grifondoro
era stato un duro
colpo per il suo orgoglio Serpeverde e per la sua consapevolezza.
Draco
aprì la bocca e fece comunque per ribattere come sua
abitudine, ma non gli
venne in mente nessuna risposta valida.
“Una
fetta di torta al limone?” offrì Harry, cercando
di spezzare il silenzio in cui
era caduto l’ufficio. Il ragazzo aveva intimato a tutti i
presidi dei ritratti
di non scocciare, non intervenire o non disturbare mentre avrebbe
parlato con
Draco e nessuno di loro aveva osato contraddire gli ordini e le
richieste
dell’Eroe del Mondo Magico. Harry ringraziò il
fatto che il ritratto di Piton
non fosse ancora stato ultimato.
“E’
stato
il vecchio a suggerirtelo?” domandò Draco in tono
lugubre, ignorando il
piattino con la fetta di torta che Harry gli stava porgendo.
Il moro
abbassò il braccio e si grattò distrattamente la
testa.
“Qualcosa
del genere, unita alle sue lezioni sul saper distinguere i nemici dagli
amici e
dare a chi davvero la merita una seconda possibilità. E
sinceramente non so
esattamente chi dei due debba dare un’altra
possibilità a chi.”
“Sei
patetico” sentenziò Malfoy guadandolo di sbieco.
“Può
darsi. Anzi, ai tuoi occhi non sono altro che un patetico Grifondoro,
ma tu per
me sei un viscido Serpeverde, quindi siamo pari.”
“La
pianti di dire idiozie, Potter?!”
“Sei
tu
che hai cominciato.”
Draco
alzò gli occhi al cielo.
“Comunque
la mia risposta è e rimane un no” fece il biondo.
“E
come
io ti ho già fatto notare, Draco, non hai altre opzioni. O
vieni a Grimmauld
Place, l’antico palazzo della famiglia Black, o ti ritrovi ad
Azkaban. Al
momento non hai i soldi per mantenerti e – fidati –
in questo momento nessuno ti
darebbe un lavoro.”
“E
chi ti
dice che io abbia voglia di lavorare?!”
“A
maggior ragione. Io i soldi per mantenerci li ho. Ho un elfo domestico
e una
casa ora abbastanza pulita e ospitale, sicuramente più a
misura di mago.”
Draco
storse le labbra, conscio di non avere effettivamente molte altre vie
d’uscita
se non accettare l’offerta di Harry.
“Eviterò
di chiederti perché sei in possesso dell’antica
casa della famiglia Black” fece
Malfoy, scocciato.
“Sirius.
Me l’ha lasciata lui nel testamento, e con la casa anche
Kreacher, uno degli
elfi più viscidi che abbia mai incontrato, ma ora sembra
odiarmi vagamente meno.
Diventerete sicuramente grandi amici, ma se anche dovessi dargli dei
vestiti
Malfoy, non potresti liberarlo.”
“Perché
dovrei farlo?”
“Perché
tu rimani comunque un Serpeverde.”
“E
voi
Grifondoro non vi fidate a prescindere?”
“Sì,
ma
in questi anni credo di aver imparato qualcosa, nel bene o nel
male.”
Draco
sospirò.
“Quando
posso raggiungerti nella topaia dove andremo a vivere?”
Harry
sorrise.
“Tra
una
settimana. Ti farò pervenire una passaporta.”
“Bene.”
“Ok…”
“Scordati
che ti chiami per nome, comunque. Tu per me rimani sempre il patetico
Potter.”
“Non
avevo dubbi Malfoy” rispose Harry alzandosi e porgendo la
mano a Draco, come un
bambinetto biondo e impertinente aveva già fatto sette anni
prima “Prendila
come se fosse un accordo di vagamente pacifica convivenza.”
“Vagamente…?”
domandò il biondo perplesso guardandolo scettico.
“Beh,
siamo pur sempre Potter e Malfoy.”
Il biondo
alzò gli occhi al cielo ma accettò la mano che il
Grifondoro gli stava
porgendo.
E
comunque, non aveva altra scelta.
**
“Amico,
sei davvero sicuro di quello che stai facendo?” gli
domandò Ron mentre Harry impacchettava
non molto meticolosamente e sue cose recuperate insieme ad Arthur a
Privet
Drive.
“Assolutamente
no” rispose il moro, incerto sul come incastrare tutti i suoi
effetti nel baule
scolastico. Non che fossero molti, ma in sette anni aveva messo da
parte una
buona collezione di libri, vestiti e oggetti di più o meno
vaga utilità.
Possedeva ancora certe vecchie uniformi che si era dovuto far
confezionare ogni
anno. Un po’ perché cresceva e un po’
perché solitamente ne distruggeva una
all’anno.
Mise da
parte quella del primo anno, piccola e un po’ sbiadita con
addosso un vago
odore di naftalina, le altre invece le consegnò ad Hermione
perché andasse a
venderle, anzi, regalarle, al negozio degli accessori scolastici di
seconda
mano di Diagon Alley.
“Evita
di
menzionare che sono appartenute a me. Alla gente non servono reliquie
di Harry
Potter.”
