Lui si voltò in fretta per vedere in che direzione fosse
andata ma non la vide da nessuna parte: era come scomparsa nel
nulla.
“Lasciala perdere amico mio” gracchiò l’impercettibile
auricolare che aveva all’orecchio “quella é più fredda del mare del nord, mi si
é avvizzito solo a guardarla negli occhi!”
Sempre pieno di tatto il suo amico Jules, avrebbe dovuto
fare quattro chiacchere con il ragazzo prima o poi.
“Comunque la tua preda é appena sgattaiolata sul
terrazzo” poi rise “e non intendevo la principessa dei ghiacci! Mi riferivo a
Chang”
Stronzo! Ma era venuto lì per fare un lavoro stasera e aveva
perso abbastanza tempo. Con una luce felina da predatore che gli brillava nello
sgurdo si diresse verso la terrazza pronto all'azione.
La donna camminava veloce lungo il corridoio buio
rischiarato appena dalla fioca luce lunare che filtrava dalle finestre laterali
e
cercando di fare il minimo rumore con i tacchi sul marmo lucido; la sua
destinazione era dopo il prossimo angolo ovvero: l’appartamento privato
dell’ambasciatore tedesco.
La guardia che doveva stare davanti alla porta faceva il
giro dei corridoi ogni ora e lei doveva essere ancora in tempo per trovare via
libera e non farsi scoprire. Ne avrebbe avuto
di più se non avesse perso minuti preziosi a ballare con quel sollevatore di
pesi gonfiato...accidenti a lui!
In genere le bastava sfoderare la sua occhiata gelida per
scoraggiare chiunque, ma lui no...liu doveva far prevalere il
testosterone.
Delle voci provenienti dal corridoio opposto la spinsero
immediatamente
all’azione, senza il minimo rumore scivolò nell’anticamera.
Tutto era buio, a parte il debole chiarore proveniente
dal moderno camino a gas; con gesti svelti sganciò la gonna che portava indosso che cadde a terra
con un tonfo sordo mostrando i pantaloni in pelle aderenti che portava sotto.
Tirando giù l’orlo per coprire tutta la gamba,
si diede una veloce occhiata attorno, doveva
sbrigarsi, meno stava in quella stanza meglio era.
Con passo deciso si diresse verso il comodino
sul lato sinistro del letto, la
cassaforte con gli oggetti “molto” personali dell’ambasciatore era incassata nel
muro dietro al piccolo mobile. Riuscì a spostarlo abbastanza facilmente, era
pesante per essere così piccolo pensò, mentre con una sottile pila illuminò il muro
dall’intonaco liscio...della cassaforte neanche traccia. Tastò in cerca di uno
scomparto segreto, ma nulla.
Come era possibile? Non poteva essersi sbagliata così
grossolanamente, forse aveva sbagliato lato del letto, ma neanche dall’altra
parte c’era nulla; era con la merda fino al collo e non poteva perdere tempo ad
aprire anche quella che si trovava dentro lo spogliatoio, doveva fare una
ricerca accurata e veloce.
Mise a posto i comodini, ma come faceva quello sulla
destra ad essere talmente pesante rispetto all’altro...si fermò di scatto,
troppo pesante? Forse troppo per un semplice comodino.
Lo esaminò attentamente in cerca di doppi fondi o false
pareti, ma ancora nulla, che fosse un secrétaire?
Con cautela spinse il ripiano in cima cercando la
direzione in cui dovrebbe spostarsi il pannello e infatti, lentamente, lo fece
scorrere verso sinistra trovandosi difronte la cassaforte.
-Piccola figlia di puttana.....- bisbigliò
trionfante.
L’ambasciatore era un idiota, quella cassaforte era di un
modello semplicissimo a combinazione e lei ci sarebbero voluti meno di cinque per
aprirla.
Era così concentrata che non sentì il rumore della
prima scarica di proiettili proveniente dal giardino, ma non mancò la seconda: grossi guai erano in
vista. Prese il video e i due dischetti che erano all’interno e li mise nella
fondina quadrata che aveva allacciata sulla coscia sinistra.
Doveva dileguarsi prima che qualcuno la scoprisse.
Recuperò la gonna che si era tolta poco prima visto che nascosta tra le sua pieghe c’era
la giaccha dello stesso stile dei pantaloni, fuori faceva un freddo polare e lei
doveva essere pronta all'azione non mezza assiderata! Poi
strappò la sottana semi trasparente dalla seta celeste sentendosi in colpa nel
rovinare un così bell'abito. A prima vista sembrava una normalissima
sottogonna rigida, ma era fatta di un materiale particolare, leggero e
resistentissimo cucito a spirale in modo da poter essere srotolato
all’occorenza.
Legò il lembo iniziale al parapetto del balcone e
agilmente si calò nel giardino sottostante. Una volta a terra si disfò della
parrucca bionda, liberando i suoi naturali capelli neri e delle sopraciglia
finte, i tacchi erano un problema ma aveva gli stivali nella macchina che era
parcheggiata a cento metri più in là. Doveva sbrigarsi, sembrava
che gli spari si stessero facendo più vicini.