“Sarò
discreta” lo rassicurò la ragazza.
“E
mia
sorella?” domandò Ron scrutando Harry, come in
qualche modo fosse compito suo
prendersi cura di lei.
“Ehm…
credo che tra me e Ginny le cose siano vagamente complicate”
ammise Harry
grattandosi la nuca e gettando lo Spioscopio regalatogli dal rosso
dentro al
baule.
“In
che
senso?”
“Non
ha
preso molto bene il fatto che l’abbia dovuta trascurare
quando avrebbe avuto
bisogno del mio sostegno. Soprattutto per affrontare…
beh…”
“Sì,
ho
capito” sussurrò Ron, ancora troppo sensibile per
quanto riguardava l’argomento
morte di Fred.
“Penso
che Dean la stia consolando adeguatamente”
confessò Hermione sotto gli sguardi
allibiti dei due amici.
“D-dean?
Dean chi?” domandò Ron, ottuso come suo solito.
“Dean
Thomas, quello con cui hai condiviso queste stanze per sei
anni.”
Il rosso
aprì e richiuse la bocca senza però emettere
alcun suono.
Harry
evitò di commentare acidamente che la rossa aveva trovato in
fretta come e con
chi consolarsi. Non gliene faceva una colpa, però. Lui
sapeva di aver avuto le
sue e l’aveva persa per il suo complesso dell’eroe:
lui doveva aiutare gli
innocenti e non aveva avuto tempo per lei.
“Hey,
tutto bene?” chiese Hermione notando lo sguardo assente
dell’amico.
Harry
strinse le labbra ma poi si limitò ad alzare le spalle ad
annuire.
“Ha
fatto
bene. Come dice Malfoy, soffro del
complesso
dell’eroe.”
“Questo
è
innegabile” borbottò Ron afferrando una bacchetta
di liquirizia “Non hai ancora
detto però perché l’hai fatto Harry. Lo so,
hai appena detto che soffri del complesso
dell’eroe ma ancora non capisco perché proprio
Malfoy!”
Harry
sospirò pesantemente e si sedette sul letto.
“E’
rimasto solo, senza nulla. I genitori sono spariti, Narcissa
è scappata per
dare un futuro a suo figlio, Lucius... beh, è ad
Azkaban come ha
sempre meritato. Anche se senza Dissennatori, non augurerei mai a Draco
di
andarci. I suoi amici sono spariti: Blaise è andato in
Francia a sua volta, la Parkinson, da quel che
ho capito, si è persa nelle campagne del Magdeburgo mentre i
Bulstrode e i
Greengrass sono fuggiti in America. Non essendo però
coinvolti direttamente in
attività sospette, il Ministero li ha dovuti lasciare andare
e concentrarsi sui
casi più urgenti.”
“Tiger
è
morto e Goyle è ad Azkaban anche lui” aggiunse
Hermione.
“In
questo momento io e Malfoy abbiamo più cose in comune di
quanto avrei mai
potuto sospettare.”
“Con
la
differenza che però noi siamo ancora qui” gli
fece notare Ron.
“Lo
so,
ma voi due adesso avrete davanti una vita bellissima e finalmente
insieme. Non
voglio fare da terzo incomodo!” ridacchiò Harry
ricevendo un amichevole e
docile pugno sulla spalla da parte di Hermione.
“Io
mi
fido di Silente” si limitò a dire Harry e i suoi
due amici non poterono fare
altro che annuire.
Fino a
quel momento il vecchio preside non aveva mai sbagliato.
Note
dell’autrice:
*emozione
a mille*
Ce.
L’ho.
Fatta.
Il 9 novembre (data che in qualche modo ha sempre un ruolo
importante quando si tratta di pubblicazione/ideazione delle mie
storie) Alles Verloren è finalmente online doo che l'avevo
promessa alla conclusione di The Disappeared.
Alles ha
iniziato a vedere luce su internet. Questa è la mia seconda
longfic seria del
fandom di Harry Potter, plottata ad Hamburg nell’agosto 2009 e conclusa nell’ottobre
2010. Più precisamente questo capitolo
è stato scritto il 7 marzo 2010,
dopo essere rimasta bloccata per mesi e averlo abbozzato cinque
volte, ogni volta in modo diverso. Quel giorno invece stavo
guardando un documentario sulla Scozia e ad un certo punto ho avuto la
prima
frase. Da quella sono riuscita ad aggirare lo scoglio del primo
capitolo. Mi ci
è voluto comunque un sacco di tempo per scriverla e la cosa
è abbastanza strana
perché, normalmente, le mie storie si scrivono piuttosto
velocemente. Questa
no, ma non importa. Alla fine ce l’ho fatta a finirla,
smettendo anche così di
ammorbare chi mi stava attorno XD
Il titolo
della storia è in tedesco e viene dall’omonima
canzone del rapper Bushido… il
significato magari ve lo dirò più avanti XD
Intanto
ringrazio tantissimo Meg per la sua infinita pazienza e per essersi
presa la
briga di betare questa storia. Grazie mille cara <3 Come farei
senza di te?!
<3
Al prossimo capitolo =)
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