Corse svelta sul leggero strato di neve che era caduta nelle
ultime ore, se non le veniva un principio di assideramento oggi sarebbe sopravvissuta a
qualsiasi cosa in futuro.
Era oramai vicina alla vettura quando un raggio di luce
lunare fece capolino da dietro le nuvole illuminando le curve lucide e snelle
della sua Ferrari nera nuova di autofficina, illuminando anche una figura scura accucciata vicino
alla serratura del lato guidatore. Qualcuno stava cercando di rubarle la sua
macchina nuova di zecca! Lo avrebbe ammazzato su due piedi! Ma lo sapeva quanto
le era costato farsi modificare quella macchina con tutti i suoi accessori
preferiti!
Estrasse la pistola e senza fare il minimo rumore si
avvicino.
-Ti suggerisco di togliere le tue luride zampacce dalla
mia macchina, se non vuoi che ti faccia a colabrodo!- provò con l’inglese,
sperando che il ladro fosse poliglotta, non le andava di sfoderare tutto il suo
repertorio linguistico mentre stava gelando.
L’uomo rimase immobile maledicendo la sua cattiva sorte,
era quasi riuscito ad aprire lo sportello! Proprio ora doveva arrivare il
proprietario...correzione la proprietaria, dalla voce era una donna e anche
armata se la minaccia aveva un qualche fondamento.
Si voltò lentamente e si ritrovò
davanti...catwoman?
Anche al buio i suoi occhi azzurri brillavano come fari
nella notte, da dove sbucava fuori?
Per poco la donna non gli sparò, era l’uomo della pista
da ballo! Che cosa stava combinando?
-Saresti almeno così gentile da darmi un passaggio?-
chiese con accenno di sorriso che non mancava mai di rendere il gentil
sesso più sensibile alle sue richieste.
-Scordatelo, ora muoviti lento e...-
Non ebbe il tempo di finire, un faro gli venne puntato
addosso e fù dato l’allarme.
-Cazzo!- prese le chiavi e aprì gli sportelli –Sali
idiota!-
Una volta al posto di guida fece partire il motore con un
rombo e innestò la prima, partendo sgommando mentre un esercito di guardie
partiva al loro inseguimento.
-Non credi che sia meglio che guidi io
dolcezza?- chiese preoccupato, le donne erao leggermente pericolose
dietro il volante di bolidi come quello. E poi se doveva scappare lui sarebbe
riuscito a seminare i loro inseguitori con più facilità.
-Nessuna guida la mia bambina tranne me- gli disse gelida
sorvolando sul “dolcezza” –ora renditi utile e aziona il telecomando dentro al
cruscotto-
-A che serve? Non mi ritrovo sbalzato dalla macchina con
tutto il sedile vero?- rise scherzando solo a metà.
-No...se premi il tasto giusto- spiegò sarcastica –serve
per far saltare il cancello, non vorrai che graffi la vernice nuova
vero?-
-Dio non voglia...- rispose con un
soppraciglio alzato e premento il piccolo bottoncino rosso.
Trenta secondi dopo sfrecciarono a duecento all’ora
attraverso un cancello laterale ancora fumante con i loro inseguitori alle
calcagna.
-Quanti sono?- volle sapere lei con gli occhi
incollati sull'asfalto.
-Quattro macchine e sembra che ci sia una
jeep con montata sopra una
mitragliatrice dall’aspetto minaccioso- rispose guardandola, con la netta
impressione di averla già vista –ci siamo per caso incontrati da qualche altra
parte?-
Lei fece solo un mezzo sorrisetto e aprì il
tettuccio.
-Non so che diavolo stavi facendo, ma adesso rimedi a
tutto sto casino!-
-Cosa ti fa credere che sia stato io?- chiese cercando di
mantenere l’equilibrio dopo una brusca sterzata
-Mi auguro che tu sia armato- gli disse senza
degnarsi di rispondergli -altrimenti ci sono delle
cose nello scomparto nascosto dietro al sedile che ti potrebbero essere
utili-
Spinto da un misto di curiosità e necessità messe assieme, tirò fuori
il borsone scuro da dietro al sedile e vi diede un’occhiata dentro, lasciandosi
scappare subito dopo un fischio di apprezzamento: la
ragazza sapeva di cosa stava parlando.
La borsa conteneva esplosivo C4, delle granate, una
mitraglietta automatica, una 357 magnum, di un modello che non aveva mai visto in
vita sua, e due semi automatiche.
-Ed io che ho sempre creduto che le donne mettessero la
cipria nelle borsette!- voleva essere una battuta ma lei non la trovò
divertente.
-Le sciaquette che frequenti di solito
magari...-
-Noto una punta di gelosia?- chiese con l’intento di
provocarla, prima di sparire fuori dal tettuccio a lanciare un pò di
granate.
-Ecco cos’è, dopo una notte indimenticabile mi sono
dimenticato il tuo nome e il mattino dopo non ti ho chiamato!- disse rientrando per prendere altre
munizioni.
-COSA!- gli rivolse un’occhiata omicida e poi
sbottò in tono
acido –se fosse successa una cosa del genere, credimi sarei stata io quella che
si sarebbe dimenticata il tuo nome all’alba!-
-Molto difficile...- con un sorriso malizioso scomparì
nuovamente fuori dal tettuccio.
Fumando di rabbia, non le rimase altro da
fare che schiacciare il piede a tavoletta
sull’accelleratore, ma guarda che tipo inutile!
-Senti un pò dolcezza, non sarebbe meglio che li
seminassi, non posso continuare a sventrare la campagna austriaca-
-Che cosa credi che stia cercando di fare!- quelli erano
più appiccicosi delle piattole –va bene è ora di chiudere il gioco!-
Premette un bottone al lato del volante e da sotto
l’alettone posteriose venne scaricato del liquido nero sospetto.
-Prendi una granata e lanciala!- gli
ordinò.
Lui obbedì senza protestate e poco dopo si alzò sui loro
inseguitori un muro di fiamme alto tre metri che fece saltare in aria la prima
macchina e impedì agli altri di continuare a seguirli.
-Mai visto nulla di simile! Che razza di infiammabile era
quello?- chiese con ammirazione, mai visto nulla di simile.
-Ricetta personale-
Lui tornò a guardarla osservandola con
attenzione, doveva essere una del mestiere se
aveva a disposizione delle cose così soffisticate, e chissà quali altri aggegi nascondeva
quella macchina. Non aveva fatto una una piega
durante l’inseguimento e guidava con la maestria di un pilota di formula uno, la
domanda era: per chi lavorava?
Continuò a guardare il suo profilo mentre guidava
e la
sensazione che l’avesse già vista non l’aveva ancora abbandonato; poi qualcosa che
luccicava attraverso l’apertura della giacca aderente di lei attrasse la sua
attenzione: sembravano diamanti...chiuse gli occhi a fessura, per poi
sgranarli subito dopo dalla sorpresa.
-Porca...la biondina della pista da ballo!- sussurò
sorpreso, anche se non avrebbe dovuto esserlo.
-E bravo il mio tardone!- lo congratulò
impassibile.
-Che ci facevi alla villa?-
-Non ti riguarda, tu che ci facevi alla
villa?-
-Non ti riguarda-
-Allora siamo pari- svoltò in una stradina secondaria
che portava a Vienna e che era ssempre poco trafficata –chi ti ha aiutato ad organizzare
l’operazione alla villa, il macellaio sotto casa?-
-È stato solo un piccolo errore di calcolo- rispose
seccato, l’intera serata era stata un completo fallimento, non aveva bisogno che
lei aggiungesse anche il sale sulle ferite –per chi lavori?-
-Per chi ha più soldi, costo cara io-
-Una mercenaria?-
-Di altissimo borgo- gli diresse un’occhiata obbliqua –A
differenza di alcuni principianti-
-Ehi! Senti un pò...- iniziò offeso, era il migliore
della sua sezione e non aveva nessuna intenzione di farsi fare a pezzi senza
reagire.
-No tu sentimi bene!- furibonda inchiodò la macchina
mandandolo a sbattere contro il cruscotto con la fronte –stasera mi sei quasi
costato 200mila dollari americani e hai scatenato un putiferio che se siamo
fortunati non finirà su tutte le pagine dei giornali domani!-
I suoi clienti non sarebbero stati contenti, gli aveva
assicurato che l’operazione si sarebbe svolta con il massimo della riservatezza
e che nessuno si sarebbe accorto di nulla, almeno non fino a quando fosse stato
troppo tardi, invece per colpa del tizio che ora stava seduto sui suoi
costossissimi sedili in pelle, rischiava di ritrovarsi con la reputazione
danneggiata.
-Ed ora scendi!- sibilò, tanto che lui quasi
si aspettò
di veder spuntare una linguetta biforcuta.
-Siamo nel bel mezzo del nulla, non puoi essere
seria!- cercò in vano di protestare.
-Non ho ancora provato il sedile- gli fece con voce
stranamente dolce –ma se ti vuoi offrire volontario....-
Tra i due mali scegli sempre il minore, era quello che il
suo istinto di soppravvivenza stava gridando al momento, quindi scese dalla
macchina con tutta la dignità che riuscì a mantenere visto che era fumante di
rabbia.
-Non ti preoccupare, sono sicura che il macellaio tuo
complice sarà nei paraggi, non dovrai gelarti quelle belle chiappette per
molto!-
Prima che potesse sgommare via una volta chiuso lo
sportello, lui le bussò il vetro.
-Questa me la paghi dolcezza, nessuno prende in giro
l’Incantatore in quel modo e la passa liscia-
Lei non fece una piega, non credeva ad una parola
anche se il luccichio degli occhi di lui le diede lo stesso i brividi.
-Aspetterò con il fiato sospeso!- chiuse il finestrino e
sgommò via.
L’uomo rimase sul ciglio della strada vedendola
scomparire in una nuvoletta di fumo, per la seconda volta quella
sera.
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